GABRIELE D\'ANNUNZIO E FUTURISMO PDF

Title GABRIELE D\'ANNUNZIO E FUTURISMO
Course Scienze della formazione primaria
Institution Università di Bologna
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Summary

Riassunto chiaro e dettagliato di Gabriele D'Annunzio: vita, produzione letteraria ecc....


Description

GABRIELE D'ANNUNZ D'ANNUNZIO IO riassunto generale: •









Fenomeno del dannunzianesimo = importante fenomeno di costume, lo scrittore presenta un 'vivere inimitabile' tra lusso, sensazioni preziose, avventure erotiche e guerresche. Tutto ciò offriva al un'evasione fantastica dalla realtà comune, schiacciata dalla società di massa. La percezione della crisi dell'individuo = si può rilevare nei suoi scritti una crisi di una nozione di uomo, causata dalle trasformazioni nella società europea dell'epoca. Si sviluppa infatti l'industria, la società di massa, che sgretolano l'immagine tradizionale dell'individuo forte e sicuro. D'annunzio coglie questo fenomeno nei suoi romanzi, attraverso figure incerte, tormentate e deboli. L'ideologia del superuomo = per reagire alla crisi, d'Annunzio trasforma l'impotenza in un sogno di onnipotenza, elaborando la figura del superuomo, che sa imporsi sul mondo. In queste opere si rileva comunque una percezione della 'malattia' che corrode la civiltà moderna, nell'attrazione verso ciò che è malato, corrotto. L'identificazione con la natura e lo scavo nella memoria = oltre alla poesia celebrativa, spiccano liriche meno appesantite dall'ideologia superomistica, dove si manifesta la musicalità dei versi, un'identificazione con la natura che è per d'Annunzio la risposta alla fragilità dell'io. Suggestive sono anche le prose di memoria, autobiografiche dove si denota una dimensione soggettiva tormentata e perplessa, espressione della crisi moderna. Lo stile = è sontuoso e ricercato, sia per la prosa che per i versi. C'è un eccesso di ornamentazione e gonfiezza retorica. Molti passi dei romanzi presentano una sottigliezza analitica, dove lo stile è più essenziale, e forte è l'eccezionale virtuosismo della parola. Le trame sono simboliche di tante liriche anticipatrici del 900. Profonde saranno le prose di memoria degli ultimi anni.

Biografia seguendo i principi dell'estetismo, doveva essere per d'Annunzio un'opera d'arte e quindi cercò costantemente di raggiungere questo obbiettivo. Nasce a Pescara, da una famiglia borghese, studia in una scuola aristocratica: il collegio Cicognini di Prato. A soli 12 anni esordì con un libretto in versi: 'primo vere', che gli fece ottenere attenzione da parte di letterati di fama. A 18 anni si trasferì a Roma per frequentare l'università, che abbandonò presto per partecipare a salotti mondani e redazioni di giornali. Infatti, d'Annunzio per alcuni anni esercitò la professione di giornalista. Scrisse articoli di cronaca mondana, ma anche di letteratura, arte, costume.

Acquistò subito notorietà in campo letterario, spesso anche suscitando scandalo per contenuti erotici, sia per la sua vita allora scandalosa per i principi morali dell'epoca, fatta di avventure galanti, lusso duelli. Questi sono gli anni in cui d'Annunzio forma la sua maschera da esteta, dell'individuo superiore che rifiuta la mediocrità borghese, rifugiandosi in un mondo di pura arte, disprezzando la morale corrente. Il Superuomo La fase estetizzante della vita di d'Annunzio conobbe una crisi negli anni 90, lo scrittore cercò così nuove soluzioni che trovò nel mito del superuomo, ispirandosi alla filosofia di Nietzsche, un mito fatto di bellezza, energia eroica e attivistica. Per il momento il superuomo restava un vagheggiamento fantastico, di cui si nutriva la produzione narrativa e poetica. Nella realtà d'Annunzio puntava a creare un'immagine di vita eccezionale (il vivere inimitabile). D'annunzio conduceva la sua vita da principe rinascimentale, tra oggetti d'arte, stoffe preziose, cavalli e levrieri di razza a Villa della Capponcina, sui colli di Fiesole. Un ulteriore alone di mito era dato dai suoi amori tormentati, specie quello con Eleonora Duse. D'Annunzio era strettamente legato alle esigenze del sistema economico. Voleva mettersi in primo piano nell'attenzione pubblica, per vendere meglio la sua immagine e i suoi prodotti letterari. Quindi, paradossalmente, il culto della bellezza ed il 'vivere inimitabile' risultavano essere finalizzati al loro contrario, a ciò che d'Annunzio ostentava di disprezzare, il denaro e e le esigenze del mercato: proprio lo scrittore più ostile al mondo borghese era in realtà il più legato alle sue leggi. È una contraddizione che d'Annunzio non riuscirà mai a superare, ma non si accontentò più dell'eccezionalità di un vivere puramente estetico: aspirava infatti ad un attivismo politico. La ricerca dell’azione: la politica ed il teatro nel 1897 tentò l'avventura parlamentare, come deputato dell'estrema destra, esponeva le sue idee nei libri dove trattava di disprezzo per i principi democratici ed ed egualitari. Sognava una restaurazione della grandezza di Roma e di una missione imperiale dell'Italia, da parte di un dominio di una nuova aristocrazia, non più contaminata dalla società borghese. Nel 1900 passò allo schieramento di sinistra (posizione irrazionalistica). D'Annunzio cercò anche un modo più diretto per agire sulle folle e a partire dal 1898 si rivolse anche al teatro. Il teatro poteva raggiungere un pubblico più vasto che non i libri. Ma i sogni attivisti erano destinati a rimanere confinati nella letteratura, e nonostante la fama, il dannunzianesimo, l'imitazione del vate nelle idee, nel parlare, negli atteggiamenti stesse improntando di sé il costume dell'Italia borghese, d'Annunzio fu costretto in esilio in Francia, a causa di creditori inferociti. In questo

periodo si dedicò persino a opere teatrali in francese, senza però interrompere i legami con la 'patria ingrata'. La guerra e l’avventura fiumana l'occasione per l'azione eroica gli fu offerta dalla Prima guerra mondiale. D'Annunzio tornò infatti in Italia e iniziò un'intensa campagna interventista. Si arruolò volontario a 52 anni e conquistò così nuovamente attenzione con imprese clamorose (beffa di Buccari e il volo su Vienna). La guerra di d'Annunzio fu combattuta non nelle trincee, bensì in cielo, attraverso la nuovissima arma, l'aereo. Nel dopoguerra il poeta si fece portavoce dei rancori per la vittoria mutilata, capeggiando una marcia su Fiume, dove instaurò un dominio personale, sfidando lo stato italiano. Scacciato con le armi nel 1920, sperò di proporsi come duce di una rivoluzione reazionaria, ma fu scalzato da un politico più abile: Benito Mussolini. il fascismo poi lo esaltò come padre della patria, ma lo guardò anche con sospetto e infatti lo confinò a Villa di Gardone, che d'Annunzio trasformò in un mausoleo eretto a se stesso ancora vivente, 'il Vittoriale degli italiani'. Qui trascorse lunghi anni, pubblicando alcune opere di memoria e dove morì nel 1938. nei suoi 50 anni di attività, d'Annunzio influenzò fortemente la cultura italiana, e sulla politica poiché elaborò ideologie, atteggiamenti e slogan (folle oceaniche...) che furono fatti propri dal fascismo. . Lasciò un'impronta anche sul costume con il fenomeno del dannunzianesimo, segnando il comportamento di generazioni borghesi. Ispirò la nascente società di massa, e traduceva le atmosfere estetizzanti e rarefatte ad uso di lettori di mediocre cultura. Influenzò poi il cinema, che per un periodo fu profondamente dannunziano. L’estetismo e la sua crisi l'esordio letterario di d'Annunzio avviene sotto Carducci e Verga. Prime Vere + Canto Novo = Odi barbare di Carducci la raccolta narrativa di Terra Vergine = Vita dei campi di Verga il Canto novo offre una metrica barbara. D'Annunzio ricava da Carducci il senso tutto 'pagano' delle cose sane e forti, della comunione con una natura solare e vitale. Ma questi temi sono portati all'estremo e toccano i vertici di una fusione ebbra tra io e natura (futuro panismo superomistico). Non mancano però momenti di stanchezza, visioni cupe e mortuarie che fanno intuire come il vitalismo sfrenato celi sempre in sé il fascino ambiguo della morte. Sono presenti anche spunti sociali provenienti dal verismo. Terra vergine è il canto novo in prosa = verga vita dei campi

D'annunzio presenta qui figure e paesaggi della sua terra: l'Abruzzo. Ma nel libro non vi è nulla della lotta per la vita delle basse sfere e nulla dell'impersonalità verghiana, risultante dall'eclisse dell'autore. Il mondo di terra vergine è idillico, non problematico, la natura è rigogliosa e sensuali, esplodono così passioni primordiali sotto forma di un erotismo vorace, ma anche di una violenza sanguinaria. Tecnica narrativa= continua intromissione della soggettività del narratore che è l'opposto dell'impersonalità verista. Sulla stessa linea saranno -il libro delle vergini, san pantaleone, riunite poi nelle Novelle di Pescara. Anche questi testi, accanto all'interesse regionale e dialettale, rilevano compiacimento per un mondo magico, superstizioso e sanguinario. Se le novelle richiamano il regionalismo veristico, la loro sostanza profonda è del tutto estranea al gusto documentario, agli interessi sociali, alla visione positivistica del Verismo e si collega alla matrice irrazionalistica del decadentismo. I versi degli anni 80 e l’estetismo Nei versi degli anni 80 il poeta abbandona la linea del vitalismo pagano e rivela l'influenza dei poeti decadenti francesi e inglesi. - - Intermezzo di rime = giocato sulla sazietà carne viziosa e sulla stanchezza sensuale - Isaotta Guttadauro = esercizio estetizzante di recupero delle forme poetiche '400. - la chimera= sensualità perversa con immagini di una femminilità fatale e distruttrice. Queste opere poetiche sono il frutto di un estetismo dannunziano che si esprime con 'il verso è tutto'. L'arte è il valore supremo, la vita si sottrae alle leggi del bene e del male e si sottopone solo alla legge del bello, trasformandosi in opera d'arte. La poesia non sembra nascere dall'esperienza vissuta, bensì da altra letteratura (echi letterari da poeti classici, tradizione italiana, contemporanei francesi e inglesi). Il personaggio dell'esteta, si isola dalla realtà meschina della società borghese, in un mondo rarefatto e sublimato di pura arte e bellezza. L'esteta è la risposta ideologica ai processi in atto nell'Italia postunitaria, i quali, tendevano a declassare ed emarginare l'artista, togliendogli quella posizione privilegiata, oppure lo costringevano alle esigenze di mercato. (es dramma di Verga). Il giovane d'Annunzio, inserendosi negli ambienti intellettuali della metropoli non vuole essere schiacciato e vuole successo e fama. L'esteta è una forma di risarcimento immaginario di una condizione reale di degradazione dell'artista. D'Annunzio non si accontenta di sognare, vuole vivere quel personaggio anche nella realtà. Perciò si preoccupa che i suoi libri vendano sul mercato, sfruttando la pubblicità che la sua vita sfrenata gli forniva. Sfrutta anche la produzione capitalistica e propone un'immagine nuova di intellettuale, fuori dalla società borghese e fa rivivere una condizione di privilegio dell'artista.

Il Piacere e la crisi dell’estetismo D'Annunzio si rende conto della debolezza dell'esteta, che non ha la forza di opporsi realmente alla borghesia in ascesa, in un mondo lacerato da forze e conflitti così brutali. Il suo isolamento sdegnoso non può che diventare sterilità ed impotenza, il culto della bellezza si trasforma in menzogna. L'estetismo entra quindi in crisi. Il primo romanzo 'il piacere', ne è la testimonianza più esplicita. Al centro del romanzo si pone un esteta, Andrea Sperelli, un alter ego di d'Annunzio, simbolo della sua crisi e insoddisfazione. Andrea è un giovane aristocratico di famiglia di artisti. È un uomo debole, e il concetto di 'fare della propria vita un'opera d'arte arriverà come una forza distruttrice che lo priverà di ogni energia morale e creativa, svuotandolo. La crisi trova voce nel rapporto con la donna. L'eroe è diviso tra Elena Muti, la donna fatale, dall'erotismo lussurioso, e Maria Ferres, la donna pura, occasione di un riscatto di una elevazione spirituale. Ma in realtà l'artista mente a sé stesso, la figura della donna angelo è solo oggetto di un gioco erotico più perverso. Andrea sceglierà infatti Maria, ma verrà da lei abbandonato e rimarrà da solo. Nei confronti di questo 'sdoppio', d'Annunzio ostenta un atteggiamento impietosamente critico, facendo pronunciare dalla voce narrante duri giudizi nei suoi confronti. C'è un'evidente ambiguità, pur segnando un punto di crisi e di consapevolezza, il piacere non rappresenta il definitivo distacco di d'Annunzio dalla figura dell'estesa, è infatti ancora presente un gusto raffinato. Il romanzo risente di un realismo 800esco e del verismo. Ci sono ambizioni di costruire un quadro sociale, popolato da figure tipiche come aristocratici oziosi e corrotti. D'Annunzio mira a creare un romanzo psicologico, in cui contano più i processi interiori del personaggio, complessi, indagati con sottile indugio analitico, sul modello di Paul Bourget. C'è poi la tendenza di costruire una sottile trama di allusioni simboliche. I romanzi del superuomo: D'Annunzio e Nietzsche D'Annunzio coglie alcuni aspetti del pensiero di Nietzsche, forzandoli entro un sistema di concezioni. 1-rifiuto del conformismo borghese 2esaltazione dello spirito “dionisiaco” 3-rifiuto dell'etica della pietà, dell'altruismo= che mascherano l'incapacità di godersi il dionisiaco 4-esaltazione della volontà di potenza= affermazione di sé 5- il mito del superuomo D'Annunzio dà a questi motivi una coloritura antiborghese, aristocratica e imperialistica. Si scaglia contro la realtà borghese, in cui il trionfo di principi

democratici, il parlamentarismo e lo spirito affaristico contaminano il senso della bellezza, l'energia violenta e l'azione eroica tipica delle élites precedenti. L'affermazione di una nuova aristocrazia deve schiavizzare gli esseri comuni ed elevarsi attraverso il culto del bello e l'esercizio della vita attiva ed eroica. In tal modo la stirpe latina arriverà a toccare la sua forma più compiuta. Il superuomo di Nietzsche è interpretato da lui nel senso del diritto di pochi esseri eccezionali ad affermare sé stessi. Il dominio di questi esseri deve tendere a una nuova politica aggressiva dello stato italiano, avviandosi a domini imperiali, come l'antica Roma. Il superuomo e l’esteta il nuovo superuomo non nega la precedente immagine dell'esteta, ma la carica di un nuovo significato. La bellezza è essenziale nel processo di elevazione di poche eletti9. L'estetismo, quindi, sarà uno strumento di una volontà di dominio sulla realtà. L'eroe dannunziano adopera la bellezza per imporre il dominio di una élite violenta e raffinata insieme. Il mito del superuomo è un tentativo di reagire alla tendenza della società capitalistica moderna, ma è un tentativo che si oppone alla direzione che proponeva il mito dell'esteta, poiché affida a lui una funzione di 'vate', guida, quindi una missione politica. D'Annunzio non si piega ad accettare la sorte comune dell'intellettuale e mira a ritrovare un ruolo sociale. Poiché l'offerta non gli viene offerta dalla società, d'Annunzio propone a sé stesso il compito di profeta di un ordine nuovo, che ponga fine al caos del liberalismo borghese, della democrazia, dell'egualitarismo. Il risarcimento non è più solo immaginario, come nell'estetismo, bensì prende vita nella realtà, trasformandosi in azione. Il trionfo della morte (Gattopardo) Il trionfo della morte, 4 romanzo di D'Annunzio, propone una fase di transizione della nuova figura mitica, con una ricerca frustrata di soluzioni. L'eroe, Giorgio Aurispa, un esteta che convive con un'oscura malattia interiore, che lo svuota delle energie vitali (Andrea Sperelli). Giorgio va alla ricerca di un nuovo senso della vita, aspirando a equilibrio e pienezza. D'Annunzio, cerca una nuova definizione dell'intellettuale, libero dal peso del vittimismo e della sconfitta. Un breve rientro nella sua famiglia accresce la crisi dell'artista, che immergendosi nella nevrosi familiare rivive un conflitto col padre, privandolo delle energie vitali. Per questo, Giorgio, identificherà suo zio Demetrio come una nuova figura paterna. La ricerca porta poi Giorgio a riscoprire le radici della sua stirpe, insieme alla donna amata Ippolita Sanzio. Si trasferiranno in un villaggio abruzzese sulle rive dell'adriatico,

riscoprendo volti antichi della sua gente con credenze magico-superstiziose e fanatismo religioso esaltato. L'esteta è disgustato da questo mondo barbaro, soprattutto dopo aver visto i malati nel pellegrinaggio e la sua ricerca quindi fallisce. Fallisce anche la via del misticismo religioso. La soluzione gli si affaccia nel messaggio dionisiaco di Nietzsche, ma l'eroe non è pronto, è infatti frenato dalle forze oscure della sua psiche, che si manifestano in Ippolita, simbolo della lussuria, che consuma le sue forze. Prevalgono in lui le forze negative della morte, al termine del romanzo, infatti, Giorgio si uccide trascinando con se la sua 'nemica'. Il suicidio è come il sacrificio che libera d'Annunzio dal peso angoscioso delle sue problematiche. Soppresso quel suo alter ego malato, egli si libera e si sente prono a affrontare un nuovo cammino, senza essere più vittima tormentata ma energico dominatore. Le vergini delle rocce segna una svolta ideologica radicale. D'Annunzio propone un eroe forte e sicuro. Il romanzo è stato definito il 'manifesto politico del superuomo', contiene l'esposizione più compiuta delle nuove teorie aristocratiche, reazionarie e imperialistiche di d'Annunzio. L'eroe, Cantelmo Claudio, sdegnoso della realtà borghese, vuole portare a compimento l'ideale tipo latino e generare il superuomo, il futuro re di Roma, che guiderà l'Italia a destini imperiali. Però, è possibile cogliere ancora segrete perplessità e ambiguità. La decadenza, la morte sono interessi di d'Annunzio e sono rovesciate in positivo, facendone la condizione dell'affermazione dell'eroe. Raggiunta questa dimensione l'artista non deve temere più morte, malinconia e le forze disgregatrici, tutto gli è permesso. Per questo l'eroe va a cercare una donna che con cui mettere al mondo un futuro superuomo. Deve scegliere tra tre fanciulle di una famiglia della nobiltà borbonica. L'eroe scende in questo scenario di decadenza, morte ecc… e se ne ritrova però prigioniero, il suo attivismo eroico viene sconfitto. Anche la scelta sarà ambigua. Non riesce a scegliere. In realtà sceglie Anatolia, simbolo di forza interiore, ma questa non può seguire l'eroe in quanto deve occuparsi della famiglia. L'eroe quindi passa a Violante, donna fatale, simbolo di n Eros perverso, un'immagine do morte (nemica). I protagonisti dannunziani restano sempre deboli e sconfitti, la decadenza agisce sempre su di essi. Le vergini delle rocce dovevano essere portate avanti da due romanzi completando il Ciclo del giglio, ma non furono mai realizzati. Forse che sì forse che no Dopo un decennio di stop, d'Annunzio torna con un romanzo 'forse che si forse che no', con al centro l'affermazione superomistica. Il protagonista, Paolo Tarsis, realizza la

sua volontà in volo. D'annunzio si offre come celebratore di un simbolo della realtà moderna, la macchina. Ma al superuomo si oppone la 'nemica', donna sensuale e perversa: Isabella Inghirami. Tuttavia, l'eroe trova una via di liberazione, mentre cerca la morte, con l'aereo in mare, viene assalito dal desiderio di vita e compie una grande impresa, atterrando sulle coste della Sardegna. Le nuove forme narra narrative tive Questi romanzi si allontanano dal modello naturalistico del piacere. Il trionfo della morte è un romanzo psicologico, la visione è soggettiva del protagonista con dinamiche interne. La vicenda si svolge tutta nella mente di Giorgio. L'eroe di d'annunzio rifiuta il mondo sociale e si chiude in sé stesso, per questo tutto si svolge nella sua mente e la realtà esteriore non può essere oggetto di rappresentazione diretta. Il racconto è poi percorso da una fitta trama di immagini simboliche. Esempi: -suicidio = che anticipa quello finale di Giorgio. -bocca di Ippolita paragonata a un fiore= paura di essere inghiottito come per i due bambini: uno è affogato, risucchiato nell'acqua e uno è risucchiato dalle streghe. Le vergini delle rocce invece, alterna parti oratorie a parti giocate sul simbolismo. Esempi: -vecchia casa = immagine decadenza e morte -rocce = tensione del superuomo -tre principesse= clima mitico e favoloso In Forse che si forse che no riprend...


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