Il Buddismo - Appunti del Buddhismo in generale e il riassunto del libro \"A cultural history PDF

Title Il Buddismo - Appunti del Buddhismo in generale e il riassunto del libro \"A cultural history
Course Religioni e filosofie dell'Asia orientale
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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Appunti del Buddhismo in generale e il riassunto del libro "A cultural history of Japanese Buddhism"....


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Il Buddismo Il Buddismo è il movimento religioso che più ha influenzato la cultura e i movimenti religiosi di tutta l'Asia Orientale. Il termine "Buddismo" è un termine europeo usato per tradurre l'espressione Buddha Darma, ovvero Insegnamenti del Buddha. Il Buddhismo, in genere, indica un sistema di idee ed è sicuramente un movimento storico ed empirico. Bisogna quindi pensare al Buddhismo come un termine ombrello che indica pratiche ed insegnamenti che si sono sviluppati dall'India anche in altre regioni, non solo dell'Asia, ma nel mondo. Il Buddhismo nasce in India e ha dei canoni, quindi delle scritture, scritti in varie lingue, in particolare in Pali, in Sanscrito, in Tibetano e in Cinese. I dati fondamentali sul Buddismo sono innanzi tutto i Tre Gioielli che sono: il Buddha, il Dharma e il Sangha. Questi tre gioielli sono conosciuti anche come i tre rifugi. 1. Buddha: Buddha è un titolo e letteralmente significa il risvegliato. In genere viene tradotto anche come l'illuminato. Per i non buddisti il Buddha è colui che ha creato il buddismo, ma ciò non è vero, in quanto il Buddha è stato colui che ha preso il carico di riportare alla coscienza delle persone degli insegnamenti che già esistevano. Infatti non c'è stato soltanto un Buddha ma molti di più, in particolare il Buddha del presente, il Buddha del passato e il Buddha del futuro. 2. Dharma: Ciò che il Buddha ha detto e insegnato, il termine viene solitamente tradotto con il significato di insegnamento, legge. 3. Sangha: La comunità di monaci, monache e, in senso più amplio anche la comunità dei fedeli. Anche il Sangha ha le sue regole e queste sono conosciute con il termine sanscrito Vinaya che vuol dire proprio disciplina. Quindi il Vinaya sono le regole a cui devono sottostare monaci e monache. Come si è già detto esiste un canone che racchiude tutte le scritture più importanti del buddhismo, come il Canone Pali chiamato anche Tipitaka, che significa i tre canestri. 1. Vinaya Pitaka: I codici disciplinari, le regole sia per i membri individuali sia per l'intera comunità. 2. Sutra Pitaka: Contengono i sutra, che sono dei testi o in prosa o in versi che contengono degli insegnamenti. In genere sono considerati come dei sermoni fatti dal Buddha storico. Sono quindi particolarmente importanti poichè è come se fossero la parola del Buddha. La collezione principale è divisa in quattro Nikaya. 3. Abhidharma Pitaka: Significa letteralmente insegnamenti più elevati. Il Buddha ha vissuto prima che la scrittura si sviluppasse in India e quindi le varie scritture buddiste differiscono molto le une dalle altre. È difficile anche datare il Buddha storico, in generale si fa risalire al V secolo. E sappiamo che il Buddhismo, almeno in India, si divulgherà attraverso un sovrano dell'impero Maurya di nome Asoka e che è fiorito nel III

secolo a.C. Questo secolo è molto importante in quanto il sovrano conquista una gran parte del regno e promulga vari editti (in varie lingue, il che vuol dire che il territorio era molto vasto). Il Buddha è nato dove oggi c'è il confine tra l'India e il Nepal nella tribù degli Shakya. L'India di quel tempo era retta da un sistema gerarchico fatto di caste chiamate colori e la tribù del Buddha faceva parte di una casta alta. In quell'epoca la società era regolata attraverso una forma religiosa che era di tipo brahamanica, cioè l'ideologia del brahamano era un'ideologia che si impiantava su una struttura sociale gerarchica. I brahamani erano in cima a questa scala sociale, poi c'era la nobiltà, poi c'erano coloro che avevano dei terreni che diventano anche i mercanti, all'ultimo posto c'erano gli arigiani, una casta piuttosto vasta. Oltre a queste caste c'erano i fuori casta, e facenti parte di questa casta sono quelli che, ad esempio, avevano a che fare con i cadaveri, i macellai, coloro che avevano quindi a che fare con la morte e con l'impurità. Esistono vari tipi di buddhismo anche se oggi le due correnti che vengono riconosciute sono il Theravada (la dottrina degli anziani, sviluppatasi soprattutto nel sud-est asiatico, viene chiamato anche Hinayana o piccolo veicolo) e il Mahayana (il grande veicolo, sviluppatosi soprattutto nell'Asia Orientale). Il Mahayana ha un numero molto elevato di testi. Il Buddhismo viene considerato per antonomasia la religione della pace, tuttavia essendo un movimento attivo nel presente e nella storia è stato, ovviamente, condizionato dalle circostanze sociali, storiche e politiche nel corso del tempo. Anche gli scritti che si hanno sul Buddhismo sono di difficile datazione e sono tutti quanti, soprattutto i sutra, improntati come se fossero dei discorsi orali, infatti i sutra in genere iniziano dicendo "Così ho sentito dire" → implica un legame tra quello che colui che legge e il Buddha storico a cui vengono attribuiti i sermoni. Le scritture del Buddha sono complicate e soprattutto c'è un largo uso della metafora, molto spesso gli insegnamenti che il Buddha espone e spiega non sono diretti ma sono una sottospecie di circonlocuzione, questo vuol dire che alcuni messaggi vengono trasmessi e comunicati per adattarsi al pubblico. L'uso della metafora da parte del Buddha è collegato a un concetto molto importante del Buddhismo che si chiama "attività nel mezzo". È un'espressione che si trova in tutta la letteratura buddhista e si riferisce all'abilità che il Buddha aveva come comunicatore. Questo era anche un manifesto dell'abilità che il Buddha aveva nell'adattare quello che lui diceva non solo rispetto ai suoi seguaci ma anche rispetto ai pregiudizi. Questa è una tattica diplomatica (anche di negoziazione). Il Buddha, infatti, evita di essere ostile, in genere sembra che all'inizio sia addirittura d'accordo con un'affermazione e dopo di che riesce a rivoltarla. Uno dei metodi è quello di rendere le parole usate dall'oppositore parole che significano qualcosa di diverso → cambiare il significato delle parole. Una delle parole che può assumere diverse sfumature di significato è karma. La parola karma in sanscrito significa azione → qualcosa che ha luogo in un mondo fisico. Il Buddha dice che è l'intenzione che io chiamo karma. Di conseguenza il Karma è l'intenzione con cui si compie un'azione. Tutti gli insegnamenti del Buddha sono interconessi tra di loro, l'altro concetto importante del buddhismo è quello di se, infatti la dottrina buddhista aveva come caratteristica fondante la dottrina della non anima (atman). Quando il Buddhismo fu scoperto dall'Occidente, soprattutto nel XIX secolo, veniva spiegato dai e ai cristiani che erano colpiti dalla negazione da parte del buddhismo dell'esistenza di un Dio creatore. In realtà la negazione del sè o di un'anima è stata la caratterstica più forte e studiata da parte del Buddhismo. Questo ha creato una grande serie di incomprensioni e di equivoci che uno studioso molto importante del Buddhismo ha

cercato di evitare aggiungendo alla parola se e alla parola anima l'appellativo di immutabile. Infatti la parola anatman si riferisce proprio a qualcosa che non muta mai → "non c'è nulla negli esseri viventi che non cambia mai" oppure "non c'è alcuna essenza negli esseri viventi che resti immutabile". La parola anima perciò diventa abbastanza inappropriata rispetto all'idea che abbiamo di essa (anima cristiana, dantesca..) per questo la parola atman viene spesso tradotta con essenza → nulla nel mondo ha un'essenza immutabile. Il mondo per il Buddha è ciò che noi possiamo osservare, il mondo è quindi fatto dalle esperienze quotidiane nel mondo fisico ma che è anche un mondo impermanente. Quindi Buddha non è peranto interessato a ciò che esiste ma a ciò che noi possiamo esperire. Questo è in accordo con la prima delle quattro cosidette nobili verità (che sono alla base del sistema buddhista). La prima nobile verità si chiama Dukka che è ciò che non è soddisfacente e viene anche tradotta come sofferenza causata da una continua insoddisfazione motivata dalla sete (desiderio). La vita è insoddisfacente poichè anche i desideri sono soggetti all'impermanenza e sono in un continuo mutamento. Esistere, nel buddhismo, significa non cambiare. L'esistenza di una persona nel mondo si basa su ciò che può sperimentare, di conseguenza è provvisoria. Nell'ottica cristiana c'è una sorta di continuità tra l'io fisico e l'anima che sopravvive alla morte fisica. Nel buddhismo esistenza e divenire sono definiti come opposti, ma il cambiamento non avviene in modo casuale, c'è una legge: niente nel buddismo esiste senza una pausa. Se la dottrina della così detta non anima significa che non c'è una continuità questo suggerirebbe l'inesistenza di una responsabilità morale. Ma in realtà nel buddhismo c'è un insegnamento forte ovvero quando le persone muoiono rinascono secondo il loro assetto morale. Noi siamo, quindi, eredi delle nostre azioni, non soltanto in questa vita e in in questo corpo, noi siamo eredi di un numero infinito di azioni fatto in un numero infinito di vite. La serie di vite sono proprio le vite passate del Buddha (che vengono solitamente raccontate nelle scritture, nei sermoni, dipinte nelle mura dei templi e formano una parte integrante della cultura buddhista). L'elemento di continuità del buddhismo è proprio il karma, le azioni. Noi siamo un insieme di cinque aggregati, la parola aggregato è una parola complicata che significa quasi avere una massa di benzina che brucia a cui è legato anche il concetto di nirvana che è l'estinzione di questa benzina/fuoco. Questi cinque aggregrati sono i cinque processi che costituiscono le nostre vite. In genere sono ordinate in: interazioni con il mondo fisico attraverso i sensi, sentimenti (ad esempio il piacere o il dolore), le percezioni (attraverso le quali identifichiamo gli oggetti), volizioni (samkhara, che si riferisce ai processi mentali che sono in genere considerabili come emozioni e volizioni) e la coscienza. Il più importante di questi processi è l'intenzione. Noi sappiamo che nel buddhismo alcune intenzioni sono moralmente neutrali mentre altre intenzioni sono moralmente buone o cattive. Il Buddha insegna che tutte le parole o pensieri hanno un valore morale a seconda dell'intenzione che c'è dietro di essi. Moralità e immoralità sono proprietà mentali di ogni individuo a cui ci si riferisce con i termini di purità e impurità. L'azione dipende dall'intenzione, però non sempre noi siamo in grado di valutare l'intenzione che c'è dietro le nostre azioni. Questo ha dato alito ad una serie di dibattiti su chi è in grado di valutarle → solo il Buddha, prende quindi le veci di un giustiziere o un Dio. Ma il Buddha afferma anche che noi abbiamo una sorta di potere cognitivo di fare delle scelte morali o non morali, quindi esiste un senso di responsabilità personale. Anche se il karma, che possiamo chiamare la volizione etica, è soltanto uno degli elementi della

continuità di una vita, dal punto di vista religioso è il più importante. Questa volizione è presentata come un processo, non è quindi qualcosa di casuale è infatti, in parte condizionata dalle volizioni precedenti, ma non è interamente determinata. Il Karma è quindi, da un lato condizionato e dall'altro determinato. Il karma infatti viene visto come la legge del premio e delle punizioni. Le persone sono responsabili delle proprie azioni e in particolare possono decidere quale insegnamento seguire. Il termine che il Buddha usa per un'azione moralmente buona è kusala che può significare salutare o, secondo alcuni studiosi, abile. Per il Buddha il concetto di karma è strettamento connesso con l'idea della rinascita. Il karma, inteso come azione intenzionale, era una questione di causa-effetto. È meglio non identificare gli effetti con i termini premi o punizioni perchè non c'è nessuno che da una ricompensa o una punizione. Gli effetti sono piuttosto tradotti dalla legge della natura. Per il Buddha, e in genere per gli antichi indiani, il modello base era l'agricoltura → si raccoglie ciò che si semina, infatti l'effetto viene anche conosciuto con il nome di frutto. Le dottrine deterministiche sono condannate dal buddhismo, in quanto c'è una via di mezzo tra il determinismo e la casualità. Secondo il Buddha i sentimenti nascono da Otto cause. Le prime cinque sono chiare e fanno riferimento alla conoscenza medica, le prime tre sono bile, flemma e vento, la quarta causa è la combinazione tra le prime tre e la quinta è un cambiamento nella stagione. La sesta è l'essere attaccati dalle avversità, la settima causa è un atto di violenza. Soltanto l'ottava causa, dice il Buddha, è il risultato del karma....


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