IL Piccolo LORD 9 - Appunti 6 PDF

Title IL Piccolo LORD 9 - Appunti 6
Author Martina Tumedei
Course EDUCAZIONE DEGLI ADULTI
Institution Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
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Summary

bello...


Description

IL PICCOLO LORD: Il piccolo Lord e' un romanzo per ragazzi di Burnett. Il romanzo in questione viene pubblicato per la prima volta a puntate su un magazine nel 1885 e in volume l'anno dopo. Questo romanzo, come tutti gli altri scritti da quest' autrice, rivela una visione della realtà del tutto particolare e ciò alla luce di un punto di vista, che solo nelle Edizioni Integrali Penguin in lingua originale inglese viene rivelato... quando nell' introduzione a tali romanzi si sottolinea che l' autrice coltivava interessi e studi riguardo: lo spiritualismo- da non confondersi con lo spiritismo, a cui l' autrice era comunque legata-, la spiritualità, il simbolismo sacro, la teosofia e la "scienza cristiana". Dunque tutto ciò si è indubbiamente riversato in tutte le opere della Burnett. TRAMA: Cedric Errol ha 7 anni e vive negli Stati Uniti con la giovane madre. Suo padre, morto qualche anno prima, era il figlio minore del conte di Dorincourt, ricco e potente nobile inglese. Il matrimonio del padre di Cedric con la madre non era mai stato accettato dal vecchio conte, che aveva immediatamente interrotto i rapporti con la giovane famiglia e si era sempre rifiutato d'incontrare la nuora e il nipotino. Cartolina pubblicitaria della versione cinematografica del 1921 con Mary Pickford. Cedric però ignora tutto questo e vive la sua infanzia spensierata in un quartiere popolare di New York assieme ai suoi più grandi amici: Mr. Hobbs il droghiere e Dick il lustrascarpe. Alla morte improvvisa di Bevis, il primogenito del conte, cambia tutto: Cedric diventa di colpo erede universale di tutte le immense fortune della famiglia con il titolo di lord Fauntleroy e il nonno, uomo col tempo divenuto burbero e misantropo, è costretto suo malgrado a convocare il ragazzo e l'odiata nuora in Inghilterra, non per affetto, ma solamente per poter dare a Cedric un'educazione degna di un lord inglese dal momento che sarebbe diventato il suo successore. Incaricato di condurre Cedric e la madre in Inghilterra è un avvocato inglese, Mr. Havisham. All'arrivo nel grande castello del nonno, Cedric ha una grande delusione: la mamma che l'aveva accompagnato fin lì non avrebbe più vissuto con lui, ma avrebbe abitato in una villetta a Court Lodge, ben al di fuori dell'immensa tenuta di Dorincourt. Il ragazzo non è a conoscenza dei dissapori tra la madre e il vecchio conte, e la donna fa di tutto affinché la cosa rimanga segreta perché in caso contrario Cedric non avrebbe mai potuto instaurare un buon rapporto con il nonno. Nonostante i pregiudizi del vecchio conte, che considera gli americani poco più che selvaggi, il rapporto tra lui e il nipote diventa via via sempre più profondo, grazie anche all'affetto che Cedric gli riserva. Intanto la madre, resasi conto delle terribili condizioni di vita della gente che vive nelle proprietà del conte, comincia a fare opera di volontariato, utilizzando per questo anche il piccolo vitalizio che il suocero le passa e convince il figlio a parlare con il nonno per poter migliorare le condizioni della popolazione. Lentamente avviene il miracolo: il nonno si trasforma in un uomo sereno, felice dell'immenso affetto che prova per Cedric e capace di aiutare gli altri. Improvvisamente arriva però una brutta notizia: Bevis, lo zio di Cedric, prima di morire si era sposato e aveva avuto un figlio, che a questo punto è il primo nella linea di successione per diventare conte di Doricourt. Il conte è disperato: fa effettuare dal suo avvocato tutte le possibili ricerche in merito, ma sembra che Minna sia effettivamente stata la moglie del suo figlio maggiore e che quindi il suo adorato Cedric non sarà più il suo successore. Il vecchio inoltre prova anche una grande vergogna: si è sempre rifiutato d'incontrare la madre di Cedric, una creatura intelligente e di animo gentile, e ora è costretto a instaurare rapporti con questa Minna, donna rozza e volgare, degna compagna di Bevis, il suo dissoluto figlio maggiore. Cedric comunica la notizia ai suoi amici di New York a lui in realtà la cosa non interessa molto, gli basta poter conservare l'affetto del nonno, ma Dick il lustrascarpe, vedendo una fotografia di Minna, riconosce l'ex moglie di suo fratello, che aveva avuto da lei un figlio che ora la donna faceva passare per figlio di Bevis. Smascherata Minna, Cedric riprende di diritto il suo ruolo e il vecchio conte si affretta a ricucire il rapporto con la giovane nuora, invitandola a vivere con il figlio al castello di Doricourt. La storia si conclude con la grande festa per l'ottavo compleanno di Cedric a casa Dourincourt, con il futuro Conte circondato dall'affetto di tutti i suoi cari. Il vecchio conte viene cosi' informato dell'accaduto, minna viene smascherata e Cedric, stavolta insieme alla mamma, vive nel castello di Dorincourt. Il finale e' commovente: una grande festa viene svolta in occasione dell'ottavo compleanno di Cedric, il giovane e' felice perche circondato dall'affetto di tutti i suoi parenti ed amici piu cari. L'amore e' in grado come sempre di vincere su tutto, anche contro gli inganni e le menzogne di coloro che volevano impedire la felicita di Cedric, del vecchio conte e della mamma. Il racconto e' ambientato nell'inghilterra dell'800, dove sono ancoara vivi i contrasti tra proletari e nobili borghesi. Il romanzo e' anche un inno ai valori familiari che dovrebbero prevalere su tutto e tutti. La famiglia occupa sempre un posto centrale all'interno della societa'. Di questo ne dovremmo tenere conto anche ai nostri giorni, in cui si riscontra una vera e propria crisi della famiglia. L'opera ottenne subito un gran successo diventando ben presto un classico della letteratura per ragazzi di tutto il mondo. Il romanzo venne apprezzato anche grazie allo stile innovativo delle illustrazione di Reginald Birch che accompagnano l'opera.

UNA SOTTILE LINEA ROSA: il romanzo viene scritto da Annalisa Strada nel 2014 Il passaggio tra l’adolescenza e l’età adulta è un percorso delicato, una sottile linea rosa che una ragazza costeggia lentamente fino a quando non ha la maturità necessaria per oltrepassarla e diventare donna. Ma quando ad essere rosa è la striscia di un test di gravidanza, il passaggio verso l’età adulta è repentino e traumatico. E’ quello che succede a Perla, una sedicenne sportiva e studiosa che si ritrova incinta dopo il suo primo e frettoloso rapporto sessuale con il ragazzo per il quale spasima dalla scuola materna. E adesso? Perla non sa proprio cosa fare. La sua migliore amica Allegra, con la quale condivide tutto, le sta vicino e cerca di trovare insieme a lei una soluzione. Potrebbero parlare con un adulto? Sì, ma chi? La mamma di Perla è severissima; il padre è sempre impegnato con il lavoro, nervoso ed irascibile in famiglia. Forse lo zio Davide, così simpatico e amichevole potrebbe aiutarla… Per Perla inizia così un viaggio alla scoperta del proprio corpo e dei desideri che coltiva per il futuro: cosa le piace davvero, quali sono i suoi sogni e quanto è disposta a sacrificare della sua vita e dei suoi obiettivi per accogliere quel piccolo “bitorzolo” che le sta crescendo dentro. Si chiede se potrà essere madre, lei che ha ancora così bisogno dei genitori, se potrà continuare a crescere e a cercare la sua identità quando il bimbo le richiederà impegno costante. Sì, perché a dispetto del suo ventre ancora piatto e del suo aspetto da ragazzina, dentro di lei c’è una vita che sta crescendo: “Un bimbo dentro. Invisibile eppure così presente. Chiuso nella mia pancia che ancora sembra piatta come sempre. Ad appoggiarci la mano non si sente niente, a parte qualche borbottio come quando appoggi la mano sul ventre di un cane che dorme. Eppure pesa tantissimo”. Un romanzo breve che affronta un tema delicato, quello della maternità nell’adolescenza, con umorismo e leggerezza, senza mai essere banale. Perla è un bel personaggio, fresco e piacevole, una ragazza giudiziosa che prende coscienza man mano della grande prova che la vita le mette di fronte e che con coraggio saprà affrontare. Qualsiasi scelta intraprenderà, sa che la segnerà per sempre, cambiando la sua vita. Ma in fondo diventare grandi è assumersi la responsabilità delle proprie azioni e Perla è ormai in grado di varcare quel confine che la separa dall’età adulta. La linea del titolo non è una linea qualsiasi, nemmeno la linea di uno dei traguardi che la sportivissima sedicenne protagonista taglia in tempi straordinari in gara, ma semplicemente quella del test di gravidanza che Perla guarda, rinchiusa nel bagno della casa al mare delle sua amica di sempre. Perché Perla è incinta e ha subito a che fare con un’amica offesa per non saper nulla, curiosa (come dove quando?) e che sbotta in un assai sincero “Cazzo, Perla, siamo cinture nere di educazione sessuale. È dalla seconda elementare che ci parlano di accoppiamenti tra umani e tu non arrivi nemmeno alla regola di base del preservativo? Dovevi proprio essere fuori di testa!”. Perla era fuori di testa perché non le pareva vero che Cesare, uno dei ragazzi più popolari della scuola per cui lei ha una cotta fin da bambina, la degnasse di sguardi e presenza. Complice l’alcol a cui non è abituata e a cui cede per non sfigurare, Perla commette l’errore “di aprire le gambe con uno con cui avevo parlato troppo poco”. Si trova così ad affrontare gli altri: l’amica, Cesare, gli adulti di cui viene dato un ventaglio di reazioni e di modi di pensare diversi. Soprattutto ad affrontarlo dal suo punto di vista, rendendosi conto di aver condiviso il divertimento di un momento e nulla più, guardando chi la circonda e facendo le debite differenze ad esempio tra sua madre e quella di Arianna, sapendo che la decisione sarà solo sua, ma quale? Questo è un libro sincero, che ha abbattuto per una volta tutti i miei pregiudizi sui libri a tema. Perché ha la capacità di non giudicare, di non prendere posizione e soprattutto di non fare moralismi o lezioncine, come spesso accade quando i romanzi affrontano un tema importante. Anzi, non fa proprio nulla di tutto questo. Fa quello che una buona storia deve fare: racconta. E per di più col linguaggio giusto, mai stonato, mai scimmiottato. Magari, se potete, evitatevi la cartella stampa che inanella percentuali di ragazze madri in Italia tra 14 e 19 anni, di padri assenti, di background familiari difficili e i successi del docu-reality “16 anni incinta”, del film”Juno” e del telefilm “Vita segreta di una teenager americana”. Ecco, “Juno” guardatelo perché merita, perché è un bel film, ma – fuori da questa logica molto lista di discussione NPL “a problema, libro” – leggete questo romanzo semplicemente come una buona storia. Che parla anche di un’adolescente incinta perché capita, perché è la vita. E la dice bene, molto bene, questa vita.

Mi ha fatta sorridere e ri-ettere, commuovere ed emozionare. Ne ho apprezzato profondità e lievità, l’assoluta gradevolezza dello stile e la deliziosa caratterizzazione della giovane protagonista. Doti, queste ultime, che rendono la lettura accattivante e gustosa. Dietro poi, ri-essioni importanti e attuali, affrontate con grande sensibilità, assenza di moralismi e, si intuisce, una conoscenza attenta e competente dell’animo e della realtà degli adolescenti. D’altra parte l’alchimia vincente nei libri di qualità per ragazzi si ripete nelle sue caratteristiche salienti: degni di attenzione sono quegli autori che hanno la capacità, affatto scontata, di affrontare temi di rilevanza – sociale, emotiva, storica…- alleggerendoli senza banalizzarli ma, anzi, trovando nella nota di briosità e lievità la via preferenziale per arrivare a rendere la sostanza. Tema coraggioso quello delle gravidanze precoci, terreno minato dove lo scrittore corre sempre il rischio di scivolare nel punto di vista adulto che giudica e ammonisce. Ecco, ciò che sicuramente Annalisa Strada non fa è esattamente questo e la sua protagonista resta l’unica – vera e reale – della storia senza che dietro i suoi pensieri, i suoi gesti e le sue scelte occhieggi l’educatore. Nessuna presa di posizione che faccia capolino dietro le righe, alcuna classi)cazione buono/cattivo/giusto/sbagliato che in termini assoluti si affacci oltre le pagine. Nessun esito preferito manifestatamente ad un altro. Eppure il romanzo resta, in un certo senso, profondamente educativo. E non perchè insegni ma, semplicemente e potentemente, perchè mostra, con limpida naturalezza, ciò che accade nella mente e nel cuore di una ragazza che si trova, giovanissima, ad affrontare una prova tanto impegnativa. E ancora, nonostante la delicatezza del tema, non si affonda mai, in nessun punto, nel gusto o nella compiacenza di scivolare nel dramma. Ogni punto del romanzo è sapientemente calibrato in modo che le stonature di registro, narrativo o emotivo, le rischiose pendenze verso l’appesantimento o la banalizzazione, vengano evitati. Superlativo a tal proposito è il tratteggio di Perla, narratrice e adorabile protagonista. Ironica e autoironica, intelligente e arguta eppure così fallibile, inesperta, ingenua…Più o meno come tante sue coetanee in carne e ossa. Perla si muove in un universo familiare alla maggior parte dei lettori: una famiglia classica, forse non esattamente calorosa con genitori poco vicini ai bisogni emotivi e affettivi delle )glie,una migliore amica con la quale si condivide tutto dall’infanzia, una passione tenace per lo sport, la corsa in particolare, e la cotta, mai dichiarata e mai corrisposta, per Cesare, il prestante e inarrivabile rugbysta. C’è l’adolescenza poi, e con essa la perenne sensazione di essere fuori dal gruppo dei visibili per ricadere, inesorabilmente, in quello degli invisibili. Essere vista, magari proprio da Cesare il $go, colui che preferisce le bionde formose e non l’ha mai degnata di uno sguardo interessato, rappresenta quasi la conquista di uno status sociale. Ed è così che Perla ci cade. Gli ormoni, il bisogno, l’ansia di vita e la totale assenza di preoccupazione per il futuro – un po’ di senso di onnipotenza tipico dell’età – fanno sì che ad una festa accada l’irreparabile e che, poche settimane dopo, la ragazza di ritrovi nel bagno della casa la mare di Allegra, l’amica del cuore, con un test di gravidanza positivo in mano. Non si rende conto subito di cosa davvero signi)chi nella sostanza (non ce se ne rende conto a trent’anni, )guriamoci a sedici!) ma va da sé che da quel momento in poi, dalla sottile linea rosa a seguire, la vita è cambiata. E non perchè ci sia o meno la certezza di un bambino che verrà, ma perchè urge la necessità di guardarsi dentro, di prendersi di petto. E di scegliere. Un passaggio di formazione poco generoso coi tempi e obbligato di fatto, che porterà Perla ad esaminarsi, con dosi variabili di indulgenza e dolcezza – ma con grande onestà -; la costringerà ad affrontare con coraggio e una giusta dose di )erezza Cesare e i propri genitori, a cercare affetti e alleati. Il tutto, ovviamente, accompagnato dalle vicende quotidiane di una vita che comunque va avanti, condito con l’ironia e la scanzonatezza del -usso di coscienza di una ragazzina ancora giovanissima, vivace e di piglio piuttosto deciso. Così, tra l’entusiasmo infantile di Allegra che già si )gura zia, l’indifferenza e la codardia di un ragazzo che sfoggia una buona dose di super)cialità e arroganza, le carenze e gli egoismi di genitori presi più dalle proprie preoccupazione che dal benessere della )glia, Perla percorrerà a testa alta il suo

cammino. Un percorso che non avrà, per fortuna, solo gradini scoscesi e in salita ma anche momenti di conforto, riconciliazioni e vicinanze. Soprattutto al femminile, là dove la nota che unisce le generazioni di donne, unite dal )lo che le lega alla nascita e alla vita, si fa simbolica e parla all’anima delle lettrici, giovani o adulte che siano. Una storia che sa allietare e alleviare ma non edulcorare. Il lieto )ne è lieto solo perchè è Perla, in conclusione, ad assumersi libertà e responsabilità e, quasi donna per i sui pochi sedici anni, ad andare incontro alla sua scelta. Un romanzo prezioso per forza, brio, sensibilità ed empatia. Al pari di altre piccole perle di cui ho parlato in passato e che trattano temi dif)cili con accortezza e competenza emotiva, ne consiglio la lettura sia ai ragazzi che ai genitori. Perchè siano sempre meno i giudizi e le generalizzazioni e sempre maggiore la capacità di guardare, e accompagnare, lo sforzo dif)cile e quasi mai gratuito di crescere....


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