Floquet-i-completo - Appunti partie a PDF

Title Floquet-i-completo - Appunti partie a
Course Lingua francese
Institution Sapienza - Università di Roma
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Floquet I Completo Linguistica francese (Sapienza - Università di Roma)

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ACCENTO ITALIANO E FRANCESE In senso generale l'accento ha una duplice funzione demarcativa e distintiva, ma in francese la funzione distintiva non viene compiuta. L'accento italiano è un accento distintivo che ha una funzione semantica poiché permette di distinguere omografi rendendo immediatamente riconoscibile il significato, come vediamo per la parola "capitano": se l'accento cade infatti sulla prima sillaba identifichiamo un verbo, mentre se cade sulla terza sillaba ne identifichiamo il sostantivo. La stessa cosa avviene ad esempio in "mangio/mangiò", dove la differenziazione nell'oralità avviene attraverso la posizione dell'accento in prima o seconda sillaba. L'accento distintivo su un monosillabo ha la funzione di distinguere il suo valore grammaticale, distinguendolo dagli omografi per renderne immediatamente riconoscibile il significato. Quando invece l’accento cade sulla penultima sillaba è un accento piano/parossitono (pala), se cade sulla terzultima sillaba è sdrucciolo/ proparossitono (albero), mentre se l'accento è acuto e cade sull'ultima sillaba si chiama ossitono (es. città). La sillaba dove cade l'accento dura di più ed è più intensa (SILLABA TONICA). In francese invece l'accento ha una posizione fissa e non esistono le distinzioni dell'italiano. Il problema si pone poichè in francese le parole hanno la tendenza a perdere il loro accento a vantaggio del gruppo di cui fanno parte (accento di gruppo): nella frase "il mange", l'accento cade sulla prima sillaba di "mange", ma se la frase diviene "il mange beaucoup" l'accento si sposta all'ultima sillaba di "beaucoup". Infine nella frase "il mange beaucoup trop", l'accento cade su "trop". Ciò avviene perché in francese l'accento di gruppo non è di parola. Alcune sillabe perdono perciò l'accento, tranne l'ultima che è più lunga, più intensa e più alta, quasi come fosse una domanda (mon grand ami). Distinguiamo poi l'accento grammaticale, fisso della parola, da quello d'insistenza, che ha un effetto retorico e cade sempre sulla prima sillaba. Prendendo la frase "c'est formidable", l'accento grammaticale cade sulla sillaba "DA" mentre quello retorico sulla sillaba "FOR". L'ACCENTO GRAFICO SULLA E Gli accenti grafici in francese possono precisare il suono della vocale sulla quale sono posti e distinguere alcuni omografi e quello dell'accento grafico è un problema che riguarda esclusivamente la e. Distinguiamo 3 tipi di accento: 1- acuto (é), che può essere posto solo sulla e in fine di parola o in fine di sillaba conferendole un tono acuto e una pronuncia chiusa e di cui un esempio è "guérison" 2- grave (e, a, u) quando la sillaba che segue contiene una e muta (in finale di sillaba o di parola senza accenti) o davanti a "s" finale, a cui conferisce un tono grave e una pronuncia aperta e di cui un esempio è "ère" 3- circonflesso (ê, û, ô, â, î), che può sormontare qualunque vocale esclusa la y e di cui un esempio è fête. Bisogna distinguere tra sillaba grafica e fonetica, infatti la parola mère è costituita da 2 sillabe grafiche ma da una sola sillaba fonetica [m ε R], e tra sillaba aperta, che finisce per vocale, e sillaba chiusa, che finisce invece per consonante. In presenza di sillaba grafica chiusa non si pone nessun accento, come in "geste" o "espoir", mentre in sillaba grafica aperta per porre l'accento bisogna guardare la pronuncia delle parole, come per mère, dove poniamo l'accento grave, e néant, dove poniamo invece l'accento acuto. Tuttavia vi sono parole a sillaba grafica chiusa che fanno eccezione, come très, accès, succès e après. Inoltre bisogna porre una particolare attenzione in presenza di consonante occlusiva+l/r, ossia nel caso "muta cum liquida" poiché la sillaba non è chiusa e la R fa sillaba con la consonante precedente: é.troit, mè.tre. ACCENTO TONICO (FONOLOGICO) L'accento tonico in francese non è indicato da alcun segno grafico ed è l'accento che avvertiamo nel momento in cui pronunciamo una parola, ossia quello che la caratterizza nello specifico. Sulle singole parole l'accento tonico francese cade regolarmente sull'ultima sillaba ma se questa non si pronuncia (come nel caso delle e muta finale o della desinenza verbale -ent) l'accento cade sulla penultima sillaba: restaurant, culture. Solo quando la parola prende un accento acuto sull'ultima e l'accento grafico coincide con l'accentazione tonica, come in café, employé.

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VOCALI LABIALIZZATE Il termine labializzazione si usa per descrivere l’arrotondamento e la protrusione delle labbra nella produzione sia delle vocali che delle consonanti. In francese tra le vocali anteriori occorrono tre coppie di suoni ([ i ] - [ y ], [ e ] - [ ø ], [ ε ] [ ɶ ]. La differenza tra i due membri di ogni coppia è che il secondo fono è realizzato con un arrotondamento delle labbra: dal fono [ i ] si produce [ y ] (che si distingue da [ u ], utilizzato in presenza di , come in "loup"), che si ha in presenza di , ,, in parole come tu/avenue/jus/début. Dal fono [ ε ] si produce [ ɶ ], utilizzato in presenza di , , , , , come ad esempio in veux/respectueux/œil/n œd/ œfs. Per quanto riguarda /ø - œ/, due fonemi molto marcati dal punto di vista tipologico, la capacità di distinguere dei sensi differenti in ragione della correlazione di apertura è molto debole, quasi nulla, tranne in casi speciali come jeûne – jeune e quello ancora più debole che oppone l'aggettivo "veule" dal verbo "ils veulent". Tranne per il Canada, questa correlazione è praticamente abbandonata in tutte le varianti del francese europeo che prediligono sia la variante aperta /œ/, come nel Sud della Francia, che la variante / ø/ come in Svizzera e in Belgio. In Africa invece è molto problematico lo statuto stesso di /ø/ e /œ/. LO SCHWA La "e muta", rappresentata in fonetica con il segno /ǝ/ è una costruzione metalinguistica da molti francesi pronunciata come [œ]. Lo schwa ha infatti più pronunce, come possiamo vedere ad esempio per la parola "mesure": [ m ǝ z y R], [ m œ z y R], [ m ø z y R], [ m z y R]. Per i linguisti Grammont, Fouché e Dell viene quasi sempe pronunciata come [œ], per Nyrop, Martinet e Malécot invece il timbro più vicino sarebbe quello di [ø]. Secondo Pleasants invece si tratta di una vocale centrale debolmente labializzata [ǝ] che possiede un proprio timbro, che non ha niente a che vedere con [œ] o [ø], ma che si avvicina piuttosto a quello delle vocali tedesche in parole come arbeite e gabe o delle vocali iniziali inglesi di parole come about e again. Studi recenti hanno dimostrato che il timbro dello schwa è molto sensibile all'origine geografica dei locutori: a Parigi, nel Nord-Ovest e in Quebec lo schwa è piuttosto chiuso, [ø], in Belgio e nel NOrd-Est tende verso [ ǝ], in Svizzera oscilla tra [ø] e [œ], mentre nel Sud della Francia e in Africa potrebbe realizzarsi come [e], [ʌ] o [ɐ], spesso come [ʚ] (variante labializzata di [ǝ]) o con [o]. In Africa si tende alla defonologizzazione di /ə/ a profitto di /ø/, /e/ o /o/. Sono state elaborate tesi riguardo l'appartenenza dello schwa alla classe dei fonemi e sulla sua distanza da essi. TESI SCHWA NON FONEMICO 1- il test di coppie minime non ha sempre prodotto risultati positivi e i lessemi che hanno un'opposizione interpretabile come fonologica (ossia che provoca un cambiamento semantico, come per plage/ pelage, dehors/ dors, le hêtre/ l'être ) sono pochi e non molo affidabili in quanto la caduta non è impossibile. Nella maggior parte dei casi in fatti la sua scomparsa non ha effetti sul contenuto, come per esempio in "mesure" dove le pronunce [m ǝzyR] e [mzyR] sono sinonimi. 2- il verificarsi dello schwa non è un comportamento oggetto di scelta ma prevedibile poiché governato dalla legge delle 3 consonanti secondo cui una "e" muta è necessaria per evitare una sequenza di 3 consonanti comprese tra due vocali. 3- comportamenti isolati che differenziano lo schwa dalle altre vocali, come il fatto che non può mai essere accentato (tranne in casi come "bois-le", che alcuni propongono di considerare come un manifestazione del fonema /ø/) e il fatto che in alcuni lessemi non può mai cadere (per la legge delle 3 consonanti, come in grenouille o crever). 4- incertezze nell'analizzare foneticamente lo schwa poiché risulta piuttosto sfuggente. TESI SCHWA FONEMICO I sostenitori della tesi fonemica tentano di mostrare che ci si possa esentare del fonema / ǝ/ solo a costo di complicazioni descrittive. Le loro argomentazioni mirano innanzitutto a mostrare che esistono coppie minime a livello lessicale che sono del tutto significative, come ad esempio genêt e jeunet che in alcune varietà del francese hanno la stessa pronuncia [ʒœnɛ] . Nel primo caso [œ] può alternarsi con la sua assenza [ʒnɛ] o con altri allofoni, meni nel caso di jeunet, come anche œuf o neuf lo stesso suono è stabile: [ʒœnɛ], [œf], [nœf] . Si ha quindi un'opposizione tra /ǝ/, di cui una delle varianti è la sua scomparsa, e /œ/, alla base di jeunet, œuf et neuf. 1- lo statuto fonologico della "e muta" dipende dalla sua disponibilità a comparire e scomparire perciò si pone il problema di forme come "grenouille" [gRǝnuj] o "tremblerons" [tRUblǝRV], dove l'assenza di schwa è sempre esclusa in tutte le varietà di francese per la legge delle 3 consonanti. 2- argomento morfo-fonologico: esistono alternanze paradigmatiche e processi derivazionali dove la "e muta" atona si alterna con una /ɛ/ tonica e ciò proverebbe che hanno perciò lo stesso statuto fonologico. Degli esempi sono: achèveachevez (ɛ tonica- ǝ atona): [aʃɛv] – [aʃǝve], e hôtelier-hôtellerie (ǝ atona- ɛ tonica): [otǝlje] – [otɛlRi] .

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3- argomento fonotattico: in francese non sono possibili gli attacchi sillabici /ʃv/ e/pt/ e ciò obbliga a dare uno statuto fonologico allo schwa in cheval /ʃǝval / e petit /pǝti/ , ai quali si applica una regola di sincope facoltativa che permette di spiegare le forme fonetiche [ʃval] e [pti]. 4- argomento derivato dal comportamento morfo-fonologico degli aggettivi. Se infatti maschile e femminile hanno lo stesso input fonologico astratto perché ad esempio in petits ami [pǝtizami] la [t] cade mentre in petites amies [pǝtitzami] possiamo ancora sentirla? A spiegare questo fenomeno è la presenza del marcatore femminile /ǝ/. Partendo dal maschile, la /z/ della liaison che si aggiunge all'input /pǝtit + z (plurale) + ami/ determina la caduta della /t/ per una regola di soppressione delle consonanti finali davanti ad un'altra consonante ed è la stessa regola che spiega la liaison in "les chats [leʃa]" e la sua assenza in "les amis [lezami]", di cui la produttività è molto alta in francese (/pǝti + z(plurale)+ ami/). Tale regola è bloccata nel caso del femminile per la presenza / ǝ/: /pǝtit/ + (femminile) + z(plurale)+ ami + ǝ(femminile)/ che diviene infine [pǝtit(ǝ)zami]. Tale derivazione prova che abbiamo bisogna dello schwa a livello fonologico-astratto tanto quanto le altre vocali e che la grafia rifletterebbe per una vola la competenza metalinguistica/ morfo-fonologica.

"E" CHE SCOMPARE OBBLIGATORIAMENTE 1. CONTESTO FINALE (_#): : la è quindi solo grafica 2. FINE GRUPPO RITMICO (_#): [t Ɛ k s t] 3. DAVANTI A VOCALI: [t Ɛ k s t Ɛ_ p Ↄ R t U]: la è quindi solo grafica Eccezioni alla tendenza secondo cui E finale cade: morfemi monosillabici, come Fais-le! [fƐlǝ] /ǝ/ DENTRO GRUPPO RITMICO 1. caduta facoltativa le text(e) du discours Eccezioni 2. POLIREMATICA: porte-plume [p Ↄ R t ǝ p l y m] 3. MONOSILLABO ACCENTATO SEGUENTE: la veste rouge [v Ɛ s t ǝ R u ʒ ] 4. QUELQUE, PRESQUE: quelques soupirs E FINALE CHE RIAPPARE 1. EPENTESI (inserzione) dentro un gruppo ritmico: [ ʃ Ↄ R t ǝ v Ɛ R] CONTESTO DI SILLABA INIZIALE DI PAROLA O DI GRUPPO RITMICO 1) inizio di gruppo ritmico, CADUTA FACOLTATIVA [ v (∂) n e i s i] fricativa + ∂ + nasale 2) inizio di gruppo ritmico, CADUTA IMPOSSIBILE [ p R ∂ n e ε_ l i v R] 3) inizio di gruppo CADUTA IMPOSSIBILE [t ∂ k a s p a l a t ε t] occlusiva + ∂ + occlusiva SE PRECEDUTO DA DUE CONSONANTI NON CADE: CC SE PRECEDUTO DA VOCALE+ CONSONANTE CADE: [a ʃ t œ R] *[a ʃ ə t œ R]

/R/ La /R/ francese ha una natura eteroclita infatti a seconda del modo di articolazione può essere:

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2. vibrante [r, R], 3. devibrata [ɾ, ɽ], 4. fricativa[ʁ, χ], 5. approssimante [ɹ, ʋ] , mentre a seconda del luogo di articolazione può essere alveolare, post alveolare, retroflessa o uvulare. In alcune lingue può anche avere un comportamento vocalico. Nella maggior parte dei sistemi linguistici del mondo vi è un solo fonema rotico che contrasta con le altre consonanti il cui allofono è la maggior parte delle volte apicale, ossia [r]. Il funzionamento delle rotiche rimane ancora molto poco chiaro. In francese troviamo: 1. [r] : vibrante apico alveolare detta comunemente roulée 2. [R] : vibrante dorsale detta comunemente grasséyée 3. [ʁ] : fricativa dorsale sonora 4. [χ] : fricativa dorsale sorda. Intorno alla /r/ si è sviluppato un dibattito concernente la sua natura poiché potrebbe essere: 1. un tratto da solo senza un correlativo fonetico trasparente 2. un luogo di articolazione 3. una sotto specificazione 4. una "maniera di comportarsi" che corrisponde ad una posizione prosodica della scala di sonorità tra le consonanti laterali e le semi-consonanti. Nel francese ad esempio /r/ può attualizzarsi come fricativa senza doversi comportare come tale. Da ciò deriva la possibilità di avere attacchi sillabici, come ad esempio /tr/ [tχ] o /kr/ [kʁ], ma non /tf/ o /ks/. Per quanto riguarda la fonetica, quando la R è seguita da: 1. una consonante sorda, come ad esempio la "t", si pronuncia [k] > pakti 2. una consonante sonora, come la "d", si pronuncia [g] > gaGdé 3. una labiale, come la "m", si pronuncia [ ʔ] > no ʔ mal La sua pronuncia può tuttavia variare a seconda della provenienza del locutore, ad esempio in Cameroun spesso si fa confusione tra R ed L (arbitre-aLbitre, client-cRient): - se in posizione post vocalica R ed L vengono ridotte, come ad esempio in "mère": [mɛ:], "partir": [pa: ti:], "quelque": [kɛk ] - in posizione implosiva può verificarsi la velarizzazione della R (pakti) o il colpo di glottide (no ʔ mal). A causa delle differenti rappresentazioni possibili di questo fonema, nelle prime fasi del processo di appropriazione di /R/ i bambini manifestano diversi comportamenti: - alcuni, più sensibili alle qualità fonetiche, considerano la dorsalità il tratto distintivo di questo fonema e ciò permette di spiegare alcuni fenomeni di velarizzazione per cui trois [tχwa] > [kχwa] , dove /R/ innesca un'assimilazione regressiva - altri bambini invece, più sensibili ai vincoli fonotattici, sembrano assimilare /R/ alle liquide (con cui condivide alcuni aspetti distribuitivi, in particolare la capacità di formare gli attacchi sillabici con le ostruenti: trois, fleur) e sono più aperti a modificazioni importanti nella pronuncia. Ciò indicherebbe che hanno ancora una rappresentazione galleggiante di questo fonema. In questi bambini si constata invece di una velarizzazione dei fenomeni di sostituzione ([ʁ] > [l, ɡ, j, w etc.] e di cancellazione /R/ > Ø soprattutto in posizione finale.

H FRANCESE Vi sono 2 tipi di H in francese: 1. l'h muta, come in "historie", che si comporta come una vocale e la cui presenta è dovuta a ragioni etimologiche (parole derivato dal greco e latino)

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2. l'h aspirata, come in "héros", che si cmporta invece come una consonante. Per la maggior parte delle parole che iniziano con l'h aspirata l'origine è nei continuatori delle parole germaniche (ad esempio da "haumitha" deriva "honte", da "hanka" deriva "hanche") o probabilmente anche da altre lingue, come ad esempio "hazard" viene dall'arabo, e dal latino dove alcune parole presentano questa vocale disgiuntiva sia a causa di un incrocio antico con parole germaniche (latino ALTUS, germanico HAUH, francese HAUT) sia a causa di una moda Rinascimentale che consisteva nel pronunciare aspirate le "h" latine (latino heros francese héros). L'H aspirata rappresenta un problema poiché fonologicamente è un'entità come una consonante ma foneticamente le parole in cui si trova hanno l'apparenza di parole ad iniziale vocalica: molti linguisti parlano infatti di un "fonema zero" poiché si possono anche rivelare coppie minime, come "les Huns"/"lesuns", "l'eau"/"le haut". 1- Per spiegare il fenomeno dell'h aspirata una prima possibilità è quella di trattare la vocale coperta (nel caso di auteur /o/ si comporta come una vocale mentre in hauteur come una consonante) come se fosse preceduta da una consonante latente (muta), eliminando quindi il carattere eccezionale delle altre vocali: auteur/otoeR, ma hauteur /hotoeuR. Si presuppone quindi una regola che determini la caduta di una consonante fonologica presente solo a livello psicologico astratto (poiché la pronuncia reale può differire dalla rappresentazione mentale dei suoni), quindi come un "fonema zero" che conserverebbe tutte le sue proprietà non vocaliche senza potersi manifestare foneticamente (/hotœR/ forma soggiacente > /otœR/ regola di cancellazione > [otœR] forma superficiale). Questo modello permette di fornire una descrizione semplice e coerente della liaison e dell'elisione e risulta trasparente nei confronti dell'ortografia e delle pronunce regionali, ma non è tuttavia in grado di spiegare le pronunce alterative come ad esempio " le un [lǝœ_ ] – l’un [lœ_ ], la ouate [lawat] – l’ouate [lwat], le hiatus [lǝjatys] l’hiatus [ljatys], littérature hongroise [literatyRǝVgRwaz] - [literatyRVgRwaz], les handicapés [leUdikape] [lezUdikape], dove costatiamo una varianze opzionale non disgiuntiva, e ancora meno di quelle come in "huit" che blocca la liaison in cent huit [sUɥit] ma non in dix-huit [dizɥit]. 2- Un'altra possibilità consiste nello spiegare il fenomeno dell'h muta come una regola più lessicale piuttosto che fonologica, ossia come una caratteristica MORFO-FONOLOGICA che colpisce una classe di parole e non come una regola che manipola i fonemi: ciò significa quindi trattare il comportamento di parole come "huit" come un'idiosincrasia del lessico e non in termini di fonemi, sillabe ecc". La disgiunzione è infatti una proprietà della parola e non del fonema e liaison ed elisione devono interagire con dei vincoli lessicali: nelle coppie " les auteurs /lezotœR/ – les hauteurs /lehotœR/" o "les yeux /lezjø/ – les yaourts /lejauRt/", i fonemi iniziali sono identici ma è il comportamento della parola intera a differire poiché i primi permettono la liaison, come la maggior parte dei nominali francese, mentre i secondi sono disgiuntivi. Ciò implica che alcune regole fonologiche, come liaison ed elisione, devono interagire con vincoli lessicali e ciò rappresenta per alcuni autori una complicazione descrittiva e che bisogna rinunciare al concetto di consonante muta/latente e a quello di vocale coperta perché la disgiunzione è una proprietà della parola e non del fonema. L'h può ancora essere sentita in Belgio, in particolare nel sud e nell'est: être [ɛtR] – hêtre [hɛtR], e in maniera sporadica nel Sud della Francia e in Canada. In Africa si tratta probabilmente di un'interferenza della grafia sulla fonia poiché l'[h] si estende a tutte le h grafiche e si trovano sia parole ad h aspirata, come hauter [hotœR], hache [haʃ] che in epentesi, come compréhension [kVpRehaaɳsjV], dehors [dǝhɔR].

LA LIAISON Il legamento in francese è un fenomeno esclusivamente orale che assolve alla funzione di concatenamento e di modificazione della struttura fonica dell'enunciato La liaison può: 1. modificare lo statuto fonico delle consonanti grafematiche: d>t, g>k, s>z, x>z, f>v ([k] sang impur: [s ɑ_ k ε_ p y R]

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2. permettere il recupero della -r finale in alcuni verbi in particolare condizioni di stile accurato ("style soigné"), come ad esempio "chercher ensamble" 3. causare la denasalizzazione delle vocali finali, come in "en plain air" 4. mantenere la nasale pur collegandola al corrispondente grafema, come in...


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