Introduzione ALLA Linguistica Romanza, Lee, Galano PDF

Title Introduzione ALLA Linguistica Romanza, Lee, Galano
Course Filologia e linguistica romanza
Institution Università degli Studi Guglielmo Marconi
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Summary

fonetica, morfologia, morfosintassi, lessico, vocalismo atono, vocalismo tonico, passato perifrastico, futuro romanzo, sintassi, svo, accusativo preposizionale...


Description

CHARMINE LEE, SABRINA GALANO, CARROCCI EDITORE 2018

INTRODUZIONE ALLA LIGUISTICA ROMANZA Lingue romanze o neolatine Le lingue romanze sono le lingue derivate dal latino in seguito espansione Impero romano. L’ area in cui si parlano si chiama Romània. Il termine romanzo deriva da ROMANICE avverbio latino che si riferiva a parlare in vernacolo. Le cinque famiglie romanze: Con il termine lingue romanze o neolatine ci si riferisce a quelle lingue che sono derivate dal latino. L’ area in si parlano viene chiamata Romània. Per comodità i linguisti le hanno divise in cinque famiglie:  Balcanoromanzo: romeno  Italoromanzo: italiano, sardo,  Retoromanzo (romanzo alpino): friulano, ladino, romancio  Galloromanzo: francese, francoprovenzale, occitano  Iberoromanzo: catalano, spagnolo, portoghese.

Distribuzione Le lingue romanze sono lingue nazionali ma talvolta si estendono fuori dal confine di stato (es. catalano ad Alghero, il francese in Belgio) La Romània: L’area in cui si parlano le lingue romanze. Romània antiqua è l’area in cui si sono diffuse le lingue romanze. La Romània nova sono le aree in cui le lingue romanze si sono diffuse a causa della colonizzazione in epoca moderna (es. lo spagnolo in America Latina). La Romània submersa è l’antica area in cui si sono diffuse le lingue romanze che comprende anche le aree in cui le lingue romanze sono state soppiantate da altre lingue (es. il latino si parlava in Germania che faceva parte dell’impero, ma sulla lingue romanza prevalse il germanico, questo soprattutto con la caduta dell’impero romanzo d’ Occidente). Lingua pidgin e lingua creola Quando la lingua che viene parlata in un territorio colonizzato non è uguale a quella della madrepatria perché viene adattata per necessità di comunicazione a quella del luogo è detta lingua creola. In questo processo i colonizzatori generalmente fungono da lessificatori cioè portano una base lessicale utilizzata nella lingua creola. La lingua pidgin designa una lingua che non ha parlanti nativi e che viene impiegata solo in alcune situazioni per comunicare (es. commercio).

CAPITOLO 1 LA BASE LATINA La matrice delle lingue romanze: il latino Le lingue romanze derivano dal latino che a sua volta deriva dalla famiglia indoeuropea. Famiglia indoeuropea germaniche

slave

celtiche

italiche

oscoumbro

retoromanzo

italoromanzo

albanese

greco

latino

galloromanzo

balcanoromanzo

Ladino, friulano, romancio Italiano, Sardo Francese, Prov., Occi. spagnolo, catalano

Romeno

iberoromanzo

Portoghese,

Il latino diventa la lingua ufficiale delle conquiste romane la cui espansione inizia nel III a.C. e termina nel 107 a.C. con l’annessione della Dacia (attuale Romania). Fino al 476 d.C. con la caduta dell’Impero romano d’ Occidente, il latino diviene la lingua ufficiale di tutte le aree conquistate. Nel corso di questi secoli il latino muta:     

Latino arcaico (fino al II-I d.C.) Latino Classico (fino al I d.C.) Epoca Aurea Latino imperiale Latino tardo Latino medievale (dal V d.C.)

Il latino volgare o protoromanzo Inoltre oltre a questi mutamenti che riguardano principalmente l’uso aulico (urbanitas) e che sono studiati da noi solo attraverso i testi scritti (iscrizioni, letteratura, grammatiche), da sempre correva parallelamente un latino volgare, un sermo vulgaris, una lingua d’ uso, una lingua popolare che con i secoli si è scollata sempre di più dalla lingua colta. Tale latino è definito volgare o protoromanzo. Il nome volgare è un’ espressione coniata da Schucardt nel 1868 (che ricalcava l’ espressione sermo vulgaris). Da ciò si evince che non esistono due lingue parallele ma un’unica varietà con livelli stilistici diversi (varietà diafasica). Si chiama diglossia: un bilinguismo in cui varietà diverse della stessa lingua sono dati scopi comunicativi diversi. Casi che dimostrano che le lingue romanze derivano dal latino che non coincide con quello classico  LOQUI. Parlare non ha lasciato traccia negli esiti romanzi. Gli si è preferito PARABOLARE, FABULARE che significava più precisamente raccontare. Esiti romanzi: it. Parlare, fr. Parler, sp. Hablar.  PULCHER sparisce a favore di BELLUM  IGNIS sparisce a favore di FOCUS. Fonti del latino  Autori classici e arcaici. In alcune loro opere ricalcano il parlato e ci consentono di capire la presenza del latino volgare. Es. Plauto nelle commedie usa stile vicino al parlato ed è una lingua molto diversa da quella che si trova negli altri testi letterari. Alcune forma da lui impiegate tra lì’ altro sono presenti nelle lingue romanze quindi ci fa capire come siano antiche e sopravvissute al purismo della norma.

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Iscrizioni. Testi pratici. Trattato di architettura di Vetruvio, trattati scientifici. Utilizzano lingua gergale, meno formale Autori cristiani. Avevano il compito di diffondere la religione a tutti, soprattutto ai più poveri, dunque lingua più vicina a quella d’ uso che a quella colta. Ne sono uno esempio i Vetus Latina di cui la Vetus Itala) il cui latino è assai corrotto a favore di una lingua meno stabile ma vicina al parlato). Un’ altro esempio è l’Itinerarium Egeriae. Testi post-imperiali. Le grammatiche sono state da sempre (fino da Ennio III a.C.) una preoccupazione. La lingua era segno di identità, importante allora come alla fine dell’impero. Alla fine dell’impero in cui anche prima della caduta già evidenti erano i segni di frammentazione[af1], le grammatiche diventano ancora più importanti, un tentativo di stabilizzare una lingua che è evidentemente sempre più corrotta rispetto al modello classico. Ne è un esempio l’Appendix Probi, probabilmente del IV secolo in cui vi erano una lista di errori di pronuncia ma anche ortografici.

La frammentazione del latino Prime delle invasioni barbariche Il latino divenne la lingua in tutti i territori conquistati dai romani, tuttavia sono evidenti delle diversificazioni nella lingua nelle diverse aree, questo è dato dal:  Substrato (lingue già esistenti in quell’ area che contaminano la lingua che poi diventa ufficiale. La caratteristica è che la lingua ufficiale soppianta le lingue di sostrato, al massimo emergono relitti di sostrato)  Adstrato (lingue di contatto che portano nella lingua ufficiale prestiti lessicali. Es. il latino prende prestiti da Greco)  Superstrato (lingua che si sovrappone ad un’altra ma che non la soppianta. Es. l’italiano con i suoi dialetti) Con le invasioni barbariche Le invasioni barbariche (di popoli di lingua germanica) cominciarono nel V secolo e finirono nel IX secolo con le invasioni normanne in Sicilia e in Inghilterra. La loro influenza sulla lingua è forte: 1) portano ad un accelerazione della frammentazione dell’unità linguistica del latino (conseguenza di frammentarietà politica-burocratica), 2) influenzano direttamente il latino nelle aree in cui invadono. In Francia, i franchi (popolazione germanica) cacciarono i romani e i visigoti e occuparono tutta la provincia romana della Gallia nel VI secolo. Molti sono i prestiti di origine germanica quindi es. BARO ˃ baron (= barone) A est A est, ad esempio in Romanìa le invasioni barbariche furono meno profonde e quindi troviamo molti più prestiti dalle lingue slave. Si pensi infatti che la Dacia, attuale Romania, f l’ultima provincia conquistata dai romani e quindi rimasero in questi territori solo 2 secoli prima della caduta dell’impero. L’invasione araba Gli arabi sbarcarono a Gibilterra nel 711 e permasero nella penisola iberica fino al 1492 quando cadde Granada, ultimo regno arabo. Inoltre permasero in Sicilia per ben due secoli (dal IX sino all’ arrivo dei normanni nel XI). Parole come zucchero e zafferano sono derivazione araba. In spagnolo gran parte dei prestiti arabi sono riconoscibili perché iniziano per a- oppure al, in Italia prestiti arabi sono zafferano, arancia, zucchero.

Occitano/francese caso emblematico di differenza di derivazione dal latino L’ occitano si è mantenuto più aderente al latino rispetto al francese. Questo testimonia come il latino volgare si sia differenziato nelle varie aree e abbia portato alle lingue romanze. Esempi occ/fran:  MAREM˃ fr. Mer, occ. Mar  MĔLE ˃ fr. Miele, occ. Mele, it. Miele  FLŌREM ˃ fr. Flour, occ. Flor, it. Fiore  AURUM ˃ fr. Or, occ. Aur, it. Oro

CAPITOLO 2 FONETICA Nel campo della fonetica (suoni della lingua) vi è una progressiva semplificazione dal latino alle lingue romanze. In particolar modo la semplificazione avviene per ANALOGIA ossia tende a regolarizzare gli aspetti grammaticali (in questo caso fonici) attraverso forme affini che si presentano come regolari. VOCALISMO In italiano: Le vocali sono caratterizzate rispetto a consonanti dall’ assenza di ostacoli al flusso d’ aria nel tratto vocale + vibrazione corde vocali. In Italiano sono tutte e 7 toniche mentre A, E, I, O, U atone (= Ɛ, Ɔ mai senza accento) Luogo articolazione:  A centrale;  E, Ɛ, I palatali;  O, Ɔ, U velari; Posizione lingua:  A bassa  I, U alte  E, O medioalte  Ɛ, Ɔ mediobasse. In latino: 10 vocali: A, E, I, O, U brevi e lunghe 3 dittonghi: AE, OE, AU Lunghe e brevi: La distinzione tra lunghe e brevi era distintiva perché fonologicamente distingueva in coppie minime. Es. MĂLUM ˃ il male; MĀLUM ˃ la mela. Volume acustico: la Ā aveva un volume acustico maggiore rispetto ad Ă, inoltre Ā in sillaba chiusa (che finisce con consonante) ha un volume acustico maggiore rispetto ad Ā in sillaba aperta. Accentazione: determinata dalla lunghezza vocalica della penultima sillaba. Se lunga accento penultima, se breve accento terzultima.

Dal latino alle lingue romanze Semplificazione. Dapprima avviene una semplificazione:  le vocali brevi si allungano in sillaba aperta. Quindi in sillaba aperta avremo solo vocali lunghe  le vocali lunghe si accorciano in sillaba chiusa. Quindi in sillaba chiusa avremo solo vocali brevi. Di qui le vocali lunghe tenderanno ad essere pronunciate in modo chiuso e le brevi in modo aperto. Dal sistema quantitativo a qualitativo. E si arriverà fino al passaggio definitivo nelle lingue romanze dal sistema vocalico quantitativo a quello qualitativo ossia le vocali non si differenziano più per lunghezza ma per apertura e chiusura. La posizione dell’accento dal latino alle lingue romanze non subisce

eccessivi cambiamenti (cambia però la tipologia da accento intensivo a accento musicale), qualche eccezione: FILIOLUM ˃FILIOLUM ˃ figliolo. Vocalismo tonico Esiti Le lingue romanze dal sistema vocalico latino dimostrano vari esiti:  sardo (riduzione a 5 vocali – a, e, i, o, u)  occidentale (che comprende le principali lingue romanze) :  ĀĂ ˃ A Ē ˃ e Ĕ ˃ Ɛ Ō ˃ o Õ ˃ Ɔ Ū ˃ u Ĭ ˃ e Ī ˃ i Ŭ ˃ o  Balcanico  Siciliano. Dittonghi nel latino come diventano nelle lingue romanze I dittonghi latini tendono a ridursi: AE ˃ Ɛ; OE ˃ e; AU ˃ Ɔ (quest’ ultimo non sparisce in tutte le lingue romanze, ad esempio sopravvive nell’ occitano. Dittonghi nel volgare. Quelli visti sopra sono dittonghi che arrivano a monottongazione. Tuttavia nelle lingue romanze esistono dittonghi e sono nati con questo processo:  Ĕ ˃ ie . es. PĔDEM ˃ it. Piede, fr., pied  Õ ˃ uo/ue. Es.. NOVUM ˃ it Nuovo, sp. Nuevo  Ŭ e Ō ˃ ou/eu. Es. FLOREM ˃ fr. Fleur Occitano, portoghese sono molto meno inclini a questo tipo di dittongazione, l’occitano perché mantiene dittongazione latina. Nelle lingue romanze La formazione di dittonghi ascendenti (accentato sulla seconda vocale) è maggiore e per questo si presume sia la più antica. Tale tipologie di formazione dei dittonghi nelle lingue romanze possono essere spiegate con il fenomeno della metafonesi in cui avviene una vera e propria armonizzazione della vocale accentata con l’altra vocale presente nella parola. Es. VĔNTUM ˃ dialetti ita meridionale vientu = la Ĕ si è innalzata aggiungendo I (vocale alta) per imitare la presenza di U (l’altra vocale alta del triangolo vocalico) Vocalismo atono Dalle 10 latine alle 5 del sistema vocalico occidentale. Tale cambiamento porta spesso a dileguo delle vocali atone o a iato delle stesse.  Dileguo atone. Quando le vocali atone cadono si parla di aferesi (caduta vocale iniziale), sincope (caduta vocale interna), apocope (caduta vocale finale). Nello spagnolo è molto frequente l’apocope. Es. AETATE ˃ edad  Lo iato avviene quando due vocali vicine formano due sillabe.  Le vocali atone sono anche soggette ad assimilazione di quelle toniche (la atona imita la tonica e cambia). Es. BILANCIA ˃ BALANCE ˃ fr. Balance.  Le vocali atone possono anche essere soggette a dissimilazione rispetto alle toniche (la atona si dissocia dalla tonica e cambia). Es. VICINUM ˃ VECINU ˃ sp. Vecino

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Protonia e Postonia. La e protonica ˃ i. Es. SECURUM ˃ sicuro; la o protonica ˃ u Es. OCCIDERE ˃ uccidere. E-protetica. In alcune lingue romanze viene introdotta una e atona prima dei nessi consonantici che iniziano per s. es. SCHOLA ˃ sp. escuela, STELLA ˃ fr. etoile

CONSONANTISMO Consonanti nelle romanze che non c’erano in latino.  Fricative sonore /v/ (velo) e /z/ (sbolognare). Si avevano solo le sorde /f/ (firenze) e /s/ (sera)  Le affricate alveolari /ts/ (marzo) e /dz/ (garza)  Le affricate palatali /tʃ/ cera) e /dʒ/ (gelo)  Le fricative palatali /ʃ/ /sciame) e /ʒ/ (sg)  L’ occlusiva palatale /ɲ/ (gnomo)  La laterale palatale /ʎ/ (figlio) Consonanti nel latino scomparse nelle romanze.  kʷ scritto QU = QUOMODO ˃ nelle romanze rimane solo la velare /k/ es. it. Come, fr. Comme  H = HABERE ˃ scompare in tutte le lingue romanze (al massimo sopravvive come ipercorretismo), scompare anche nelle parole di derivazione greca (es. SCHOLA ˃ scuola)  U e V (considerate e pronunciate come vocali = u) già in epoca imperiale ad inizio parola seguite da i si trasformano in /w/ (uao) e vengono pronunciate come /β/ (a metà strada tra b e v) quindi si arriverà ad avere nelle romanze la fricativa sonora /v/. VINUM (che si leggeva uinum con /w/) si trasforma in VINUM (che si leggeva b/v inum in età imperiale) e si è trasformato nelle romanze in: it. Vino, fr. Vin. In spagnolo invece ha mantenuto la /β/ vino (che si legge v/b ino).  Il nesso NS scompare a favore di S. MENSEM ˃ mese Consonanti iniziali Rimangono abbastanza invariate soprattutto in francese, occitano, catalano. Eccezioni:  CL in rumeno e italiano dà /kj/ = es. CLAVEM ˃ it. Chiave, rom. Cheie  PL, FL, CL in spagnolo danno (ʎ) = es. PLENUM ˃ lleno, FLAMMA ˃ llama, CLAVEM ˃ llave  PL, BL in italiano danno /pj/ e /bj/ = ES. PLENUM ˃ pieno, BLASPHEMARE ˃ biasimare Consonanti finali Tendono a cadere (M, T, L, N, R) La S tende a rimanere. In Italiano vi è la particolarità invece che cade e viene riempita da una vocale e o i. es. LIBROS ˃ fr. Livres, sp. Libros, it. Libri Lenizione  Lenizione delle occlusive sorde intervocaliche /p/, /t/, /k/ nelle sonore /b/, /d/, /g/ o addirittura al dileguo o al suono fricativo. Es. passaggio da sorda a sonora AMICAM ˃ sp. Amiga oppure RIPAM ˃ sp. riba; Es. dileguo AMICAM ˃ fr. Amie; es. passaggio a fricativa RIPAM ˃ it. Riva.  Lenizione /s/ che passa a /z/ (da sera a sbolognare). Es. ROSAM ˃ It. Rosa.  Lenizione come riduzione delle geminate (tranne in italiano che le mantiene e anzi estende le gemonate anche dove il latino non le contemplava) Es. CAPPAM ˃ fr. Cape. Ma in italiano ˃ cappa Palatizzazione Spostamento in avanti del luogo di articolazione della consonante. Solitamente da velare a palatale.  CONSONANTE + JOD. La comparsa della jod nel sistema consonatico romanzo porta sempre a palatizzazioen della consonante che precede. N+J ˃ /ɲ/ = VINEA ˃ it. Vigna L+J ˃/ ʎ/ = FOLIA ˃ it- foglia

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K e G + E o I ˃ /tʃ/ e /dʒ/ = CERVUM (che si leggeva chervum) ˃ it. Cervo; GENTEM (che si leggeva ghentem) ˃ it. Gente GN (che si leggeva Gn staccato) ˃ /ɲ/ = MAGNUM ˃ it. Magno MN ˃ /ɲ = SOMNUM ˃ sp. Sueno.

CAPITOLO 3 MORFOLOGIA La morfologia studia i morfemi, le unità più piccole dotate di significato che ci danno indicazione sulla composizione delle parole (morfologia lessicale) che sull’ informazioni grammaticali delle parole (grammatica flessiva). La grammatica flessiva analizza le parti del discorso che si flettono: nomi (singolare, plurale), pronomi (numero, genere, persona), aggettivi (numero, genere e grado per i comparativi e superlativi), verbi (modo, tempo, numero, genere, persona, coniugazione, diatesi attiva/passiva, aspetto). Le unità minime della morfologia sono i morfemi che si dividono in morfemi lessicali (dotati di significato), morfemi grammaticali (hanno la forma flessa ossia l’info grammaticale) es. CANT-O (cantmorfema lessicale, o forma flessa). In base alla morfologia si distinguono tre tipi di lingue:  Isolanti(o analitiche) = parole invariabili. Le info grammaticali sono date dall’ ordine delle parole (es. cinese)  Agglutinanti = ogni parola ha tutte le informazioni grammaticali ed è diversa dall’ altra (es. turco)  Flessive (o sintetiche) = ogni parola modifica solo una parte (la flessione) che né dà le info grammaticali (latino) Nell’ evoluzione dal latino alle lingue romanze si passa in modo generale da lingua flessiva ad analitica ma i confini non sono così netti. Sicuramente si assiste al fenomeno dell’analogia, ossia un progressivo mutamento nelle romanze a favore della riduzione delle irregolarità. IL SISTEMA NOMINALE Aggettivi e Nomi. Nel latino è presente il sistema di declinazione che esprime il numero, il genere ed anche il caso. Ricordiamo che i casi erano sei. Nelle lingue romanze si va verso il caso unico cioè il nominativo quindi non esistono più le desinenze dei casi, per esprimere i vecchi casi si usano le preposizioni seguendo quindi un procedimento analitico. In italiano ad esempio la declinazione coinvolge il numero e il genere nel nome e nell’ aggettivo, tuttavia nei pronomi troviamo anche il caso accusativo e l’oggetto indiretto quindi la declinazione coinvolge anche la persona (IO, ME, MI). In francese la declinazione praticamente sparisce nel genere e nel numero (informazioni che si evincono solo dall’ articolo), tuttavia sopravvivono due casi ossia il retto e l’obliquo (rispettivamente il nominativo e l’accusativo). Anche il romeno conserva dei casi in particolare il genitivo/dativo (il lupo: lupul; del lupo: lupului) laddove le altre lingue romanze fanno ricorso alle preposizioni. Particolarità dei nomi e aggettivi è che il caso da cui le lingue romanze sono derivate è proprio l’accusativo: es. notte deriva da NOCTEM non da NOX al nominativo. Comparativi e superlativi. In latino il comparativo si forma sinteticamente con il suffiso –IOR oppure analiticamente con MAGIS. Nelle romanze predomina l’analitico e a MAGIS si affianca PLUS, resta comunque qualche forma sintetica: PEIOR ˃ it. Peggiore, sp. Peor (stesso principio per MINOR, MAIOR ecc…) Il superlativo in latino si forma con l’ aggiunta del suffisso –ISSUMUS, resta questa possibilit nelle romanze ma molto attiva è anche la forma sintetica con MOLTO ˃ It. Molto, sp. Muy , cat. Molt. Articolo. In latino non esisteva l’ articolo determinativo. Gli articoli delle romanze (tutte li possiedono) derivano dal pronome dimostrativo latino ILLE (= quello). In italiano ad esempio abbiamo:

 ILLU ˃ il, lo  ILLA ˃ la  ILLI ˃ gli, i  ILLAE ˃ le Particolare la lingua romena che pospone al sostantivo l’articolo che diviene un enclitico. Il lupo = lupul Pronomi  Dimostrativi. In latino 9 deittici per indicare tre tipi di lontananza : HIC, HAEC, HOC = questo (vicino a chi parla), ILLE, ILLA, ILLUD = quello (lontano da chi parla e ascolta), ISTE, ISTA, ISTUD = codesto (vicino a chi ascolta). 9 anaforici o cataforici per richiamare qualcosa già espresso nella frase: IS, EA, ID = colui; IDEM, EADEM = medesimo; IPSE, IPSA, IPSUM = stesso. Per quanto riguarda i deittici in spagnolo, portoghese, toscano, sardo permangono i tre gradi di lontananza, in toscana abbiamo appunto codesto, quello, questo. In italiano codesto è in disuso. Per quanto riguarda gli anaforici IDEM e EADEM soppiantati da IPSE e IS soppiantato dal dimostrativo ILLE che quindi conduce ad egli e non più a colui.  Personali. Nell...


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