Gli Ortodossi di Enrico Morini PDF

Title Gli Ortodossi di Enrico Morini
Author DOMENICO DE SIMONE
Course Storia moderna
Institution Università di Bologna
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STORIA E ISTITUZIONI DELLA CHIESA ORTODOSSA Gli Ortodossi di Enrico Morini 1 L’ORIENTE DELL’OCCIDENTE Le provocazioni di un cristianesimo diverso Se ci si imbatte nel cristianesimo orientale si può entrare in un mondo quasi diverso da quello a cui si è abituati, e per diversi aspetti esso rappresenta una sorta di provocazione. Già a partire dal segno della croce, che nella nostra consuetudine va da sinistra a destra, si traccia da destra verso sinistra, ma non solo.Diversi aspetti sono simbolo di un’esperienza religiosa fondata sul senso del sacro come ad esempio la prostrazioni davanti alle icone oppure alle reliquie dei santi oppure l’uso di oggetti che rendono suggestivo l’ambiente come le candele oppure l’ampio uso dell’incenso (cosa che sta venendo sempre di meno nella chiesa occidentale), le connotazioni rappresentative del clero come lunghi capelli e barba bianca, i paramenti che stabiliscono un aspetto di sacralità non da poco. Molte differenze esistono tra le due professioni : partendo da un esempio classico e semplice come il vestito che nell’ortodossia accomuna tutto il clero (abito lungo e nero) e che nel cristianesimo invece vede la divisione tra le diverse classi ecclesiastiche, oppure il diverso punto di vista sull’iconografia, dove per l’ortodossia l’icona è facente parte di venerazione e di un ruolo all’interno della liturgia. Nonostante tutto però l’ideale di vita del fedele ortodosso risulta essere alienante, distaccato dai problemi concreti dell’esistenza : per egli infatti è primario il lottare il male all’interno del cuore dell’uomo anziché la lotta contro il male all’interno della società ( così facendo si evita di finire nel volontarismo morale). Legato a questo ideale si trova la dialettica tra il credere e l’agire : se nel mondo occidentale si tende a svalutare il dogma religioso per trovare il consenso etico tra le diverse culture, invece l’ortodossia sottolinea il valore importante della professione della retta fede, in ordine alla salvezza (prevalenza dell’essere sul fare).

Tra suggestione dell’esotico e pregiudizio dei luoghi comuni Ma l’orientale chi è sostanzialmente? La concezione medievale dell’orientale (prendendo l’esempio dei fiorentini in base al concilio d’unione delle chiese del 1439) si basava appunto su l’orientale ortodosso, nonostante Marco Polo avesse raggiunto la Cina ampliando

così il concetto dell’Oriente, poiché era quello che rappresentava l’affinità. Con le successive scoperte del 1500, il senso orientale degli ortodossi venne sempre più a ridimensionarsi (in ambito culturale/geografico), e successivamente legando il cristianesimo come un fenomeno di carattere culturale/religioso occidentale, l’ortodossia non è altro che l’oriente nell’occidente. Il non vedere di buon occhio la dottrina ortodossa, spinge il cristianesimo a concepire la chiesa orientale come qualcosa di grande o sconosciuto o peggio ancora di grande e misconosciuto ( conoscere male è peggio di non conoscere affatto). Di primo impatto l’ortodossia viene percepita come la Chiesa dello splendore liturgico nella quale il fondamento principale è l’estetismo che si sviluppa attraverso i paramenti caratterizzati da tessuti multicolori e preziosi, l’incenso da un sapore intenso di fiori e dai canti dolci e solenni, ma andando oltre l’ortodossia diviene una cosa assai semplice, fedele al patrimonio dogmatico come presupposto alla salvezza. Con un’analisi più approfondita ci si imbatte in quella che è la Chiesa dagli incerti confini tra autorità civile ed istituzione religiosa indiziata per essere propensa ad aderire a richiese o proposte a livello costituzionale non solo nella prassi ma anche nella teoria, cedendo così a compromessi con il potere. Sul piano della cultura religiosa del nostro paese si può incappare in un tipo di misconosceva, associando l’ortodossia alla Chiesa dell’immobilismo e del conservatorismo religioso dando così una spiegazione sullo speculazione teologica rimasta ancora ai problemi dei primi secoli cristiani risultando essere troppo ripetitiva come i modelli delle icone riprodotte sempre nella stessa maniera. Un altra misconoscenza presente nel credo italiano si applica nel giudicare l’ortodossia come la Chiesa della spiritualità incarnata, che si pone lontana dalle esigenze più vitali dell’uomo (sopratutto attualmente) e si rifugia in un misticismo fuorviante al discapito del considerare i problemi assai concreti.

Un cristianesimo complementare, ma non di completamento Quando un turista si ritrova a visitare un luogo di culto come può essere una chiesa od una moschea si trova, magari esente da interesse religioso, ad avere un contatto ravvicinato con l’universo religioso del posto in cui è. Sebbene viaggiando per Inghilterra oppure Europa Centrale, ci si imbatte in chiese protestanti, non si nota questa lontana differenza dal cattolicesimo, cosa che invece risulta impossibile se si entra nelle chiese ortodosse della Romania o della Russia citando due esempi meramente a caso. A primo impatto, come nel primo esempio citato l’architettura del tempio è medesima, mentre nella chiesa greca è tutto caratteristico, l’altare viene nascosto da l’iconostasi. Ma nonostante ciò le funzioni svolte tra mondo ortodosso e mondo cattolico sono le medesime, cosa che invece tra cattolicesimo e protestantesimo non avviene, causa le

diversi diatribe teologiche. C’è da dire però che sul piano culturale oriente ed occidente sono diversi ma per singoli aspetti lo sono diventati. Sin dall’età dei Padri (Padri latini e Padri greci) le molteplici discordanti hanno portato ad una sorta di divisione sul piano del messaggio cristiano, definendo così due aree importanti nel bacino del Mediterraneo (romano africano e siropalestinese ed egiziano), si può attribuire la fisionomia cattolica ad Agostino d’Ippona ed ai papi Damaso e Leone, come invece la fisionomia ortodossa viene associata a San Gregorio Teologo. Basti considerare in forma simmetrica le anafore : la più antica usanza risale ai tempi di Gregorio Magno (canone romano), mentre per gli ortodossi prendendo in esempio quella della Quaresima è stata riconosciuta dopo diversi studi dalla grande area della Cappadocia (Asia Minore). Ma non è solo questa la grande differenza, anche sul piano culturale le due confessioni sono assai differenti : cattolici e protestanti condividono le stesse opzioni culturali ma hanno divergenze su concetti dogmatici, mentre l’ortodossia e cattolicesimo, sebbene presentino profonde diversità culturali, possono comunque vantare di vivere una piena comunione di fede e di vita sacramentale. Se nel medioevo la chiesa latina e la chiesa greca formalizzavano attraverso polemiche di ambito dottrinale o canonico/disciplinare il conflitto, erano comunque meno distanti di quanto non lo siano ora, le due realtà non erano così differenti da impedire l’unità, ma la diversità si è tramutata in alterità quando è venuta a mancare la consapevolezza che oriente ed occidente fossero le due componenti essenziali della civilizzazione cristiana dal punto di vista della cultura di religione.

2 La rottura dell’unita della Chiesa dei Padri Lo scisma tra Roma e Costantinopoli : leggenda e realtà. Il termine ortodossia veniva associato alla Chiesa Romana, e che quella realtà presente allora era classificata come una frangia di orientali scismatici oppure dissidenti, sebbene più tardi l’ortodossia sia diventato il credere rettamente rispetto alla positività dell’agire. L’autodefinirsi ortodossi, nel momento in cui la chiesa esprime la propria identità comporta una prefazione, per la quale anticamente ortodossa e cattolica professavano la Chiesa indivisa dei primi secoli, ma che poi nel presente questi de termini vanno ad indicare per il primo l’universalità del mondo cattolico romano e per la seconda un’enfasi ortodossa più sulla via dogmatica che canonico disciplinare. Quando però si può parlare di Chiesa ortodossa e di cristiani ortodossi? Diverse sono le opinioni sull’argomento : per il cattolico la Chiesa ortodossa nasce con lo scisma ( dapprima concepita come chiesa orientale), mentre per l’ortodosso la nascita della sua Chiesa risale al periodo di età apostolica o subapostolica, o comunque dal momento in cui la tradizione cristiana ha elaborato la propria identità rispetto al patrimonio comune.

Cronologicamente parlando è divulgato il mito dell’anno 1054 (da sottolineare che non viene mai citato da fonti greche), viene citato in maniera approfondita dalle fonti latine per il quale il legato papale Umberto di Moyenmoutier entra nella Grande Chiesa di Santa Sofia per deporre sull’altare la bolla di scomunica, in nome di Leone IX già deceduto, una settimana più tardi sarà Michele Cerulario a sua volta a scomunicare la chiesa cattolica. E’ importante evidenziare come le scomuniche di entrambe le Chiese non hanno coinvolto tutta la gerarchia ecclesiastica (per i latini gli scomunicati erano il patriarca di Costantinopoli, arcivescovo di Bulgaria Leone e il sacellario Costantino, mentre per i greci gli scomunicati erano Umberto e gli altri due legati ed infine gli alleati come i normanni). Sicuramente fu un momento di alta tensione, ma mai quanto quello accaduto circa due secoli prima quando entrambi i rappresentati delle due Chiese si scomunicano a vicenda (nel 867 patriarca Fozio e Nicola I si erano deposti), ma essa fu vista non come una divisione totale tra le Chiese ma solamente con un rottura di rapporti tra entrambi i vescovi, la separazione passava solo all’interno delle due Chiese. Se molti nemici del Patriarca avevano trovato un’alleanza con il Papa romano, Fozio si rivolse allora alla Chiesa di Ravenna che già in passato era stata in conflitto con quella di Roma. Già anni addietro le due Chiese avevano passato momenti di scontri (da 482 con lo scisma acacio fino al 843 con la conclusione della crisi iconoclastia), non sono altro che momenti in cui il papato e gli ortodossi si alleano per combattere l’eterodossia degli imperatori e da patriarcati loro alleati. L’impossibilità di attribuire una data precisa all’aprirsi dello scisma è data dal fatto che i motivi di dissenso non operarono mai in un momento preciso, ma solamente in alternanza. Al tempo dello scisma tra Fozio e Nicola I il contesto era di mero ambito teologico (Filioque), mentre in quello del 1054 la divergenza si basa sulla questione dell’eucarestia per cui la Chiesa Latina riteneva che il pane dovesse essere azzimo contrariamente a quello che riteneva la Chiesa Ortodossa, ossia che il pane dovesse essere lievitato : ma lo strappo dell’XI secolo non venne più ricucito a differenza del precedente (da sottolineare che i legati romani avevano proibito ai latini di assistere alle celebrazioni ortodosse). Ma nonostante un tentativo da parte della sede di Costantinopoli di riallacciare i rapporti tra le due Chiese, esso fallì quando salirono ai vertici le due nuove figure delle rispettive parti occidentali ed orientali che avviarono un programma di rinnovo totalmente differenti [Michele Cerulario che sosteneva la superiorità del patriarca sull’imperatore e dall’altra parte i promotori della Riforma gregoriana (centralismo papale, simonia)] Nello scisma del 1054 viene però fatto presente che il nome del Papa non era più ricordato durante le liturgie ortodosse di Costantinopoli indi per cui ci si chiede quando esso finì di essere menzionato nel dittici (tavolette a due valve aperte sull’altare). Con tutta probabilità il periodo è quello dello Scisma dei due Sergi (Papa Sergio IV 1009-1012 e patriarca Sergio II 1001-1019). Il papa romano avrebbe aggiunto nell’articolo del

simbolo di fede relativo alla processione dello Spirito Santo dal Padre la formula > mentre il patriarca avrebbe smesso di menzionarlo poiché considerava il papa e l’azione eretica. La cancellazione del nome del papa dai dittici non comportava la scissione dalla Chiesa Latina, ma semplicemente esprimeva la denuncia del fatto che sul trono di Pietro si era insediato un eterodosso. Lo scisma perdurò fino al 7 Dicembre 1965 quando a Roma ed a Costantinopoli, finito il secondo concilio Vaticano, entrambe le Chiese cancellarono le scomuniche che fino ad allora erano ancora vigenti. Si deve comunque dire che la data dello scisma non è virtuale solo per noi viventi il presente, ma lo fu anche per Alessio I imperatore che nel 1089 fece cercare negli archivi patriarcali il documento che di fatto sanciva l’effettiva rottura canonica tra le due Chiese, ma non fu mai trovato quindi sostanzialmente le due Chiese si ritrovarono di fatti divise, senza sapere da quando, pur sapendo perché lo erano : la teologia trinitaria (differenza di processione dello spirito santo) , ecclesiologia (contrasti sul primato della Chiesa di Roma) e l’escatologia (dottrina sul destino delle creature : gli ortodossi non avevano mai considerato l’esistenza del Purgatorio) indi per cui si erano venute sempre di più divaricando. La visibilità canonica dello Scisma si è delineata attorno al XIII secolo a causa della Romania latina (dilagare degli occidentali nell’oriente causa crociate e creazione di Stati Latini). L’impossibilità di lasciar governare la stessa diocesi (dei territori conquistati) due vescovi si venne così a determinare lo scisma anche su piano giudirico-disciplinare. Dopo la crociata di Costantinopoli nel 1204, il vecchio patriarca greco venne esiliato e posto un patriarca latino affianco dell’imperatore latino, il legittimo morì in Tracia lasciando così eredi a Nicea accanto all’imperatore greco. La crociata del 1204 non va svalutata, anche perché vi furono atti da parte dei crociati di totale mancanza di rispetto verso gli ortodossi, a cui vennero trafugate reliquie ed icone. Tutt’oggi gli ortodossi rimproverano gli aggressori non di un atto imperialistico, ma di un duplice crimine religioso : aver uguagliato in violenza e crudeltà (sebbene fossero cristiani) quanto fatto dai barbari pagani ed in secondo luogo di non aver considerato i nemici ortodossi come cristiani.

Dinamiche e possibili cause della separazione Per l’ortodosso la l’icona ha lo stesso valore simbolico della croce nella funzione del culto : è impossibile celebrare la messa senza almeno due icone, raffiguranti Cristo e la Madre di Dio : esse sono indispensabili durante la preghiera personale. D’altro parere invece è la Chiesa occidentale, che vede quadri e statue di Cristo come un aspetto secondario. La venerazione per le immagini sacre ha ricevuto (da VIII secolo) una giustificazione teologica tanto da diventare espressione visibile della rettitudine di fede. Ma questa elaborazione teorica è stata causa di una contestazione di cui le immagini sacre furono oggetto dai primi decenni del VIII secolo a Costantinopoli. Avvenne il periodo

dell’Iconomachia (lotta alle icone) voluta dagli imperatori dottrina ufficiale della Chiesa. In modo parallelo invece nel mondo occidentale il culto eucaristico, cioè esposizione ed adorazione dell’Ostia consacrata (estraneo all’ortodossia) perché nel medioevo venne messa in discussione più di una volta la presenza di Cristo nelle specie eucaristiche. Così come è impossibile stabilire per lo scisma una cronologia inequivocabile, non si può nemmeno stabilire un numero limitato di fattori scatenanti. La causa è sì unica ma di carattere generale, essa va riconosciuta nel fenomeno storico, comune in un determinato momento ad entrambe le Chiese di assolutizzazione della propria tradizione e della conseguente assunzione di essa a parametro indiscusso della retta fede : se la tradizione è avvertita come misura di ortodossia e di ortoprassi tutto ciò che è differente da essa si trova al di fuori della verità del credere e dell’agire. La diversità diventa un fattore antagonistico che porta all’alterità : lo scisma per tanto è un lento processo di reciproca incomunicabilità. Le due Chiese vennero a trovarsi in uno stato di scisma quando confusero il concetto di unità della Chiesa, alla quale il pluralismo culturale conferisce bellezza con quello di uniformità, nella quale tradizioni particolari anziché integrarsi si sovrappongono. Si possono considerare i diversi punti di dissenso, emersi di volta in volta nel contenzioso tra occidente ed oriente per verificare l’impossibilità di attribuire a uno solo di essi. La controversia degli azzimi rappresenta un fenomeno esemplare e si tratta di uno scontro tra due diversi codici di lettura della stessa realtà sacramentale. L’assenza del lievito esprimeva per l’occidentale l’assenza del male (il fermento, il lievito) nella materia sacrificale, mentre per l’oriente il lievito esprimeva la presenza di Cristo di un’anima umana creata e facendo fermentare la pasta segnava il discrimine tra i molteplici sacrifici antichi, sterili ed imperfetti e il sacrificio nuovo, unico in quanto vivificato. Un altro aspetto della controversia del 1054, da parte latina venne ripresa la relazione sull’origine dello Spirito Santo (nata durante lo scisma con Fozio) all’interno della vita trinitaria : le constatazione di Padri latini e dei Padri greci divergono da questo punto sin dal IV secolo, ma entrambe le Chiese ritennero che la differenza avrebbe dovuto compromettere la reciproca comunione. Per il cattolicesimo il principio di unità all’interno della Triade divina, ciò che dà unità d’essenza alle tre sussistenze individuali (Padre, Figlio e Spirito Santo, le persone secondo terminologia latina) è la natura comune ; per l’ortodossia è invece la persona ipostasi del Padre che adempie alle funzioni di fonte, scaturigine della divinità per altre due ipostasi. Ne deriva che, per la teoria ortodossa postulare a processione dello Spirito Santo assieme dal Padre e dal Figlio (come fa la teologia cattolica), implica la negazione della monarchia (unità di principio) del Padre all’interno della Triade, introducendo anche la seconda causa, ossia un’ulteriore origine divina ossia l’ipostasi del Figlio (sebbene i padri precisano che lo Spirito santo procede dal Padre e dal Figlio come da un “unico principio”).

Già Fozio nel momento in cui nega valore dogmatico alla dottrina trinitaria dei padri latini, la ritiene semplicemente imprecisa o mal formulata sotto l’impulso di urgenti necessità pastorali, nel momento in cui persiste l’arianesimo nelle aree periferiche dell’occidente latino. Il mutare del quadro geopolitico, che pronuncia un distacco sempre più pronunciato del papato dall’impero romano d’oriente ha il suo corrispettivo sul piano culturale nell’allineamento della Chiesa romana alla sensibilità ecclesiologia e teologica franco-germanica con la riforma gregoriana e successivamente con il Dictatus Papae si misura quanto si siano venute a divaricare le diversità ecclesiologiche. La polemica ortodossa contro il Papismo per la sua pretesa di un dominio mondiale non farebbe sospettare che l’autentica ecclesiologia ortodossa ammette invece un primato con una precedenza al vescovo dell’antica Roma. Se per la Chiesa ortodossa sul piano teologico-sacramentale nessun vescovo è riconosciuto superiore all’altro, invece su quello canonico-disciplinare essa non ha mai dubitato che il primo posto spetterebbe a quello del vescovo di Roma (inteso come capo di tutti i papi oppure vertice del sacerdozio). Come concezione si è lontani sia dal Pastor Aeternus del primo concilio Vaticano (1870) , in cui il pontefice romano fu proclamato infallibile in se stesso e non in virtù del consenso della Chiesa, ma anche dal modo in cui papi come Damaso, Leone, Gelasio e Gregorio (vissuti tra IV secolo e VI secolo) predicavano e scrivevano prerogative della loro sede. Il massimalismo si intende la dottrina che lo considera di diritto divino, quindi intrinseco alla struttura stessa della chiesa, opposto il minimalismo cioè che lo attribuisce alla normativa che la Chiesa stessa ha provveduto. Gli altri due punti che rientrano nel dissenso del patrimonio dogmatico si riassumono in tal maniera : il primo riguarda l’escatologia (la sorte delle anime dopo la morte) sopratutto per quello che riguarda lo stato vigile delle anime dopo la separazione dal corpo in attesa del Giudizio Finale, esistono due diverse concezioni. Nella Chiesa latina vi è la dottrina del Purgatorio, la condizione nella quale i salvati espiano il debito di pena per i peccati già loro perdonati, mentre nella Chiesa greca esiste la dottrina dei transi...


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