Giovanni pascoli - Poetica, tematiche e scelte lessicali PDF

Title Giovanni pascoli - Poetica, tematiche e scelte lessicali
Author Anonymous User
Course Italiano anno 5
Institution Liceo (Italia)
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Poetica, tematiche e scelte lessicali...


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Giovanni pascoli Nacque nel 1855 da una famiglia numerosa ed agiata fino a che, al compiere dei suoi 12 anni venne ucciso il padre ma poté comunque continuare a studiare divenendo poi un professore: quando parlava di famiglia si riferiva sempre a quella di origine a cui rimase legato e, ancorato a questo ricordo, non riuscì a sposarsi sentendosi tenuto a rimanere lì con le sorelle. Quando Ida si sposa, Giovanni e Mariù videro ciò come un tradimento e comprarono una casa cercando di ricostruire il nido familiare in Toscana: intitolerà un suo lavoro I canti di Castelvecchio proprio per simboleggiare questo guscio protettivo dal cui lui vede la realtà esterna. Intanto era diventato un intellettuale a 360 gradi tant’è che scrisse anche opere in lingua latina e vinse per tanti anni di seguito un concorso ad Amsterdam. Scrisse un discorso pubblico la Grande Proletaria si è mossa poiché credeva fosse giusto che l’Italia ammettesse la Libia: possiamo dire che era per il nazionalismo colonialista. Il 21 novembre 1911 Pascoli tiene un discorso al Teatro comunale di Barga nel quale esprime la sua entusiastica adesione all’impresa libica. La guerra in Libia e la polemica che avvenne in Italia prima dell’intervento (1910) sono considerate dagl8i storici come una premessa del coinvolgimento italiano nella Prima Guerra Mondiale. In questo brano Pascoli riferendosi alla grandezza dell’antico Impero Ormano, iene conto della giusta autodeterminazione dei popoli libici: i toni un po' razzisti anticipano quelli più dichiarati e marcati degli interventisti e di D’Annunzio. Il socialismo di Pascoli è utopico, non scientifico poiché la giustificazione dell’intervento militare (“non si può fare altrimenti”) trova fondamento nel fatto che i proletari italiani non dovranno più emigrare in massa in tutto il mondo, in cerca di migliori condizioni di vita, ma andando in Libia, si sentiranno come in patria a tutti gli effetti. Il socialismo invece ripudia le guerre di conquista, accettando solo quelle di difesa, e deplora le cause economiche, nazionaliste, imperialiste delle guerre. Cresce in un fervente positivismo darwiniano, basti pensare alla sua spiccata precisione in zoologia, botanica, ecc. essendo però un poeta decadente, supera il determinismo evoluzionista: poesia ed arte possono meglio illuminare gli spazi oscuri lasciati dalla scienza nella realtà disgregata e frammentaria. In accordo con la filosofia decadente, spesso per comprendere la realtà serve sognare ed estraniarsi dalla stessa, si attua allora una corrispondenza fra io e mondo e si annulla la separazione tipica invece dei veristi per una visione soggettiva. Affonda le radici nel Romanticismo riconoscendo il voler tornare alle origini: dentro di noi deve esserci la voglia di ritornare alle condizioni di fanciullino, una condizione quiescente che il poeta riesce ad attivare riuscendo a gioire delle cose come per la prima volta vi si approccerebbe un bambino. La poesia ci permette di conoscere le cose in maniere alogica, immaginosa mentre il poeta è dotato di una vista più acuta poiché la scienza non può fornirci la chiave di volta della realtà. Virgilio insegnava ad amare la vita abolendo al guerra fra i popoli e Pascoli crede, nonostante dopo la morte del padre scopra la violenza che regola la società, che attraverso la poesia si possano veicolare messaggi di speranza, amore, fratellanza. Le facoltà del fanciullino nella loro primitiva semplicità permettono un livello di conoscenza superiore rispetto a quello che gli uomini possono raggiungere con i sensi e la ragione. Pascoli, attuando un rovesciamento del positivismo, crede che la scienza, anziché esaltare l’individuo, lo abbia reso consapevole dei suoi limiti. Ai poeti è dato il compito di superare gli schemi interpretativi della realtà, il poeta è in grado di cogliere il mistero che si nasconde sotto le apparenze, poiché conserva intatte le facoltà del fanciullino.

Temi e tecniche stilistiche Pascoli possiamo classificarlo in  

Decadente: la grande novità della poesia pascoliana sia nelle tematiche, lo scavo nel profondo dell’animo umano, e nelle tecniche di composizione; Ideologico: si presenterà con dei miti un po' esasperati

Diversamente da D’Annunzio, Pascoli è decadente di suo, non rielabora modelli francesi ma vive e diventa testimone delle inquietudini della sua età: non è un poeta maledetto come Baudelaire anzi vive un’esistenza tipicamente da piccolo borghese, sobria, vive appartato con la sorella e ne celebra i valori tra cui ad esempio la proprietà privata. La poesia per lui non è civile, celebrativa, bensì ha valore pedagogico perché è poesia pura e proprio questa ci insegna i valori più veri, siamo consapevoli di vivere un’esistenza dolorosa per cui la poesia ci aiuta a curarci. Salinari individua in lui dei miti, come per D’Annunzio poteva essere il superuomo, in Pascoli ritroviamo il fanciullino con l’esaltazione dell’ingenuità, della bontà, accompagnato dal tema del nido, il rapporto con i morti, l’ideale del familismo, cioè esasperazione della famiglia, l’accontentamento. Spesso carica delle immagini di forte valore simbolico, come nel caso degli uccelli che diventano protagonisti delle sue poesie tra cui l’assiolo il cui verso diventa simbolo della condizione del poeta, oppure la digitale purpurea il fiore della morte e dell’amore, un simbolo inquietante, come per il gelsomino notturno emergono le sue ossessioni psicologiche. È il poeta dell’irrazionale, come faranno nella narrativa Svevo e Pirandello: il tempo di Pascoli corrisponde con la rivoluzione industriale, dinanzi a ciò Pascoli è un po' anacronista ed inconsapevole con ciò che sta avvenendo in gran parte dei suoi brani. In altri invece dimostra una grande consapevolezza poiché a seguito della morte del padre denuncia l’espropriazione dal luogo in cui vive avvicinandosi un po' all’espropriazione che visse Virgilio. Si parla di simbolismo impressionistico attraverso cui Pascoli dà valore al particolare che non rimanda ad un concetto preciso, realistico ma ad una natura allusiva, sospesa, simbolica. La novità avviene soprattutto a livello formale, diciamo che utilizza anche il pregrammaticale ed il postgrammaticale, cioè tutte le tattiche che precedono la regola (onomatopee, versi, esclamazioni) che ispirerà anche i futuristi ed il tono dimesso, mentre il postgrammaticale è un linguaggio tecnico-specialista (zoologia, botanica) con il quale influenza le avanguardie novecentesche ed i crepuscolari. Per quanto riguarda la sintassi, elimina il periodo complesso ed alogico invece utilizza la coordinazione, la paratassi, l’asindeto (accostamento di una frase all’altra), l’ellissi del predicato, il rifiuto della logica che, andando avanti su questa strada vi sarà il rifiuto della punteggiatura e della chiarezza del discorso nei futuristi. Pascoli non ha una chiave interpretativa unica della realtà per cui tende ad un relativismo senza punti di riferimento esterni ed oggettivi (anche Pirandello e Svevo). Non c’è un solo lessico, Pascoli cerca parole di ogni tipo, gergo e dialetto, tecnicismi di nomi di uccelli e piante, parlato colloquiale che fornisce il tono dimesso. Ciò che caratterizza il decadentismo è proprio al mancanza di certezze, di verità da trasmettere: sono caduti tutti i punti di riferimento per cui si sfocia nel relativismo, egli costruisce un sistema di pensiero ma privo di certezze da trasmettere se non che viviamo nel dolore e dobbiamo fraternizzare, solidarizzare fra noi uomini. Il rapporto tra io e mondo per Pascoli è critico perché è caduta la certezza logica, da questo momento in poi la poesia diventa analogica ed irrazionale: anche l’aspetto fonico dei suoni presenti sottintendono un mistero, si parla per questo di fonosimbolismo, caratterizzato da assonanze, allitterazioni, onomatopee non per rappresentare la realtà bensì per testimoniare che la realtà è sconosciuta. Nel paesaggio convivono i segni della vita e della morte che convivono spesso in modo drammatico: Pascoli di fronte alla realtà inquietante, ritorna al nido che rappresenta l’unico rifugio che può assicurare sostegno e aiuto. In conclusione, le poesie di Pascoli, solo apparentemente semplici e rassicuranti, in realtà scardinano radicalmente le strutture poetiche tradizionali: Giacomo De Benedetti ha parlato di una “rivoluzione inconsapevole”.

Myricae

Continua a riprenderla e ad aggiungervi poesie lavorando contemporaneamente su diversi piani: non abbiamo le “fasi” distinguibili in Carducci o D’Annunzio, ma in Pascoli abbiamo la continuazione su vari stili. È una personalità europea, ciò vuol dire che le poesie pascoliane rappresentano un’innovazione. Il titolo della raccolta fa riferimento a due elementi della formazione del poeta  

La civiltà contadina, l’aspetto della conoscenza di botanica, zoologia La civiltà classica, infatti la parola viene della IV ecloga di Virgilio che dice “muse siciliane cantiamo qualcosa di un po' più grande, non a tutti giovano gli arbusti e le umili tamerici”, quindi non a tutti piace la poesia bucolica, agreste. Pascoli lascia solo “giovano gli arbusti e le umili tamerici”, evidentemente ha un intento di rivisitazione.

Persistono gli stessi temi  Lutto e morte del padre  Memoria e ricordo  Dolore, sofferenza di vita visibile osservando la natura come per Leopardi: mentre per lui la natura è matrigna, per Pascoli è dolce, protettiva, il male sulla terra è dovuta alla storia ed alla società  Elementi naturali  Il nido e la fuga dal mondo  Tutte partono con la descrizione naturale e apparentemente semplice, dietro però vi si cela unav complessità interiore, la natura non viene descritta oggettivamente ma ne emerge la soggettività dell’autore che porta alla caduta delle certezze positivistiche secondo cui con la scienza si possa arrivare alla comprensione della realtà....


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