Ho sceso dandoti il braccio (Montale), riassunto e analisi PDF

Title Ho sceso dandoti il braccio (Montale), riassunto e analisi
Course Economia e gestione delle imprese
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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HO SCESO, DANDOTI IL BRACCIO, ALMENO UN MILIONE DI SCALEMONTALE Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr’occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue. Questa poesia di Montale è stata scritta nel 1967 ed è contenuta nella sezione Xenia della raccolta poetica Satura, si tratta di uno dei componimenti più famosi di Montale, scritto in memoria della moglie Drusilla Tanzi. La donna soffriva di una grave miopia, dettaglio molto importante per l’analisi di questa poesia. La donna, a causa del suo problema alla vista era soprannominata “La Mosca”. Rappresenta una delle dichiarazione d’amore più belle della letteratura italiana. Lo stile ermetico e la parte tecnica di Montale in questa poesia viene meno, lasciando spazio al contenuto. La poesia rappresenta un dialogo a senso unico, dialogo che l’autore interpreta per mantenere vivo il ricordo della defunta consorte. Lo stile di Montale è semplice e concentrato nel descrivere le piccole cose, i gesti quotidiani. In questa poesia si rivela un grande dolore per la perdita della moglie. Il poeta ripensa alla vita trascorsa insieme a lei e ci dice che la sua donna è stata una guida per lui, l’unica capace di accompagnarlo attraverso le difficoltà della vita. È molto bello notare il gioco di parti che si invertono: sua moglie aveva una malattia agli occhi e quindi non vedeva quasi per niente. La guida “reale” era quindi Montale che, appunto per aiutarla a camminare, la teneva sottobraccio e l’accompagnava camminando, ma se lui era stato per lei una guida fisica, la donna risulta essere al contrario una guida “spirituale” per il poeta che infatti, senza lei, adesso sente solo un grande vuoto. Parafrasi Ho sceso, tenendoti sottobraccio, per aiutarti a scendere le scale, almeno un milione di scale. (la donna che soffriva di una grave miopia aveva bisogno dell’aiuto del poeta per scendere le scale) Ora che tu non ci sei, scendo le scale da solo ed ogni gradino mi sembra un burrone, scendendo ogni gradino, sento il vuoto incolmabile della tua assenza. Il nostro viaggio insieme (il nostro tempo, la nostra vita, il nostro amore) anche se è stato lungo anni, ora è finito e mi sembra esser stato così breve. La mia vita purtroppo continua senza di te(senso di rabbia) .

Da quando ho capito l’importanza del grande valore(la moglie) avendolo perso non mi importa più , non ho più bisogno delle cose quotidiane: le coincidenze, le prenotazioni, i compiti da assolvere, gli imprevisti, le difficoltà e le delusioni di chi è convinto che la realtà sia solo quella che vediamo con gli occhi. Rispetto al vero valore(la moglie) che è venuta a mancare tutto il resto gli sembra banale e futile. La realtà va oltre ciò che si vede, è immateriale come l’amore che lega il poeta a sua moglie. Ho sceso, tenendoti sottobraccio, almeno un milione di scale, non perché con quattro occhi è più facile vivere e per aiutarti, le ho scese assieme a te perché ho capito una cosa importante; nonostante fossero le tue le pupille fisicamente malate, offuscate dalla semi-cecità, gli unici veri occhi capaci di vedere oltre le apparenze e capire il senso della vita erano le tue. Metrica e linguaggio Ci troviamo in presenza di versi liberi – una scelta comune nei poeti del Novecento – che contano anche degli endecasillabi sciolti. Ci sono poche rime (crede/vede) ma la musicalità viene resa dall’ assonanza (viaggio/braccio) e dalla scelta di un linguaggio semplice e colloquiale. Figure retoriche presenti nel testo: Iperbole: Ho sceso almeno un milione di scale, con questa espressione il poeta vuole semplicemente far capire a chi ascolta la poesia che il cammino accanto alla donna amata è stato lunghissimo. Ossimoro: breve/lungo, Montale contrappone due termini di significato opposto, vuole far capire che la vita insieme alla moglie, anche se effettivamente durata tanti anni, adesso sembra brevissima Metafora: il nostro viaggio, il viaggio è una metafora piuttosto comune (non è un’idea originale di Montale) per indicare la vita dell’uomo sulla terra. Anafora: Ho sceso… Ho sceso, questa figura retorica consiste nel ripetere a inizio di due versi diversi la stessa parola (o le stesse parole). L’effetto che il poeta vuole rendere è quello di un pensiero ripetitivo che torna sempre in testa e quindi di un dolore costante. Il tipo di linguaggio utilizzato: è un linguaggio semplicissimo e quotidiano. Se dovessimo togliere ogni termine dalla poesia potremmo tranquillamente inserirlo in una chiacchierata con gli amici. Non è un linguaggio aulico o arcaico che richiama lo stile classico e poetico della tradizione italiana. Nonostante ciò il poeta, con la sua sensibilità, riesce a rendere tutto su un piano “alto”: anche parlare di una scalinata o di una prenotazione diventa una grande prova poetica. Questo accade grazie al ricorso al correlativo oggettivo, tipico della poesia di Montale che viene spesso definita “poetica dell’oggetto”. Che succede? Praticamente vengono accostati oggetti, immagini o attività comuni che, messe una accanto all’altra perdono la loro semplicità iniziale e diventano oggetti poetici. Se parliamo di una

scala e del vuoto come entità separate non ci troviamo granché di poetico, ma avvicinare “vuoto, scale, gradino” rende un sentimento profondissimo e un grande tormento. Ecco la grandezza e la profonda sensibilità del poeta...


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