Da Gaio Ottavio a Giulio Cesare Ottaviano Augusto PDF

Title Da Gaio Ottavio a Giulio Cesare Ottaviano Augusto
Author Luca Taraborrelli
Course Storia romana
Institution Università degli Studi di Ferrara
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Summary

riassunto del libro di storia romana scritto da Zerbini e Ardevan integrato com gli appunti e gli altri testi di riferimetno, non sono stati revisionati pertanto potrebbero esserci errori di trascrizione e/o grammaticali...


Description

Da Gaio Ottavio a Giulio Cesare Ottaviano Augusto Morto Cesare, 15 marzo del 44 a.C., i cesaricidi credevano di poter ripristinare la Repubblica ma il processo di questo cambiamento politico era ormai iniziato: animo virili consilio puerili (Cicerone). Giulio Cesare era una figura amata dal popolo, si narra che alla sua morte tutti i cittadini di Roma contribuirono ad una maestosa pira funeraria, a divinizzare la figura del dictator contribuì Marco Antonio, console in carica con Cesare, che bilanciava il potere dell’altro collaboratore stretto di Cesare, Marco Emilio Lepido. Ci si può chiedere perché i cesariani non si scontrarono direttamente con i cesaricidi, ci sono delle vere e proprie ragioni politiche che determinarono lo sviluppo della morte di Cesare: i cesaricidi non erano solamente Giunio Bruto e Cassio Longino, bensì una fetta consistente del Senato, e Longino e Antonio (che intanto era proconsole in Gallia) avevano serie difficoltà ad andare contro i propri elettori e credeva seriamente di essere il diretto erede politico di Cesare, non osò intaccare l’equilibrio politico instaurato, Bruto e Cassio furono mandati a governare alcune province. Intanto fu letto in Senato il testamento di Cesare, preventivamente visionato da Antonio, e ad Apollonia il pronipote di Cesare, nipote della sorella Giulia di Cesare, Gaio Ottavio venne a sapere della morte dello zio. Gaio Ottavio, giunto a Brindisi, viene a sapere del testamento: prese il nome del padre adottivo ed ereditò la “fortuna” di Cesare, a quel punto non perse tempo e si recò a Roma dove diventò alleato politico di Cicerone. Intanto Antonio si era recato in Cisalpina per affrontare il cesaricida Giunio Bruto che si trovava lì su indicazione del Senato, viene dichiarato dallo stesso Senato “nemico pubblico” che incaricò Ottavio (ormai Ottaviano) di guidare l’esercito senatorio nella battaglia del Forum Gallorum a Modena (43 a.C.); in questa battaglia persero la vita i consoli Irzio e Pansa, probabilmente per mano di Ottaviano. In apparenza Ottaviano era andato per conto del Senato, in realtà non aveva interessi a scontrarsi con Antonio. Sconfitto Antonio, Bruto rimase di stucco sapendo che il figlio adottivo di Cesare salvò la vita a uno dei capi dei cesaricidi, Ottaviano porta avanti il suo progetto che si evolse di volta in volta avvalendosi dell’ambiguità del momento. Il 19 agosto del 43 a.C. Ottaviano marciò su Roma con un esercito pagato di tasca propria, poiché l’eredità di Cesare non era così grande come si pensava, all’età di 19 anni. Il 27 novembre venne instaurato il Secondo Triumvirato, una vera e propria magistratura in cui i tre triumviri si spartirono i poteri, i territori dell’imperium e ci fu la disfatta definitiva dei cesaricidi tramite liste di proscrizione; intanto in Oriente ci fu una rivolta guidata dai capi congiurati Bruto e Cassio ma fu un insuccesso, la repubblica era finita già da un po’, nel 42 a.C. a Filippi i cesaricidi si diedero la morte. Ottaviano ottenne le province occidentali, le più vivaci, Lepido, ricchissimo, ottenne le province africane e il pontificato massimo, e Antonio, che aveva un enorme peso politico, le province orientali caldamente abbracciate dal triumviro poiché intento a ripercorrere i passi di Alessandro Magno: conquistare l’Egitto e il regno dei Parti. Ottaviano, che sembrò il perdente, fu l’unico a rimanere a Roma. L’accordo durò dieci anni, Antonio si legò sentimentalmente con Cleopatra VII, genio politico più che seduttrice, dalla quale ebbe due figli, mentre Lepido, dopo aver preso alle campagne militari contro Sesto Pompeo che nel 36 a.C. cadde nella battaglia navale di Nauloco, perse la carica di triumviro su autorità di Ottaviano poiché rivendicava per se la Sicilia. Sul punto di intraprendere una campagna contro i Parti, Antonio chiese aiuto a Ottaviano che inviò un numero esiguo di navi con a bordo la moglie legittima di Antonio il quale, preso dall’ira, le rispedì indietro. Ottaviano a quel punto aveva tutti i pretesti per portare avanti la campagna diffamatoria nei confronti di Antonio, dipinto come un monarca ellenistico, e affrontarlo una volta di chiarato nemico pubblico per la seconda volta nella decisiva battaglia di Azio il 2 settembre del 31 a.C. guidata da Marco Vispasio Agrippa durante la quale Antonio perse la vita e Cleopatra si suicidò con il veleno dei serpenti. Per ovviare al problema della discendenza uccise anche i figli di Antonio e Cleopatra.

Il 16 gennaio del 27 a.C. inizia ufficialmente il Principato, Ottaviano scrive di mano sua le Res Gestae Divi August, manifesto e testamento politico del Principato, e le fa affiggere nei quattro angoli dell’impero. Nello stesso anno Ottaviano prende il nome di Augustus, epiteto conferitogli dal Senato (Quo pro merito meo senatus consulto Augustus appellatus sum), un nome che non ha precedenti, non designa un potere politico personale ma sacrale, divinizza la sua figura, ha il valore di rifondatore (augustum augurium, atto di auspicazione fondamentale premessa all’atto di fondazione di Roma), viene da auguere = accrescere. Augusto rifiuta numerose cariche, oltre che appellativi, dal Senato che doveva riconoscere ufficialmente la sua figura, accetta però: - Tribunicia Potestas (Busto dei musei capitolini di Roma) - Imperium proconsulare maius et infinitum (Augusto Loricato) - Pontfex Maximus (Augusto di via Labicana) Augusto diventa il “primus inter pares”, senza avere più potere degli altri è superiore a tutti su suggerimento del Senato e approvazione dei comizi che non potevano negargli nulla dopo aver rifiutato poteri superiori ma non utili al suo progetto, diventa: intoccabile, comandante supremo delle truppe e sacro. Ottiene anche il potere di potestas censoria e il titolo di pater patriae. Tra il Senato, che ormai era un’assemblea di consiglieri, vennero scelti i diretti collaboratori del principe che si riunivano nel consilium principis. Il princeps a quel punto ha bisogno di veicolo di diffusione della sua propaganda, ha bisogno di consenso politico, appoggia il circolo di Mecenate che a questo punto ha un ruolo politico fondamentale, si era circondato di una corte di approvazione che promulgava i suoi ideali: la Pax Augusta, Roma riportata all’età dell’oro grazie al principe. L’unico problema che rimane è la successione, i suoi eredi morivano di volta in volta, la sua discendenza non era forte quanto alcune famiglie romane e proprio per questo sposò Claudia della gens Claudia, sarà costretto a designare Tiberio Claudio Nerone, figlio avuto dalla moglie nel suo precedente matrimonio, come legittimo erede del principato. Il principato augusteo prevede una serie di riforme accompagnate da un consolidamento di alcuni aspetti della repubblica Nessuna abolizione delle cariche Riforma delle province Evitare guerre civili Riforma militare Consolidamento dei confini Riforma dei costumi Consenso del popolo Nascita dell’cursus honorum dell’ordo equester Il numero dei senatori rimase 600, scelti dal principe, alle assemblee popolari furono tolti i poteri, ai magistrati furono assegnate cariche amministrative, tutto ciò assicurava la fedeltà a princeps. Roma veniva presieduta dal principe difeso dal prefectus pretorio che assicurava l’ordine pubblico insieme al praefectus urbis e i vigiles, l’approvigionamento era garantito dal praefectus annona, tutte cariche dell’ordo equestre; l’Urbe fu suddiviso in 14 regiones e 265 vici. L’Italia che comprendeva la Gallia Cisalpina e l’Istria era esente dalle tasse, era suddivisa in 12 distretti più Roma ed era governata dai curatori, inoltre, vi erano due flotte navali, la classis Ravennatis e la classis Misennatis. Le province imperiali, le meno domate, erano governate dal principe e pagavano il fiscus che entrava nel patrimonio personale di Augusto (esercito e opere pubbliche, sicurezza e propaganda) al quale si aggiungevano il tributum soli e il tributum capits. Nelle province senatorie governavano un proconsules (di rango senatorio) e un procurator (di rango equestre) e pagavano un aerarium, la cassa dello stato, sempre su tributum capits et soli. Le monete erano coniate in oro e argento dalla zecca imperiale, in bronzo dal senato e riportavano le vittorie e il volto del principe. Augusto morì nel 14 d.C., il principato passo nelle mani di Tiberio che fu costretto a sposare la figlia vedova di Agrippa, Giulia, su sistema ereditario....


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