Il dilemma dell\'onnivoro Riassunto PDF

Title Il dilemma dell\'onnivoro Riassunto
Author Davide Rovelli
Course Storia e Cultura dell' Alimentazione
Institution Università degli Studi di Parma
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Appunti libro di Pollan...


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IL DILEMMA DELL’ONNIVORO – MICHAEL POLLAN. Dilemma dell’onnivoro: gli esseri umani sono onnivori, quindi mangiano di tutto. Proprio per questo non hanno un buon istinto per capire cosa fa bene e cosa ci male. Il dilemma è: possiamo mangiare di tutto, ma come capiamo ciò che ci fa davvero bene? Pollan esamina diversi tipi di catena alimentare: industriale (inizia con la monocultura di mais o soia in campi immensi e termina nei supermercati o nei fast food), biologica industriale (grandi fattorie industriali, solo con fertilizzanti, diserbanti e pesticidi naturali, venduto come il cibo industriale), sostenibile locale (policoltura, coltivato da piccole fattorie, non ha bisogno di trattamenti e non percorre lunghe distanze, arriva al mercato contadino), caccia-raccolta (forma di procurarsi cibo più antica, composta solo dall’uomo, dalla caccia, dalle coltivazioni o dalla ricerca del cibo). Parte I: La catena industriale. Capitolo 1:Come il mais ha colonizzato l’America Un campo di mais: In un supermercato americano ci sono in media 45.000 prodotti, ed oltre un terzo contiene mais, anche gli articoli non alimentari (dentifricio, cosmetici, pannolini, pile). [Mais occulto (derivano dal mais): amido modificato, amido non modificato, sciroppo di glucosio, maltodestrina, acido ascorbico, fruttosio cristallizzato, acido lattico, glutammato monosodico, caramello come colorante, gomma xantana]. Il carbonio dal mais: Tutto il carbonio del nostro corpo era inizialmente sparso nell’atmosfera come anidride carbonica. Le piante, attraverso la fotosintesi assorbono il carbonio dall’anidride carbonica e lo usano per produrre il cibo (carboidrati). Fotosintesi: le piante utilizzano l’energia per produrre cibo. Noi mangiamo le piante o animali che hanno mangiato le piante, quindi il carbonio finisce nelle nostre cellule. Il mais usa un carbonio leggermente diverso da quello delle altre piante, quindi gli scienziati sono in grado di dirci quanto ne abbiamo mangiato. Americani: non si reputano grandi mangiatori di mais, ma in verità ne mangiano più dei messicani (che traggono oltre il 40% delle loro calorie giornaliere dal mais). Il mais è la pianta più diffusa in America: si è adattato facilmente ai bisogni dei contadini e dei produttori di alimenti. L’ascesa di zea mays: Mais: fu portato in Spagna da Cristoforo Colombo e la pianta venne chiamata Zea Mays (odierno mais). Il mais ebbe origine da una pianta selvatica, il teosinte (teosinte = “madre del mais”). L’uomo selezionava le pannocchie più grosse con i chicchi più grandi e poi ripiantava questi chicchi. La diffusione del mais è dovuta alla sua capacità di adattamento alle necessità degli esseri umani. Il frumento non aveva la stessa riuscita del granoturco: un chicco di grano poteva, con un po’ di fortuna fruttare 50 chicchi, un solo chicco di mais dai 150 ai 300 chicchi belli grossi. Si poteva mangiare fresco, essiccato, macinare e trasformare in farina e ci si ricavavano anche birra e whisky; i cartocci potevano essere intrecciati per corde e tappeti; foglie e steli erano foraggio per gli animali (insomma, non veniva buttato nulla!). Il mais era diventato una valuta di scambio: il mais essiccato è facile da trasportare e quasi indistruttibile. Il contadino portava le scorte in eccesso al mercato, venderlo, barattarlo, o usarlo in sostituzione al denaro per pagamenti. Rese possibile la tratta degli schiavi: valuta con cui venivano scambiati, alimento con cui venivano sfamati. M.Pollan, detective del cibo: L’autore si chiede perché ci deve essere mais in tutto ciò che mangiamo: carne, latte, uova (provenienti da mucche e galline). Ci sono grandi industrie che regolano il business agricolo (o agribusiness): serie di fabbriche che trasformano materie prime in prodotti alimentari. Capitolo 2: la fattoria. Un contadino, centoquaranta consumatori: La fattoria da cui parte Pollan appartiene a George Nylon, a Green Country nell’Iowa. All’altro estremo della catena alimentare: Nel 1919 quando i Nylon acquistarono la fattoria i modi di fare agricoltura erano diversi. Si coltivavano mais, frutta e verdura, avena, fieno, erba medica; si allevavano maiali, cavalli (trattori dell’epoca), mucche, polli. Il contadino produceva cibo sufficiente per la sua famiglia e per altri 12 americani. Neanche un secolo dopo, il mais ha rimpiazzato la maggior parte di piante e animali. Sono due ormai le piante coltivate: mais e soia. Oggi il contadino tipico americano produce cibo per 140 persone. La semina del granoturco: la soia è diventata il secondo pilastro della catena alimentare industriale, alternandosi con i campi di mais con schemi a rotazione. Esistono diverse varietà di mais, perlopiù create da grandi compagnie di agribusiness. Quando il nonno di George ha comprato la fattoria, i contadini si producevano le loro sementi: conservavano una parte del raccolto per la semina dell’anno dopo. Negli anni 30 però le compagnie di sementi proposero il mais ibrido [ibrido: pianta o animale i cui genitori hanno caratteristiche diverse]. Il mais ibrido aveva le qualità promesse dalla compagnia, ma i figli del raccolto sono misti: alcune piante assomiglieranno ai genitori, ma la maggior parte no. Per avere la stessa rendita l’unico modo è comprare ogni anno le sementi nuove. Il mais ibrido ha quadruplicato la resa: si può piantare a distanza molto ravvicinata (ibridi selezionati per avere steli più grossi e radici più salde, per resistere anche in casi di affollamento e favorire la mietitura meccanica). Frankensemi?: Non potendo ripiantare le sementi del raccolto precedente, in poco tempo i contadini diventarono competitivi solo acquistando i semi tutti gli anni. Le compagnie continuavano a far soldi vendendo ogni anno i semi ai contadini. Oggi il mais OGM (organismo geneticamente modificato) si ottiene in laboratorio, aggiungendo geni al suo DNA ed ha rese ancora maggiori. Nessuno

può reclamare la proprietà della specie “mais”, ma con gli OGM una compagnia può avere la proprietà del brevetto di un essere vivente (guadagno altissimo per le compagnie). Molti contadini si rifiutano di coltivare OGM, ritenendoli un esperimento non naturale. Il mais contro tutti: Appena comprata la fattoria c’era una diversità nei raccolti e negli animali presenti. Questa diversità consentiva al contadino di sopravvivere anche se crollavano i prezzi del raccolto. Con l’arrivo del mais ad alta resa: man mano che le rese aumentavano, i contadini davano maggiore spazio alla pianta, quindi il prezzo del mais cominciò a scendere. Era diventato più economico ingrassare i bovini con il mais piuttosto che con l’erba, e lo stesso avvenne per polli e maiali. Gli animali da macello (mucche, galline, maiali) venivano ingozzati di mais in grossi recinti industriali da ingrasso (chiamati feedlot). Scompaiono quindi i pascoli, i campi di fieno o recinti, i cavalli (con l’arrivo del trattore). Dove prima c’erano queste cose i contadini piantano altro mais. Macchine, trattori, diserbanti e fertilizzanti permettono ad un solo uomo di occuparsi di un terreno enorme. Silo: struttura in cemento (senza finestre) dove viene immagazzinato il mais prima di essere spedito. Capitolo 3: Dalla fattoria alla fabbrica. Trasformare le bombe in fertilizzante: Agrobusiness: grandi compagnie al centro della catena alimentare industriale che creano nuove sementi e che forniscono ai contadini gli strumenti e i fertilizzanti necessari per le coltivazioni di mais su larga scala. Per mantenere costante l’andamento del mais, l’agrobusiness dipende dalle disposizioni del governo. Il governo iniziò ad aiutare il mais nel 1947, quando la fabbrica di munizioni Muscle Shoals passò alla produzione di fertilizzanti chimici. Il passaggio si ha tramite il nitrato d’ammonio, principale ingrediente di molti esplosivi e ottima fonte d’azoto. L’azoto è uno dei principali ingredienti dei fertilizzanti. Dopo la seconda guerra mondiale, il governo si era ritrovato con enormi scorte di nitrato d’ammonio, quindi contribuì al lancio dell’industria dei fertilizzanti sintetici. Le piante e tutti gli organismi viventi hanno bisogno dell’azoto, altrimenti le cellule non potrebbero produrre proteine o DNA. Per migliaia di anni gli agricoltori aggiungevano azoto al terreno con il letame animale, non piantando per più di due anni consecutivi mais nello stesso campo (alternandolo con leguminose che aggiungono azoto al terreno). Nel 1909 un chimico ha scoperto come estrarre l’azoto dall’aria, ma era un’operazione costosa e richiedeva tanta energia. E il sole se ne va: L’agricoltura ricava l’azoto dai combustibili fossili e non più dal sole, e l’agricoltura diventa una fabbrica: il contadino compra le materie prime (semi e fertilizzanti) e le trasforma in prodotti lavorati (mais). Visto che non è più necessario l’azoto (già contenuto nei fertilizzanti), si può fare a meno di cambiare le colture, degli animali e del loro letame. Calorie: unità di energia. Nella fattoria industriale per produrre una caloria alimentare ci vogliono 10 calorie di combustibili fossili: si consuma più energia di quanta ne si produce (il contrario di ciò che accadeva prima dei concimi chimici). Inquinamento da azoto: gli agricoltori danno alle piante più azoto di ciò che gli serve. L’azoto in più: una parte evapora nell’atmosfera e genera le piogge acide, una parte diventa ossido di azoto (gas che contribuisce all’effetto serra), una parte filtra nella falda acquifera e il resto dell’azoto viene lavato via dalle piogge, e finisce nei fossi di drenaggio, che si riversano in un affluente del Mississippi (che sfocia nel Golfo del Messico, e da qui avvelena l’oceano). Campi ricchi, agricoltori poveri: Le compagnie di agribusiness hanno profitti altissimi, ma i contadini non riescono ad arricchirsi col mais. La fattoria sfama 140 persone, ma il guadagno non è sufficiente per le persone che ci vivono. La maggior parte delle cose che mangiano non sono prodotte nella fattoria, e la famiglia tira avanti grazie allo stipendio della moglie di George (lavora fuori casa) e grazie al sussidio dello Stato. Il prezzo del mais è tenuto basso dalle politiche governative: prezzi bassi significa grande quantità di mais a basso prezzo, produzione di carne a basso prezzo e bibite a basso prezzo. Negli Stati Uniti il prezzo del mais è inferiore al costo per produrlo. Per non fallire, il contadino riceve dallo Stato un sussidio. Questi sussidi tengono basso il prezzo del mais e della soia. Allora perché i contadini non coltivano altro? L’unico acquirente della zona è il silo, che compra solo mais e soia. Lo stato calcola i sussidi in base alla produzione di mais, e non di frutta o verdura. Inoltre per coltivare frutta o verdura servono attrezzature diverse. L’unico modo per non fallire quando i prezzi scendono è quello di trovare il modo di produrne di più: si arriva a fattorie sempre più grandi con meno contadini. Continuando ad aumentare la produzione di mais, i prezzi continuano a diminuire. È un circolo vizioso: i prezzi diminuiscono e il mais cresce. Il caro prezzo del mais economico: Le politiche governative non offrono tutto il cibo a basso prezzo, ma solo quello che deriva dal mais e dalla soia. Il mais è economico solo se non consideriamo i costi occulti (es. inquinamento). A partire dagli anni 30: il governo attuò una politica per non alzare o abbassare troppo i prezzi (e i redditi degli agricoltori) per proteggere i consumatori: quando i prezzi erano bassi, gli agricoltori potevano ricevere un prestito dallo Stato per tenere il raccolto in magazzino e aspettare. Serviva inoltre a comprare il mais per toglierlo dal mercato e a pagare alcuni agricoltori perché non seminassero i loro terreni. Se i prezzi salivano, vendevano il raccolto e pagavano il debito; se i prezzi erano troppo alti il governo vendeva le proprie riserve di grano così i prezzi si abbassavano. Il mais (in forma di etanolo) è utilizzato come forma di energia. L’etanolo è una specie di alcol aggiunto alla benzina, che deriva dal mais e dalla canna da zucchero. Per trasformare il mais in etanolo serve molta energia (a volte più di quella che si produce). Imprenditori agroalimentari, governo e mais: All’inizio degli anni 70 il sistema va in crisi: le politiche agricole miravano solo a mantenere al minimo il prezzo del mais. Il governo rimborsava ai contadini parte dei costi del raccolto; in questo modo tutto il mais prodotto veniva immesso nel mercato facendo abbassare i prezzi. Questa politica agricola non è stata pensata per aiutare gli agricoltori, ma le grandi imprese agroalimentari e alimentari.

CAPITOLO 1: IL SILO: l silos, “ in lontananza dei raggruppamenti compatti di grattacieli senza finestre ed unico elemento verticale del paesaggio dell’Iowa”, sono delle costruzioni volte a contenere prodotti quali: cereali e loro derivati, legumi, foraggi e prodotti chimici. Durante il suo viaggio l’autore si accorge della presenza di una piramide gialla alta quanto il silo. Questa pila di mais lasciata a sé stessa sotto la pioggia era il surplus non ancora smaltito da 7 mesi. I chicchi erano spiaccicati ovunque: nel fango, a mollo nelle pozzanghere, schiacciati sui binari e il solo pensiero della loro trasformazione all’interno di grandi aziende agricole o alimentari suscitava disgusto. Fatto che poneva in condizione di disagio anche l’agronomo messicano Ricardo Salvador, professore all’università statale dell’Iowa. Egli descrive come venivano trattati i chicchi: il raccolto veniva caricato su grandi camion aperti e questo veniva sparso per sbaglio lungo la strada. L’agronomo messicano aggiunse che questo era sacrilego data il trattamento reverenziale che gli Aztechi avevano per quest’alimento basilare per la loro dieta. Le donne raccoglievano i chicchi seccati sul terreno per paura di vedersi infliggere punizioni, sofferenze, carestie e pestilenze. Occorre fare una distinzione tra mais inteso come alimento e mais come commodity. Per mais come commodity si intende una materia prima destinata a diversi luoghi di coltivazione ed usi, nonché un bene commerciabile da cui si può trarre profitto. È un materiale industriale, “amido con sapore di mais”. Questa categoria di mais fu inventata a Chicago a metà dell’800. Il cereale era contenuto in grandi sacchi di iuta che ne accertavano la provenienza per poi essere ridotto in farina nel mulino di Manhattan oppure veniva dato come mangime al bestiame. I contadini rivestivano un ruolo importante: si accertavano di vendere i sacchi prima che il mais si rovinasse e prima che il prezzo crollasse e dovevano preoccuparsi della qualità di ciò che vendevano. Prima del 1850 il contadino si assumeva i rischi dell’invenduto e si assicurava che il sacco giungesse a destinazione, ma poi con l’arrivo della ferrovia e del silo le cose si complicarono. Il sacco non era più il filo conduttore tra compratore e il coltivatore e di conseguenza anche il suo percorso era offuscato. Subentrò il problema di come riempire i vagoni e i silos in modo continuo, meccanico; in questo i sacchi erano un ostacolo (rifornimento dei vagoni, lunghe pause e si temeva per qualità del mais, uso del carbone) . Inoltre il trasporto ferroviario rendeva occulta la provenienza del prodotto. Problema che si risolse con il sistema di classificazione, garanzia di qualità apportata dalla Borsa Merci di Chicago. Con questa novità ogni prodotto appartenente alla categoria mais n°2 aveva la stessa qualità. Era fondamentale che il prodotto si conformasse agli standard di Borsa. Ci si poteva dedicare alla quantità, preoccupandosi poco della qualità, infatti non interessavano più le dimensioni delle pannocchie e dei suoi chicchi, l’ordine dei filari, il colore e l’altezza degli steli. Il mais standard cambiò il percorso evolutivo della Zea mays, perché tagliò ogni possibile legame tra produttore e consumatore finale. Privò di qualità e di storia il raccolto di un certo contadino e del suo campo. Dopo aver portato il mais al silo, al contadino spettava solo una compensazione monetaria. Tale piramide è il risultato di un possente meccanismo dell’industria alimentare americana (efficienza dei coltivatori americani che grazie a tecnologie, macchinari prodotti chimici e competenza) accompagnato da una politica di compensazione monetaria verso il singolo, stimolandolo ad una maggiore produzione e a immetterlo velocemente sul mercato a prescindere dalla quotazione abbatte i prezzi. A partire dal 1970 questa piramide è in continua crescita: da un quantitativo di 100 milioni di tonnellate a 250 milioni attuali. Occorre metterlo in movimento, trovando chi lo consumi, le macchine necessarie a bruciarlo, prodotti e le nazioni che la importino. Dal punto di vista biologico questa biomassa porta ad una serie di squilibri : l’agricoltura intensiva, l’industrializzazione, la piaga dell’obesità e il crescente numero di casi di intossicazione alimentari in America. Prima che il mais raggiunga i nostri piatti e il nostro organismo, viene “tastato” da altre mani: quelle delle aziende di Cargill e Adm, le maggiori fornitrici di mangime, pesticidi e fertilizzanti, dei silos e si occupano della macina e della lavorazione termica. Influenzano le decisioni di politica agricola negli Usa. Traggono beneficio dai sussidi ricevuti dai coltivatori e degli aiuti federali volti a mantenere alto il flusso di mais a poco prezzo. Il granoturco deve passare per la strozzatura di queste 2 aziende che si rifiutano di aprire le loro porte alla stampa, negando la possibilità di seguire il trattamento del mais presso i loro stabilimenti per ragioni di sicurezza alimentare. Ci si domanda che fine sia riservata al granturco dopo esser stata macinato, lavorato, esportato e dato in pasto al bestiame. La maggior parte finiscono in allevamenti intensivi. Gli animali vengono trasferiti in enormi capannoni all’interno dei quali consumano tutto il mais che sono in grado di digerire. LA FABBRICA DELLA CARNE: IL FEEDLOT Un luogo cruciale per comprendere meglio la produzione della carne è il feedlot di Poky Feeders a Garden city negli altopiani desolati del Kansas. Un feedlot è” una fabbrica che trasforma il più velocemente possibile una materia prima a poco prezzo in un prodotto finito più costoso grazie al meccanismo metabolico. E’ una vera e propria città densamente abitata da animali che si popolò a partire dal dopoguerra, quando gli umani si allontanarono dai centri urbani preferendo i sobborghi. Il mais colonizzò pascoli e stalle che un tempo erano stati il loro territorio. Successivamente venne venduta a sottocosto in modo che i Cafo pagassero meno dei contadini che piantavano sempre di più. Il mais si inserì definitivamente nella dieta dei bovini, quando questi furono destinati a smaltire l’eccesso di mais per far fronte alla logica economica. Un feedlot è dotato dell’impianto per la macinazione del mangime. L’autore si recò presso il feedlot unicamente a scopo di documentazione: vuole capire in che modo la catena alimentare industriale passi dal granturco alle bistecche, seguendo da vicino le vicende di un bovino. Quale modo migliore se non acquistandone uno? Iniziò il tour dalla macchina che macina e miscela il mangime, ogni giorno cinquecento tonnellate di

granaglie entrano nella macina di cui vengono rifornite ogni ora. Dall’altra parte dell’edificio, le autocisterne pompano in appositi silos migliaia di litri di grassi liquidi che verranno poi miscelati a fieno ed erba, fornitori di fibre. Questi verrà trasportato sino a Poky Feeder. I chicchi vengono schiacciati e passati al vapore e trasformati in fiocchi caldi e fragranti che l’autore ebbe modo di assaggiare. All’interno di questi stabilimenti non si alleva il bestiame come un tempo ossia dedicandosi alla policoltura (nutrendo gli animali con i sottoprodotti dei raccolti e a loro volta i sottoprodotti nutrono le piante, instaurando un ciclo ecologico che diventa un’ottima soluzione al problema), bensì trasforma la specie bovina in mangiatrice di cereali con gravi danni per la loro salute; tutto perché il mais è la fonte calorica più a buon mercato. La catena industriale inizia dai ranch a conduzione autonoma disseminate sul territorio americano specialmente all’Ovest. La macellazione e la distribuzione sono a carico di 4 colossi: Tyson, Excel, Swift&company e National che lo rendono occulto alla stampa. I cafo sono un vero danno per l’ambiente e per il bestiame stesso che è costretto a vivere in condizion...


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