Intelligenza PDF

Title Intelligenza
Author Sabrina To
Course Psicologia
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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Summary

L'intelligenza in Psicologia: definizione, principali modelli teorici e autori di riferimento. A concludere, una panoramica sui risvolti applicativi e gli strumenti d'indagine. ...


Description

Intelligenza L'intelligenza, sebbene attualmente non sia ancora presente una definizione univoca, può essere definita come la capacità cognitiva generale che permette di reagire in modo adeguato alle situazioni nuove, di apprendere utilizzando le conoscenze già acquisite e di elaborare in modo astratto i dati percettivi. Si tratta di un costrutto latente, non osservabile direttamente ma inferibile da comportamenti esterni, i quali implicano l'utilizzo di capacità cognitive utili alla risoluzione di problemi.

Teorie e autori di riferimento Spearman fu il primo a dare una definizione scientifica dell'intelligenza, considerandola come un'unica capacità generale costituita da sottoinsieme di altre abilità più specifiche. Thurstone, successivamente, utilizzò questa tecnica per studiare la struttura dell’intelligenza, tuttavia formulò una teoria che sottolinea l’importanza non di un unico fattore generale, ma di una serie di fattori multipli, introducendo così un modello multidimensionale dell’intelligenza. Guilford elaborò la teoria della Struttura dell’Intelletto (SOI) ipotizzando non una struttura gerarchica dei fattori, ma una disposizione cubica costituita da 120 fattori distinti e indipendenti, che poi portò a 150. Cattell riprese il concetto di fattore generale di Spearman ponendo una distinzione di questo in due diverse componenti: intelligenza fluida e intelligenza cristallizzata. La prima rappresenta la capacità innata di fronteggiare e risolvere i problemi nuovi, indipendentemente dalle conoscenze acquisite; la seconda è la capacità di utilizzare competenze, conoscenze ed esperienze.

Teoria approfondita Spearman elaborò una teoria gerarchica dell’intelligenza che andava ad enfatizzare un unico fattore generale, la cui formulazione nasceva dall'applicazione di una nuova tecnica statistica di analisi dei dati creata proprio da Spearman: l’analisi fattoriale. Questa permise a Spearman la formulazione di una teoria bifattoriale dell'intelligenza, la quale asserisce che ogni compito richiede la combinazione di un'abilità generale (detto fattore g), innata e non modificabile dalla scolarizzazione, e una vasta gamma di abilità specifiche (dette fattori s) che sono in gran parte incrementabili con mezzi educativi. Il fattore generale è gerarchicamente superiore ai fattori specifici, che possono venir considerati una sottodifferenziazione dei fattore g. Quest'ultimo determina la prestazione in tutti i compiti intellettuali mentre ogni fattore s determina la risoluzione di un solo compito specifico. L' esperimento che portò Spearman a queste teorizzazioni fu quello condotto con un gruppo di bambini in in età scolare, in cui ad ognuno di essi andava a misurare le capacità di discriminare piccole differenze di colore, di tonalità e di peso e successivamente andò a correlare i punteggi ottenuti a questo test con i voti dei bambini in differenti materie scolastiche e con la valutazione delle loro capacità intellettive fornita dai loro insegnanti. Le ricerche portarono a due osservazioni. In primo luogo, la maggior parte delle misurazioni erano correlate positivamente: i bambini che avevano ottenuto un alto punteggio nel test di Spearman tendevano ad avere alti punteggi anche nelle valutazioni scolastiche. In secondo luogo, seppure i punteggi erano correlati positivamente, le differenti misurazioni non erano correlate perfettamente: il bambino che aveva il punteggio in assoluto più elevato in una misurazione non aveva necessariamente il punteggio in assoluto più elevato in ognuna delle misurazioni. Da qui la deduzione secondo cui la mente ha un’unica intelligenza (fattore g) che influenza il rendimento di tutti i test mentali, ed un insieme di abilità particolari (fattori s), che influenzano in modo diverso a seconda del test.

Strumenti WAIS - utilizzato in età adulta applicabile dal sedicesimo anno di età (16-90 anni). Tale test è in grado di fornire una misura del funzionamento intellettivo generale, attraverso la valutazione di 4 abilità diverse: comprensione verbale, ragionamento visuo-percettivo, memoria di lavoro, velocità di elaborazione.

WISC - utilizzabile in una età compresa tra i 6 e i 16 anni. Wechsler ideò anche la scala primaria di intelligenza per i bambini in età prescolare.

Wechsler Preschool and Primary Scale of Intelligence (WPPSI) - somministrabile a bambini dai 3 agli 8 anni. E' importante sottolineare che i test sopra citati, sebbene il loro largo utilizzo, risentono del grado di istruzione del soggetto, della cultura e della lingua. Pertanto, sono stati messi a punto anche test cosiddetti “culture free”, dove l'influenza di fattori culturali è ridotta al minimo, come ad esempio le Matrici di Raven, costituito da schede a difficoltà crescente, in cui il soggetto deve individuare il pezzo mancante delle figure geometriche illustrate e completarle.

Ambiti applicativi La misurazione dell'intelligenza presenta diversi risvolti applicativi: CLINICO: sebbene molti studiosi ritengano il QI un concetto attualmente superato, questo resta un punto cardine, in ambito clinico, nella definizione e diagnosi di alcuni disturbi. In particolare si considerano valori normali di QI i punteggi di un test compresi nell'intervallo tra 85 e 115, mentre i punteggi al di sotto rivelano una prestazione da deficit intellettivo. Il deficit risultante da un test d'intelligenza può essere legato ad un ritardo mentale, in quanto mancato o insufficiente sviluppo, oppure ad una demenza, ossia un deterioramento delle facoltà intellettive. SCOLASTICO: i test per la misurazione del QI può essere utile in bambini in cui si sospetta un alto potenziale cognitivo, (QI tra 125/130 e 160), bambini che mostrano un anticipo della padronanza linguistica, ricerca stimoli, comportamenti peculiari, modalità di pensiero originali. Sebbene queste caratteristiche potrebbero far pensare ad una situazione vantaggiosa per il bambino, spesso tale plusdotazione si trasforma in un limite se non riconosciuta a supportata, procurando difficoltà che li portano a sentirsi in una posizione di diversità rispetto ai pari. Viceversa, bambini con QI sotto la media, riconoscibile solitamente a causa di un lento apprendimento in concomitanza con l'ingresso alla scuola primaria, andranno supportati con un sostegno educativo.

Teoria (2) In anni più recenti sono state formulate delle nuove teorie sull'intelligenza, che non si focalizzano tanto sulla sua struttura fattoriale, ma pongono l’attenzione sulla sua natura. Tra le nuove prospettive può essere menzionata la teoria dell’intelligenza multipla di Gardner. Egli sostenne, appunto, la presenza di intelligenze multiple, ossia di più tipologie di intelligenza. L’autore ipotizza, infatti, che esistano almeno sei tipi di intelligenza: linguistica, musicale, logico-matematica, spaziale, somato-cinetica, personale, e che ci siano centri nervosi distinti alla base di ognuna di queste. Dunque, secondo Gardner, non ha senso dire che una persona è più intelligente di un'altra, poichè l’intelligenza non è un concetto unitario: un individuo può avere un talento anche in una soltanto di queste aree, poiché ognuna ha uno sviluppo indipendente, senza tuttavia escludere la possibilità che esse possano svilupparsi simultaneamente. Alla base della teoria di Gardner vi sono numerosi studi sul confronto di gruppi di soggetti differenti: persone normodotate, persone con un danno cerebrale, idiot savant (persone con un basso livello intellettivo che possiedono una sola abilità straordinaria), prodigi (persone con intelligenza normale che possiedono una sola abilità straordinaria). Analizzando tali dati, dunque, Gardner intuì che, se conseguentemente ad una lesione cerebrale o ad un basso livello intellettivo, alcune funzioni rimanevano invariate o addirittura si sviluppassero al di sopra della media, le funzioni fossero autonome, e da concepire, quindi, come sistemi a sé stanti....


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