Età giulio-claudia PDF

Title Età giulio-claudia
Author Alessia Grifone
Course Letteratura latina
Institution Università degli Studi di Milano
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Sintesi dell'età giulio-claudia...


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Età giulio – claudia (14–68 d.C.) Nel 14 d.C., alla morte di Augusto, il suo successore fu Tiberio, primo imperatore della dinastia giulio – claudia. Tiberio (14-37 d.C.) improntò la sua azione di governo a rigido rispetto della tradizione augustea: cercò di cooperare con il senato e conservò le frontiere dell’impero, rinunciando alle grandi campagne militari. Nella seconda parte del suo regno, suo nipote Germanico morì, e si sospettò che fosse opera di Tiberio, geloso della sua popolarità di condottiero; intanto aumentò il potere di Seiano. Per allontanarsi dal clima di ostilità, Tiberio si ritirò a Capri, da dove continuò a governare. Seiano si avvantaggiò dell’assenza dell’imperatore, assumendo il controllo della vita politica, ma Tiberio, accusandolo di tradimento, lo fece uccidere. Tiberio adottò come suo successore Caligola, figlio di Germanico. Caligola (37-41 d.C.) con i suoi primi atti sembrò assumere una concezione autocratica del potere. Le sue generose elargizioni di denaro a popolo ed esercito e il suo lusso sfrenato consumarono in breve il tesoro di stato, a cui Caligola cercò di porre rimedi con crudeli condanne e confische di beni. Nel 41 cadde in una congiura ordinata da senato e pretoriani. Claudio (41-54 d.C.) zio di Caligola, rivelò sorprendenti doti di buon governatore: ricercò la collaborazione con il senato, cercò un sistema di burocrazia centralizzata affidata ai liberti, e in politica estera realizzo la spedizione in Britannia annunciata da Caligola, procedendo alla conquista dell’isola. Con Nerone (54-68 d.C.) si assiste alla conclusione di quel processo iniziato con Caligola, di orientalizzazione del principato e di divinizzazione della figura del monarca. Ciò portò ad accentrare nelle mani dell’imperatore tutti i poteri, con la conseguente totale perdita di autorità da parte delle magistrature repubblicane. Nerone venne ucciso nel 68. LETTERATURA E PRINCIPATO La scomparsa di Mecenate e il venir meno della sua accorta opera di mediazione fra il potere politico e l’élite intellettuale, provocò un distacco: Tiberio non si pose neppure il problema di organizzare un programma di egemonia culturale, e sotto di lui nasce una storiografia contraria al principato. È in questa corrente storiografica che nasce ostilità verso la dinastia giulio-claudia, e a cui risale l’immagine che dei sovrani di quella famiglia sarebbe stata trasmessa alla posterità. La situazione non migliora con Claudio, che aveva scritto molte opere. Solo Nerone, ispirato dalla guida di Seneca, tenta un recupero del consenso del senato e una ripresa del meccanismo. Nerone stesso fu poeta e promosse attività artistiche, ad esempio i Neronia. LA PROSA MINORE Un importante fenomeno del periodo giulio-claudio è la diffusione delle pubbliche declamazioni, un esercizio in uso nelle scuole di retorica. Una testimonianza è quella di Seneca il Vecchio, che ci dà anche un quadro dell’attività oratoria e dei principali retori del tempo. L’opera per cui è noto si intitola “Massime, suddivisioni e coloriture di oratori e retori”. Venuto meno lo spazio dell’oratoria politica e giuridica, viene meno anche la funzione civile della retorica; essa ormai serve ad addestrare brillanti conferenzieri attraverso futili esercitazioni, le declamationes appunto, che vertevano si temi e argomenti fittizi. Seneca il Vecchio illustra i due tipi di esercizi più in voga: la controversia, che rientrava nel genere giudiziale e consisteva nel dibattito di una causa fittizia; e la sausoria, appartenente al genere deliberativo, o politico, e consistente nel tentativo di orientare l’azione di un personaggio famoso di fronte a una situazione incerta o difficile. Sia sotto Augusto che sotto Tiberio era fiorita una storiografia ‘dell’opposizione’, che riportava il punto di vista dei vinti o che criticava la politica imperiale. Velleio Patercolo rappresenta una tendenza storiografica del tutto diversa. Velleio con Tiberio aveva combattuto nelle campagne contro i Germani, perciò è il portavoce della classe militare, lealista verso l’imperatore. Una novità nelle sue HISTORIAE è l’attenzione alla storia culturale e alle modificazioni del costume: egli informa sulla penetrazione della cultura greca in Roma e sulle vicende dei generi letterari. Un clamoroso sostegno al regime tiberiano si esprime anche nei nove libri Factorum et dictorum memorabilium libri di Velleio; la sua è una raccolta di exempla, un prontuario di vizi e virtù destinato all’uso delle scuole di retorica. Quinto Curzio Rufo compose delle Historiae Alezandri Magni; egli volle essere più un narratore che un vero storico: il suo fine è quello di colpire la fantasia del lettore, e quindi Alessandro esce dalla sua opera come un misto di crudeltà e di generosità, di virtù e di corruzione, con episodi romanzeschi, paesaggi esotici e scene dense di pathos. Il

generale la cultura latina è priva di prosa scientifica. Fra i primi scritti dedicati a discipline tecniche va menzionato il De architectura di Vitruvio Pollione, che trattava sia dei materiali e delle tecniche di costruzione, sia della forma degli edifici. Un intento analogo è riconoscibile nell’opera di Aulo Cornelio Celso, autore di una sorta di enciclopedia. Mettendo insieme discipline pratiche e teoriche, Celso dava sistemazione ad agricoltura, medicina, arte militare, aratoria, filosofia, giurisprudenza. Sotto il regno di Caligola si colloca il primo autore latino che possiamo definire un geografo “puro”: Pomponio Mela, che scrisse un trattato intitolato Chorogràphia. LUCIO ANNEO SENECA A Roma studia retorica, accostandosi alla filosofia stoica. Dopo il 26 d.C. risiedette per alcuni anni in Egitto, per poi tornare a Roma nel 33/34 d. C., dove ottenne la questura. Nel 41 cadde vittima di una macchinazione ordita da Messalina, moglie di Claudio, e finì coinvolto nell’accusa di adulterio rivolta a una sorella di Caligola e viene esiliato in Corsica, dove compose la Consolatio ad Helviam matrem e la Cosnolatio ad Polybium. Agrippina minore nel 49 d.C., divenuta moglie di Claudio, permise a Seneca il ritorno a Roma, con l’incarico di provvedere all’educazione del giovane Nerone, accompagnandolo all’ascesa al trono (54 d.C.). Alla morte di Claudio compone una satira, l’Apokolokyntosis, contro l’imperatore deificato e assunto in cielo sotto forma di una zucca. Intorno al 55-56 d.C. scrive il trattato De clementia, con cui cerca di indirizzare la condotta politica del princeps. Nel 62 si ritirò a vita privata e nel 65 venne scoperta la congiura dei Pisoni, e Seneca fu coinvolto e si diede alla morte suicidandosi. DIALOGI: trattati su questioni etiche e psicologiche. 3 consolationes (consolazioni): Ad Marciam per la morte del figlio; Ad Helviam matrem alla madre per l’esilio; Ad Polybium per la morte del fratello. De Ira; De vita beata saggezza e ricchezza non sono opposte; De costantia sapientis il saggio non soffre offesa; De tanquillitate animi equilibrio tra otium e negotium; De otio scelta di vita appartata; De brevitate vitae tempo occupati e sapienti; De providentia a Lucilio, problema della provvidenza divina, sofferenze ai buoni per fortificarli. Altre opere filosofiche: De beneficiis benefici (favorevole alla monarchia); De clementia a Nerone per guidarlo. 20 libri di Epistulae morales ad Lucilium. Carattere scientifico: Naturale questiones, a Lucilio, trattano i fenomeni naturali e celesti. 9 tragedie cothurnatae: hanno tutte una fine luttuosa causate da sfrenate passioni; stile concentrato e concettoso. 1 pretexta: Octavia spuria perché è presente Seneca è un personaggio e viene profetizzata la morte di Nerone (68), mentre Seneca morì nel 65. Apokolokyntosis: Claudio dopo la morte sale sull’olimpo per poi essere spedito agli inferi dagli dei; satira menippea (prosa+poesia) . PETRONIO ARBITRO Sembra coincidere con il Petronio degli Annales di Tacito. Satyricon (romanzo in prosa): differente perché nessun personaggio è portavoce di valori morali e l’amore è visto in modo del tutto diverso. Encolpio (protagonista) discute con Agamennone il problema della decadenza dell’oratoria. ENCOLPIO – ASCILTO – GITONE triangolo amoroso. Encolpio rimane solo e incontra Eumolpo. Dopo varie peripezie (tra cui La cena di Trimalchione: schiavi arricchiti che non hanno modificato la loro condizione sociale) Encolpio recupera Gitone, del quale però si innamora anche Eumolpo. I tre partono su una nave, ma scoprono che il padrone della nave è il peggior nemico di Encolpio; ma una tempesta li salva e i tre si trovano soli sulla riva (Crotone). Eumolpo propone di recitare la parte di un vecchio senza eredi ed Encolpio e Gitone i suoi schiavi, per farsi aiutare dai cacciatori di eredità. Quando si sta per svelare il piano, Eumolpo stende un testamento per cui chi vuole i suoi beni dovrà cibarsi del suo cadavere. La prosa narrativa è interrotta da inserti poetici cantati dai personaggi, come la Presa di Troia e la Guerra civile di Eumolpo. L’opera può essere considerata come una parodia del romanzo greco e dei suoi amori casti e romantici. Si rifà inoltre alle fabule Milesiae, con situazioni comiche realistiche spesso piccanti. Differente dalla satira menippea (Apokolokyntosis): nessun attacco personale rivolto ad un bersaglio

esplicito. “Narratore mitomane” l’autore si fa da parte e lascia spazio al protagonista-narratore. Affinità con l’Odissea: viaggio con protagonista perseguitato da un Dio; una sorta di parodia dell’Odissea.

PERSIO Nato a Volterra nel 34 d.C., si trasferisce a Roma dove seguì lezioni di Anneo Cornuto. Entrò in rapporto con figure di grande rilievo come Seneca e Lucano e morì nel 62. Durante la giovinezza scrisse opere poetiche e molto varie che, per volontà del suo maestro non furono mai pubblicate: una Fabula praetexta; un Carme odeoporico; un Elogio di Arria. Una sorte diversa toccò a un libro di Satire (6) a cui Persio lavorò per circa 10 anni. Le Satire sono costituite in tutto di 650 esametri + 14 choliambi, in cui l’autore polemizza aspramente contro le mode letterarie del tempo. La satira I critica la moda della poesia; II attacca la religiosità ipocrita di chi chiese agli dei solo la ricchezza: III indirizzata ad un signore per esortarlo ad affrontare la filosofia stoica; IV esalta la norma filosofica del “conosci te stesso”; V tratta il tema della libertà secondo la dottrina stoica; VI deplora il vizio dell’avarizia. La sua poesia è ispirata alla necessità di mascherare e combattere la corruzione e il vizio. Le modalità satiriche di Orazio non trovano riscontro in Persio: in lui il maestro non è in un rapporto di amichevole equilibrio o di parità con chi lo ascolta, ma è un maestro arrabbiato. Nelle satire di Persio sembra che questo maestro non sappia farsi ascoltare: spesso lo vediamo deriso e preso in giro. Il discorso satirico, indebolitosi ormai con il destinatario, si concentra su se stesso e diviene una sorta di ‘monologo confessionale’, un esame di coscienza. Nelle Satire si intravede un itinerario personale verso la filosofia. Persio ricorre con frequenza a un particolare campo lessicale, quello del corpo e del sesso. O versi delle Satire sono animati da una forte esigenza realistica e da una notevole carica di deformazione surreale. L’esigenza di realismo è all’origine della scelta di un linguaggio spesso comune, e del rifiuto della retorica. Ma lo stile di Persio è tutt’altro che semplice e piano: la lingua è quotidiana, ma lo stile la deforma con nessi contorti. MARCO ANNEO LUCANO Nacque a Cordova nel 39 d.C., ma si formò a Roma, entrando presto alla corte dell’imperatore Nerone con il quale ruppe improvvisamente i rapporti. Aderì alla congiura di Pisone ma, scoperto il complotto, ricevette l’ordine di togliersi la vita nel 65 d.C. Pharsalia: poema epico in 10 libri, narra dello scontro tra Cesare e Pompeo culminato nella battaglia di Farsalo, che si risolve in un esaltazione dell’antica libertà repubblicana e in una condanna del regime imperiale. Lucano intende operare un rovesciamento della tradizione epica classica: si tratta di un’epica storica che narra avvenimenti recenti. Ne sono prova l’eliminazione della mitologia, che lascia il posto al soprannaturale, al magico e al macabro, e la scomparsa, nelle vicende umane, del ruolo degli dei, sostituiti dal Caso e dalla Fortuna. In questo modo Lucano rifiuta la concezione provvidenziale della storia e dell’esistenza umana. Tuttavia nel poema sono presenti elementi soprannaturali (visioni, presagi). Il poema si pone così come anti-Eneide. L’opera inizia con un elogio a Nerone; nel seguito si fa più radicale il pessimismo di Lucano, il cui pensiero va alla decadenza di Roma. I principali personaggi sono: Cesare (eroe nero), caratterizzato da ferocia e crudeltà; Pompeo (eroe passivo), che subisce la caduta; Catone (il nuovo saggio stoico) che, pur disprezzando la guerra, la ritiene necessaria qualora serva a recuperare la libertà. A Lucano si attribuiscono anche altre opere perdute, di cui ci restano i titoli: Ilìacon; Catachtònion; De incendio urbis; Medea; Saturnalia; Silvae (10 libri); Laudes Neronis....


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