il matrimonio cristiano PDF

Title il matrimonio cristiano
Course Storia Contemporanea
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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CAPITOLO I Quella che è la definizione di matrimonio è sicuramente soggetta ai mutamenti culturali e condizionata dai mutamenti della storia. Tommaso D’Aquino riprendendo un insegnamento agostiniano esprime la classica visione dei valori cristiano del matrimonio: prole, amore e fedeltà reciproci, significato sacramentale (ovvero matrimonio inteso come atto di culto). L’amore viene cosi integrato nel senso globale della persona. Amore = prole Fedeltà = dedizione -> sacramento -> fedeltà nell’alleanza con Dio. Oggi il matrimonio rimane una cosa più che altro privata, avendo perso quella dimensione di comunità economica che aveva in passato. Il progresso ha portato l’uomo a cercare nella famiglia il suo riparo, staccandola completamente da un’atmosfera pubblica sempre più razionalista. Di fronte a ciò il matrimonio si dimostra stabile e resistente e la chiesa non può che favorirlo dal momento che è la dimensione che realizza al meglio il rapporto tra i partner. A questo però si affianca l’eccesso del “puramente privato-non vincolante” che tenta di liberarsi dall’isitituzionalizzazione del matrimonio e quindi della sessualità distaccandosi dai limiti che esso impone (fecondità e procreazione). Il rapporto tra il lato personale e quello oggettivo istituzionale del matrimonio porta a due grandi aree di discussione: regolazione nascite e indissolubilità matrimonio. Definizione canonica del consenso matrimoniale: atto di volontà con il quale ciascuna parte riceve e dà il diritto perpetuo ed esclusivo sul corpo in ordine ad atti idonei lla generazione della prole -> è chiara la visione “istituzionale” della tradizione cattolica. Ma questa rimane una visione limitata che negli anni si è cercato di allargare vedendo il matrimonio come il luogo del reciproco aiuto per sopportare più facilmente i disagi della vita. Oggi, cercando una definizione del matrimonio che accolga una prospettiva personale si tenta comunque di mantenere ferma l’unità dei tre valori fondamentali, partendo però dalla fedeltà e amore reciproci: amore personale -> se assunto come punto di partenza non piò certo essere inteso in senso sentimentale. Esso è la dimensione originaria di un essere che per il suo completamento rimanda ad altra realtà. L’essere umano trova il suo compimento solo quando è affermato ed accettato come tale. L’amore quindi lega le persone l’una all’altra nel modo più profondo perché da esse dipende il loro reciproco esistere e libera la loro autonomia personale. La sessualità è uno dei modi di espressione e strumento di comunicazione intersoggettiva e solo quando integrata nei rapporti personali erra può essere realizzata umanamente. Al di fuori = degradazione persona umana. Amore fecondo -> l’amore come rinuncia di sé si spinge oltre fino a concretizzarsi in un terzo comune ai due come compimento di tale amore. Esso si trasforma nella perversione di se stesso quando esclude volutamente la fecondità per ragioni di egoismo. L’unione corporale dei coniugi non diretta alla procreazione ma solo come arricchimento reciproco serve indirettamente al bene della prole. Siffatta unione non deve mai chiudersi in se stessa. Inoltre la fertilità umana soggiace alla responsabilità morale dell’uomo che ha il compito culturale di essere fecondo. Il tutto così assume anche una dimensione pubblica. 1

Fedeltà dell’amore -> il vincolo della fedeltà è suprema realizzazione della libertà di due uomini che decidono di non poter più diversamente. In tal senso la libertà è una vittoria sul tempo. Con la promessa di fedeltà due persone raggiungono il loro status definitivo CAPITOLO II Antico Testamento = reciproca accoglienza tra uomo e donna come immagine e somiglianza dell’alleanza di Dio con gli uomini. L’alleanza di Dio con l’uomo trova in Gesù la sua definitiva ed insuperabile realizzazione (Gesù stesso è l’alleanza di Dio con gli uomini). La sacramentalità del matrimonio (ovvero il matrimonio come atto di culto) mostra come esso sia inserito in modo fondamentale nell’opera di salvezza compiuta in Gesù. Il matrimonio nella predicazione di Gesù rientra sia nell’ordine originario della creazione sia nell’ordine della salvezza. (creazione Nel Nuovo Testamento il matrimonio è luogo particolare di prova della vita cristiana, poiché nel matrimonio deve attualizzarsi l’avere gli stessi sentimenti che furono in Gesù (obbedienza, amore, fedeltà) La sacramentalità del matrimonio, che già era stata ipotizzata attraverso alcune traduzioni della bibbia ed in alcuni passi significativi, si afferma nel XII secolo con esplicite prese di posizione da parte del magistero (anhe se fino a quel momento era comunque stato considerato una grandezza sacrale). Per il cristiano il matrimonio è l’attualizzazione dell’amore e della fedeltà in Dio = creazione e redenzione -> Lutero diversamente afferma che il matrimonio è opera e comandamento di dio, non appartiene all’ordine della salvezza ma solo a quello della creazione. CREAZIONE ALLEANZA SALVEZZA DONATA DA GESù IN PROSPETTIVA ESCATOLOGICA (?) Per la scrittura l’Alleanza è la realtà di salvezza per eccellenza. Tale Alleanza per attuarsi necessità che l’uomo accolga il sì di Dio con fede, speranza e amore. L’unità tra Dio e l’essere umano nell’amore viene simbolicamente resa presente nell’amore matrimoniale. In Gesù Cristo essa perviene alla sua ultima e suprema realizzazione. In Gesù Dio ha detto il suo sì definitivo all’uomo e Gesù si è aperto all’obbedienza più completa. Allo stesso modo il fedele che ha già Cristo in sé per mezzo del battesimo fortifica questa alleanza con Dio aprendosi all’amore e alla fedeltà, riproducendo quello che è stato l’atto di Dio con un suo pari, attualizzando questo scambio. Così come Gesù ha amato e ama i peccatori, così il matrimonio non deve arrestarsi di fronte alle difficoltà. Se intendiamo il termine “concupiscienza” quale disintegrazione dell’uomo (e non come semplice brama sessuale), riconosciamo al matrimonio una funzione sanante: grazie al sacramento inizia una creazione nuova. Secondo il Nuovo Testamento il matrimonio comporta un’assunzione al servizio di Dio per la sua opera di creazione e redenzione ed un abilitazione a questo servizio -> vita matrimoniale = glorificazione di Dio. Importante è il fatto che il matrimonio non sia solo faccenda privata, ma un evento ecclesialepubblico proprio perché ai coniugi spetta all’interno della chiesa un compito che richiede particolare carisma in quanto collaborano alla crescita della chiesa attraverso l’educazione dei 2

figli. Ecco perché è importante la celebrazione di fronte ad un’autorità ecclesiastica che d’altro canto permette alla chiesa di garantire per la buona riuscita del matrimonio. Il matrimonio conserva comunque una sua autonomia all’interno della chiesa dal momento che i coniugi sono gli unici ministri del sacramento: è il loro “sì” a costituirlo. “alleanza” è il termine che descrive meglio questa unione proprio perché racchiude i due aspetti di “contratto” ed “istituzione” ed appartiene sia alla sfera privata che a quella pubblica. Anche il matrimonio, come la chiesa, è un segno della speranza escatologica: il clima di festa nel giorno della celebrazione è immagine della gioia che invade la fine dei tempi. Bisogna cercare di mantenere l’idea che il matrimonio sia un valore penultimo, desacralizarlo per farlo apparire in tutta la sua pienezze. Avere troppe aspettative sui coniugi porta sicuramente alla delusione. Bisogna riconoscere solo in Dio la grandezza ultima: la glorificazione escatologica di Dio comporta l’umanizzazione dell’uomo. CAPITOLO III Unità ed indissolubilità, oltre a confermare la sacralità del matrimonio, sono insite anche nella definizione di questo: quando i coniugi si donano l’uno all’altro è evidente il carattere dell’indissolubilità di tale promessa. La fedeltà dell’uomo è immagine della fedeltà di Dio nell’alleanza. Già nell’Antico Testamento vediamo come il divorzio non sia una pratica ben vista. Da Gesù in poi la posizione presa è più chiara. Egli non dice se sia lecito o no, egli afferma che “chiunque guardi la moglie di un altro ha giù commesso adulterio”. Questa frase va intesa non nel senso che Gesù si occupa di imporre pesi agli uomini, ma con questo legame l’uomo riceve una grazia che colloca il legame della fedeltà umana nella fedeltà di Dio -> la parola di Gesù è un invito ad usare la grazia di Dio che, se respinta, si trasforma in giudizio e durezza di cuore. Questa nuova visione permette di capire meglio il rapporto tra i partner, mostrando che nessuno dei due è in balia dell’altro ma sono entrambi affidati a Dio nella loro fede. E’ Dio che li protegge e gli da sempre la forza di ricominciare. Quindi l’indissolubilità è fondata sulla stessa sacramentalità del matrimonio, poiché esso rappresenta un’attualizzazione dell’alleanza con Dio -> la rottura del matrimonio comporta l’arrogarsi da parte dell’uomo di un diritto che non gli spetta. Il problema sia della tradizione biblica, sia di quella della chiesa è stato poi quello di adattare la parola messianica di Gesù alla realtà che si prospettava davanti. Matteo si trovava di fronte ad una situazione giudeo-cristiana, Paolo una pagano-cristiana. Entrambi cercano di non prendere la parola di Gesù come legge rigida, ma come volontà destinata all’uomo nella situazione concreta in cui di volta in volta si viene a trovare, seconza comunque riconoscere mai il diritto di risposarsi. Anche alcuni padri della chiesa successiva mostrarono una prassi abbastanza elastica: alcuni concedono alla donna colpita da adulterio di risposarsi anche se il marito è ancora in vita sostenendo che questo aiuti ad impedire il peggio. La parola di Gesù si trova a dover trovare spazio nella concreta realtà popolata dai duri di cuore: la chiesa non può limitare il valore di tale parola, ma non può nemmeno condannare una persona che si trovi in una situazione del genere. I padri quindi prendono i concetti di tolleranza ed indulgenza affermando che chiunque compia tutto ciò che gli è umanamente possibile ha ancora una possibilità di esistenza cristiana ed ecclesiale -> il principio di indissolubilità non è intaccato, ma in alcune situazioni è necessario concedere una nuova possibilità di esistenza umana. In questo la chiesa orientale ha una prassi meno severa della chiesa occidentale (Graziano). 3

Il Concilio di Trento si esprime a partire dalle affermazioni di Lutero che, pur sostenendo l’indissolubilità del matrimonio riconosceva alla parte innocente di contrarre un nuovo matrimonio-> secondo lui il problema era quello di una giusta comprensione del Vangelo che risultava in quel momento tirannica. Il Concilio respinge le critiche di Lutero ma accoglie il problema del Divorzio già esposto dal Vangelo di Matteo. Il decreto del 1563 fu preceduto da lunghe trattative e ribadisce l’indissolubilità del matrimonio e l’impossibilità di risposarsi anche per la parte innocente. Questo pone fine alla disputa cattolico-luterana ma lascia ancora questioni aperte all’interno della chiesa, in quanto non dà una dottrina completa dell’indissolubilità del matrimonio. Il problema del divorzio sorge sempre quando la chiesa si trova a dover affrontare una nuova area culturale ed una nuova epoca. -> oggi siamo ancora in un periodo di transizione. Il diritto civile riconosce numerosa cause di divorzio e sono molte le coppie che trovano nel secondo matrimonio la felicità che non avevano nel primo. Bisogna tenere presente che: 1. la chiesa non può svuotare di contenuto la parola di Gesù, di conseguenza non può attribuire al secondo matrimonio la stessa dignità del primo 2. Gesù predica il Dio degli uomini che impegna la chiesa ad avere cura di qualsiasi matrimonio, anche di quello compromesso = la chiesa deve quindi sempre domandarsi se il suo ordinamento è all’altezza anche di situazione umane difficili senza partire da un punto di vista di principio ma esaminando l’individuo concreto nella sua situazione. 3. Come valutare il secondo matrimonio quando il coniuge del primo è ancora in vita? Là dove è presente fede essa si manifesta nella penitenza per la colpa avuta dalla rottura del primo matrimonio e quindi anche il secondo entra a far parte della dimensione spirituale della vita ecclesiale. Secondo la normativa ufficiale però tali persone non sono ammesse ai sacramenti se non in caso di pericolo di morte o dietro la promessa di convivere come fratello e sorella. Al secondo matrimonio si diventa penitenti della chiesa -> la possibilità di salvezza dipende dal tentativo di riparazione del propria colpa, dall’aver compiuto ogni tentativo possibile di riconciliazione con il primo coniuge e quando il secondo matrimonio è talmente vincolante che scioglierlo comporterebbe una nuova ingiustizia. CAPITOLO IV Rapporto tra matrimonio ecclesiale e civile. Diritto divino e diritto umano sono oggi un insieme carico di tensione. Con l’introduzione del matrimonio civile la comprensione della sacramentalità del matrimonio acquista un’importanza ancora maggiore. Tale situazione di tensione ha origine nella teoria del diritto canonico secondo la quale l’unica forza che costituisce il matrimonio è quella della volontà degli sposi, così che l’atto in sé viene emancipato dall’ordine sacrale. Tale teoria del consenso porta ad una personalizzazione del matrimonio e quindi a matrimoni celebrati senza forma pubblica. In risposta a ciò il decreto tridentino tametsi introdusse la forma ecclesiastica obbligatoria, assoggettando la stipulazione ad un’autorità della chiesa. Dall’altra parte lo stato moderno impone la celebrazione civile e i cattolici si trovano quindi di fronte ad una necessaria doppia stipulazione del matrimonio. Le soluzioni cercate a questo problema portano prima di tutto ad una separazione tra contratto matrimoniale (diritto civile) e sacramento (benedizione della chiesa). E’ chiaro che questa soluzione teorica è insostenibile dal momento che pone il sacramento come un qualcosa che si aggiunge alla stipulazione, rompendo unità tra creazione e redenzione. 4

Il diritto canonico afferma allora che non piò esserci per i battezzati un contratto che non sia esso stesso un sacramento. In tal modo la chiesa rifiuta ogni forma di matrimonio civile ma preserva la sacramentalità dal diventare una sovrastruttura religiosa di un atto civile. Oggi molte di queste discussioni si risolvono nella visione di Stato e chiesa come due unità che collaborano in un rapporto tra partner. Nella loro diversità e correlazione le due diverse celebrazioni esprimono la pluridimensionalità della stipulazione del matrimonio: il diritto canonico riconosce la competenza dello stato a regolare gli effetti civili e dall’altra parte lo stato moderno non può fornire alcun contenuto materiale sufficiente ed è solo attraverso la chiesa che il matrimonio tra cristiani può avere piena validità. Il solo matrimonio civile porterebbe il matrimonio a perdere la dimensione pubblica rimanendo un semplice affare tra i coniugi. Il matrimonio liturgico è invece un importante segno di fede e per questo anche manifestazione del servizio che la chiesa deve agli sposi. Il matrimonio come sacramento della fede Uno dei problemi maggiori della nostra società riguardante il matrimonio è quello dei “cristiani d’anagrafe”, battezzati che scelgono di contrarre il loro matrimonio solo civilmente. Secondo il diritto canonico un tale matrimonio può essere riconosciuto retroattivamente se sanato in radice, in base cioè all’esistenza della volontà di matrimonio che è certo diversa da un semplice concubinato. Ma cosa succede se un matrimonio di questo tipo si rompe? Stando così le cose entrambi i coniugi potrebbero contrarre un nuovo matrimonio in chiesa senza incontrare nessuna difficoltà giuridica, il che sarebbe un evidente paradosso. Ecco perché i cristiani oggi chiedono che la chiesa, con il suo diritto, arrivi a difendere anche i valori umani di un matrimonio civile. Tornando a ricordare che la grazia di Dio è offerta all’essere umano in ogni situazione, ogni volontà umana di matrimonio è un’imperfetta realizzazione del mistero di cristo e della chiesa ed è per questo che la chiesa riesce ad apparire in ogni caso come istituzione a difesa della persona. Le persone unite in matrimonio civile possono comunque confidare nel fatto che il loro legame partecipa al mistero di cristo e che la loro fede può comunque esprimersi nella penitenza per la colpa di un matrimonio non riuscito. Un altro problema è quello dei cristiani d’anagrafe che si sposano in chiesa per ragioni borghesi e non per accettare il senso interiore del matrimonio. La teologia cattolica parte dall’identità tra matrimonio canonicamente valido e matrimonio sacramentale. Questo, sia ben chiaro, non vuol dire automatismo, non esistono sacramento automatici o senza fede. Per ogni sacramento la chiesa ricerca un’intenzione, anche minima, di chi riceve e di chi amministra il sacramento. Nel caso del matrimonio queste due figure coincidono, amministrano e danno il loro consenso per contrarre il matrimonio nel Signore. Basta quindi un’intenzione generale, diretta a fare ciò che i cristiani sono soliti compiere con questo rito, basta l’intenzione di sposarsi come fanno i cristiani: questa intenzione esprime la volontà di ricevere il sacramento. La chiesa, dalla sua, deve, con la predicazione e la preparazione, fare il possibile per suscitare una visione di fede nel sacramento e, quando i coniugi non accettano le condizioni sopra espresse consigliare il rinvio del matrimonio in chiesa. Teli riflessioni portano a sottolineare ancora di più l’importanza sulle conseguenza pastorali che ne derivano: preparazione al matrimonio, consulenza matrimoniale, trattazione della concezione cristiana del matrimonio nella predicazione e nella catechesi devono essere la finalità suprema di ogni tentativo di riforma, così che l’attuale crisi porti ad una più profonda comprensione del matrimonio come concretizzazione della vita cristiana scaturita dalla fede. 5...


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