GAIO Giulio Fedro - Lecture notes 1,5,4 PDF

Title GAIO Giulio Fedro - Lecture notes 1,5,4
Course Letteratura latina
Institution Università di Pisa
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appunti relativi a Fedro...


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cinquant'anni di età, dunque la data di nascita è intorno al 20 a.C. e quella di morte attorno al 50 d.c.

GAIO GIULIO FEDRO BIOGRAFIA Fedro = iniziatore della favola in versi che racconta di sé nel prologo al libro 111 della sua raccolta. Nascita: attorno al 20 a.C. in una regione della Macedonia. Nel v. 54 rivendica di essere propior Graeciae («più vicino alla Grecia») di Esòpo, originario della Frigia, e di uno dei sette sapienti, Anacàrsi, nato in Scizia. Dal titolo della sua raccolta, Phaedri Augusti liberti liber fabularum, capiamo che fosse un liberto e fosse nato sotto Augusto. Dato che non abbiamo notizie sulla sua nascita in schiavitù, si pensa sia stato portato a Roma da Lucio Calpurnio Pisone come prigioniero di guerra dopo ribellione tracia del 13-11 a.C. Divenuto liberto esercitò la professione di letterato sotto Tiberio fino a quando, non si sa se volutamente, offese nei suoi versi un personaggio potente. Non si sa in quali favole si trovassero tali versi (forse le ha eliminate) Seiano, il potente prefetto del pretorio  lo processa. Le persecuzioni cessarono solo con la morte di Seiano (31 d.c.). Fedro cerca allora la protezione di Eutico, forse liberto di Caligola e dedicatario il terzo libro dove: 1. si lamenta della vecchiaia 2. ricaviamo le date di nascita e di morte: la dedica è successiva al 31 d.c., e Fedro dice di avere circa 1

CINQUE LIBRI DI FAVOLE OPERE RIMASTE: 5 libri lacunosi e dunque 93 favole totali, in senari giambici (verso delle palliatae):   

primo e quinto: rimasto solo prologo secondo, terzo e quarto: prologo + epilogo. Secondo e quinto: sono brevi, contengono solo 8 e 10 favole mentre 31 il primo, 19 il secondo e 25 il terzo. Perché? Due ipotesi 1. problemi connessi alla trasmissione del testo 2. eliminato i racconti più invisi a Seiano.

Sappiamo dell’esistenza di più testi grazie a:  un codice trovato nel quattrocento, contente una trentina di componimenti autentici, oggi perduto e scoperto dall'umanista Niccolò Perotti (1430-1480) (lo chiamò Appendix Perottina). 

Parafrasi in prosa circolanti testimoniano di altre favole.

nella

tarda

antichità

LA FAVOLA COME GENERE LETTERARIO Fedro = primo a trattare a Roma il genere favolistico e l'iniziatore della favola in versi. la FAVOLA= tipica forma di racconto comune a molte culture, che ha sempre le stesse caratteristiche ovvero:  intento morale



protagonisti = animali. La società contadina e pastorale, vedeva negli animali dei caratteri propri dell'agire e dell'essere umano (cane = fedeltà, volpe = astuzia, lupo = prepotenza, agnello = mitezza). Dunque il mondo animale era uno specchio delle virtù morali o dei difetti degli uomini

LA STORIA DELLE FAVOLE: secondo la tradizione parte in Grecia con Esòpo = scrittore di dubbia esistenza del VI secolo a. C che si è limitato a trascrivere ciò che fino a quel momento veniva trasmesso oralmente Nel IV secolo a.C. le favole assumono struttura organica: 1. premessa = presentazione del tema 2. sviluppo narrativo = racconto della favola 3. postilla = spiegazione della morale Fu Demetrio Falareo che diede avvio alla diffusione delle favole, ad oggi abbiamo pochi documenti fino a Fedro ma testimoniano l’uso della prosa

LA NOVITÀ APPORTATA DA FEDRO Fedro modificò il genere esopico, nel prologo del primo libro ci indica le nuove caratteristiche. In particolare dice che “qui parlano gli alberi e non solo gli animali”, l’assenza di storie con alberi parlanti fanno capire che la raccolta sia stata mutilata. Scelse inoltre la forma poetica adeguandosi alla tradizione latina di Orazio che nelle Satire diceva di voler unire l’utile al dilettevole, così Fedro vuole “muovere al riso” e “consigliare saggiamente per la vita” Altra novità fu l’ampliamento del panorama di argomenti: 2



personaggi storici come Pompeo, Augusto o Tiberio



figure divine dell'Olimpo greco, come Giove, Giunone o Hermes attinto alla fabula Milesia, che usava personaggi derivati da storie realistiche e rappresentare con tono satirico e disincantato le bassezze umane



ESEMPIO: la vicenda della vedova e del soldato è ripresa dal Satyricon di Petronio

TIBERIO CESARE AL PORTINAIO Tiberio, in viaggio per Napoli, giunse alla sua villa di Miseno e vide uno dei suoi servi intento ad innaffiare il terreno riarso con un innaffiatoio di legno, ostentando in maniera fin troppo eccessiva un servizio tanto ridicolo e, a dir la verità, inutile. Il signore, offeso da cotanto esibizionismo, chiamò a sé il servo. quest'ultimo fu addirittura felice di sentire il suo padrone chiamarlo, perché credeva ch'egli volesse omaggiarlo con chissà quale dono per il grande lavoro appena compiuto, ma Tiberio non gli rivolse alcuna lode né lo ringraziò, bensì sminuì il suo lavoro. L'insegnamento, posto ad epimizio , è un'esortazione che Fedro fa alle persone pigre: esse vengono invitate a cambiare il loro stile di vita e a fare qualcosa perché comportarsi in modo servile con i superiori non porta alcun guadagno. La morale di questa favola è tesa a puntare il dito contro i servitori ruffiani e servili, che si rendono antipatici agli occhi degli altri cercando di compiacere in ogni modo i loro padroni per ottenere

LA VEDOVA E IL SOLDATO Questo componimento tratta la stramba storia di una fanciulla sposata che rimane vedova. Dopo la perdita del marito la donna

non faceva altro che passare le giornate piangendo sul sarcofago dell'ormai defunto sposo. Un giorno una guardia vene posta su quel luogo per vigilare. La donna, ammaliata dalla figura della nuova guardia, finì presto per dimenticarsi del marito e innamorarsi del giovane soldato. Poiché l'amore era ricambiato, i due iniziarono consumarono diversi rapporti sessuali. Mentre il soldato era distratto, qualcuno rubò un corpo da una tomba, mettendo in pericolo il lavoro della guardia. La donna, mossa dal nuovo sentimento che provava per il solato, decide di cedergli il corpo del marito per aiutarlo e camuffare il misfatto.

morale che nessuno più possedeva né avrebbe posseduto, fino a che un nuovo slancio morale non avesse animato le coscienze: quello della "sciagurata superstizione" di cui parla Tacito, cioè del cristianesimo» Due favole sul pessimismo: il lupo e l’agnello e l’asino al vecchio pastore Fedro lascia anche la speranza che i deboli riescono ad avere la meglio grazie alle loro doti di intelligenza e di astuzia. Le favole di questo tipo servono per rappresentare il punto dei deboli e il tono, è aspramente polemico.

Con una morale in epimizio, Fedro denuncia l'incoerenza e la volubilità della donna e denota che anche le persone più virtuose e nobili cedono di front alla sessualità, tanto da annullare persino onore e fedeltà.

Come nella favola “le rane che temono le lotte dei tori”: le rane, animali umili e di poco conto, sono il popolo, con le sue contraddizioni, chiamate a confronto con chi è più grande e potente, si comportano con petulanza o con amarezza, sempre in lotta con il potere.

Interessante soprattutto per la sua grande attualità, il tema è tratto dalla fabula Milesia: raccolta di novelle di contenuto erotico-licenzioso scritte da Aristide di Mileto, che trattano adultèri, amori clandestini, equivoci, travestimenti, agnizioni.

IL LUPO E L’AGNELLO

La stessa favola viene ripresa da Petronio nel suo Satyricon ("La vedova di Efeso") per insegnare che le persone che sembrano più virtuose possano essere corruttibili riguardo al sesso.

MORALE E SOCIETÀ Morale per Fedro = originale e espressione della protesta contro i soprusi e le umiliazioni subite dai deboli. mondo per Fedro = non c'è speranza di cambiamento, debole resta tale e vittima di chi sta sopra di lui  pessimismo rassegnato e malinconica accettazione della legge del più forte. Luca Canali: «Fedro: le sue “favolette", sotto la maschera degli animali parlanti, colpiscono duramente l'intero sistema. Nelle sentenze, che concludono le favole, si avverte una tensione 3

Un lupo e un agnello, erano giunti al medesimo ruscello spinti dalla sete; il lupo era superiore (in un luogo più alto) l'agnello di gran lunga in basso. Allora il brigante sollecitato dalla sua insaziabile fame suscitò un pretesto per litigare. «Perché», disse, «Mi hai reso torbida l'acqua che bevevo?». L'agnello, timoroso, di rimando: «In che modo posso di grazia fare ciò che ti lamenti, lupo? L'acqua scorre da te alle mie labbra». Quello spinto dalla forza della verità: «Hai sparlato di me, sei mesi fa». L'agnello rispose: «In verità non ero nato». «Tuo padre in verità, quello aveva sparlato di me». E così afferra l'agnello e lo sbrana per un'ingiusta morte. Questa favola è stata scritta per quegli uomini, che opprimono gli innocenti con finti pretesti.

L’ASINO AL VECCHIO PASTORE Pur cambiando il principe poveri non cambiano nulla se non il nome del signore questa favoletta dimostra che ciò sia vero

Un vecchio pastore si recava al pascolo in groppa al suo asinello quando improvvisamente venne spaventato dal rumore dei briganti in arrivo sul sentiero. "Corri, scappiamo! Gridò l'anziano contadino al suo asino, continuando: "mettiamoci in salvo prima che ci prendano". Ma il testardo somaro proseguì senza fretta e con passo indifferente. Poi, rivolgendosi al suo padrone, chiese: "perché mai dovrei sforzarmi a correre? Credi forse che un nuovo padrone mi metterebbe in groppa due basti?" "No - rispose il vecchio sarebbe da sciocchi". "Allora, visto che il carico è sempre lo stesso, cosa mi importa cambiare chi devo servire?"

LE RANE CHE TEMONO LE LOTTE DEI TORI Gli umili pagano per le guerre dei potenti. Una rana, vedendo dalla palude le battaglie dei tori, disse: >. Un'altra le chiese perché dicesse così, dal momento che i tori si battevano per la sovranità della mandria e vivevano lontano da loro. Rispose: >

LO STILE CARATTERISTICHE DELLO STILE:    4

brevitas  lunghezza contenuta e lingua semplice e colloquiale, abbastanza elegante. Uso di termini astratti per rendere le storie morali tono distaccato



stile improntato comprensione.

alla

chiarezza

e

alla

facilità

di

In conclusione  tenuitas = elegante leggerezza: adotta il senario giambico (metro delle commedie) rinuncia agli apparati retorici. Lo stile non lo fece amare dal pubblico dotto e degli altri letterati. Seneca disconosce l'esistenza a Roma del genere esopico Quintiliano non menziona Fedro nella sua rassegna degli scrittori Latini dell'lnstitutio oratoria.

LA FORTUNA La fama di Fedro fu maggiore dal 400 con il ritrovamento di codici che riportavano i testi delle favole. Scrittori che si rifecero a Fedro: Fiorenzuola e Doni nel 500, il francese La Fontaine (1621- 1695), tedesco Lessing (17291781), entrambi autori di favole, Giuseppe Giusti (1609-1830) e Trilussa (1871-1950). Di particolare rilievo: il Primo libro delle favole di Cario Emilio Gadda (1893 – 1973) che rese omaggio a Fedro....


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