Età Palocristiana, Bizantina PDF

Title Età Palocristiana, Bizantina
Author Nicholas Delle Donne
Course Storia dell'architettura 1
Institution Politecnico di Milano
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Summary

Qua c'è il riassunto delle lezioni e dei libri consigliati dalla professoressa Forni per il corso di St. Architettur 1 del Politecnico di Milano. Con illustrazioni aiuto a comprendere i cardini e le motivazioni che hanno portato a produrre a livello compositivo l'architettura post Romana, paleocrist...


Description

L’ARCHITETTURA PALEOCRISTIANA E BIZANTINA Con Costantino il Grande al potere, e in seguito i suoi successori, la figura dell’imperatore, alla fine del IV secolo, era investita di sacralità e sacro era pure il palazzo della ribattezzata Costantinopoli. La fondazione nel 330, ad opera di Costantino, di una nuova capitale amministrativa e religiosa sul luogo dell’antica Bisanzio, contribuì ad accentuare la separazione tra Oriente (di lingua greca) e Occidente (di lingua latina), separazione che sarebbe stata sancita nel XI secolo dallo scisma tra Chiesa ortodossa (Oriente) e Chiesa cattolica, incentrata sulla sede di Roma. Nel 364 Valentiniano I associò al potere il fratello Valente affidandogli le provincie orientali, con una parziale alienazione del potere destinata a durare fino al crollo dell’Impero d’Occidente nel V secolo, a seguito delle invasioni germaniche, che avrebbe di conseguenza portato alla fioritura politico-culturale dell’Impero d’Oriente.

Roma La nuova immagine pubblica della cristianità costantiniana imponeva una corrispondente espressione architettonica, che cercò ispirazione non nell’architettura dei templi, dalle ovvie implicazioni pagane, ma nella basilica a navate. Fin dall’inizio del IV secolo le sale riunioni cristiane consistevano di combinazioni diverse di elementi basilicali (pianta rettangolare, tetto ligneo con capriate a vista o nascoste da un soffitto piano, navata centrale e navatelle, con colonnati, un’alta fascia superiore finestrata su ogni parete lunga e ad un’estremità, una zona rialzata e absidata, la tribuna che avvoglieva prima il seggio del magistrato, ora la cattedra episcopale, con altare antistante). Un esempio è la Basilica Costantiniana (la cattedrale di Roma oggi nota come Basilica Lateranense o S.Giovanni in Laterano), iniziata da Costantino vero il 313. Costituita in calcestruzzo con paramenti di mattoni, fu in seguito ristrutturata. Originariamente conteneva sette altari d’oro e decorazione musive scintillanti sotto la luce di cento lampadari e sessanta candelabri d’oro o d’argento.

Basilica di San Giovanni in Laterano, Roma

La più grande delle basiliche costantiniane è di certo quella di S.Pietro a Roma, che sarebbe stata interamente sostituita nel XVI secolo dall’attuale edificio. Iniziata verso il 333 come sacrario o martyrium sul sepolcro di S.Pietro apostolo, era dotata di un transetto tra l’abside e la navata, che consentiva la circolazione dei pellegrini per venerare la

reliquia, situata sulla corda dell’abside, sotto un baldacchino a colonne scanalate. La navata maggiore e quelle secondarie, separate da colonnati, fungevano da cimitero e da mensa funebre; davanti alla basilica vi era un grande atrio o cortile con al centro una fontana di bronzo del II secolo in forma di pigma che serviva ai riti di purificazione.

Pianta della basilica antica di San Pietro

Mentre, dopo la morte di Costantino, l’architettura a Roma stagnava, in Oriente e Occidente fioriva. La Chiesa di S.Lorenzo a Milano (IV-V secolo) presenta una pianta quadrata con esternamente su ogni lato absidi aggettanti che generano una figura quadrilobata, ripresa all’interno da colonnati su due piani che separano il vano centrale del deambulatorio. La chiesa risulta un esempio di adattamento per fini religiosi degli edifici romani a pianta centrale (come il padiglione del IV secolo nella Piazza d’Oro di Villa Adriana a Tivoli).

Chiesa di San Lorenzo, Milano

Chiesa di San Lorenzo, Milano

Nasce come basilica per il culto ariano, venne edificata intorno alla fine del IV secolo e all’inizio del V sec. Ha affinità di forma con elementi strutturali orientali (possibili modelli: Seleucia di Piera, Ad Antiochia). Fu molto interessante per gli architetti fin dal rinascimento per la forma particolare della pianta, per le tre cappelle (S.Sisto, S.Ippolito e S. Aquino) e per la statica della struttura. E’ a piano centrale con quattro absidi racchiuse da quattro torri angolari. Non si hanno informazioni del rapporto tra gli edifici annessi o delle relazioni tra la chiesa e il quadripartito, oggi perduto. La costruzione è legata al patrocinio della corte (entro la quale si trovavano personaggi probabilmente di fede ariana), tant’è che con lo spostamento nel 402 della capitale imperiale si persero informazioni sulla chiesa, e si assiste a una riconversione della chiesa al culto cattolico ortodosso. Molti materiali della struttura sono di recupero di altri edifici. La chiesa oggi appare molto alterata, si prova così a ricostruire una cronologia: già in fase di costruzione , in seguito a crolli, si modifica il progetto iniziale, con altre trasformazioni del X sec e in età ottomana e romanica. Nel XVI vi fu un crollo parziale della cupola e dei piloni e venne ricostruita da architetti come Martino Bassi. Portico esterno del XIX sec. Per quanto riguarda le cappelle, si pensa in sequenza a

S. Ippolito, Acquilino e Sisto. La muratura antica è in opus caementicium (elementi di riuso, cocci per l’impasto centrale. La copertura (quella originale è Cinquecentesca) era probabilmente coperta da un tiburio. Alla stabilità della struttura contribuiscono il deambulatorio, le quattro torri che svolgono la funzione di contrafforti. La geometria dei piloni è stata modificata, con l’inserimento di paraste del 500. Le volte sono molto interessanti dal punto di vista della tecnica costruttiva adoperata in quanto impiegano tubi fittili (impiegati anche per la cupola).

La chiesa di S.Clemente a Roma del XII secolo, incorpora al livello inferiore parti della basilica originaria iniziata verso il 380: la chiesa superiore, stilisticamente arcaica a tal punto che fu ritenuta quella primitiva fino agli scavi del 1857-61. Conservava il coro dell’872, circondato da basse transenne marmoree (plutei) e contenente un ambone (tribuna destinata alla lettura del Vangeli e dell’Epistola) su ogni lato; la recinzione invade lo spazio della navata, non esistendo nell’abside spazio a sufficienza per essa. Lo sviluppo dell’architettura religiosa in Europa occidentale è contrassegnata da un graduale ampliamente della zona presbiteriale. La chiesa, situata a 4 metri sotto il livello della basilica superiore, è preceduta da un atrio colonnato e incorpora a sua volta notevoli frammenti di edifici dei tre secoli precedenti (tempio di Mitra, divinità orientale). La modesta navata, larga, corta, bassa, era affiancata su ogni lato da otto colonne spaziate, diverse tra loro per dimensione e materiale, che sostenevano gli archi.

San Clemente, Roma

La basilica di S.Paolo fuori le Mura fu fondata a Roma nel 385; le colonne lungo la navata sostengono archi anziché la trabeazione orizzontale come in S.Pietro: questo motivo è accentuato dall’arco trionfale che separa la navata dal transetto occidentale contenente la reliquia.

Basilica di San Paolo fuori le mura, Roma

Basilica di San Paolo fuori le mura, Roma

Altra grande basilica paleocristiana è quella di S.Maria Maggiore a Roma che dà un’idea dello stile classicheggiante del V secolo. Fu probabilmente realizzata durante il pontificato di Sisto III, nel pieno splendore dell’arte cristiana.

Santa Maria Maggiore, Roma

S.Sabina sull’Aventino (422-32) è un esempio della ripresa classica che si associa alla committenza di Sisto III. La sua navata è alta, lunga e stretta ed elegante.

Santa Sabina sull’Aventino

Sempre a Sisto III è dovuto il battistero della Basilica Lateranense, un edificio a cupola con pianta centrale, per il quale si è fatto ricordo al porfido e altri materiali di pregio; si sono impiegati inoltre il mosaico e l’opus sectile (tarsia in lastre) in marmo. L’edificio è stato largamente ricostruito. In migliori condizioni ci è pervenuta la chiesa di S.Stefano Rotondo (468-83):l’invaso centrale e gli ambulacri che lo circondano sono definiti da due anelli concentrici di colonne; quello interno, trabeato e ionico, quello esterno, corinzio, che sostiene degli archi, tre dei quali, retti da due colonne, si immettono nel vano circolare centrale (evidente l’influenza del mausoleo a pianta centrale della Roma pagana, particolarmente adatta per i martyria cristiani: questo appunto risulta essere un martyrium).

San Stefano Rotondo, Roma

San Stefano Rotondo, Roma

San Stefano Rotondo, Roma

Costantinopoli, Salonicco e Ravenna Nulla virtualmente sopravvive dell’architettura religiosa di Costantinopoli del V secolo, a parte le rovine della chiesa monastica di S. Giovanni di Studios (iniziata nel 463), con la caratteristica abside semicircolare e la navata colonnata con matronei.

San Giovanni di Studios, Costantinopoli

San Giovanni di Studios, Costantinopoli

Ben più ricca è Salonicco (Tessalonica), nella Grecia settentrionale. Qui sorge la basilica di S.Demetrio, fondata forse alla dine del V secolo e ricostruita dopo un incendio nel 1917: gli archi della navata creano un ritmo complesso scandito da gruppi di tre, quatto e ancora tre colonne intervallate da pilastri; la tomba, posta nella cripta, non prevarica la configurazione architettonica dell’insieme.

San Demetrio, Salonicco

Altra chiesa greca del V secolo è quella di S.Leonida a Lecheo, uno dei porti di Corinto, di cui poco è rimasto: la lunghezza totale si aggira intorno ai 186 metri. La città di Ravenna era stata dal 402 al 455 la capitale degli imperatori d’Occidente, poi dei conquistatori ostrogoti infine sede dei vicari imperiali di Bisanzio. L’imperatrice Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio e madre di Valentiniano III, vi fondò la chiesa di S.Croce (425); ad un’estremità del nartece aggiunse un edificio cruciforme destinato a martyrium di san Lorenzo e a mausoleo imperiale per se stessa, lo sposo e il fratellastro Onorio.

Santa Croce, Ravenna

Pianta Mausoleo di Galla Placidia, Ravenna

Mosaici interno Mausoleo di Galla Placidia

I suoi mosaici rappresentano l’arte della corte imperiale nella sua forma più naturalistica ed ellenistica (Cristo raffigurato come giovane pastore che pasce il gregge), in un tono disteso e solare che scomparve durante il rifacimento dei mosaici della chiesa di S.Apollinare Nuovo, fondata nel 490 da Teodorico: sopra gli archi dell’ampia navata centrali, santi avanzano in processione ieratica e solenne verso l’altare in modo per nulla naturalistico; l’interno è decorato da mosaici disposti su tre registri.

Mosaico interno Sant Apollinare Nuovo, Ravenna

Interno Sant Apollinare Nuovo, Ravenna

Mosaico interno Sant Apollinare Nuovo, Ravenna

Pianta Sant Apollinare Nuovo, Ravenna

Lo stile noto come bizantino può essere considerato, sotto alcuni aspetti, il momento più alto dell’architettura paleocristiana. Le sue origini sono connesse alle ambizioni politicoculturali dell’imperatore romano d’Oriente Giustiniano, il quale promosse un’intensa attività edilizia quale espressione di sovranità. Grazie all’opera dello storico Procopio di Cesarea, il “De Aediciis”, abbiamo notizia delle iniziative architettoniche imperiali di Giustiniano: risulta evidente la volontà di sostituire le due maggiori chiese di Costantinopoli e ampliare il Sacro Palazzo, trasformare dunque Ravenna in una degna capitale, restaurare i santuari di Gerusalemme e del monte Sinai, realizzare fortificazioni e altre opere pubbliche in tutto l’impero. Mentre in Occidente per tutto il Medioevo la costruzione delle chiese seguì il modello della basilica romana paleocristiana, in Oriente, da Giustiniano in poi si affermò la tipologia a pianta centrale, con copertura a cupola e volte, che riecheggia lo sperimentalismo di architetture come la Domus Aurea e Villa Adriana. Tale configurazione avrebbe

influenzato non solo il mondo orientale, ma anche le che chiese tardo bizantine in Russia e nei Balcani, le moschee islamiche delle Persia, dell’India settentrionale e della Turchia.

S.Sofia La chiesa riedificata da Giustiniano di S.Sofia, estranea alla trabeazione, sostituisce la chiesa fondata da Costantino e Costanzo, bruciata dopo l’insurrezione di Nike del 532. Giustiniano, posto fine alla rivolta, volle commemorare la propria vittora con la nuova realizzazione di S.Sofia, con l’aiuto degli archittetti dell’Asia Minore, Antemio di Tralles e Isidoro di Mileto. La pianta è ccostituita di un immenso rettangolo di 71x77m, in cui è iscritto un ambiente quadrato centrale, definito dai quattro piloni di sostegno della cupola emisferica. A differenza di quella del Pantheon, sostenuta dalle murature do un tamburo cavo, la cupola di S.Sofia copriva uno spazio quadrato, non circolare, e posava su pennacchi (triangoli sferici) impostati sui piloni; questa soluzione consentiva di realizzare una cupola priva al di sotto di muri portanti. L’invaso quadrato coperto dalla cupola si apriva dunque su quattro lati verso ulteriori ambienti, separato dalle navate secondarie, dotate di matronei, sui lati nord e sud, mediante un diaframma composto da due colonne marmoree; sui lati est e ovest manca invece ogni sostegno ausiliario, cosi che lo spazio fluisce sotto le sue immense semicupole di rinfianco di cui contribuiscono a reggere la spinta e si sviluppano in basse absidi semicircolari, o conche. L’ultilizzo della nuova colonna bizantina giustifica il contrasto ombra e luce: se nei capitelli corinzi romani le foglie d’acanto scaturivano dal calato pieno, qui il cesto del capitello bizantino è mascherato da un intrico fogliamo acuminato scolpito a traforo. La navata, o invaso centrale, sarebbe stata riservata al clero. L’esperimento tuttavia si dimostrò imprudente, poiché nel 558 la cupola di mattoni sottili (gli otto piloni principale costituiti con blocchi squadrati di pietra, con mattoni sottili e leggeri, usati per conferire alla cupola l’effetto di bolle diafane) crollò e fu sostituita da una cupola a costoloni più slanciata che sopravvive ancora oggi. La pareti interne erano rivestite di marmi colorati, porfido e basalto, mentre la cupola e i catini absidali erano rivestiti di mosaici e pietre semipreziose.

Santa Sofia, Instambul

Santa Sofia, Instambul

Il Partenone, il Pantheon e S.Sofia sono i maggiori edifici della storia dell’architettura occidentale. L’esterno di S.Sofia si presenta come un insieme di massici volumi di mattoni intonacati privi di elementi decorativi, sormontati da cupole di piombo grigio spento. Successivamente vennero aggiunti in modo graduale dei contrafforti. Nel 1453 venne convertita in moschea e vennero aggiunti dei minareti. L’interno si presenta come un esempio di un’estetica specificazione bizantina dello spazio. Vi abbonda la luce del sole e i riflessi su marmo. La cupola presenta un’apparente fragilità della sua consistenza, sembra infatti galleggiare nell’aria, non sostenuta da alcuna solida base. Su ciascun lato, dalla pavimentazione si alzano colonne non disposte in linea retta, ma rientrano configurando un semicerchio. La cupola non sembra posare su una solida muratura, ma sembra coprire lo spazio con la sua volta dorata. Questi elementi disposti insieme e galleggianti l’uno rispetto all’altro, introducono nell’opera un’armonia unica. Ogni elemento cattura singolarmente l’occhio dell’osservatore. L’intero soffitto è rivestito da oro puro; alcune colonne sono n color porpora, altre di color verde. I contrasti dei colori e la monumentalità dell’opera e i suoi particolari conferiscono un senso di magnificenza divina.

Pianta e sezione Santa Sofia, Instambul

Santa Sofia, Instambul

Altre chiese del VI secolo a Costantinopoli e a Ravenna S. Sofia è stata considerata una fusione della Basilica di Massenzio a pianta longitudinale e della cupola del Pantheon. Il tema della basilica con copertura a cupola venne ripresa in un’altra chiesa di Costantino, S. Irene, che venne fondata da Giustiniano nel 532, ricostruita nel 564 e di nuovo nel 740. Nell’ultimo rifacimento venne aggiunta una seconda cupola che copriva la prima campata della navata, sottolineando le dimensioni longitudinali.

Pianta Sant Irene, Instambul

Sant Irene, Instambul

Sant Irene, Instambul

Un’altra sopravvivenza del VI secolo è costituita dal Synthronon, un minuscolo anfiteatro in pietra che seguiva la curva absidale, destinata al clero, nelle chiese bizantine e cristiano-orientali.

Synthronon, Sant Irene, Instambul

Verso il 525 Giustiniano iniziò la costruzione S. Sergio e Bacco a Costantinopoli: questa presenza un interno spazialmente complesso, in cui la zona centrale a cupola è circondata da diaframmi di colonne, sia allineati che a esedra, attraverso i quali si possono vedere le navatelle esterne con matronei. La chiesa è a pianta quadrata con una volta ottagonale, alta circa 21 metri, con nervature a ombrello. Rispetto a S. Sofia le proporzioni e le decorazioni sono meno curate, tranne i capitelli e la trabeazione realizzati dalle officine delle cave imperiali di marmo nelle vicine isole del Proconneso, simili a trine.

S. Sergio e Bacco

S. Sergio e Bacco

S. Sergio e Bacco

L’unica chiesa che richiama quella si S. Sergio e Bacco in Occidente è la chiesa di S. Vitale a Ravenna, fondata nel 532 e completata tra il 546-48. Venne iniziata sotto il dominio ostrogoto di Ecclesio, vescovo di Ravenna, e finanziata dal banchiere Giuliano Argentario e venne completata da Giustiniano dopo la riconquista dell’Italia. Il suo ruolo di chiesa di corte era sottolineato dai mosaici del presbiterio raffiguranti Giustiniano aureolato, accompagnato dall’imperatitrce Teodora che porta dei doni all’altare. S. Vitale è costituita da un vano centrale ottagonale coperto a cupola, che si apre su un deambulatorio perimetrale con matronei; in forma esterna non è un quadrato, ma un ottagono, generando un dinamismo sia all’interno che all’esterno della chiesa. Il ritmo e la fluidità spaziale della chiesa sono enfatizzati da sette absidi, una per ogni lato dell’ottagono, escluso quello che porta al presbiterio (nella chiesa di S. Sergio e Bacco gli absidi erano quattro). S. Vitale è costruita con mattoni lunghi e sottili che imitano quelli usati a Costantinopoli, mentre i capitelli di marmo vennero importati dalle officine del mare di Marmara. La cupola è costruita seconda la tecnica occidentale dei tubi fittili innestati l’uno nell’altro (la cupola è una volta ottagonale poggiante su nicchie con calotta sferica). La leggerezza di questa cupola consentì di evitare la costruzione dei contrafforti. Nella parte inferiore prevalgono contrasti tra ombra e luce e nella parte superiore vi sono mosaici caratterizzati dai colori verde, bianco, azzurro e oro, che accompagnano l’occhio oltre le figure dei santi e dei vescovi fino all’agnello di Dio, sulla chiave della volta del presbiterio.

San Vitale, Ravenna

San Vitale, Ravenna

San Vitale, Ravenna

San Vitale, Ravenna

San Vitale, Ravenna

Mosaici analoghi ornano la basilica di Santa Apollinare, fondata nel 532 sotto gli ostrogoti a Classe (città portuale vicino a Ravenna) e venne completata sotto il governo bizantino nel 539. Vi è la raffigurazione della figura del santo, primo vescovo di Ravenna, circondato da un gregge simbolico nel giardino del paradiso ed è collocato nell’abside.

Sant Apollinare in Classe

Sant Apollinare in Classe

Santa Apollinare Nuovo, costruita a Ravenna sotto Teodorico, è ricca di mosaici. La chiesa giustinianea di Costantinopoli che esercitò le maggiore influenza fu quella a cinque cupole dei Santi Apostoli (536-50) che venne distrutta da Turchi nel 1469. La pianta era a croce greca con una cupola sopra ogni braccio e una più alta alla loro intersezione; questa opera influenzò la costruzione di S. Marco a Venezia.

Chiesa dei Santi Apostoli

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