Francese III - riassunto 600 PDF

Title Francese III - riassunto 600
Author Luca Cenacchi
Course Letteratura francese 1
Institution Università di Bologna
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riassunto 600...


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Francese III 1.

Il mito del grande secolo

Il seicento è stato protagonista della propria mitizzazione ancora prima che finesse ad opera, principalmente, di due autori. Il primo è Charles Perrault il quale nel poemette Le siècle de Luois le Grand lo considera un momento glorioso di civiltà. Il secondo è Voltaire il quale, nella sua opera di riflessione storica, le Siècle de Luois XIV confronta non tanto il 600 ma il governo di Luigi XIV con altre epoche considerate culturalmente grandiose (grecia di pericle, l’impero romano di Cesare ed Augusto etc…). L’errore che viene fatto è identificare il period di questo reggente con il secolo intero. Il seicento in tale ricostruzione era raffigurato come epoca di maturazione che avrebbe portato a un processo di perfezione definite classica. la nozione di classicism si impone per caratterizzare la letteratura di questo period e classici saranno considerati fino al 900 I poeti e scrittori di questo periodo. questa classicizzazione nelle teorie estetiche del tempo è riassunto nell’art poetique di Boilieu ed è in questa opera esemplificata dalla normalizzazione del linguaggio e di stile nella direzione della regola classica. L’elogiop di Malherbe p centrale per capire questo processo. Egli seconod Boileu poneva la musa entro regole di composizione poetica precise e rigide: la parola al posto giusto (una ricerca di chiarezza e sobirietà razionale dello stesso) il ritmo regolare del verso. nel 900 la critica venne introducendo il concetto di Preclassicismo il quale rappresenta un tentative di fornire uno strumento di periodizzazione e di lettura storiografica di tre Quattro decenni considerati preparatori alla belle epoque per la presenza di autori attardés bizzarres égarés: connotazioni negative. La definizione di classicism dell’epoca, incontestata per lungo tempo, rivolve attorno alla credenza perpetuate dagli stessi teorici protagonist di quell secolo di aver ritrovato le regole universali dell’arte, pensando di essere eredi di un’antichità degna di ammirazione e questo è stato successivamente rafforzato dal fatto che I secoli successivi hanno riconosciuto in questi autori dei modelli artistici. Questo però non significa che vi è una univocità stilistica classica, ma all’interno di questo secolo vi è una pluralità di classicism di volta in volta inteso differentemente. Difatti è stato definite un classicism de Richelieu analogo, ma differenziato al regno di Luigi XIV. 2. L’osservanza della norma classica La definizione diffusa e normalmente accettata di classicism è l’osservanza della norm ache si ritiene incarnate nei modelli dell’Antichità. Il concetto di norma è ereditato per altro dal 500 la quale aveva costruito poetiche che concorrevano a stabilire regole precise concernenti l’imitazione. Infatti negli ultimi anni del 500 si era originato un dibattito sull’approccio ai modelli classici (greci latini ed italiani) mediante traduzione e imitazione. in questo dibattito emergono preponderanti come fonti l’artes poeticae antiche (orazio e Aristotele). Tutto il seicento insiste sulla nozione di imitazione degli antichi. Tale nozione ricorre per intero secolo, quale norma vincolante della poetica attraverso formule che riprendono il concetto rinascimentale di Du bellay: una imitazione che non sia celle du singe, quella della scimmia. Il

rispetto verso l’antichità non può essere assolutamente servitù, ma rielaborazione guidata dal buon senso. le regole che governano l’imitazione dei classici e la normative letteraria vengono fatte derivare dalla poetica di Aristotele assolutizzata: per questi teorici del 600 essa era la antura fatta metodo e il buon senso ridotto a principi e la perfezione poteva esser raggiunta solanto mediante queste regole. queste regole sono: il richiamo alla natura e il buon senso di cui si afferma la verità e la necessità. La nozione di buon senso riporta a quella di ragione disegnando u progetto letterario connotato da una ragionevolezza che evoca la prospettiva oraziana di mediocritas. Artistotelico è, poi, il richiama alla natura: l’imitazione dei classici va paripasso con l’imitazione della natura secondo la concezione classica dell’arte come mimesis della natura dunque come imitazione del reale. 3. Vraisemblance et Bienséance Nel 600 questa nozione di verosimigianza è esigenza di ageduamento alla natura di matrice aristotelica. A questa si connette quella di Bienséance che richiama le convenienze mondane e riassume concetti come quelli di decenza e decoro che è reinterpretazione del decorum latino. la verosimiglianza governa arti come il teatro, l’epica e le forme diverse di narrativa. Un’ossessione alla base di molteplici querelles anzitutto teatrali. nel giro di pochi anni si condifica una teoria drammatica classica ache fa della verosimiglianza il cuore della rappresenazione teatrale Intesa come mimesis della realta (ad opera principalmente di jean Chapelaine, Corneille, Mairet). La verosimiglianza diviene l’essenza della composizione drammatica. Chapelain infatti rifacendosi ad aristotele osserverà che lo scrittore farà una imitazione della realtà non quando riprodurrà essa nei suoi minimi dettagli, ma nel momento in cui indurrà lo spettatore a pensare a credere che essa sia stata riprodotta con esattezza. Il verosimile può essere superior al vero perché la valutazione estetica si gioca sulla credibilità dell’opera stessa agli occhi dello spettatore. Nello stesso anno Pierre Rapin afferma che il verosimile è tutto ciò che p conforme all’opinione del pubblico e consacrerà la poetica classica come peotica che si vasa sull’esperienza del fruitore. Egli afferma che la verosimiglianza rappresenta le cose per come dovrebbero essere ed è quindi superiore alla verità in quanto finzione. questa supremazia della verosimiglianza rispetto al vero sono connesse alla nozione di piacere: esso trova il suo statuto nella conformità all’opinione del pubblico. La poesia, dunque, trova la sua itilità solo nel momento in cui piace al pubblico, in cui è piacevole. Da questo consegue che non si può piacere se non mediante regole: di qui la necessità di stabilire regole. La verosimiglianza è in stretto rapprto con la bienséance. Esso è fatto derivare da Rapin da Orazio e diviene sostanza della peotica classicista e coinvolge situazione storica, maniere sentimenti ed espressione. Essa non deve però essere Intesa in senso assoluto come riduzione a un conduce morale corrente rigidamente applicato. Sul codice morale prevale la normative della politesse della buona educazione mondana. Come la verosimiglianza richiede la plausibilità e credibilità da parte del pubblico, la bienséance richiede la applicazione delle regole relativamente ai valori morali del pubblico. Indicativa a questo proposito è la Querelle du Cid avvenuta tra 1637 e 1638 scatenatasi sulla tragicomedie di Corneille che verte sul rispetto delle regole relative alla bienséance. Essa viene sollevata da Scudéry: il problema è relativo alla condotta immorale della rpotagonista

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femminile; chimène, la quale non urta la sensibilità del lettore e dello spettatore per la violazione del pudore che essa commette, quanto piuttosto venendo meno alla pietà filiale e alle esigenze del diritto familiar. In questo senso Chiméne è la figlia de-naturée (snaturata) ossia un personaggio che imita male la natura. L’abate d?aubignac rimprovera, poi, Corneille di avere preferito in Sophonisbe una relatà storica sconveniente al comportamento ideale del perfetto amante. La Bienséance è da mettere in rapporto ai vari generi letterari. Le osservazioni mosse al Cid dipendono dal fatto che la gravità del genere tragico esige da parte dell’eroe o dell’eroina un comportamento che non si richiede ai protagonist di una commedia. la bienséance all’interno di una stessa opera esige comportamenti diversi rispetto alla loro classe sociale: la phedre di racine non può calunniare hyppolite giacchè è un personaggio socialmente inferiore. Qui la verosimiglianza si incontra con la Bienseance perché comportamenti non conformi al rango sociale sono percepiti dal lettore come inverosimili. Infine la sia Vraisemblance che Bieanséance vogliono che si rispetti un codice comportamentale legato alla nazionalità: un uomo africano non può essere leale, d’un asiatico un guerriero etc… è necessario comunque notare che alla base della norma di bienseance abbiamo, prima di un’esigenza di moralità un’esigenza di convenienza. Essa è da intendersi in due modi: 



In rapport ai soggetti trattati: I comportamenti devono essere dunue conformi all’età al sesso alla condizione sociale, alle funzioni esercitate e alla situazione economica die personaggi In rapport alle condizioni del pubblico: bisogna cercare di parlare dei comportamenti conformementi all’opinione pubblica.

La stessa convenienza è fondata sulla precettistica classica. Dal punto di vista linguistico vi è poi una censura ancora più severa: censurati sono gli atti sessuali o sostituiti con espressioni educlorate o alla sessualità viene sostituito il sentimentalismo. Notiamo l’abbandono di un linguaggio figurato ricorrente nel comico cinquecentesco per evocare la sessualità. la bienseance poi opera interventi sul mito utilizzabile da parte die drammaturghi. La stessa vieta di rappresentare determinate azioni: quelle violente (assassin suicide stupri) che già orazio bandiva dalla scena. Questo si accompagna a interventi sulla fabula che viene modificata. La consapevolezza del fatto che una diversa sensibilità del pubblico governa le scelte degli autori nel momenti che essi intendono rifarsi ali antichi fa prendere coscienza della ineluttabile differenza fra Antichi e Moderni. Questa coscienza fa nascere la querelles più improtante che informerà le opera di tutto il 600: la querelles des Anciens e des Modernes che è fattore di coagula intorno alla nozione e alle esigenze di classicità. Querelles avvenuta tra 1687-1694. 4. Querelles des Anciens e des Modernes La querelle du Cid è legata a gelosie di autori ed ha un risvolto politico. Il successo della rappresentazione del Cid scatenanto gli attacchid ei rivali. Mairet inizia con un pamphlet che accusa Corneille di aver copiato da una commedia spagnola (Auter du Vrai Cid a son traducteur Francaise). Scurery rincara la dose. La risposta sarà una lettere apologetic del signor Corneille contenente le risposte relativamente alla critica di scudéry. In quest’ultimo non risponde alle critiche e si fa vanto del favore del pubblico. Scudéry si appella al giudizio di un’autorità superior quella dell’Academie Française fondata da Richelieu nel 1637 per istituzionalizzare una precisa

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politica artistica avente come la base il controllo della produzione letteraria con l’imposizione delle regole ritenute confacenti a una funzione di celebrazione o propaganda politica. In questo caso le regole di un classicism rigoroso. La stessa affida a Chapelaine la formulazione del giudizio. I problem affrontati sono relative alla verosimiglianza alla bieanséance delle unità d’azione di tempo e di luogo e della moralità nel quadro del progetto politico di Richelieu e dell’accademie. il classicism era strumento per l’elaborazione di una letteratura che concorra alla celebrazione del grandn siècle al fine di identificare il regno di un grande re con l’età di augusto. Un classicismo in funzione di una grandeur modern ache deve essere necessariamente francese capace di superare e perfezionare quella della classicità. il superamento del modello antico avviene grazie al modello della verosimiglianza e della biénseance. Ripropone dunque la nozione di decorum e la nozione moderna di urbanité. In questo senso il percorso di Desmarets è esemplare. Il filo conduttore delle sue attività è la cocnezione di una letteratura in funzione della ragion di stato: al servizio di Richeleu, di cui diventa drammaturgo ufficiale assecondandone progetti propagandistici, accetta il controllo da parte dell’accademie. egli si fa difensori dei moderni e sviluppa una querelle concernente l’epica, genere classico, in difesa del meraviglioso Cristiano. Egli celebra una francia Cristiana destinata a succedere all’impero romano nel suo ruolo europeo e pone il rinnegamento della attività umanistica come pagana. Nel dibattito sul meraviglioso si fondono component e motivazioni diverse: il problema del modello e di una normative che non può non essere classica e nello stesso tempo una volontà di superare I classici: vi è un problema ideologico di valutazione morale die contenuti, il problema politico e quello dell’uso propagandistico. Queste querelles viene formalizzata tardivamente da Perrault nel 1687. Nell’opera letta allacademia in onore del re (siècle de Luois le grand) offer un riassunto delle argomentazioni delle querellese trasforma le riflessioni su antichi e moderni in un panegirico in onore del sovrano. nel confront tra il secolo di Luigi e quello di augusto egli nega il dogma della superiorità assoluta degli antichi. Fontanelle l’anno seguente si schiera con Perrault rinforzando questa posizione. Boileau per contro per alcunid ecenni propone invece il modello classic come modello assoluto all’interno delle reflexions sur Login. coloro che si schierano manifestamente nel partito degli antichi non si considerano passatisti ma la fedeltà all’antichità segna un rinnovamento del gusto. Il discorso dei due partiti sono però intersambiabili nei due discorsi che Racine fa relativamente al modo in cui egli vuole far aderire il gusto modern sui modelli antichi e dall’altra l’elogio a Corneille nel momento in cui lui porta la ragione sulla scena assieme a tutti gli ornamenti linguistici che la lingua francese mette a disposizione e dunque il legame che lo stesso crea tra meraviglioso e verosimile. Ambedue le posizioni sottolineano la funzione del modello antico e la depurazione del gusto legata alla lettura dei classici quanto all’innovazione del lignuaggio sia la coincidenza di elementi opposti come verosimiglianza meraviglioso tutto riassunto nel quadro razionale della regola classica. 5. Periodizzazione barocco del 900 6. Classicismo come celebrazione del potere monarchico. La nozione di classicism non è univoca ma polisemica. Essa è relative al rapport tra produzione letterarie e la vita culturale nel suo insieme e il quadro istituzionale e ideologico del secondo quello concernente lo stato della monarchia assoluta. Dopo il regno di Enrico IV si apre un momento di ricomposizione politica e di riaffermazione dello

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stato che si incarna nella monarchia assoluta. tutte le arti sono messe al servizio del re ed è nella architettura che Luigi XIV dà sfogo a una vera passione (costruzione di Versailles). Nelle città la costruzione dei palazzi si accompagna spesso alla progettazione e realizzazione di piazza (piazza reali) luoghi celebrative della monarchia. Queste costruzioni diventano il simbolo della nobiltà e del potere monarchico. Nel panegirico per luigi Perrault identifica Versailles come nuova meraviglia del mondo che assume tre caratteri: il carattere di luogo sacrale, luogo di potere e luogo di identificazione con la nazione. Il palazzo nel poemetto attraverso un gioco retorico dell’amplificazione, relative al moltiplicarsi delle immagini del palazzo, diventa una città intera, un mondo e un universe di miracoli. Assistiamo così all’illustrazione dei luoghi stessi del potere: un’illustrazione encomiastic ache instaura un paragone continuo con l’antichità classica nella creazione di una topografia costruita secondo modelli dell’archeologia fantastica del rinascimento. Versailles diventa il centro del cerimoniale di corte e viene gradualmente teatralizzata non soltanto nell’esecuzione delle cerimonie della regalità ma anche nell’organizzazione delle feste concepite non come divertimento ma come spettacolo propagandistico. emerge qui una ideologia del grande spettacolo a fini propaganistici ereditata da enrico III di Valois che aveva visto nascere il genere del balletto di corte, il quale verrà ripreso in quest’epoca fuso ad altri generi teatrali come le pieces con à machines. Questi balletti diventano dunque celebrazioni di imprese military, imprese che Segnano la politica di espansione messa in atto da Richelieu. Il ruolo politico del teatro musicale nella celebrazione di questa politica di espansione ha come figura il sovrano re di Guerra. Lo stile di Luigi XIV diviene un classic di colorazione barocca. Un classicism il cui riferimento all’antico è scenografico mettendo in atto quella tendenza al gigantismo che già in epoca greca e alessandrina era propaganda imperial delle arti. Anche la celebrazione del sovrano come eroe classic è di gusto barocco per il contest di forte teatralizzazione: L’Eroe monarca è rappresentato come l’ordinatore demiurgico della storia nazionale da cui dipendono la pace e la vittoria.

7. Chiesa e la vita intellettuale

La tragedia 1.

Un genere in evoluzione

La tragedia rappresenta maggiormente in francia ed in europa lo scontro circa il problema dell’imitazione dei classici. La tragedia umanistica del 500 era una cosa differente rispetto a quella greca e latina: anche le volgarizzazione di originali antichi venivano sottoposte a reinterpretazioni ed adattamenti in senso di una pesante cristianizzazione. Gli argomenti accanto alle fonti mitologiche avevano soggetti derivati dalla storia antica e moderna e dalla storia bibliba. La struttura erano tragedie della morte annunciata in cui non veniva drammatizzato il conflitto e si restringeva a meditazioni e deplorazioni sull’infelicità e sulla sventura dei grandi personaggi, sottoposti a mutamenti della fortuna. Queste tragedie avevano tematiche più che altro filosofiche sviluppate in sezioni corali

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concernenti l’incostanza della sorte e la miseria umana. Il modello dunque era caratterizzato da seneca le cui tragedie erano di tipo moraleggiante. Una continuità con la tragedia umanistica alle soglie del 600 si ebbe in Antoine de Montcheritien che costruisce sei tragedie ispirate alla storia classica (La Sophonisbe, ou La Liberté) alla storia contemporanea ( La reine d’Escosse) o alla storia biblica ( David ou L’adultére; Amano u la Vanité). Sono azioni di scarsa azione drammatiche a causa dei cori di grande deplorazione lirica e i eprsonaggi none sercitano controllo sul loro destino. Lungo il 600 vi sono diversi modelli di rappresentazione tragica perché accanto alle fonti antiche sul testo agiscono anche quelle moderne appartenenti al teatro europeo e infine a generi diversi da quello teatrale (novella e romanzo). Essendo la normalizzazione classicista più tardiva possiamo distinguere due correnti: 



Un periodo barocco (primi decenni del secolo) la cui estetica trova espressione nella violenza di azione e di linguaggio che caratterizza il teatro tragico nel quale si sviluppa quel gusto per il sanguinario e il macabro già presente nel 500 mutuato dai modelli truculenti senechiani. Il periodo degli anni 30 e quaranta per il rafforzamento dell’assolutismo monarchico da parte di R. abbiamo una tragedia che vuole essere in qualche modo celebrazione del re eroe e dei valori dell’aristocrazia. Questa tragedia fonda un ordine nuovo retto dalle passioni e dall’affermazione della volontà individuale. Qui il conflitto tra uomo e dio tipica della commedia grecia slitta in conflitto tra uomo e la propria coscienza (individuo vs io)

La commedia 600esca non si evolve linearmente, ma all’interno del periodo storico abbiamo tendenze diverse che coesistono. Ad esempio Racine e Corneille e la galanterie anima un filone ininterrotto di tragedia lungo tutto il secolo. La costante della galanterie è influenzata prima di tutto da ovidio e dalle metamorfosi e dalle eroidi: da ovidio viene mutuato il rapporto amoroso quale lusus, ovvero gioco galante disincantato che si adatta alla concezione preziosa dell’eros e trasforma la tragedia e dell’epos inserendovi la grazia e il languore. Questo provoca che i miti del mondo tragico classico (edipo, arianna fedra etc…) sono riscritti all’insegna della galanteria mondana 2. Teatro della crudeltà Il teatro della crudeltà si sviluppa nello sfondo delle guerre di religione delle rivolte protestanti che minacciano l’unità del re...


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