Riassunto il paesaggio jakob PDF

Title Riassunto il paesaggio jakob
Author Marta Bermalli
Course Architettura tecnica e progettazione edile
Institution Politecnico di Torino
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MICHAEL JAKOB - IL PAESAGGIO CAPITOLO 1: L’ONNIPAESAGGIO La nostra epoca è quella del paesaggio, almeno per quanto riguarda la sua riproduzione verbale e iconica. ! Oggi il paesaggio è visibile a tutti, venduto e rivenduto, popolarizzato e democratizzato, appartiene a tutti. Nel passato, invece, aveva il ruolo di codice sociale e segno distintivo di un’élite, che si riconosceva nella condivisione comune di luoghi emblematici o di rappresentazioni topiche. " Il paesaggio è diventato centrale nella filosofia e nella geografia, oltre che nelle scienze sociologiche, antropologiche e archeologiche. " Il paesaggio è oggi quindi uno dei mezzi essenziali che contribuiscono alla globalizzazione crescente due concetti e degli schemi visivi. " Ogni forma di sovraesposizione culturale (quindi anche quella del paesaggio) rinvia necessariamente a un polo occultato e a una mancanza. E’ necessario chiedersi quindi cosa si intende oggi con il termine ‘paesaggio’ e cosa ha saputo ricollocare il fenomeno su una tale scala globale. ! Ragioni del successo del paesaggio -> potrebbero rimandare a prima vista al movimento ecologista, anche se in realtà coscienza ecologica (desiderio di natura) e coscienza paesaggistica (desiderio di paesaggio) si inseriscono in una corrente + vasta, che si riferisce alla relazione dell’uomo postmoderno con la natura. ! Nel corso della storia è stata sempre la città a inventare e definire il suo altro e a predicare le differenti forme di ritorno alla natura. Così la città ha creato l’esotico, il regionale, i parchi nazionali, l’idea del patrimonio culturale e anche il paesaggio. Da sempre, il distanziarsi crescente della natura provoca il desiderio di natura" L’ONNICITTA’ (= dominio assoluto della città sul mondo) ha spinto l’essere umano a uscire dalle zone urbane per ritrovarsi e rassicurarsi nelle enclave naturali. ! Ingordigia contemporanea per il paesaggio = ricorrenza di un fenomeno storico legato alla dialettica città/campagna o città/natura. Tuttavia, due nuovi aspetti caratterizzano gli ultimi decenni del ‘900, segnati dall’interesse via via + forte per la natura: ! 1) crisi della pianificazione del dopoguerra e dissoluzione crescente delle divisioni abituali tra i poli identificabili del sistema territoriale: città-campagna-natura, citta-industria-campagna-natura. Fino a quel momento era stato sempre possibile identificare e distinguere le diverse entità presenti in un territorio e separarle concettualmente e amministrativamente. Fenomeno dello ‘sprawl’ (diffusione città su terreni agricoli in periferia), urbanizzazione dei piccoli centri e delle località sportive, crisi dell’agricoltura e delle attività industriali tradizionali. -> realtà sempre più illeggibile. Mancanza di riferimenti e confronto quotidiano con i non-luoghi ha motivato l’ennesimo desiderio di identificare e celebrare ciò che sembrava sfuggire a questa tendenza: regione, luoghi ameni, paesaggio selvaggio, sito pittoresco. -> desiderio di parlare alto e forte di PAESAGGIO. " Azione UNESCO ha contribuito a rendere popolare il paesaggio, determinando una presa di coscienza e dando luogo a una politica di immagine di grande portata. " L’idea della creazione del patrimonio universale lanciata dall’UNESCO ha una doppia origine e un cronotopo carico di significato: costruzione della diga di Assuan (= modernizzazione Egitto) e lo spostamento di Abu Simbel, salvaguardia dell’antichità egiziana. Abu Simbel = simboli di una pratica generalizzata: la maggior parte dei siti e paesaggi protetti non sono, in effetti, nient’altro che costruzioni e palinsesti, PAESAGGI CULTURALI, identificati tuttavia dalla gente come ‘naturali’. " 2) statuto dell’immagine in quanto tale e ripercussioni della nostra civiltà dell’immagine sul paesaggio. Una celebre immagine del 1969 mostra il nostro pianeta dalla luna. Questa immagine non paesaggistica o postpaesaggistica ha avuto un effetto significativo sul nostro modo di interpretare e gestire la natura. Nella ns civiltà ultratecnologica tutto sembra ormai esistere solo per ricondurci all’immagine. " Paesaggio = al centro di una rete semiotica sofisticata. Da un lato ci sono miliardi di immaginipaesaggio che ci perseguitano dagli schermi, dai pannelli pubblicitari o nei giornali. D’altro lato, ci sono miliardi di immagini-paesaggio che produciamo viaggiando: i nostri foto-paesaggi o filmpaesaggi. " Industria turistica mondiale e industria dell’immagine digitale -> impatto enorme sul ns modo di scoprire e memorizzare paesaggi. Circolazione di queste immagini = espressione + efficace e + ambigua dell’onnipaesaggio. " Questione principale: riguarda l’autenticità dell’esperienza del paesaggio stesso, che appare diretta e manipolata dal discorso sul paesaggio. La costituzione del paesaggio sembra dunque

riprodurre o copiare degli schemi predefiniti. Paesaggio sarebbe quindi il PRODOTTO + o standardizzato di una società di consumo. Siamo quindi condizionati da un dispositivo culturale ed economico. Esperienza del paesaggio -> UNEIGENTLICH (Heidegger) = non autentica. In questa esperienza ci siamo esposti all’arbitrario (Wilkürlichkeit) del qualunque (Beliebigkeit) e agiamo come si agisce, sotto la prospettiva anonima degli altri. " Circolazione vertiginosa delle immagini-paesaggio nelle coscienze e nei media e la pratica turistica contemporanea sembrano dare ragiona a tele ipotesi. Il paesaggio come luogo comune per eccellenza sembra corrispondere perfettamente all’idea di un valore estetico medio imposto a forza dagli altri senza che ce ne accorgiamo. " PAESAGGIO AUTENTICO: Autentico sarà quindi un paesaggio dato a sorpresa a un individuo e non a una collettività o attraverso una coscienza collettiva, un pezzo di natura SCOPERTO e non RICONOSCIUTO. Il paesaggio autentico unirebbe momentaneamente la persona in questione in una fusione con la natura tutta e implicherebbe la presenza sintetica di tutti i sensi, invece della sottomissione passiva ai dettami dell’occhio e della semantica della visione. " Il paesaggio autentico non possiede tuttavia che una durata ridotta. Sparisce, una volta ritrovata la quotidianità, e si trasforma in un avvenimento indicibile, mentre il modello opposto si caratterizza per la comunicabilità, la condivisione e la conservazione. " Paesaggio autentico e p. non autentico non esistono. Il paesaggio è sempre la mediazione di aspetti che la relazione polare autentico/non autentico permette di circoscrivere: l’aspetto individuale e collettivo, attivo e passivo, libero e diretto. L’irrealtà e il pluralismo del p. autentico stanno a ricordare le sfide del paesaggio: nell’esperienza paesaggistica ne va dell’essenza del soggetto stesso, del suo progetto di vita, insomma degli aspetti fondamentali dell’esistenza. L’esposizione a troppi passaggi e manipolazione tramite il discorso sul paesaggio, che caratterizzano il modello non autentico hanno tuttavia il merito di indicare la centralità del paesaggio nella ns società attuale. " CAPITOLO 2: A LANDSCAPE IS A LANDSCAPE IS A LANDSCAPE… Discorso del paesaggio rappresenta la totalità degli elementi che influenzano direttamente o indirettamente il paesaggio. ! La visibilità esagerata sottesa al termine onnipaesaggio non rimanda solo a un debordante dibattere sul paesaggio, ma consiste soprattutto nel fatto stesso di parlarne. " Il paesaggio si dice e si scrive in mille modi, in mille contesti differenti. Uno dei fulcri del dibattito è rappresentato dalle TEORIE del paesaggio. " Teoria dell’artialisation (Alain Roger): il paese non si trasforma in paesaggio se non sotto la dominazione dell’arte. L’opposizione originaria tra paese e paesaggio si basa ugualmente su una citazione tratta dal saggio De la composition des paysages del Marquis de Girardin: lungo i grandi cammini, e anche nei quadri degli artisti mediocri, non si vede che il paese; ma un paesaggio è una situazione scelta o creata attraverso il gusto e il sentimento. Alain Roger: la natura è indeterminata e riceve le sue determinazioni dall’arte. Il paese diventa paesaggio sotto la condizione di un Paesaggio, e questo secondo due modalità dell’artialisation: quella libera e quella aderente. La necessità francese o tedesca di fare ricorso alla personificazione del paesaggio tipo: la morte/nascita/invenzione del paesaggio sottolinea le strategie di messa in scena dell’oggetto presentato in modo pretestuosamente oggettivo. " Teoria di Cosgrove: approccio storicista e molto + pragmatico. Cosgrove parla del suo debito ideologico: formulare una teoria del paesaggio all’interno di un’interpretazione marxista della cultura e della società. Secondo Cosgrove l'idea di paesaggio rappresenta un modo di vedere attraverso il quale certi europei hanno rappresentato a se stessi e ad altri il mondo che ci circonda e la loro relazione con il mondo, così come hanno espresso la loro concezione dei rapporti sociali. Paesaggio = modo di vedere che possiede la propria storia, ma questa storia non può essere compresa se non come una parte di una storia economica e sociale + ampia. Mentre la teoria di Cosgrove nel 1984 riduceva il paesaggio a un epifenomeno (spiegandolo come espressione dei cambiamenti socioeconomici e delle relazioni sociali in generale) il saggio introduttivo del 1998 faceva un ulteriore passo in avanti identificando il paesaggio come un grande testo. (il paesaggio assomiglia a un tx scintillante su uno schermo il cui senso può essere creato, amplificato, modificato, sviluppato e infine annullato, premendo semplicemente un pulsante). " Filosofo tedesco Simmel ha pubblicato nel 1913 Philosphie der Landschaft, che ha segnato diverse riflessioni successive. Nel saggio, il tropismo abbonda: Simmel fa appello alla enumeratio, all’iperbole, alla ripetizione e a un gran numero di metafore. Il suo linguaggio mescola l’enfasi nietzschiana (tragedia dello spirito) alla figura romantica dell’indicibile (se non che, la formula inconscia, che produce il paesaggio in quanto tale, non può essere dimostrata facilmente, anzi,

forse non può esserlo per nulla). ! Simmel cerca quindi di elaborare delle definizioni: ‘il paesaggio, diciamo, si costituisce quando i vari elementi naturali distesi uno vicino all’altro sul suolo terrestre si riuniscono in un’unità di genere molto particolare, differente da quella dello scienziato, dell’adoratore della natura o del contadino. Simmel, poi, devia verso il concetto di Stimmung, essenziale per la parte finale del suo testo: poiché comprendiamo attraverso la Stimmung di un essere umano l’elemento unitario, che segna la totalità dei contenuti psichici individuali, nello stesso modo la Stimmung del paesaggio attraversa l’insieme dei suoi elementi particolari, senza che si possa identificarne uno solo che possa dare loro origine; tutto partecipa a questa Stimmung, ma in una maniera difficilmente definibile (non esiste quindi all’esterno dei suoi componenti e non ne costituisce neanche la somma). " Nel saggio di Rosario Assunto ‘Metaspazialità del paesaggio’, l’autore costruisce la sua argomentazione partendo dall’analisi lessicografica di 3 dizionari della lingua italiana. Ne deriva il significato di paesaggio come ‘intero paese o parte di esso, in quanto è scelto a ritrarsi in pittura’. Il paesaggio si rivela quindi essere l’aspetto visivo del paese, o meglio, il paese considerato dal pdv artistico. Paesaggio è, per comune consenso dei dizionari, un territorio + o meno grande, quale esso appare alla vista, costituendosi come oggetto di almeno potenziale rappresentazione pittorica. " Lo status del discorso scientifico che tocca al peesaggio non è quindi senza problematiche. " Sintetizziamo tuttavia alcuni punti di vista: ! Jay Appleton: il paesaggio possiede un fondamento biologico, infatti gli ambienti permettono la sopravvivenza della specie o dell’individuo, pur essendo anche oggetto di piacere estetico. " Stephen Daniels: il paesaggio è fondamentalmente ambiguo, sorgente di piacere estetico da una parte, strumento di potere dall’altra" Augustin Berque: i 4 criteri di una società paesaggistica: la rappresentazione linguistica (le parole per nominare il paesaggio), la rappresentazione letteraria, la rappresentazione pittorica, l’arte dei giardini." In ‘Die Landschaft der Sprache und die Landschaft der Geographen', Gerhardt Hard sottolinea che il vero paesaggio è un fenomeno principalmente estetico, + vicino all’occhio che alla ragione, + apparentato al cuore, all’anima ecc che all’intelletto e + vicino al principio femminile. " Il vero paesaggio è il risultato di un divenire, ci è + familiare che estraneo, ma + distante che vicino, manifesta + nostalgia che presenza. Ci eleva al di sopra del quotidiano e confina con la poesia. " Il panorama tratteggiato da Hard rivela subito l’appartenenza della parola ‘paesaggio’ a un sistema linguistico. Il parlare di paesaggio nella quotidianità non è mai neutro: si inscrive in un contesto linguistico specifico, inizialmente nazionale, poi regionale e individuale. " Humboldt: secondo lui il paesaggio è, almeno sul piano dei sensi, il mezzo attraverso il quale l’uomo si forma, così come il mondo che egli abita. Humboldt intende la lingua come ‘organo formatore di pensieri’ e parla della pluralità delle lingue nazionali come altrettante fonti di visioni del mondo. " La tesi humboldtiana conosce una seconda giovinezza con la teoria di Sapir e Whorf. Secondo Sapir, siamo alla mercé degli schemi sociali chiamati ‘parole’. “Interpretiamo la natura partendo da percorsi stabiliti dalla ns lingua materna.’ Possedere o non possedere le parole per indicare il paesaggio acquista allora una grande importanza. Anche la possibilità di tradurre le parole europee o di imporle rappresenta un fatto non trascurabile. " In ogni caso, l’uso dei termini quotidiani per designare il paesaggio rimanda forzatamente a un interpretazione. La dimensione ermeneutica del nominare, indicare o voler fissare il paesaggio caratterizza a tal punto la quotidianità che gli atti teorici assumono la forma di interpretazioni di interpretazioni di interpretazioni… " Documento + recente e + importante in merito: ‘Convenzione europea del paesaggio’: il paesaggio deve diventare un soggetto politico d’interesse generale perché contribuisce in modo molto importante al benessere dei cittadini europei e questi ultimi non possono + accettare di subire i loro paesaggi come risultato di evoluzioni di natura tecnica ed economica senza svolgere un ruolo attivo nella loro trasformazione. Questa dichiarazione è contraddetta dal Preambolo che parla di identificazione del paesaggio come ‘risorsa favorevole all’attività economica’. " CAPITOLO 3: PER UNA DEFINIZIONE DEL PAESAGGIO: " Ogni tentativo di situare il paesaggio dovrà necessariamente confrontarsi con una serie di paradossi fondativi. ! Primo paradosso: il paesaggio non va mai da sè, vale piuttosto il contrario. Non si tratta di

qualcosa di misurabile o identificabile, di oggettivo, ma di un fenomeno che si sottrae a qualunque tentativo di fissarlo troppo rapidamente. Il paesaggio non è il territorio, né il paese, nè il sito. Da qui, il problema, e il successivo paradosso, della sua rappresentazione. Sia la rappresentazione iconica, sia quella verbale, senza dimenticare quella individuale o empirica, si scontrano con l’identità fluttuante, aperta, forse anche irritante del fenomeno. " Secondo paradosso: si dice paesaggio sia la rappresentazione (es. quadro), sia la cosa in sé, ciò che, qui e ora, si presenta a qualcuno in quanto paesaggio. L’esperienza paesaggistica pone un quesito: è possibile costituire un paesaggio senza riprodurre, consciamente o inconsciamente i modelli o schemi preesistenti? L’esperienza in questione, quella del paesaggio vero, sarà già in realtà rappresentazione di una rappresentazione e questo all’infinito, visto il numero di immaginipaesaggio sedimentate nella ns memoria culturale. ! Lo scrittore giapponese Dazai Osamu ha illustrato in modo significativo nel suo racconto ‘Cento vedute del Monte Fuji' le difficoltà nell’uscire dal cerchio vertiginoso delle rappresentazioni paesaggistiche. Dazai dimostra perfettamente la reale impossibilitò di una paesaggio in sé dato in quanto tale e per sempre. Il paesaggio è il risultato artificiale di una culturale che ridefinisce perpetuamente la sua relazione con la natura. " Questo rinvia a un paradosso: l’esperienza del paesaggio è, in generale e in primo luogo, un’esperienza di sé. Il soggetto fa interamente parte del paesaggio che compone. Da qui la non identità profonda del paesaggio, la storia del paesaggio, o meglio la storia della coscienza del paesaggio. Il paesaggio non esiste che in quanto coscienza, o anzi, è questa coscienza. Viene riproposta qui la confusione tra paesaggio-immagine e coscienza-paesaggio, paesaggio reale vissuto a partire da un ‘qui-io-adesso’. " Ora il paradosso per eccellenza del paesaggio consiste nel fatto storico che la rappresentazione precede nel suo caso l’originale. Il paesaggio non è inizialmente che quadro, rappresentazione artistica, e soltanto molto + tardi diventerà altra cosa: l’esperienza di un pezzo di spazio percepito in una sola volta da qualcuno. " Storia della parola paysage: utilizzata per la prima volta intorno al 1500; è un neologismo; è composta dal sostantivo pays e dal suffisso -age, quest’ultimo nel senso di ‘insieme’, ‘vista d’insieme’, ‘totalità’ (es. feuillage). Paysage si riferisce a un quadro che rappresenta la natura o a un genere pittorico nel quale la rappresentazione della natura appare molto importante, tanto da giustificare l’uso di un nuovo termine tecnico. " La forma della parola francese rivela inoltre la non identità del paese e del paesaggio. Il paesaggio contiene il paese, ma vi si sovrappone un’altra cosa, designata dal suffisso ‘aggio’ che aggiunge una prospettiva sul paese o meglio una vista del paese, cioè un punto di vista. " Si può quindi proporre una definizione di paesaggio: il paesaggio è una distesa di paese abbracciato dallo sguardo di un soggetto, quindi -> il paesaggio è un brano di territorio che viene percepito in un solo colpo d’occhio. Si può altrimenti fornire una formula breve: P = S+N." Il paesaggio rimanda a 3 fattori essenziali o condizioni sine qua non:! 1. a un soggetto (nessun paesaggio senza soggetto)" 2. alla natura (nessun paesaggio senza natura)" 3. a una relazione tra i due, soggetto e natura, indicata dal segno + (nessun paesaggio senza contatto, legame, incontro tra il soggetto e la natura). " Il ruolo del soggetto: il soggetto rappresenta il primo elemento indispensabile alla comparsa del paesaggio. Soggetto = persona dotata di soggettività, essere umano che si distingue attraverso il suo essere nel mondo particolare. Il soggetto può essere identificato come ‘moderno’. Essere soggetto della modernità indica una separazione o rottura con il passato, il sentimento e la coscienza della perdita di uno stato anteriore e del debutto di una nuova era, per l’appunto moderna. Soggettività e modernità implicano il superamento di una soglia, l’avvento di una crisi fondatrice. Divenire soggetto rappresenta per l’essere umano (bambino -> adolescente) un risveglio, accompagnato dal dolore per la perdita irrimediabile di uno stato segnato dalla nondifferenza, in breve: dall’unità preriflessiva. La crisi libera il soggetto, al prezzo della coscienza della perdita definitiva della condizione precedente. " Modernità e soggettività sono, in altri termini, le punte di diamante di un discorso dominante scosso da cima a fonda dalla critica postmoderna. Nel corso del Novecento il soggetto è stato reso fragile e vulnerabile. Alla fine di un processo di smontaggio spietato, la soggettività si è ritrovata a non essere altro che una costruzione storica ormai sorpassata. La filosofia critica impone quindi un approccio prudente e duale della storia del soggetto. La modernità del paesaggio rimanda, alla luce di questa situazione, al discorso filosofico tout court, a una nebulosa teorica propriamente incommensurabile. !

Possiamo tratteggiare il senso dei termini ‘modernità’ e ‘soggettività’ a partire dal paesaggio. Il paesaggio appare come vero paradigma della modernità ed è grazie all’esperienza paesaggistica che la soggettività saprà essere in parte compresa e spiegata. ! La conquista di un pdv elevato rappresenta uno di questi aspetti: la costituzione del paesaggio coincide infatti con l’occupazione di un’altezza, intesa tanto in senso fisico che simbolico e trascendentale. Petrarca ha trama...


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