Introduzione ALL\'ARTE Bizantina, prof. Guiglia PDF

Title Introduzione ALL\'ARTE Bizantina, prof. Guiglia
Author arianna picistrelli
Course Storia dell'arte bizantina
Institution Sapienza - Università di Roma
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Riassunto dell'arte bizantina. dispensa d'esame prof. Guiglia...


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INTRODUZIONE ALL’ARTE BIZANTINA IV – XV SECOLO L’IMPERO BIZANTINO DAL IV AL XV SEC: PROFILO STORICO E ARTISTICO. Nel nostro immaginario “arte bizantina” corrisponde a: 1)quelle icone che da dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica indonano il mercato antiquario;2) ai mosaici medievali in Italia e in particolare a Ravenna;3) per chi ha cultura umanistica è sinonimo di “maniera greca”: cioè quella produzione pittorica di tavole di soggetto sacro (soprattutto mariano), del ‘200-‘300 italiano, che volevano rafforzare la fede nella collettività. A questa “maniera” si contrappose poi Giotto e poi in pittori toscani (anche se alcuni come Cimabue, preferiscono trarre spunti dalla cultura bizantina). Tuttavia nel 1° caso si tratta di icone nate nel XIX e XX sec (perché gli Stati dell U.S erano influenzati dalla cultura bizantina oggi molto evidente in Russia e Ucraina). Nel 2° caso è vero che il mosaico fu la tecnica prediletta dai Bizantini, anche esportata in italia: per es. è celebre la committenza dell’abate Desiderio di Montecassino nell’XI sec e dei Re normanni di sicilia nel XII. A Ravenna e Venezia è difficile dire se vi erano maestranze provenienti dai territori dipendenti dall’Imperatore di Costantinopoli, poiché l’arte musiva era anche tradizione locale. Inoltre il mosaico non ha largo uso in Italia dal tardo impero Romano sino alla fine del Medioevo: ha esempi a Roma e a Milano, nel resto d’Italia i mosaici sia iconograficamente che stilisticamente sono di evidente produzione locale. Nel 3° caso la critica da Vasari, a Croce e poi Longhi ci aiuta a capire che quelle opere “alla maniera greca”, sono sì ispirate a esempi bizantini, ma sono di produzione occidentale. Allora qual è la vera arte bizantina?: Tutta la produzione artistica dei territori soggetti politicamente all’imperatore bizantino, detto Basileus, che risiede a Costantinopoli (dal 324 scelta di Costantino, fino caduta città 29 maggio 1453 per mano dei Turchi Ottomani comandati da Maometto II, erede dei bizantini ma di fede mussulmana; nb. Fino fine I Guerra mondiale). E’ da considerare anche l’arte delle aree “periferiche” di Bisanzio, culturalmente legati alla città ma con autonomia politica. (Regni dei Serbi, dei Bulgari, Russia di Kiev, Armenia, Georgia). L’Italia invece fino al 1071 è amministrata dai bizantini, quindi non è area provinciale). Dopo la caduta di Costantinopoli si parla di “arte post-bizantina” o “arte della Cristianità d’Oriente”, l’impero nei secoli cambia varie volte dimensioni fino a ridursi alla sola città con l’imperatore Costantino XI; comunque esso fu sempre in sostanza uno Stato centripedo al cui centro c’era Costantinopoli, sede della corte del sovrano e del Governo imperiale, erede ellenisticoromana. Nel IV-V sec l’opera di ingrandimento/monumentalizzazione di Bisaznio la rese centro di propulsione artistica, soprattutto con Giustiniano nel VI (527-’65) la produzione colonizza il Mediterraneo (es. Italia). Tutta la produzione aveva un sostrato ellenistico-romano, in più ci sono influssi orientali (dall’Iran partico e sasanide ma anche un po’ dal mondo islamico e cinese). Diciamo “impero bizantino” ma dobbiamo capire che i Bizantini considerano il loro impero dei Romani, parlavano il latino fino al VII sec, credevano nella continuità storicoa che li legava a Cesare e Augusto, ecc. L’arte bizantina ha una finalità esplicita di propaganda, per questo spesso erroneamente si pensa all’artista bizantino anonimo e dedito alle questioni spirituali: è vero che la spiritualità ha gran peso sulla società bizantina ma noi studiamo solo quello che a noi è giunto. Per es le chiese: esse sono state trasformate in moschee ma mantengono almeno la loro architettura; nei territori governati da Turchi ma abitati da cristiani, sono rimaste in funzione perché rispettate (soprattutto i centi monastici come Monte Athos, nord Grecia). Sono pochi invece i resti di ediliza civile: i Palazzi Imperiali, l’Ippodromo, nulla del complesso dei Santi Apostoli, i Fori, monumenti trionfali, porti, palazzi dei ricchi/case poveri ecc.. L’architettura militare è ben conservata: cinta murarie, torri/fortini nel confine occidentale sul Danubio, città fortezza sul Tigri/Eufrate in Mesopotamia ecc. Il percorso storico dell’arte, essendo l’impero durato oltre 1100 anni, può essere scandito, la periodizzazione è diversa ma parallela a quella dell’arte medievale occidentale: -PERIODO PALEOBIZANTINO (324-726); -PERIODO DELL’ICONOCLASTIA (726-843); -PERIODO MEDIOBIZANTINO (843-1204); -PERIODO DELL’IMPERO LATINO (1204-1261); -PERIODO TARDOBIZANTINO (1261-1453); PERIODO PALEOBIZANTINO (324-726)

Età Costantiniana (324-726) Dopo la sconfitta di Licinio, Costantino nel 324 fissa la sua residenza nella città greco-romana di Bisanzio, posizionata su un promontorio del Mari di Marmara, proteso verso l’Oriente e l’Asia. Cominciano i lavori di monumentalizzazione, si vuole creare “la nuova Roma”; come quest’ultima, la città è scandita da 7 colline, le cui pendici degradano a sud nel Mar di Marmara e verso nord nel Corno d’Oro (lingua stretta d’acqua). Comunque l’imperatore fa costruire la sua città appena fuori dal nucleo di quella antica con l’Acropoli nel promontorio e i templi pagani. Dei monumenti rimane poco ma ci sono fonti letterarie come la Vita Constantini di Eusebio (vescovo di Cesarea e suo collaboratore); famosa è anche Notitia Urbis Constantinopolitanae (425) che descrive la città seguendo la suddivisione amministrativa in 14 regioni, adottata sul modello di Roma. Costantino vuole una capitale politica/economica e non “cristiana”, è evidente dal fatto che predigile l’edilizia civile, al contrario di Roma, dove si costruiscono ricchi ed enormi edifici di culto. Età Teodosiana Costantinopoli si cristianizzò lentamente. Teodosio I (379-395) chiuderà i templi pagani, farà del cristianesimo la religione ufficiale, ma farà costruire poche chiese. Contribuisce all’urbanistica cittadina con il Foro di Teodosio, sempre sul corso della Mese, ancora in linea con la tradizione romana. Forse era ispirato, per la forma quadrata, al complesso di Traiano a Roma. Vi si accedeva tramite arco trionfale, le cui colonne rappresentavano tronchi d’alberi dai rami segati, c’è una mano che stringe il tronco, forse è la clava di Ercole, divinità protrettrice dell’imperatore). Nel Foro c’era anche una grande colonna coclide (con fregio a spirale) a imitazione di quelle di Traiano/M.Aurelio. Un’altra colonna coclide e celebrativa era dedicata ad Arcadio, figlio di Teodosio, (a cui spettò l’Impero d’Oriente, e al fratello Onorio l’occidente, definitiva divisione impero romano) forse in quello che era il Foro di Arcadio, ne abbiamo solo il basamento (ma molti disegni) mentre di quella di Teodosio non c’è traccia. Essa crollò a inizio ‘500, rimangono pochi frammenti, che però già mostrano l’idealizzazione dei personaggi rispetto al realismo romano e un gusto per la ritmica della paratassi (personaggi rigidamente frontali). C’è padronanza della tecnica del rilievo. Contribuì molto Teodosio II (nipote del I), ricostrendo S.Sofia, bruciata nel 404 da tumulti, e la triplice cinta muraria di terra (fossato, 1° muro più basso, 2° più alto), che rese la città immune per 1000 anni (salvo il tradimento dei Crociati 1204 e i cannoni dei Turchi 1453). Vi si apre la Porta d’Oro, ingresso dell’imperatore dopo i trionfi militari. Età giustinianea Periodo di fervore artistico/architettonico è quello dominato dall’imperatore Giustiniano (527-565) e sua moglie Teodora, la sua infuenza di estende dal regno dello zio Giustino I (regnava dal ’18 al ’27) e del nipote Giustino II. Molti monumenti di quest’età sono pervenuti, anche grazie all’opera dello storico Procopio di Cesarea (De Aedificiis). Sul piano politico l’imperatore codifica il Diritto con il Corpus Iuris Civilis, vuole trasmettere ai posteri la legislazione imperiale romana e riconquistare il mediterraneo (Africa del nord contro Vandali e Italia contro i Goti, che per l’italia significa l’inizio del Medioevo). Ricostruisce per la 3° volta la S. Sofia ed oggi è così giunta a noi. Fu ditrutta per la rivolta “Nika” (il grido di vittoria degli insorti, nel 532), che in pochi giorni distrugge il nucleo della città. Il sovrano avvia la ricostruzione che comprende anche S. Irene ma anche il complesso dei Santi Apostoli (aggiungendovi un mausoleo crociforme per la sua dinastia). S. Sofia viene presto riconsacrata, la sua ricostruzione fu affidata a due celebri matematici, Antemio di Tralles e Isidoro da Mileto (tra i pochissimi artisti bizantini di cui si sa il nome). 70x74m la base, 60m l’altezza. Innovativa fu l’impostazione della cupola di 31 m di diametro su pennacchi (usato solo in piccoli edifici); ciò provocò deformazioni alla struttura, che furono corrette ispessendo pilastri e muri perimetrali, inserendo contraffori (spingono i muri perimetrali, cupola prima era più bassa di 7 m, crollò per troppa spinta verso l’esterno nel 558, ricostruita nel ’62 da nipote Isidoro il Giovane). La chiesa è ha 3 navate, sembra una basilica con cupola ma lo spazio sperimentato dà una sensazione diversa. Il vano (naos) coperto dalla cupola e ha sull’imposta finestre che lo illuminano. Le navate “laterali” sono divise da pilastri, da colonne in marmo verde di Tessaglia e negli angoli colonne di porfido immerse nell’oscurità creano un contrasto col naos. A questa luminosità contruibuiva la decorazione in mosaico d’oro con tessere minuscole, poste in modo da rifrangere la luce solare. Da quello che resta s’intuisce una decorazione aniconica, dove dominava il simbolo della croce (greca, latina, fiorita, gemmata, ecc ne rimane una grande nella cupola e altra forse nel catino absidale). Vi si univa il repertorio decorativo vegetale di derivazione classica (corone, palmette, pigne, tralci d’acanto e vite ecc.). Aniconica forse per la simpatia di Teodora per i monofisiti egizi e siriaci (credono solo nella natura divina di Cristo, non quella umana), forse per l’impegno del sovrano di accontentare tutti i Cristiani. E’ un 1° segno di iconoclastia (comunque il Cristianesimo è figlio dell’Ebaismo che proibiva di rappresentare figure sacre).

Sappiamo però che icone sacre erano presenti sull’altare, ciborio, tendaggi, ecc (perduti per trasformazione in moschea). Questa fase propulsiva costò molte vite umane: 1- fu riconquistata l’Italia in mano ai longobardi nel 568; 2- le regioni balcaniche occupate da Slavi (che assediano 2 volte Costantinopoli), all’impero rimarrà solo la Grecia. 3- Gli Arabi assediano Costantinopoli dopo aver invaso le regioni del Mediterraneo orientale (dopo i Prussiani). Figura imperiale nel contesto di crisi fu Eraclio (fine VI-II metà VII), non conosciamo monumenti del suo periodo, ma alcune fonti parlano di un’arte ancora di altissimo livello classicistico/di matrice ellenistico-romana. Ne sono es. i piatti di Davide trovati a Cipro, 9 in argento, certa la data per dei bolli imperiali sul retro. Altro es. le pitture murali in Italia sia S. Maria floris portas a Castelseprio, in Lombardia, sia in S. Maria Antiqua a Roma (II metà V, inizi VIII), testimonianza della pittura bizantina di età PRE-iconoclasta. Le rendono bizantine le iscrizioni in greco, santi orientali, stile raffinatissimo in continuità con la pittura ellenistico-romana, le figure sono frontali ma volumetriche, ben proporzionate, naturalistiche. PERIODO DELL’ICONOCLASTIA (726-843) L’iconoclastia è una “lotta contro le immagini”, nega che in un’icona si possa descrivere la natura divina del Cristo, poi estesa a ogni figura sacra. Al contrario gli iconoduli (che prevarranno) dicono che il Cristo si è incarnato e quindi si può rappresentare con aspetto umano. In genere gli imperatori e clero secolare sono per l’iconoclastia mentre le imperatrici, i monaci, il Papa (che finirà per questo a staccarsi dalla tutela dell’imperatore bizantino e legarsi ai Franchi e Carlo Magno) sostengono le icone. Ci sono due fasi del periodo: 730-’87 che vede lotte e massacri, coi regni di Leone III, figlio Costantino V. Col concilio di Nicea (787) l’imperatrice Irene (reggente Costantino VI) restuisce le immagini; ma già dall’815 c’è la 2° iconoclastia coi regni di Leone V, Michele II, Teofilo. Fase meno critica in cui le icone si velano di bianco (la scialbatura). Nell’843 Teodora (reggente Michele III), ristabilisce le decisioni di Nicea. Basilio I definirà meglio questa decisione (870). Non è ancora chiaro il motivo della crisi iconoclasta, di sicuro influenzarono le avversità per le immagini già presenti nella Cristianità orientale (derivazione ebraica), poi il contatto con gli Arabi avversi anch’essi. Influì forse anche il periodo di crisi dovuto alle guerre, la riduzione del territorio e risorse. Non ci sono testimonianze artistiche poiché dopo la vittoria degli Iconoduli esse furono distrutte dopo l’843. Dalle fonti sappiamo che erano rappresentati gli imperatori, scene di caccia, battaglia, giochi del Circo, paesaggi con animali. Spesso dominava la croce, in alcuni casi sostituita alle immagini sacre. Un’idea di mosaici aniconici può darla la Cupola della Roccia a Gerusalemme (elementi decorativi islamici), o la Moschea di Damasco in siria (paesaggi di derivazione classica). PERIODO MEDIOBIZANTINO (843-1204) Età macedone L’impero esce dalla crisi conquistando territori in Italia e nei Balcani, quindi c’è una nuova fase artistica indicata come “Rinascenza macedone”. Regni da Basilio I il Macedone (867) fino a Teodora (1056). 1) si recupera sintonia con radici ellenistico-romane/classiche; 2) si stabilisce compromesso per l’arte sacra; Ne esce un’arte molto emotiva, di cui abbiamo prova nelle chiese, nei loro arredi e nella decorazione pittorica/musiva. Con Basilio I si costruiscono nuovi edifici ecclesiastici, grazie alla sua ricca committenza e quella di un nuovo prestigioso ceto di funzionari. Non si è conservato nulla nelle chiese “macedoni” ma in S. Sofia ci sono ancora mosaici figurati datati tra il 867 e il 1356. Ovviamente si decise di inserirvi icone appena fu possibile farlo. Importanti a proposito sono i disegni di Gaspare e Giuseppe Fossati chiamati dal Sultano Abdul Mecid per restaurare S. Sofia, essi scoprirono mosaici ancora intatti di grande livello e il sultano li fece coprire per proteggerli. Questi disegni documentano molti più mosaici di quanti oggi se ne siano scoperti. Forse sono andati distrutti in terremoti dopo la metà del’800. Le ultime scoperte sono del 1930-35, quando la moschea diventò un Museo. Abbiamo solo 3 cicli musivi di tarda età macedone (in 3 chiese nella Focide, a Chios, e S.Sofia a Kiev) ci fanno capire come potevano essere quelle di Costantinopoli: ricchi marmi colorati per il pavimento e pareti fino all’imposta delle coperture, da qui la decorazione musiva (o affresco). L’effetto luministico era grandioso. Tuttavia questo periodo può essere diviso in 3 parti, e considerare comunque altri manufatti che raggiungono ora vertici di qualità altissimi: avori intagliati e l’oreficeria. Sono importanti gli avori a carattere ufficiale, di propaganda imperiale e le cassettine a rosette. L’uso dell’avorio cessa dopo il X-XI sec per il suo costo (era importato dall’Africa). Molti oggetti in oreficeria di alta qualità sono giunti a noi come parte del bottino del sacco crociato nel 1204. Età comnena L’ultima imperatrice Zoe, sorella di Teodora, muore nel 1056 chiudendo la storia della dinastia macedone. L’impero è instabile politicamente per 30 anni fino al 1071 quando i Turchi Selgiuchidi con la battaglia di Manzikert dilagheranno in tutta l’Anatolia, e i normanni cacciano da Bari i bizantini. Infine sale al trono Alessio I Comneno (1081-1118), esponente dell’aristocrazia terriera, che riesce a consolidare il potere fondando una dinastia familiare. Anche se riddotto territorialmente e povero, l’impero non perde prestigio artistico. Es. nel 1070 maestranze bizantine si

recano a Montecassino chiamate dall’Abate Desiderio per decorarvi la Chiesa. Tra il 1130 e 1180 botteghe si trasferiscono da Costantinopoli alla Sicilia al servizio di potenti normanni. Forse sono anche a Venezia per la decorazione musiva di S. Marco. Non ci sono però resti a Costantinopoli, poco rimane della decorazione parietale delle 3 chiese del monastero dinastico del Pantocrator, oggi ancora su una collina sul Corno d’Oro. Fu costruito per ospitare le sepolture familiari di Irene e Giovanni II Comneno, conserva ancora opus sectile e rivestimenti marmorei parietali. Mosaici di età comnena rimangono solo in S.Sofia, a Dafnì (Atene), esempi italiani già citati, si pensa che ciò sia dovuto al costo della tecnica, ora si preferisce l’affresco. Ne sono stati trovati cicli interi in cui si evidenzia un’evoluzione di stile da un solenne classicismo ad uno stile dinamico e decorativo (quasi baroccheggante), detto “tardo-comneno”, esportati ub Italia e in Europa. La plebe inferocita uccide Andronico I Comneno nell’Ippodromo, e massacra la sua famiglia imperiale. Finisce quest’età e la capitale 20 anni dopo è conquistata dai Crociati, vi domina un’imperatore d’Occidente Baldovino di Fiandra, e i territori sono divisi tra i militari secondo le leggi feudali europee. Si formano comunque 3 Stati greci: l’Impero di Trebisonda sul Mar Nero, il Despotato d’Epiro in Grecia e l’impero di Nicia sulla costa est del Mar di Marmara, che riconquisterà Costantinopoli nel 1261. Aree periferiche come il regno di Bulgaria e di Serbia, rimarranno sempre centri di produzione artistica bizantina. (Si formano anche importanti Scuole locali). PERIODO DELL’IMPERO LATINO (1204-1261) Fu l’anziano Doge di Venezia Enrico Dandolo a fornire navi e mezzi per la IV Crociata di Papa Innocenzo III, ma ne deviò l’obbiettivo prima sulla costa Dalmata poi su Costantinopoli. (Già molto debole). In S. Sofia viene incoronato Baldovino di Fiandra 1° imperatore latino; i Veneziani prendono il controllo di coste e isole bizantine per promuovere il loro commercio con l’Oriente; il resto del territorio fu spartito tra Signori crociati italiani, francesi e borgognoni, creando staterelli ricompattati solo dai Turchi Ottomani nel XV-XVI sec. In questo clima non si afferma attività artistica (nb. Non ci sono nemmeno committenti facoltosi), eccetto per il singolare ciclo di affreschi con scene di vita di S. Francesco d’Assisi (canonizzato nel 1228), ritrovato in frammenti nella chiesa bizantina (oggi detta “Kalenderhane”) di Costantinopoli. E’ di stampo occidentale (gotico), ed è il più antico ciclo francescano giunto sino a noi. Sono rappresentati il santo stante e intorno una serie dei suoi miracoli. Dell’impero di Nicea sappiamo che forse vi fu eseguito un grande tessuto ricamato detto “Pallio di Genova” destinato alla città per testimoniare l’accordo di Michele VIII Paleologo (1261) con i genovesi contro i veneziani. PERIODO TARDO-BIZANTINO (1261-1453) Michele VIII Paleolgo (1259-’82) a riprendersi Costantinopoli senza combattere approfittando dell’assenza dei difensori latini della città, entrò dalla porta d’oro e fu incoronato in S. Sofia con sua moglie Teodora e figlio Andronico II, inaugurando l’ultima dinastia (e più longeva) bizantina: Costantino XI Paleologo morirà il 29 maggio 1453 nel tentativo di fermare i Turchi Ottomani. La città è degradata dagli incendi, spopolata, inabiltanile il Grande Palazzo. Michele cercò di essere un nuovo-costantino restaurando la città, dando attenzione sia alle dimore imperiali che alle chiese/complessi monastici (S. Apostoli e S.Sofia soprattutto!). Inoltre fa innalzare una colonna onoraria nei pressi del Mauseoleo di Costantino e Giustiniano, raffigurante l’arcangelo Michele con ai piedi l’imperatore con in mano il modellino della città offerto. In S. Sofia rimane la monumentale Deesis realizzata a mosaico nella campata centrale della galleria sud, difronte a dove era seppellito il Doge Dandolo le cui ossa furono bruciate nel 1261. Il periodo che va dal regno di Andronico II (1282-1328), Andronico III, Anna Palelogina e Giovani V (1341-1391) può essere definito “Rinascenza paleologa”. Si mostrano attive a metà ‘3oo molte botteghe di mosaicisti; cicli musivi sono nell’ex chiesa Pammakaristos o nella Chiesa della Chora (oggi moschee). La stagione del mosaico sembra chiudersi con la ridecorazione dell’arcone est della S. Sofia, crollato per terremoti nel 1346, promossa da Giovanni V. Non vengono costruiti ex-novo grandi monumenti, si preferisce aggiungere a...


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