L\'universo, gli dei, gli uomini PDF

Title L\'universo, gli dei, gli uomini
Course Estetica
Institution Università degli Studi di Milano
Pages 24
File Size 456.9 KB
File Type PDF
Total Downloads 48
Total Views 144

Summary

Riassunto libro a scelta NF, L'universo, gli dei, gli uomini di J.O. Vernant...


Description

Jean-Pierre Vernant L’UNIVERSO, GLI DEI, GLI UOMINI IL RACCONTO DEL MITO

1. L’origine dell’universo Inizialmente c’era Voragine (Chaòs), un vuoto oscuro dove niente può essere distinto, abisso cieco, notturno, sconfinato. Poi dal seno stesso di Chaòs apparve la Terra (Gaia): non più uno spazio di caduta indefinito, ma possiede una forma distinta, separata, precisa. Gaia è il pavimento del mondo. Nel profondo della Terra: Voragine Da un lato Gaia si spinge verso l’alto in forma di montagna, dall’altro sprofonda in basso come una galleria sotterranea. È la madre universale, partorisce e nutre ogni cosa: foreste, montagne, grotte sotterranee, vasto cielo, mare traggono origine sempre da Gaia. Per terzo appare Eros che esprime un’energia nell’universo ed è’ l’amore primordiale. Dalla Terra verrà fuori ciò che essa contiene nelle sue profondità: Terra lo partorisce senza aver bisogno di unirsi a nessuno. Partorisce dapprima Urano (Ouranòs), il Cielo, poi mette al mondo Pòntos,, l’acqua o più precisamente il Flutto marino. Urano si stende su di lei. Quindi Gaia e Urano costituiscono due piani sovrapposti dell’universo, un pavimento e una volta, uno sotto e uno sopra, che si coprono a vicenda, completamente. Quando Gaia partorisce Ponto questo si insinua al suo interno e la delimita sotto forma di vaste distese liquide. In superficie Ponto è luminoso, ma in profondità è buio completo. Il mondo si forma così a partire da tre entità primordiali: Chàos, Gaia, Eros, ne seguono poi altre partorite dalla Terra: Ouranòs e Pòntos. La castrazione di Urano Urano (Uranòs) ricopre completamente Gaia, la Terra, che lo ha generato ed è incollato perfettamente su di lei. Eros gioca un ruolo importante: dalla congiunzione di Uranio e Gaia nascono esseri diversi dall’ uno e dall’altra e ciò continuamente perché Uranio non conosce che l’attività sessuale e non si stacca mai da Gaia, cosicché i nati non possono uscire: non c’è spazio. I figli dei due sono all’inizio i sei Titani e loro sei sorelle, le Titanidi. Il primo di questi è Oceano (Okeanòs), il fiume cosmico che gira su sé stesso in un circuito chiuso. Il più giovane è Crono (Crònos). Oltre a questi dodici nascono due triadi di creature mostruose: i Ciclopi, potenti con un solo occhio e i cento braccia (Ecatonchiri), giganteschi e fortissimi. Gaia è oppressa da Urano e chiede aiuto ai figli; allora insieme ad uno dei Titani (gli altri hanno paura) prepara un piano per recidere i genitali di Urano per staccarselo da dosso. È Crono il più audace e realizza il piano. Nel momento in cui Urano viene castrato lancia un urlo, si stacca da Gaia e si ferma in alto per non tornare mai più su Gaia. La terra, lo spazio, il cielo Il cielo ora è un soffitto, c’è spazio tra Gaia e Urano; i Titani vengono fuori da Gaia e possono procreare. Lo spazio è libero e Uranio è una specie di volta buia. Intanto Voragine genera due figli: Erebo e Notte. Erebo è il nero assoluto e non genera niente. Notte invece, da sola come Gaia genera Etere ed Emera. Etere è la luminosità allo stato puro, non vi

giunge mai l’oscurità ed appartiene agli Dei olimpici. Notte e Giorno invece stanno di fronte e si succedono regolarmente da quando si è aperto lo spazio tra Uranio e Gaia, incontrandosi alla porta del Tartaro (regno dell’oscurità). Quindi la nuova disposizione dell’universo è: in alto gli dei celesti dell’Etere splendente, in basso gli dei sotterranei (Tartaro), infine i mortali in un mondo in cui si alternano giorno e notte. Dopo che Urano si stacca da Gaia Urano cessa di unirsi a questa salvo nel momento delle grandi piogge. Al momento di allontanarsi da Gaia aveva lanciato una terribile maledizione contro i figli dicendo che si sarebbero chiamati Titani (dal latino titanio = io tendo) perché avevano teso le braccia troppo in alto e presto avrebbero pagato la colpa per aver osato alzare la mano contro il padre. Nel frattempo, al momento della castrazione, le gocce del suo sangue che caddero impregnando Gaia, avevano generato le Erinni, forze primordiali che avranno per sempre la funzione di custodire il ricordo dei crimini compiuti in famiglia e di perseguitare il colpevole (divinità della vendetta). Dallo stesso sangue fuoriuscito dalla ferita di Urano nascono anche i Giganti e le Meliadi (Melìai), le Ninfe di grandi alberi: i frassini. Sia gli uni che gli altri sono divinità guerriere dedite al massacro. Discordia e amore Il membro virile di Urano che Crono ha gettato nel Ponto galleggia sulle onde fondendo lo sperma alla schiuma, da cui prende forma una straordinaria creatura: Afrodite, che approda a Cipro. Mentre cammina sulla sabbia, man mano che avanza, sotto i suoi piedi spuntano a ogni passo i fiori più belli e i più profumati. Nella sua scia avanzano Eros e Hìmeros – Amore e Desiderio. Amore però non è l’Eros primordiale (della Voragine), è un Eros che esige la presenza maschile e femminile. Talvolta è chiamato figlio di Afrodite. Il suo compito è quello di unire due esseri ben individualizzati di sesso diverso, con un bel complesso gioco erotico: seduzione, gelosia, accordo etc. Gli esseri vengono uniti da Eros affinché ne nasca un terzo, diverso dall’uno e dall’altro e che rappresenterà il loro prolungamento. Quindi è una creazione diversa da quella dell’inizio (Urano e Gaia); infatti la prima era forzata, priva di un gioco amoroso; la seconda invece nasce da un gioco amoroso. Si può dire anche che Crono, mutilando il padre, ha creato due potenze che per i greci sono complementari: l’una è Eris, la Discordia, l’altra è Eros, l’Amore: Eris divide e Eros unisce. Tutti i personaggi divini fino ad ora nominati schierati da un lato con Eris, dall’altro con Eros, sono sul punto di affrontarsi e combattersi per designare un signore. APPROFONDIMENTO

Amore e discordia Anche i pensatori filosofi greci capirono l’importanza delle forze che dividono e uniscono e spiegarono le vicende del mondo proprio con questa incessata lotta. L’amore era visto come una forza ambigua, perché, proprio come la guerra, poteva agire tanto da forza costruttiva quanto da forza distruttiva.

2. Guerra degli dei, sovranità di Zeus. Il mondo è così concepito: in basso c’è il mondo sotterraneo, in superficie c’è la grande terra, i flutti marini, il fiume Oceano che circonda il tutto e al di sopra di tutto, un cielo fisso. Così come la Terra rappresenta una sede stabile per uomini e animali, lassù in alto il cielo è una dimora sicura per le divinità. I primi dei propriamente detti, i Titani figli del Cielo (Urano) vanno ad abitare in alto, sulle montagne della terra, pur avendo a disposizione il cielo e lì dimoreranno anche divinità minori come le Naiadi, le Ninfe dei boschi e dei monti. Ognuno prende posto dove può agire. L’ultimogenito dei Titani (detti anche Uranidi, Figli di Urano) comanda tutti i suoi fratelli: è Crono, il più crudele, quello che ha mutilato il padre, sbloccando così l’universo creando lo spazio. Il suo gesto, anche se è positivo perché ha dato origine a un mondo differenziato, è anche una colpa di cui deve essere pagato il prezzo. È stata lanciata dal Cielo una maledizione su di lui e verrà il giorno in cui pagherà il debito alle Erinni, dee della vendetta. Accanto ai Titani, sottoposti a Crono, esistono altre due triadi di esseri divini (nati da Urano e Gaia), i Ciclopi e i Centibraccia (Ecatonchiri). Crono, che vuole essere solo a comandare, incatena gli uni e gli altri e li imprigiona nel Tartaro, mentre permette che i Titani si uniscano tra loro e procreino. Anche Crono si sposa con la sorella Rea, una forza primordiale molto simile a Gaia, la Terra. Nel pancione paterno Crono e Rea avranno dei figli e questi, a loro volta altri figli; così si forma una nuova generazione: la seconda. Crono, sospettoso e geloso, temendo di essere superato da uno dei suoi figli come gli aveva messo in testa Gaia, man mano che questi nascono li divora e li ricaccia nel proprio ventre. Rea però dopo un po’ si ribella e vuole giocare d’astuzia. Quando sta per nascere l’ultimo dei figli, Zeus, fugge a Creta e lì partorisce in segreto. Con la protezione di alcune divinità, le Naiadi, Rea tiene nascosto Zeus in una grotta e quando Crono volle vederlo, lo inganna mostrandogli un fardello avvolto in fasce: questo è una pietra. Crono ingoia anche questa e così tutti i bambini si ritrovano nel ventre di Crono con una pietra sopra. Quando Zeus cresce, decide di far pagare al padre Crono le sue colpe, cioè la mutilazione di Urano e la sparizione dei figli suoi fratelli. Volle giocare d’astuzia, un’astuzia particolare che i greci chiamarono Meti (Metis), la Prudenza, quella forma di intelligenza capace di escogitare in anticipo gli espedienti necessari per ingannare qualcuno. Zeus, d’accordo con Rea, fa prendere a Crono una medicina, presentata come pozione magica, che lo farà vomitare. Crono comincia a “rimettere” inizialmente la pietra e poi ad uno ad un figlio e figli, fino a quello nato per primo che naturalmente esce per ultimo. Un nutrimento di immortalità Così è costituita una fitta schiera di dei e dee,gli eserciti sono pronti. Da una parte, con Crono, si raccolgono i Titani, dall’altra, con Zeus, si raccolgono le divinità chiamate i Cronidi o gli Olimpici. Lo scontro dura tantissimi anni e coinvolge anche le altre generazioni di dei. Non basta la sola forza per far vincere una delle due parti, ci vuole scaltrezza e astuzia, che viene regalata a Zeus da Prometeo (seconda generazione). Con questa Zeus capisce che ha bisogno di esseri particolari, proprio quelli che erano stati relegati negli Inferi: i Ciclopi e gli Ecatonchiri; questi vengono liberati

e viene loro promessa l’immortalità, assaggiando il nettare d’ambrosia, se daranno manforte a Zeus. Si nutriranno di immortalità, come tutti gli dei olimpici, mangiando e bevendo senza faticare, come invece tocca agli umani. Così con la forza e con l’astuzia il conflitto si concluse con la vittoria di Zeus a cui i Ciclopi hanno fornito la potente arma del fulmine e gli Ecatonchiri la forza delle braccia e delle mani. Al culmine dell’ultima battaglia il mondo regredisce ad uno stato caotico: crollano le montagne, si spalancano voragini, dal profondo del Tartaro si vede all’improvviso salire in superficie una nebbia, il Cielo si precipita sulla Terra e si ritorna al Caos, cioè allo stato primitivo del disordine originale, quando nulla aveva ancora forma. Sarà Zeus con la sua vittoria a creare un nuovo mondo, a ridurre all’impotenza i Titani, ricacciati nel Tartaro e Poseidone, dio del mare, elegge gli Ecatonchiri come guardiani fedeli di Zeus. La sovranità di Zeus Per il momento il vincitore è Zeus che si crea degli alleati: Stige, divinità-fiume che scorre nelle profondità del Tartaro abbandona i Titani e trascina con sé anche i suoi due figli; uno è Crato (Kràtos) che rappresenta il potere di dominio, l’altro è Bia (Bìe) che incarna la violenza, la forza bruta che si contrappone all’astuzia.; questi diventano la scorta di Zeus. Una volta riconosciuto sovrano Zeus spartisce onori e privilegi stabilendo un mondo di dei gerarchizzato, organizzato e ordinato. Ad Oceano, il fiume che circonda il mondo, che non si è schierato né a favore dei Titani né a favore degli Olimpici, Zeus concede di continuare a vegliare sulle frontiere del mondo con il suo abbraccio liquido. Così a Ecate, divinità femminile che non ha, neppure lei, preso parte alla contesa, concede di poter dispensare a suo piacere la buona o la cattiva sorte, con un margine di imprevisto. Si potrebbe pensare che ora tutto sia chiaro e tranquillo, ma non è così. Zeus è il re degli dei che ha rimpiazzato Crono e ne rappresenta l’esatto contrario: Crono era la negazione della giustizia, mentre Zeus basa il suo governo su una specie di giustizia (corregge ciò che vi era di unilaterale) e regna in modo più misurato e più equilibrato. Però il tempo passa, Zeus ha molti figli che naturalmente crescono in fretta e diventano forti e potenti. Ha pura perché come Crono aveva detronizzato il padre Urano, e poi Zeus il padre Crono, lui non può fermare il destino; anche lui dovrà essere cacciato via. Le astuzie del potere Però Zeus non vuole essere detronizzato da nessuno. La prima sposa di Zeus è Meti, che rappresenta l’intelligenza, l’astuzia e la prudenza che hanno permesso a Zeus di conquistare il potere. Quando Meti, che aveva il potere di trasformarsi in qualsiasi cosa, rimane incinta di Atena, Zeus le ordina di trasformarsi in goccia d’acqua e così ingoia lei e la figlia. Quest’ultima, quando sarà il momento, invece di uscire dal grembo della madre verrà fuori dalla testa del padre, quasi fosse il ventre di Meti. In questa situazione Prometeo ed Efesto aiutano Zeus sferrando un colpo fortissimo sul cranio del Dio. Esce Atena, una giovane vergine completamente armata con elmo, corazza, lancia e scudo, piena di astuzia; dentro Zeus rimane Meti, facendolo diventare Metiòeis, il dio fatto di Meti, la prudenza in persona. Tutto è sotto il suo controllo.

Madre universale e Caos La guerra degli dei si è conclusa: i Titani sono vinti e gli Olimpici sono i vincitori. Però niente è risolto: nel momento in cui sembra che il mondo viva in pace e in ordine, Gaia genera un altro figlio, unendosi a Tartaro. Questo figlio, chiamato talvolta Tifeo, altre volte Tifone, è un essere mostruoso, tenebroso, si sposta di continuo, tiene sempre in movimento mani e piedi, possiede cento teste di serpente ciascuna con una lingua nera che esce dalla bocca e cento paia di occhi da cui saetta come un dardo una fiamma ardente. Il suo essere rappresenta una mescolanza confusa di ogni cosa, l’unione in un solo individuo degli aspetti più contrari e dei tratti più incompatibili. Se una tale mostruosità, così caotica per aspetto, modo di parlare, sguardo, movimento e forza, trionfasse, l’ordine fondato da Zeus verrebbe sicuramente annullato. La nascita di Tifone rappresenta un pericolo per il potere di Zeus. La sua vittoria infatti potrebbe significare il ritorno del mondo allo stato primordiale e caotico. Tifone ovvero la crisi del potere moderno La battaglia tra Tifone e Zeus è spaventosa, è la lotta del mostro dai cento occhi contro l’occhio intelligente e fulminante di Zeus. Ci sono molte versioni del mito. Si dice che mentre Zeus dormiva, Tifone si avvicinò e cercò di rapirgli il fulmine, ma proprio in quel momento Zeus apre l’occhio, il suo occhio fulminante e folgora all’istante Tifone. Un'altra versione dice che Zeus, rimasto solo perché gli Olimpici vedendo arrivare Tifone (immenso, alto come il mondo e grande come l’universo) lo avevano abbandonato, tuona e colpisce per primo Tifone che è costretto ad arretrare. Cerca poi di sconfiggerlo definitivamente ma questa volta è Tifone ad avere la meglio perché riesce ad accerchiare Zeus e a immobilizzarlo. Tagli i tendini al Dio e lo rinchiude in una caverna. Ancora una volta sono l’astuzia e l’intelligenza a far vincere gli Olimpici: Hermes (dio messaggero figlio di Zeus) e un altro riescono a recuperare i tendini all’insaputa di Tifone. Li riportano a Zeus che mentre Tifone dorme se li rimette ed esce dalla caverna, riprendendosi anche la saetta. C’è anche un’altra storia in cui Tifone non è più visto come una bestia colossale ma come una balena. Viveva in una grotta marina dove era impossibile combattere con lui perché la saetta di Zeus non raggiungeva il fondo marino. Allora Hermes prepara un banchetto a base di pesce; Tifone esce dalla sua grotta e si riempie a tal punto la pancia che, tanto è ingrassato, non è più in grado di tornare nel suo nascondiglio. Allora Zeus riesce a sconfiggerlo. Nonostante abbia vinto Tifone Zeus non detiene ancora il potere, perché un nuovo pericolo è rappresentato dalla guerra contro i Giganti. Vittoria sui Giganti I Giganti sono giovani guerrieri, divinità potenti e forti simili ai Centobraccia che si domandano il perché debbano sottostare a Zeus, se sono così forti. Questo è il motivo principale che scatena la guerra dei Giganti. Rappresentano la forza militare in contrapposizione alla potenza sovrana. Nascono da Gaia completamente armati e subito dopo si battono gli uni contro gli altri. Poi si alleano per entrare in guerra contro le divinità Olimpiche come Atena, Apollo etc. Gaia spiega a Zeus che gli dei non riusciranno mai a battere gli avversari e infatti è cosi: anche se gli dei

infliggono ingenti danni ai Giganti non riescono mai ad annientarli del tutto e questi tornano sempre all’attacco. I frutti effimeri Per averla vinta sui Giganti gli dei hanno bisogno dell’aiuto di una creatura non divina poiché i Giganti si trovano a metà strada fra mortalità e immortalità, il loro statuto è tanto indeciso come può esserlo quello di un ragazzo nel fiore della giovinezza: non è ancora un uomo fatto ma non è neppure un bambino. Questa creatura non divina è Eracle. Non si tratta di un dio vero e proprio, non è ancora salito sull’Olimpo, è semplicemente nato dall’unione di Zeus con una mortale: Alcmena. Di conseguenza è anche lui un mortale. Eracle si scaglia subito contro i Giganti; ma Gaia, la madre terra, non vuole che le creature nate da lei vengano annientate, e così va alla ricerca di una pianta capace di renderli immortali. Ma Zeus la precede, coglie tutte le piante sino all’ultima, cosicché per i Giganti non resta altro che morte certa. Un mito simile esiste anche per Tifone: si dice che le Moire, divinità femminili che presiedono alla distribuzione del destino, abbiano offerto a Tifone una droga facendogli credere che avrebbe avuto l’immortalità e la vittoria su Zeus. Invece Tifone non ha preso altro che ciò che le dee chiamano “frutto effimero”, una pianta destinata ai mortali. Si tratta del nutrimento degli umani, di coloro che vivono di giorno in giorno e le cui forze diminuiscono con il tempo; si può dire che è il contrario del “nettare di ambrosia”. Si capisce quindi che chi ambisce al suo trono Zeus dà frutti effimeri; ai Ciclopi e ai Centobraccia invece ha concesso nettare di ambrosia perché gli servivano per vincere e tenere il potere. Il tribunale sull’Olimpo Il regno di Zeus è saldamente insediato ma tra le divinità sorgono ogni tanto dispute, bisticci e vendette. Zeus vorrebbe che il suo regno fosse pacifico, ma siccome così non è, ha preso le sue precauzioni: se c’è una disputa tra dei, tutti sono invitati ad una grande festa. Naturalmente viene convocato anche Stige, che accorre con una grande brocca d‘oro che contiene l’acqua del fiume. Le due divinità in disaccordo fanno una libagione, bevono un po’ dell’acqua e affermano una dopo l’altra di non essere responsabili della disputa e che la loro causa è giusta. Naturalmente una delle due non dice la verità: colui che mente, non fa in tempo a sorseggiare l’acqua che già cade in coma in uno stato di letargo (è momentaneamente messo fuori gioco). Al suo risveglio, dopo molto tempo, la divinità non ha il diritto di partecipare ai banchetti né di bere il nettare di ambrosia: è un escluso Un male senza rimedio Tifone, incatenato, imprigionato nelle viscere della terra, fa sentire i suoi sussulti ed emette lava. La vittoria di Zeus non può rimediare a quei mali per i quali non c’è nessun appello (sono eruzioni, terremoti, burrasche contro cui la volontà di Zeus nulla può).

Età dell’oro: uomini e dei

Zeus siede sul trono e da lassù domina l’intero universo. Tutto ciò che esisteva di malvagio nel cielo è stato cacciato via o imprigionandolo nel Tartaro o spedendolo nella terra dai mortali. La loro storia (dei mortali) non ha inizio con l’origine del mondo, ma nel momento in cui Zeus è già re, quando il mondo divino è organizzato e in ordine. Gli dei non vivono unicamente nell’Olimpo; ci sono luoghi, come la pianura del Mecone vicino a Corinto, in cui uomini e dei vivono insieme, mescolati. Banchettano in compagni, siedono alla stessa tavola, partecipano a feste comuni. È l’età d’oro, quando uomini e dei non erano ancora separati. In quell’epoca gli uomini non conoscevano né nascita né morte, ma solo l’eterna giovinezza. Dopo centinaia, forse migliaia di anni, sempre uguali come quando erano nel fiore dell’età, si addormentavano, sparivano così come erano apparsi. Non c’erano più ma non si poteva parlare di morte. Gli esseri umani sono solo maschili. Esiste il femminile, le dee, ma le donne non sono ancora state create; non esistono le donne mortali. Gli esseri umani, così come n...


Similar Free PDFs