Grande e piccola divergenza + demografia (natalità, mortalità..) PDF

Title Grande e piccola divergenza + demografia (natalità, mortalità..)
Course Storia economica
Institution Università degli Studi di Verona
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Grande e piccola divergenza + demografia (natalità, mortalità..)...


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Date importanti: • Età medievale (dal 5 alla metà del 15 secolo d.C.): inizia nel 476 d.C con la caduta del Sacro Romano Impero di Occidente e che termina con la scoperta dell'America nel 1492 • Età moderna (dalla metà del 15 secolo alla seconda metà del 18): inizia nel 1492, anno della Scoperta dell'America e termina nel 1789, anno della Rivoluzione Francese o nel 1750, anno della Rivoluzione industriale • Età contemporanea (dalla seconda metà del 18...): inizia nel 1789, anno della Rivoluzione Francese o nel 1750, anno della Rivoluzione industriale e continua fino ad oggi LA GRANDE DIVERGENZA: I secoli dell’età moderna hanno costituito per l’Europa una lunghissima pista di decollo che ha portato l’Europa ad avere: o A partire dal ‘700 una marcata accelerazione dello sviluppo economico all’interno dell’Europa, mentre il resto del mondo è rimasto sostanzialmente stagnante; o Quindi di conseguenza ne è derivato una divaricazione fra l’Europa e il resto del mondo (all’inizio lenta poi sempre più evidente); Questo è il fenomeno definito oggi «GRANDE DIVERGENZA», una grande forbice che divide EU e resto del mondo. In particolare, è interessante fare un paragone con la situazione della Cina, che è sempre stata nettamente più prosperosa rispetto all’Europa, almeno fino al 1600, eccezion fatta per alcune aree particolarmente avanzate come l’Italia settentrionale nel tardo 15 Secolo e l’Olanda nel 17 Secolo. Dalla fine del 18 Secolo, tuttavia, la Cina venne scalzata dal suo primato, dall’Inghilterra prima, e dal resto dell’Europa – nonché dalle sue estensioni occidentali, quali gli Usa – poi. Per alcuni studiosi fu la rivoluzione industriale a determinare la divergenza, ma ad oggi si è capito che il cambiamento di cui si parla non fu improvviso, ma il frutto di un'evoluzione secolare, l'esito di una somma di differenze. Secondo altri prima ancora della rivoluzione industriale il ruolo economico europeo non era marginale, anzi, ben prima della rivoluzione industriale l’Europa aveva iniziato a imporsi a livello Globale, coordinando il resto del globo in un sistema economico mondiale costruito su misura degli interessi dell’Europa stessa. Si potrebbe parlare quasi di una progressiva «europeizzazione» del resto del mondo. Tutto ciò ha una connotazione prevalentemente eurocentrica Le attività economiche e gli scambi su scala mondiale erano in larga parte organizzati e coordinati da compagnie e mercanti europei. Fu il frutto di molteplici fattori non solo strettamente economici ma anche di ordine tecnologico e culturale, decisioni guidate soprattutto da una politica mercantilistica, fatta di competizione commerciale, competizione militare, libero scambio e sottomissione degli altri paesi. Gli europei traevano vantaggio estraendo risorse a basso costo dall'America e sfruttando la forza lavoro africana. LA PICCOLA DIVERGENZA: Allo stesso tempo nel corso dell’età moderna, all'interno dell'Europa sono avvenuti cambiamenti di gerarchia economica. Se l’Italia centro-settentrionale e l’area mediterranea era stata area guida dell’economia europea dal 13 al 16 secolo (1200-1500), nei secoli successivi viene soppiantata dagli emergenti paesi del Nord Europa, fra tutti Inghilterra e Olanda.

Con la fine del ‘500, L'oceano Atlantico divenne l'arteria centrale dei traffici internazionali e il baricentro economico dell’Europa si sposta dal Mediterraneo verso l’Atlantico. MOTIVI PICCOLA DIVERGENZA da paesi mediterranei a paesi nordeuropei: 1) Scoperte geografiche e cambiamento ruolo mediterraneo e degli oceani 2) L’andamento demografico, come colpisce la peste del 1630 (a macchia di leopardo) 3) Le emigrazioni causate dall’intolleranza religiosa OGGI: La Globalizzazione, inizia il 15 Agosto 1971, quando gli Stati Uniti sospesero unilateralmente il trattato di Bretton Woods del 1944, che aveva costituito il principale pilastro finanziario della crescita economica e della ripresa dopo la Seconda Guerra mondiale. La Globalizzazione ha portato a una convergenza IL MECCANISMO DEMOGRAFICO: È importante verificare quali sono le caratteristiche e l’andamento della popolazione europea in età moderna o preindustriale, per capire quali sono le aree europee che si sviluppano e quelle che regrediscono economicamente parlando. La quantità popolazione rappresenta l’elemento fondamentale per capire il livello di benessere economico: Se gli abitanti si spostano per trovare condizioni di vita migliori o Più un paese attira popolazione, più significa che è un paese che economicamente in buone condizioni o Invece se il paese perde i suoi abitanti, questo ha qualche problema economico o sociale più abitanti ha un paese più quel paese può avere una forza d’urto in necessità belliche Sono almeno quattro i dati che si devono avere a mente quando si cerca di delineare le caratteristiche del meccanismo demografico di un periodo: 1. Nascite 2. Morti 3. Migrazioni 4. Matrimoni (fino al secondo dopoguerra, di recente ha perso di significato) LA NATALITÁ IN ETÀ MODERNA: Il primo elemento da tenere presente è il tasso di natalità: cioè le nascite in relazione alla popolazione che le ha prodotte. Si ottiene come rapporto tra i nati vivi in un dato anno (N) e la popolazione media di quell'anno (P): n = N / P. Significativo è anche il quoziente specifico di natalità (detto anche quoziente di fecondità o di fertilità) numero medio di figli per donna in età feconda (15-49 anni). Si ottiene come rapporto tra il numero dei nati vivi in un anno e l’ammontare della popolazione femminile in età feconda. Il tasso di fecondità che assicura ad una popolazione la possibilità di riprodursi mantenendo costante la propria struttura è pari a 2,1 figli per donna. In età moderna (XV-XVIII secolo) il tasso grezzo medio di natalità in Europa è di circa il 5%; oggi si aggira sullo 0,97%. (oggi Francia paese giovane, Italia paese vecchio, capacità di crescita molto minore di un paese che può presentare risorse giovani).

La natalità in epoca preindustriale è dunque assai elevata rispetto al 1900-2000, esso è molto elevato per compensare un'altrettanta elevata mortalità ordinaria (cioè non in presenza di calamità) oscillante tra il 3 e il 5% (oggi è del 0,95% circa). La natalità presenta variazioni stagionali, si concentra in particolare in due periodi dell’anno: (1) Tra la fine dell’inverno e la primavera (2) In autunno I picchi sono direttamente collegati con l’essere la società d’età moderna fatta di lavoratori agricoli impegnati nel settore primario (circa l’80% della popolazione economicamente attiva... In Inghilterra fino al 1850-In Italia fino nel 1950). NATALITÁ E MATRIMONI IN ETÁ MODERNA: La quasi totalità dei concepimenti avviene all’interno del matrimonio. È molto limitata la percentuale dei concepimenti al di fuori del matrimonio (oscilla tra il 2 ed il 5% delle nascite), anche se moltissimi dei primi concepimenti avvengono prima del matrimonio. (in Italia fino al 1968 chi faceva un figlio doveva sposarsi). Il matrimonio va dunque considerato come il fattore fondamentale della fertilità complessiva, in quanto collegato al matrimonio era il cosiddetto periodo di riproduzione feconda. Oggi ha perso di significato perché: ci si sposa poco, si possono avere figli all’interno del matrimonio, le donne hanno il primo figlio in età sempre più avanzata LA MORTALITÁ IN ETA MODERNA: (3-5 %) oggi 0,95% La mortalità ordinaria (come visto) è molto elevata e riguarda in modo particolare infanti e bambini. (questo è cambiato con l’introduzione degli antibiotici, fino al 1950, es: bronchiolite) La mortalità ordinaria infantile è altissima e oscilla tra il 15 ed il 35% tra coloro che muoiono prima di compiere un anno (oggi in Italia è dello 0,66% circa). L’aspettativa di vita in età moderna era di 50 anni per le condizioni di vita, qualità di alimentazione e conoscenza mediche (In Italia questo fattore è cambiato dal 1950, oggi si vive fino a 80 anni maschio- 85 femmina … istat considera vecchi da 65 a 75 anni). Altrettanto elevata è la mortalità adolescenziale. La mortalità, come già visto per la natalità, segue una precisa stagionalità (si muore di più nei mesi più freddi) Alla mortalità ordinaria si affianca una mortalità definita STRAORDINARIA o CATASTROFICA, dovuta principalmente a tre elementi: (1) Guerre (nella Seconda guerra mondiale si usano armi di massa, bombardamenti che vanno a colpire la popolazione civile, o bomba atomica) (nella Prima guerra mondiale è una guerra di trincea... Morti di soldati) CAUSE INDIRETTE: zone in cui si muovono gli eserciti, distruzione raccolti, requisizione del bestiame, propagarsi di epidemie, (2) Epidemie (mortalità diretta) (3) Carestie o crisi di sussistenza, (non si riesce ad avere mezzi per sopravvivere, mortalità diretta) L’ANDAMENTO DEMOGRAFICO IN EUROPA NEL MEDIOEVO: 1000-1300

La popolazione europea tra l’XI ed i XIV secolo pare aumentare (tendenza ascendente) di oltre il 70%, passando da circa 40 a circa 70 milioni di abitanti. La densità abitativa non è particolarmente elevata e comunque inferiore a quella rilevabile per alcune aree dell’Asia. Per un paragone oggi l’Europa ha una popolazione di oltre 746 milioni di abitanti. … Su tale situazione si abbatte la terribile pandemia di peste che a metà Trecento (1347-1350) colpisce l’intero continente europeo (pandemia si propaga quando c’è più gente, tutti in campagna), facendo arretrare di molto la popolazione (alcune stime parlano di perdite pari ad almeno il 30% dell’intera popolazione). Si tratta, tuttavia, solo di un arretramento temporaneo. Come mai la popolazione europea cresce sia nel medioevo che in età preindustriale? Non tanto per la medicina... Ma 1) Diffusione di tipologia di topo meno devastante per salute dell’uomo (epidemie si propagano sull’uomo per il salto di specie). 2) Diffondersi di abitazioni in muratura, abbandono della coesistenza con gli animali. Seppur lentamente la popolazione europea riprende a crescere intorno alla metà del 1400, per poi conoscere una fase di crescita assai rilevante nel corso del secolo successivo. L’ANDAMENTO DEMOGRAFICO IN EUROPA IN ETA MODERNA (SEC. XVI-XVIII) 1500-1700: TENDENZA POSITIVA: Fra l’inizio del Cinquecento e la fine del Settecento la popolazione europea conosce un’espansione continua, passando da circa 70/80 milioni a oltre 170 milioni, con un tasso di crescita annuale di circa l’1%. Nel complesso l’andamento demografico europeo non è di molto diverso da quello che contraddistingue nello stesso periodo le altre aree più sviluppate del globo dell’epoca (Cina, India, Giappone … paesi che a fine 1700 sono economicamente sviluppati, ma poi conoscono il fenomeno della grande divergenza). Il peso della popolazione europea nel contesto globale si attesta all’incirca intorno a 1/5 del totale. -

MA AVVENGONO PRIODI DI CROLLO:

All’interno del quadro generale descritto, bisogna sottolineare che la crescita demografica non è né costante né tantomeno uniforme. In particolare, la mortalità si presenta molto più elevata tra il 1630 ed il 1680 quando molte regioni d’Europa furono pervase da un ripetersi di: • Crisi di sussistenza; • Epidemie (ad esempio la peste manzoniana, in Italia 1861 anche prima ma il picco è nel 1630) • Guerre (ad esempio la guerra dei Trent’anni 1618-48 Germania ...1870);

— Inoltre, (riforma protestante) l’intolleranza religiosa dei cristiani protestanti/ortodossi da parte dei cristiani cattolici, determina a volte massicci spostamenti forzati di popolazione che ha un mestiere (artigiani, mercanti, trasferire competenze da un’area all’altra). (INTOLLERANZA RELIGIOSA... CRESCITA ECONOMICA Max Weder... piccola divergenza) In un contesto di questo tipo a beneficiare di movimenti demografici positivi (crescita della popolazione) è soprattutto l’Europa settentrionale e occidentale. Nel corso del Cinquecento tutte le regioni europee registrano significativi aumenti demografici. È tra XVII e XVIII secolo che l’andamento demografico europeo muta: crescono di più i paesi Nordeuropei, molto meno i paesi mediterranei. È questo un aspetto da tenere presente, perché, assieme ad altri fattori che si analizzeranno in seguito, sarà un elemento centrale per spiegare l’emergere delle potenze atlantiche (prime fra tutte Inghilterra e Olanda). Nel corso del XVIII secolo sembra migliorare il rapporto fra popolazione e risorse alimentari (anche se non per tutte le aree europee, dieta alimentare non diversificata: cereali), motivi: (1) L’espansione territoriale (erano terreni paludosi o marginali perché poveri di qualità) (2) L’aumento della produzione e della produttività agricola, da estensiva a intensiva

Alcuni esempi: Francia: (1500 - 16 milioni di abitanti) — (1600 - 18 milioni) — (1700 - 19 milioni) Germania: (1500 - 13 milioni) — (1600 - 16 milioni) — (1700 - 15 milioni) Gran Bretagna: (1500 - 5 milioni) — (1600 -7 milioni) — (1700 - 9 milioni) Italia: (1500 - 11 milioni) — (1600 - 13 milioni) — (1700 - 13 milioni) FOCUS SULL’ITALIA: (da lepre 1200-1500 mercanti da estremo oriente a EU, a tartaruga Mediterraneo mare chiuso, a sasso) (controriforma calvinista nel concilio di Trento, cacciare i Calvinisti... Vicenza tollerante della religione) Il crollo demografico è particolarmente evidente per l’Italia (ancora assai frazionata politicamente) che risente pesantemente della pestilenza del 1630-1631. La peste fa sentire i suoi effetti soprattutto nell’Italia centro-settentrionale; qui su circa 5.400.000 abitanti ne morirono ben 1.200.000. I dati a disposizione fanno vedere come a crollare sia soprattutto la popolazione delle città. Bologna passa da 62.000 abitanti prima della peste a 15.000 dopo la peste Venezia da 140.000 a 46.000 Verona da 54.000 a 31.000 Milano da 130.000 a 65.000 Vicenza da circa 35.000 a meno di 20.000 In sostanza nel corso del XVII secolo la popolazione italiana crolla per poi riprendersi, seppur lentamente. Se, infatti, ad inizio Seicento l’Italia annovera circa 13 milioni di abitanti

all’inizio del secolo successivo risulta avere una popolazione pressoché identica in termini numerici. Il recupero è, come detto, lento. Particolarmente lento in ambito urbano; un po’ più rapido nelle campagne. L’EUROPA DELLE CITTÁ IN ETÁ MODERNA: Sebbene, come si vedrà quando si parlerà di agricoltura, solo il 15% circa della popolazione europea d’età moderna risieda in città (e solo il 10% in centri urbani con popolazione superiore ai 10.000 abitanti) l’EUROPA COSTITUISCE IL CONTINENTE PIU’ URBANIZZATO DEL PIANETA ALL’EPOCA. In genere l’Europa occidentale (agricoltura intensiva) è molto più urbanizzata dell’Europa orientale (agricoltura estensiva), tasso di urbanizzazione diversificato. Nel Cinquecento molte delle città più grandi sono ancora quelle italiane. Fra il 17 ed il 18 secolo a crescere sono soprattutto le città olandesi e inglesi. Fra il 1600 ed il 1750 il tasso di urbanizzazione dell’Europa atlantica cresce del 50%, mentre l’Europa mediterranea cresce solo del 2,6%. Nel 16 secolo sono solo 101 le città europee che superano i 20.000 abitanti; cresciute a 123 nel 17° secolo a 141 nella prima metà del 18° secolo a 175 intorno a metà 18° secolo e a 221 nel 19°. Come detto, nei primi secoli dell’età moderna (XVI- XVII) i centri urbani più rilevanti si trovano nella maggioranza dei casi nell’Europa meridionale. È solo con l’inizio del 18° secolo che tale stato di cose muta; da allora è l’Europa settentrionale ed occidentale ad ospitare le città più grandi....


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