Iconologia e iconografia PDF

Title Iconologia e iconografia
Author sara buglione
Course Iconografia e iconologia
Institution Università di Bologna
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Summary

appunti completi di tutte le lezioni del corso di Iconografia e iconologia (Sonia Cavicchioli)...


Description

Appunti + wikipedia Affrontiamo il tema di come l’arte in occidente si sia strutturata, o addirittura di come sia nata. E partiamo appunto da una chiesa. Certamente si era ancora sotto l’impero romano che era una sorta di mondo globalizzato, ma le cose cambiarono tantissimo. Cambiarono perché, prima di tutto SI IMPOSE IL CRISTIANESIMO, ed era francamente una forma di pensiero di vita alternativa rispetto alla civiltà precedente. Ovviamente ci vollero secoli ma la nostra cultura alla fine divenne altra. Quando nel 313 Costantino declinò l’editto di Milano dicendo che il Cristianesimo era ormai una religione riconosciuta, e addirittura l’imperatore Teodosio promulgò leggi talmente a favore del cristianesimo da farne La Religione, il successo era ormai conclamato e i cristiani diventarono un’autorità, anche per quanto riguarda l’arte (ricordiamo che invece gli ebrei erano aniconici: si rifacevano al verso dell’Esodo, XX, 2-5) Si nota come la nuova era è cosa totalmente diversa dalla civiltà classica, quando con l’anno 0 si impose il cristianesimo. E’ comunque nel 313 che Costantino con l’Editto di Milano dichiarò il cristianesimo come religione ufficiale dell’Impero; di conseguenza l’arte divenne un grande strumento di comunicazione per i cristiani. Si intende per editto di Milano (noto anche come editto di Costantino e Licinio) l'accordo sottoscritto nel febbraio 313 dai due Augusti dell'impero romano (I a.C – V d.C), Costantino per l'Occidente e Licinio per l'Oriente, in vista di una politica religiosa comune alle due parti dell'impero. Le conseguenze dell'editto per la vita religiosa nell'impero romano sono tali da farne una data fondamentale nella storia dell'Occidente DUOMO DI MONREALE, dal 1174 mostrando il Duomo capiamo com’è vero che l’arte prese piede e divenne grande strumento di comunicazione per i cristiani. La cattedrale di Santa Maria Nuova è il gioiello dei gioielli, il principale luogo di culto cattolico di Monreale (Palermo) costruita per volere di Guglielmo II, re di Sicilia. È evidente, ma lo è già dalle prime basiliche paleocristiane di IV e V secolo che abbiamo a Roma, che siano già concepite in questo modo (slide): si creò un ambiente per cui la navata è il luogo del racconto, della narrazione delle storie sacre; invece dietro l’altare, nell’abside, vi è il luogo della teofania cioè la manifestazione del divino che non fa nulla, semplicemente mostra se stesso. La cattedrale presenta quindi una doppia comunicazione = quella della NAVATA in cui si svolge il racconto, e quella dell’ABSIDE (zona dietro l’altare) in cui vi è la manifestazione del divino. verso dell’Esodo, XX, 2-5: sembrava una sorta di obbligo dato da Dio quello di NON FARE IMMAGINI. Vi nacque una riflessione attorno. L’arte che questi signori primi cristiani avevano alle spalle era un arte bellissima e piena di sensualità, piena di miti che raccontavano storie di amori liberi e illeciti. E su quello si basavano le figure del paganesimo. Quando poi arrivò il cristianesimo possiamo dire di essere arrivati a una sorta di grado zero dell’arte: l’arte classica, pagana, aveva da sempre comunicato altri contenuti; con l’arte cristiana invece, dovendo comunicare contenuti sacri e religiosi e quindi qualcosa di definito e preciso, possiamo cominciare a parlare di IMMAGINI-SEGNO: le immagini dovevano essere più semplici possibili. Sono immagini ma non raccontano né mostrano cose sofisticate ed elaborate, anzi sono meno sofisticate possibili per poter comunicare al meglio un concetto indiscutibile, immediato. E quel concetto è un SEGNO perché simbolo, ma anche perché immediatamente rimanda a qualcos’altro; si parla di segno perché c’è il contenuto sacro di mezzo. Siamo all’ABC delle prime immagini PESCE immagine fondamentale per i cristiani. L’acronimo della parola greca pesce, ichthùs, crea la frase GESU’ FIGLIO DI DIO SALVATORE (tramite l’acronimo Iesus CHristos THeou Yios Soter). Per questo motivo il simbolo del pesce era molto comune nelle catacombe di Roma. È il credo che Gesù è figlio di Dio e che salva. PAVONE immagine di rinascita di Cristo, perché secondo antiche credenze la coda del pavone cade in autunno per poi ricrescere in primavera con piume più belle di quelle di prima. L’immagine di rinascita è collegata in realtà a tutta la natura, quindi in questo specifico caso sarebbe meglio dire SIMBOLO DI RESURREZIONE (trattandosi di un animale) e vita eterna (si raccontava infatti che il pavone avesse le carni che non marcivano)

COLOMBA raffigurazione dell’anima stessa del cristiano nel suo più sincero affidamento a Dio, simbolo di Pace e Salvezza. E’ infatti l’animale che Noè liberò mentre era sull’arca per andare a controllare che il diluvio universale fosse finito e al suo ritorno aveva nel becco il famoso ramoscello d’ulivo, segno che la riconciliazione con Dio era avvenuta e il diluvio terminato. BUON PASTORE guida. Motivo iconografico, raffigurante un giovanetto con un agnello sulle spalle. Il simbolo del buon pastore citato nelle parabole, aveva riferimenti molto antichi CERVI rimando visivo a un famoso salmo: «Come il cervo anela ai corsi delle acque, così l’anima mia […] ha sete del Dio vivente» Simbolo di purezza, di mitezza, di desiderio ardente di Dio: a questo dobbiamo pensare, e non altro. E’ un animale selvatico prudente: simbolo dell'anima che tende a Dio, di Gesù Cristo che combatte e vince il demonio, del bene che trionfa sul male e della prudenza. ACQUA una delle immagini-segno più importanti per i cristiani, di purificazione (si pensi al battesimo), dell’essere cristiani e abbeverarsi a Cristo. MAUSOLEO DI GALLIA PLACIDIA, Ravenna, 425-30 d.C testimonianza perfetta durante la prima arte cristiana del netto contrasto tra dentro e fuori. Fuori non rivela niente di sé: bisogna entrare dentro per scoprirne la bellezza e trasferirsi in una dimensione altra. Vuole elevarci anche attraverso la preziosità dei materiali solitamente utilizzati per i mosaici. Allora, persino l’architettura dei primi cristiani è un immagine segno: fuori non rivela nulla, ma penetrandola il sui significato cresce e diventa straordinario. Questa idea di simbolo dell’esterno che cela l’interno prezioso è l’idea stessa di ICONOLOGIA. DALLA I LETTERA DI GIOVANNI si evince che Cristo si è incarnato, si è fatto uomo, si è concretizzato. E allora perché non possiamo darne testimonianza? E questo è uno strumento di discussione potentissimo tra i teologi dei primi tempi. Nei primi tempi i teologi discutevano molto se fosse giusto o meno rappresentare immagini sacre; alcuni grandi teologi (detti Padri della Chiesa) sono favorevoli alle immagini, definendo l’arte come la Bibbia di chi non sapeva leggere.I più importanti sono Paolino di Nola, Nilo di Ancira e successivamente papa Gregorio Magno. È lui che esprime il concetto delle immagini come “bibbia paumerum”, la bibbia degli illetterati, di coloro che non sanno leggere. Questa grande funzione riconosciuta all’arte, Gregorio riesce a comunicarla a tutta Europa nonostante i problemi di iconoclastia che dureranno secoli. Tra il I e il II secolo, cioè agli albori della cristianità, una delle maggiori argomentazioni che affliggevano i cristiani era se fosse permesso mangiare la carne offerta agli idoli dai pagani. Paolo di Tarso rispose a questi fedeli con la prima lettera ai Corinzi, rassicurandoli che, nel momento in cui avessero benedetto i cibi in questione nel nome di Cristo, non avrebbero commesso peccato; ad ogni modo nella stessa lettera Paolo proibisce categoricamente di adorare gli idoli e di mischiarsi alle pratiche dei pagani. Dopo la fine dell'età apostolica e l'inizio del III secolo non ci sono state dispute o controversie riguardo alle immagini religiose, sebbene in molte chiese ci fossero già pitture parietali e simboli cristiani. Come dimostra la Tradizione Apostolica, un trattato liturgico risalente all'inizio del III secolo di Ippolito di Roma (teologo e scrittore romano, prima antipapa della storia), considerato di estrema importanza dalla maggior parte degli storici, i cristiani non dovevano adorare nessun genere di immagini, né religiose né di qualunque altro tipo. Nel testo sono contenute anche delle prescrizioni sulle mansioni più o meno adatte alla vita cristiana, e tra quelle proibite ai cristiani ci sono il lavoro di pittore e quello di scultore (le persone che svolgevano questi ruoli venivano considerate costruttori di idoli). Ciò suggerisce che all'epoca l'iconografia cristiana non si era ancora sviluppata del tutto, o comunque non era tollerata dai cristiani osservanti. Solo a partire dal IV secolo vi era stato un vero e proprio dibattito teologico sulla liceità di rappresentare Gesù e altre figure religiose. Riflettiamo su come l’immagine di Cristo si sia via via concretizzata. SARCOFAGO DI GIUNIO BASSO (Senatore romano dell’Impero), CRISTO FRA I SANTI PIETRO E PAOLO, Città del Vaticano, 359 d.C partendo da qui capiamo come i primi secoli del cristianesimo siano stati una terra di nessuno: si andava avanti con le rappresentazioni artistiche e nel frattempo i teologi discutevano a sangue se si o no alle immagini. Ci sono delle varianti: Gesù in questa scena, tra le altre del sarcofago che recano altri personaggi, viene rappresentato per la prima volta e secondo i modi dell’antico, come un filosofo con questa

immagine di giovane uomo. Viene rappresentato tra due uomini più anziani che sono Pietro e Paolo. Gesù pone i piedi su una strana figura di cui non abbiamo certezza ma che dovrebbe essere l’atlante: fusione tra vecchia arte pagana e nuovo concetto del cristianesimo. Teoricamente schiacciandolo in qualche misura prevale sul paganesimo, però è comunque lì raffigurato. Gesù viene rappresentato inoltre secondo la concezione antica della perfezione, e contemporaneamente secondo la tipica posa del filosofo che dialogava. BUON PASTORE, arte attica del VI sec a.C VS BUON PASTORE, arte romana di età tardoantica (IV sec?)la statuetta romana si può benissimo ricollegare all’immagine del sacrificio classico pagano, rappresentato con un uomo con una pecorella sulle spalle = la prima arte sacra opera quindi una TRASLAZIONE delle immagini: le stesse icone da pagane a sacre. Non solo lo stile ma anche le immagini della cultura precedente vengono riutilizzate e trasformate in ciò che serve a loro: a ciò la prima arte occidentale cristiana deve la sua nascita. BUON PASTORE (ORFEO), Mosaico nel Mausoleo di Gallia Placidia, V sec immagine molto interessante che ci fa vedere un ulteriore passaggio, qualcosa di simbolico nell’immagine: la figura è singolare con il pastore che reca il nimbo, o come la chiameremo di lì a poco, l’aureola. L’AUREOLA è rappresentata così come si rappresentava la divinizzazione dell’imperatore con il NIMBO, cosa che prese piede soprattutto durante l’ultima parte dell’impero quando questo si estese tantissimo; si divinizzava così l’Imperatore. Questa immagine traslò e i cristiani la fecero propria: da divinizzazione in senso pagano a santità. È interessante come nel mosaico l’atteggiamento di Cristo risulta indifferente, con il suo volto inespressivo, quasi negativo; in realtà l’INDIFFERENZA E’ DIVINA perché mancanza di passione e quindi si tratta di una rappresentazione positiva. L’arte protocristiana eredita questa iconografia dall’immaginario pagano che la utilizzava, per lo più, sui sarcofagi alludendo alle virtù del defunto, presumibilmente dotato di mansuetudine e filantropia, piuttosto che richiamando il mito di Orfeo che con la sua lira ammansiva gli animali attorno a sé. Siamo nel momento in cui le tante immagini di Gesù si susseguono e si confondono: stanno cercando una strada, gli artisti formulano mano a mano un linguaggio nuovo e ne possiamo vedere le tappe Altra forma di rappresentazione di Gesù è la sua identificazione, a un certo punto, con APOLLO, il dio del sole, portatore della luce. Sappiamo che apollo era immaginato come un dio che percorreva il cielo con la quadriglia che trasportavano fisicamente il sole durante il loro percorso giornaliero. Dall’enorme importanza data ad Apollo portatore di luce viene poi la sua identificazione con Gesù e proprio da questo collegamento proviene l’associazione della nascita di Gesù il giorno del 25 dicembre, giorno in cui le giornate riprendevano ad allungarsi. È una fase in cui l’immagine di Gesù è ibrida, rappresentata sotto forma di questa figura pagana, surclassandola a un certo punto ma mantenendo la stessa data. SOL INVICTUS, III sec d.C, Vaticano Sol Invictus ("Sole invitto") o, per esteso, Deus Sol Invictus ("Dio Sole invitto") era un appellativo religioso usato per diverse divinità nel tardo Impero romano, quali Helios, El-Gabal, Mitra e Apollo. Il culto del Sol Invictus acquisì importanza a Roma per la prima volta con Eliogabalo, imperatore romano (218-222) della dinastia dei Severi. Aureliano (imperatore romano, 270-75) consacrò il tempio del Sol Invictus in una data ignota verso la fine del 274, facendo del dio-Sole la principale divinità del suo impero e, come altri prima di lui, fu raffigurato con una corona a raggi. Si presume che a lui risalga la festa solstiziale del Dies Natalis Solis Invicti, "Giorno di nascita del Sole Invitto". La celebrazione del Sole Invitto proprio il 25 dicembre è tuttavia testimoniata solo nel Cronografo del 354 (calendario illustrato) insieme alla testimonianza del Natale, di cui si trova traccia già tempo prima. Durante il regno di Licinio la celebrazione del Sol Invictus si svolse il 19 dicembre, data forse più prossima al solstizio astronomico nel calendario allora in vigore. Dopo aver abbracciato la fede cristiana, nel 330 l'imperatore Costantino ufficializzò per la prima volta il festeggiamento cristiano della natività di Gesù, che con un decreto fu fatta coincidere con la festività pagana della nascita di Sol Invictus. Il "Natale Invitto" divenne il "Natale" Cristiano. Letteralmente natale significa "nascita". La festività del Dies Natalis Solis Invicti ("Giorno di nascita del Sole Invitto") veniva celebrata nel momento dell'anno in cui la durata del giorno cominciava ad aumentare dopo il solstizio

d'inverno: la "rinascita" del sole. Il termine solstizio viene dal latino solstitium, che significa letteralmente "sole fermo" (da sol, "sole", e sistere, "stare fermo"). Infatti nell'emisfero nord della Terra tra il 22 e il 24 dicembre il sole sembra fermarsi in cielo (fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicina all’equatore). In termini astronomici, in quel periodo il sole inverte il proprio moto nel senso della "declinazione", cioè raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale. Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima. Si verificano cioè la notte più lunga e il dì più corto dell’anno. Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate, in giugno, quando avremo il giorno più lungo dell’anno e la notte più corta. Il giorno del solstizio cade generalmente il 21, ma per l’inversione apparente del moto solare diventa visibile il terzo/quarto giorno successivo. Il sole, quindi, nel solstizio d’inverno giunge nella sua fase più debole quanto a luce e calore, pare precipitare nell’oscurità, ma poi ritorna vitale e "invincibile" sulle stesse tenebre. E proprio il 25 dicembre sembra rinascere, ha cioè un nuovo "Natale". L'iconografia cristiana delle origini utilizzò sistematicamente temi iconografici pagani, soprattutto nei primi tre secoli, quando il rischio delle persecuzioni impediva l'utilizzo di simboli troppo esplicitamente cristiani in luoghi come le catacombe. Furono perciò utilizzati anche attributi solari per alludere a Cristo come la corona radiata del Sol Invictus o, in alcuni casi, il carro solare. Il mosaico in questione forse raffigurante Gesù come Apollo-Helios è stato scoperto in un mausoleo sotto la basilica di San Pietro e datato circa al 250. La valenza cristiana del mosaico si dedurrebbe dai tralci di vite che circondano l'immagine del dio Helios. MAIESTAS DOMINI, 410-17 d.C, Roma nel mosaico nell’abside della basilica di Santa Pudenziana Gesù è rappresentato al centro, sul trono, l’unico con l’aureola e il libro in mano, come uno che sta insegnando qualcosa, e lo insegna ai 12 apostoli seduti a destra e a sinistra. Si tratta della TRADITIO LEGIS, nell’atto di trasmettere il proprio sapere. Ma a chi? Agli apostoli. Pietro (capelli bianchi perché più anziano) e Paolo (con la barba scura e un po' di stempiatura) sono rappresentati come nel mondo classico veniva rappresentato il TRIONFO ANTICO, ovvero con una figura femminile che li incorona. Quando gli antichi imperatori o condottieri trionfavano recavano una Vittoria abbigliata in maniera abbastanza simile che poneva sul loro capo la corona. In questo caso le raffigurazioni femminili sono in corrispondenza di Paolo della CHIESA DEI GENTILI, ovvero chiesa delle genti, dei pagani perché Paolo aveva predicato ai pagani, convertendoli; dietro Pietro invece la CHIESA DEGLI EBREI, perché Pietro era considerato colui che ha saputo convertire alcuni ebrei. Altre sovrapposizioni con le raffigurazioni antiche è la disposizione degli apostoli, che ricorda quella dei senatori. Quindi Gesù viene rappresentato quasi come se fosse al Senato, in una commistione di simboli diversi. Nel cielo vi sono 4 figure alate: un uomo, un leone, un toro e un’aquila; si tratta del cosiddetto TETRAMORFO, rappresentazione simbolica dei 4 evangelisti. Il contesto storico di quegli anni era particolare. Nel 391 l’imperatore Teodosio aveva reso quella cristiana la religione di stato. Roma era ancora una città straordinaria, con una popolazione intorno al milione di abitanti, in cui fiorivano le arti e dove risiedevano maestranze ancora capaci di realizzare opere eccelse. In questo clima nasce il mosaico di Santa Pudenziana: un mosaico pregno di aspetti teologici ma dove l’arte classica ha ancora maestri capaci di darle pieno vigore. Il mosaico di Santa Pudenziana rappresenta Cristo tra gli Apostoli (due di essi sono stati eliminati durante interventi settecenteschi nell’abside). Cristo è rappresentato benedicente seduto sul trono di Costantino. E’ il cosiddetto Cristo Pantocrator, cioè Signore dell’Universo. Gli Apostoli sono vestiti da senatori romani e le due figure femminili che incoronano Pietro e Paolo vogliono celebrare le loro missioni di evangelizzazione. TRADITIO LEGIS (consegna della legge), IV-V sec, Milano anche qui, nella basilica di San Lorenzo, la rappresentazione mostra bene la dimensione dell’IBRIDAZIONE: Gesù sta predicando con in mano il ROTOLO DELLA LEGGE, ma qui a differenza della raffigurazione precedente Gesù è giovanissimo e piuttosto apollineo: la sua figura ancora non è stata decisa. È circondato dagli apostoli con quella rappresentazione che ricorda quella dei senatori e Gesù l’immagine tipica del MAESTRO con la cesta sul davanti dalla quale tipicamente si estraevano i rotoli da leggere. Vediamo che non abbiamo il cielo: abbiamo un fondo dorato che solitamente significa Medioevo, astrazione, naturalismo scomparso; e invece qui abbiamo sì questo sfondo ma sul davanti queste figure e quindi non possiamo di certo

parlare di astrazione. Tale raffigurazione, presente soprattutto nell'area di influenza romana, rappresenta la trasmissione del messaggio evangelico agli apostoli ed in particolare a Pietro, fondamento dell'autorità papale. in Gallia Placidia probabilmente da mosaicisti bizantini, CROCE al centro della cupola una semplice croce dorata in un cielo stellato cinto di 4 simboli degli evanelisti e sempre qui ma in un altro punto il MONOGRAMMA DI CRISTO, V sec una ghirlanda che sembra un clipeo antico con all’interno il monogramma alpha, X incrociata alla P, omega = si tratta dell’immagine simbolica di Gesù: questo simbolo equivale alla sua stessa figura ( α ☧ ω ). In greco X (lettera fi) e P (lettera ro): le iniziali di Christos, quindi questo è il nome di Gesù. Siamo di fronte a un passaggio fondamentale sull’arte che deve trasmettere questi contenuti in maniera simbolica, e proprio in questo caso vediamo le conseguenze di questa necessità TRASFIGURAZIONE DI CRISTO, Basilica di Sant’Apollinare in Classe, Ravenna  consacrata nel 549, conserva come pochissime basiliche ancora, l’atrio in cui sostavano i catecumeni (coloro che si preparavano a ricevere il sacramento...


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