Grammatica Cinese PDF

Title Grammatica Cinese
Author Simone Parisi
Course Lingua cinese 1
Institution Università degli Studi di Firenze
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Summary

Breve riassunto di grammatica Cinese livello base per Lingua Cinese 1...


Description

I toni Il tono è l’altezza dell’emissione sonora nell’articolazione vocale. È come se l’intonazione della voce caratterizzasse il suono, rendendolo unico, differenziato, distinguendolo dagli altri suoni uguali e assegnandogli un preciso significato. Infatti, il cinese è dotato di un numero relativamente limitato di sillabe. Sono circa 1200, che rappresentano 1200 significati. Ovviamente una lingua non può essere costituita soltanto da 1200 significati. Quindi, in presenza di così tanti omofoni (parole dallo stesso suono ma dal diverso significato), i toni sono fondamentali per differenziare le parole dal punto di vista semantico. I radicali I radicali (部首, bùshŏu) sono la componente semantica dei caratteri. In altre parole, permettono di capire quale sia il significato generico di ogni carattere. Ad esempio, un carattere con il radicale “cane” 犬 (con variante 犭), molto probabilmente riguarderà un animale a quattro zampe: 狗 (cane), 猫 (gatto), 狮 (leone), 猴 (scimmia), 猪 (maiale), 狐 (volpe), etc. In cinese esistono 214 radicali. Dei 214, però, esistono delle varianti, le quali sono spesso più ricorrenti degli originari. Una delle varianti principali riguarda il radicale semplificato. In altri casi si hanno invece delle varianti vere e proprie. Ciò significa non solo che lo stesso radicale può assumere una forma diversa indipendentemente dal tipo di scrittura, ma che questo non è una sua sostituzione. La presenza di queste varianti è giustificata dalla necessità di conformarsi al significato e/o all’equilibrio del carattere completo. Abbiamo già visto che 犭 è la variante di 犬. Ora vediamone qualche altra. Ad esempio: Il radicale “uomo” 人 → ⺅, legato alla vita e alle attività umane. 做 (fare), 体 (corpo), 休 (riposare), 今 (oggi), etc. Il radicale “cuore” 心, legato a sensazioni e stati d’animo. Ha ben due varianti: ⺖e ⺗. 怕 (paura), 想 (pensare), 慕 (ammirare), etc. Il radicale “fuoco” 火 → 灬, legato principalmente al calore e alla luce. 灯 (lampada), 炎 (fiamma), 热 (caldo), 照 (illuminare), ecc. A volte il carattere ha una componente fonetica, una "chiave di lettura" che aiuta a indovinare la pronuncia. Il radicale invece si limita a disambiguare il significato. Il 90% dei caratteri cinesi funziona con questo "principio del rebus", con cui si possono comporre decine di caratteri avendo una chiave di lettura fissa o un radicale fisso. I radicali, che hanno dato origine a gran parte dei sinogrammi, sono invece derivati da pittogrammi, cioè disegnini stilizzati di oggetti reali. Durante l'evoluzione della scrittura e calligrafia, si sono stilizzati ulteriormente. I caratteri Sono le unità minime di significato (in linguaggio specialistico chiamate logogrammi) utilizzate nella scrittura del cinese. Il 4% circa dei caratteri cinesi deriva direttamente da singoli pittogrammi ( 象形字 S, xiàngxíngzìP) e molto spesso al lettore odierno la relazione tra i due non appare necessariamente chiara. Il restante 96% è costituito dagli aggregati logici (会意,字 S, huìyìzìP), caratteri combinati da più elementi che ne indicano il significato e dai composti fonetici (形声字 S, xíng-shēngzìP), caratteri composti da due elementi uno dei quali indica l'area semantica di appartenenza e l'altro la sua pronuncia. Tradizionalmente in Cina a ogni carattere corrisponde un'unica sillaba. Molte parole in tutte le moderne varietà della lingua cinese sono polisillabiche e richiedono quindi la scrittura di due o più caratteri. Parole con una radice etimologica comune appartenenti a diverse lingue o dialetti cinesi con lo stesso o simile significato – ma con diversa pronuncia – vengono scritte con lo stesso carattere. Molti caratteri sono stati inoltre adottati in cinese con il significato che hanno assunto in giapponese o coreano per esprimere concetti propri di quelle civiltà, trascurandone totalmente la pronuncia. L'assenza di una stretta relazione tra pronuncia e scrittura dei caratteri ha così reso possibile il loro utilizzo in lingue tra loro molto diverse e senza altri punti di contatto.

Il Sandhi tonale

Il cinese è una lingua tonale nella quale si distinguono quattro toni1 . Ogni carattere cinese – unità grafica e semantica minima alla quale corrisponde una sillaba – possiede un suo tono specifico (e, talvolta, anche più di un tono). Nel caso in cui le sillabe si succedano le une alle altre, queste possono subire alcune modificazioni tonali per adeguarsi ad un contesto tonale più ampio, cioè per rendere meno faticoso il passaggio da un tono ad un altro, pur mantenendo distintività semantica e sintattica. Tale fenomeno viene definito “sandhi tonale”. Il sandhi tonale di una sillaba è influenzato sia dalla sillaba che precede sia da quella che segue. Il caso più frequente è tuttavia quello in cui la sillaba soggetta alla modifica tonale è influenzata da quella successiva. terzo + primo = si pronuncia solo la parte discendente, il primo tono rimane uguale 北京 Běijīng → Pechino terzo + secondo = si pronuncia solo la parte discendente, il secondo tono rimane uguale 旅游 lǚǚyóu → viaggiare (per turismo) terzo + terzo = il primo terzo tono diventa secondo, il secondo terzo tono rimane uguale 你好 niǚhaǚo → ciao terzo + quarto = si pronuncia solo la prima parte, il quarto tono rimane uguale 请坐 qiǚng zuò → accomodati!

I pronomi interrogativi I sostituti interrogativi 谁 (shéi/shuí),什么 (shénme),哪 (naǚ) I sostituti interrogativi sono molto simili alle “wh – question words” in inglese, o ai pronomi interrogativi in italiano. Quando si usano i sostituti interrogativi, l’ordine della frase non cambia. Il sostituto interrogativo, per l’appunto, sostituisce la parola che dovrebbe trovarsi nella risposta. Quando si formula una domanda attraverso l’uso dei sostituti interrogativi, il 吗 (ma) non va mai messo alla fine della frase. 谁 (shéi/ shuí) “chi” 他是谁?他是我们的老师。 Tā shì shéi? Tā shì woǚmen de laǚoshī. Lui chi è? Lui è il nostro professore. Il pronome interrogativo si colloca nella medesima posizione nella quale si attende una risposta. Nota che 谁 (shéi) può anche essere inserito nelle frasi in forma affermativa e in quelle nella forma negativa con il valore, rispettivamente, di “tutti” e di “nessuno”. 谁 deve essere seguito da 都 (dōu) “tutti” oppure 也 (yě) “anche”. 谁都要去。 Shéi dōu yào qù. Devono andare tutti. Sia 什么 sia 哪 esprimono il significato di “quale?”. La differenza, sostanziale, sta nel fatto che 哪 deve essere seguito dal classificatore e, inoltre, la scelta nella risposta è limitata, mentre con 什 么 non ci sono limiti. Notate la differenza nella seguente frasi: 你喜欢看哪本书? Niǚ xiǚhuan kàn naǚ běn shū? Quale libro ti piace leggere? (La scelta è limitata) 你喜欢看什么书? Niǚ xiǚhuan kàn shénme shū? Che genere di libro di piace leggere? (La scelta può non avere limiti).

Il sostituto interrogativo 为什么 (wèi shénme) è uno dei più importanti, in quanto ci consente di creare la frase interrogativa più usata nel nostro parlato: “perché …?” 为什么(wèi shénme) “perché?” ricorre generalmente in due posizioni: immediatamente prima il soggetto oppure immediatamente dopo il soggetto e l’eventuale avverbio di tempo. Per rispondere alle frasi con l’interrogativo 为什么 “perché?”, si utilizza 因为 (yīnwèi) “perché”. Per chiarirci, 为什么 “perché?” equivale al “why” inglese, mentre 因为 (yīnwèi) “perché” sarebbe “because”. 你昨天为什么没来上课?因为我头疼。 Niǚ zuótiān wèi shénme méi lái shàng ke?Yīnwèi woǚ tóu téng. Perché ieri non sei venuto a lezione? Perché avevo mal di testa. I sostituti interrogativi 几 (jiǚ) e 多少 (duōshao) esprimono entrambi il significato di “quanti?”. Ci sono due differenze: la prima sta nel fatto che 几 si riferisce ad un numero compreso da 1 a 9, mentre 多少 da 10 in poi; la seconda, invece, risiede nella presenza o nell’assenza del classificatore. Dopo 几, salvo quando un sostantivo non vuole per regola il classificatore prima di sé, si deve sempre inserire il classificatore adatto; con 多少, il classificatore può essere omesso. 教室里有几个学生? Jiàoshì liǚ yoǚu jiǚ ge xuésheng? Quanti studenti ci sono in classe? 这个学校有多少学生? Zhège xuéxiào yoǚu duōshao xuésheng? Quanti studenti ci sono in questa scuola? Particelle finali ma e ne La particella ma 吗 è impiegata alla fine della frase per trasformarla in interrogativa. Questa particella non tollera di essere impiegata insieme ad altre forme di interrogazione, ad esempio in frasi che contengono già un pronome interrogativo. La particella ne 呢 ha valore interrogativo come la precedente particella, ma è più debole; infatti “ne” si trova alla fine delle frasi che hanno già valore interrogativo grazie ai pronomi interrogativi, mentre “ma” non è compatibile con questi. Determinante e determinato In Cinese il determinante precede sempre il determinato, la parola che determina qualcosa si colloca sempre prima della parola a cui si riferisce. Tale rapporto può essere marcato dalla particella “de” 的 . Ad esempio “Luoma ren” o “Luoma de ren”. Avverbi In Cinese gli avverbi si collocano generalmente dopo il soggetto e prima del predicato. Esempio: ta ye shi wo de pengyou vs. Anche lui è mio amico. Ye precede sempre l’avverbio Dou.

Tipi di predicati In cinese, le frasi, a seconda dei tipi di predicato, possono venire suddivise in quattro gruppi: Primo, frasi a predicato verbale, il cui predicato ha come costituente principale un verbo, sono le più frequenti. Il predicato verbale in cinese si colloca sempre dopo il soggetto e prima del suo complemento oggetto. Sono verbi transitivi o intransitivi (non tutti corrispondono con Italiano). Esempio di predicato verbale: Lui è un mio compagno di scuola. Secondo, frasi a predicato aggettivale, il cui predicato ha come costituente principale un aggettivo. In queste frasi l'aggettivo stesso ha funzione predicativa e il verbo non va quindi utilizzato. Per esempio: Oggi la temperatura è molto alta. (Jintian de qiwen hen gao). Terzo, frasi a predicato nominale, il cui predicato ha come costituente principale un sostantivo o un gruppo numero-classificatore. Queste frasi vengono normalmente utilizzate per fornire indicazioni in relazione al tempo, all'età, alla quantità ecc. Per esempio: Sono le 8:30. Quest'anno ha compiuto 23 anni. Questo biglietto aereo costa 1,350 yuan. La struttura SVO La struttura di base delle frasi in cinese è quella S.V.O. (Soggetto + verbo + oggetto) Le interrogative Con la particella interrogativa finale modale 吗 Ma : (Tu sei Marco?=你是马可吗 Niǚ shì maǚkě ma?) Con la particella modale finale 呢 ne: (e tu? = 你呢?Niǚ ne?) Con l'utilizzo dei pronomi interrogativi Con la ripetizione del verbo: 是不是 shì bù shì che si traduce con = E' o non è ? (Tu sei o non sei italiano ? 你 是 不 是 意大利 人? Niǚ shì bù shì yìdàlì rén?) Queste forme interrogative non sono compatibili tra di loro. Verbi a doppio oggetto In cinese alcuni verbi sono capaci di reggere un doppio oggetto. Nelle frasi in cui ricorre come predicato uno di questi verbi, l'oggetto indiretto, ossia il destinatario dell'azione, precede l'oggetto diretto. Questa costruzione è preclusa a tutti gli altri verbi, che non sono in grado di reggere due oggetti. Tra i verbi fin qui studiati, i seguenti hanno doppio complemento oggetto: (insegnare), (dare), (chiedere),

(restituire) e

(comunicare). Per esempio:

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Verbi a oggetto interno È una classe particolare di verbi bisillabici, costituiti da due elementi, di cui il primo funge da predicato e il secondo da complemento oggetto “interno” al verbo stesso. Avendo già un complemento oggetto interno, questi verbi non possono essere seguiti da un altro complemento oggetto. L’eventuale elemento modificatore si trova tra le due parole che formano il verbo. Esempio: Tiao//Wu  Tiao ZhongGuo Wu. Le frasi a perno Il soggetto precede sempre il predicato e questo è seguito dal suo eventuale complemento oggetto. Alcuni particolari verbi sono seguiti da un complemento oggetto che a sua volta, essendo seguito da un verbo, svolge funzione di soggetto di quest’ultimo verbo. Quindi il complemento oggetto del primo verbo è anche il soggetto del secondo verbo. I verbi particolari sono: Qing (invitare), rang (concedere, consentire, far fare) e Jiao (far fare, obbligare). Esempio: Xuesheng qing laoshi xie Hanzi (Gli studenti invitano il maestro a scrivere i caratteri cinesi). Gli aggettivi Cinesi In cinese, gli aggettivi vengono chiamati aggettivi predicativi perché hanno intrinseco il valore predicale, ovvero possiedono il valore dato dal verbo “essere”. L’aggettivo 漂亮 (piàoliang), per esempio, si tradurrà come “essere bella” (inteso come bellezza femminile); 帅气 (shuàiqi) si tradurrà come “essere bello” (inteso come bellezza maschile), 新 (xīn) come “essere nuovo”, 旧 (jiù) come “essere vecchio”, e via dicendo. Il fatto di avere intrinseco il valore predicale comporta che, salvo eccezioni, quando dobbiamo costruire un predicato nominale (lei è bella, lui è magro), il verbo “essere” non deve essere inserito, in quanto già presente dentro l’aggettivo: 她漂亮。 tā piàoliang. Lei è più bella. La frase, così costruita, presuppone una comparazione o un contrasto. Affinché la frase perda questo senso comparativo, prima dell’aggettivo va inserito un carattere che viene chiamato intensificatore. Esistono tanti intensificatori che vedremo più avanti. Il più utilizzato è 很 (hěn), che significa “molto”. Utilizzando l’intensificatore, che in genere non si traduce, la frase perderà il valore comparativo o contrastivo, diventando così neutra: 她很漂亮。 tā hěn piàoliang. Lei è bella. La negazione degli aggettivi è molto semplice: basta sostituire il nostro intensificatore 很 con l’avverbio di negazione 不 (bù), che significa appunto “no / non”: 她不漂亮。 tā bù piàoliang. Lei non è bella.

L’aspetto del verbo Per indicare l’aspetto compiuto del verbo, ovvero per rappresentare l’azione come esperienza fatta almeno una volta nella vita o per rappresentare l’azione come evento concluso, si utilizza la particella 过 (guò), che va inserita alla destra del verbo a cui fa riferimento: 我去过北京。 Woǚ qù guo Běijīng. Sono stato a Pechino. Gli avverbi per indicare l’azione in progresso sono: 正 (zhèng), che significa “nel bel mezzo di”, 在 (zài), che significa “essere in procinto di”, 正在 (zhèng zài), che significa “proprio nel bel mezzo di”. L’azione in progresso può avvenire nel passato, nel presente e nel futuro. Ecco alcuni esempi: 你在作什么?我正学习,你呢?我正在吃饭。 Niǚ zài zuò shénme? Woǚ zhèng xuéxí, niǚ ne? Woǚ zhèng zài chī fàn. Che cosa stai facendo? Sto studiando, e tu? Io sto mangiando. La particella 了 è la più appropriata ad esprimere un cambiamento. L’evento è realizzato, concluso. Se si trova in frase indipendente indica per lo più un tempo passato. Se si trova in una subordinata, indica soltanto anteriorità Verbi modali ausiliari Ci sono dei verbi che esprimono l’intenzione o la possibilità del verbo che li segue: xiang 想 indica il desiderio, intenzione soggettiva; yao 要 indica dovere oggettivo o intenzione soggettiva; neng 能 indica capacità soggettiva o oggettiva; hui 会 indica capacità raggiunta a seguito di esercizio o apprendimento; keyi 可以 indica una possibilità garantita da particolari condizioni (un permesso). Verbi in serie Nelle frasi a predicato verbale, si possono utilizzare i verbi in serie per indicare una serie di azioni legate da un rapporto finale: Wo qu mai cidian. In cui “Andare” ha come fine “Comprare”. Ciascuno dei verbi in serie può essere anche seguito dal proprio complemento oggetto: Ni chang qu nar mai shu? (sogg + avverbio + c. ogg. + verbo + c. ogg.). Localizzatori Sono una classe particolare di sostantivi, espressioni che indicano la collocazione o il tempo dell’azione. Sono monosillabici, ma si possono unire ad altre espressioni come bian 边 (parte) o mian 面 (lato). Quando fungono da Determinanti vogliono la forma bisillabica, quando fungono da Determinati tollerano la monosillabica.

Il 了 può trovarsi subito dopo un verbo. In questa posizione, il 了 indica l’aspetto perfettivo del verbo, ovvero rappresenta l’azione espressa dal verbo come evento realizzato; l’evento realizzato può essere situato nel passato o nel futuro. Se il verbo in questione è quello principale della frase, vuol dire che l’azione si è verificata nel passato. Passato 他看了一本书。 Tā kàn le yī běn shū. Lui ha letto un libro. Futuro 到了中国,给我写一封信。 Dào le Zhōngguó, gěi woǚ xiě yī fēng xìn. Arrivato in Cina, scrivimi una lettera. Il 了 posizionato alla fine di una frase indica un cambiamento di situazione o una nuova condizione. In questo caso,了 diventa una particella modale. 下雨了。 Xià yuǚ le. Si è messo a piovere (la particella 了 sottintende che prima non pioveva e al momento dell’enunciato sì). 他瘦了。 Tā shòu le. È dimagrito. 车来了。 Chē lái le. . È arrivato l’autobus. Complemento di mezzo e strumento Il complemento di mezzo indica il mezzo di trasporto che si prende; il complemento di strumento indica, invece, l’oggetto che si usa per svolgere una determinata azione. In cinese, il complemento di mezzo cambia in base al ruolo o alla posizione che qualcuno assume nel “prendere un mezzo”. 坐 (zuò) “sedersi”: si utilizza per prendere i mezzi dove bisogna star seduti, in qualità di passeggeri: treno, aereo, nave e automobile. 坐 si usa anche quando si prende l’ascensore. 骑 (qí) “inforcare, cavalcare”: si utilizza per prendere i mezzi inforcabili quali bicicletta, motocicletta, motorino, cavallo. 乘 (chéng) oppure 乘坐 (chéngzuò) “prendere”: può sostituire 坐 (zuò). In cinese classico, 乘 (chéng) era il carro che veniva utilizzato dalle persone di rango più elevato per spostarsi. 搭 (dā) “viaggiare con”: usato principalmente nella forma scritta, questo viene usato quando si prendono i mezzi più pesanti: aereo, nave da crociera. 开 (kāi) “guidare”: si utilizza con i mezzi di cui siamo i conducenti. Espressioni di tempo

Si trovano di regola all’inizio della frase e si usano per indicare il tempo in cui si svolge l’azione espressa dal verbo. Il tempo determinato si esprime come in italiano, procedendo dall’unità più grande alla più piccola. Che ore sono? Xianzai ji dian le? Sono le 14:30: Xianzai er dian ban Che giorno è? Jin tian shi ji yue ji hao? È il 5 di ottobre: jin tian shi shi yue wu hao Che giorno della settimana è? Jin tian xin qi ji le? Oggi è sabato; Jin tien xin qi liu...


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