Kant prolegomeni, riassunto dettagliato dell\'opera di Kant PDF

Title Kant prolegomeni, riassunto dettagliato dell\'opera di Kant
Author Lucrezia Lombardi
Course Filosofia teoretica 1
Institution Università degli Studi di Firenze
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riassunto molto dettagliato dell'opera i prolegomeni di Kant con appunti integrati delle lezioni del professore Silvano Zipoli Caiani...


Description

PROLEGOMENI Avvertenza preliminare sulla caratteristica di ogni conoscenza metafisica Conoscenza come scienza: bisogna determinare la nota distintiva che essa deve avere che non è comune con nessun altra cioè la sua caratteristica. Le fonti di una conoscenza metafisica non possono essere empiriche, i suoi principi (assiomi + concetti fondamentali) non devono mai esser presi dall'esperienza poiché essa deve essere conoscenza non fisica ma metafisica ovvero posta al di là dell'esperienza. Si parla dunque si conoscenza a priori cioè conoscenza per intelletto puro e per ragion pura= conoscenza pura filosofica. Una conoscenza metafisica deve contenere puri giudizi a priori ed essi sono esplicativi o estensivi. I primi non aggiungono nulla al contenuto della conoscenza mentre i secondi ampliano la conoscenza data: i primi si chiamano giudizi analitici (no accrescitivi, no informativi), i secondi sintetici. I giudizi analitici non dicono nel predicato se non ciò che era realmente pensato nel concetto del soggetto. (tutti i corpi sono estesi = non ho ampliato il mio concetto di corpo ma l'ho soltanto scomposto in quanto in concetto di estensione era già contenuto nel mio giudizio). Ma se io dico “alcuni corpi sono pesanti” questa proposizione contiene nel predicato qualcosa che non è realmente pensato nel concetto generale di corpo, essa perciò amplia la mia conoscenza in quanto aggiunge qualcosa al mio concetto; si parla quindi di giudizio sintetico. Il principio comune di tutti i giudizi analitici è il principio di contraddizione: tutti i giudizi analitici si fondano su questo su questo principio e sono per loro natura conoscenze a priori, il predicato di un giudizio analitico affermativo poiché essendo già pensato nel concetto del soggetto, non può essergli negato senza contraddizione ovvero il suo contrario opposto è necessariamente negato a quel soggetto in un giudizio analitica negativo. Tutte le proposizioni o credenze analitiche sono giudizi a priori anche se i loro concetti sono empirici : se io dico “l'oro è un metallo giallo” per sapere ciò non ho bisogno di alcuna esperienza che si estenda fuori di quel mio concetto di oro, che comprende il corpo come giallo e come metallo ma a me non resta altro che analizzarlo senza cercar altrove fuori di esso. I giudizi sintetici hanno bisogno di un altro principio oltre quello di contraddizione: vi sono giudizi sintetici a posteriori la cui origine è empirica ma ci sono anche quelli che sono certi a priori che provengono dal puro intelletto e dalla pura ragione. Queste 2 tipologie di giudizi sintetici non possono mai sorgere solo dal principio di contraddizione cioè un principio di analisi ma essi richiedono anche un altro principio anche se il principio di contraddizione deve essere a loro conforme. I giudizi di esperienza sono sempre sintetici: Sarebbe assurdo fondare un giudizio analitico sull'esperienza poiché non possiamo uscire dal nostro concetto per comporre il giudizio e quindi non è necessaria alcuna testimoniamo dell'esperienza. “Che un corpo sia esteso”, è una proposizione certa a priori e non un giudizio di esperienza. I giudizi matematici sono tutti sintetici: le vere e proprio proposizioni matematiche sono sempre giudizi a priori e non empirici poiché portano con sé una necessità che non può essere presa dall'esperienza. Ma Kant restringe il campo parlando di matematica pura, il cui concetto già porta con sé che essa non contenga conoscenza empirica ma soltanto conoscenza pura a priori. Si si pensa alla proposizione 7+5=12 potremmo pensare che essa sia una proposizione puramente analitica ma in realtà il concetto della somma di 7 e 5 non contiene niente di più che la riunione di due numeri in un numero unico (12). ma il concetto di 12 non è in alcun modo già pensato ma io penso semplicemente a quella riunione di 7 e 5. Per Kant ora, bisogna oltrepassare il concetto di riunione di 7 e 5 ricorrendo all'intuizione: con l'intuizione noi riusciamo ad aggiungere al concetto primitivo (riunione) uno nuovo cioè quello che non era già pensato nel concetto ovvero il 12. Non

potremmo mai senza ricorrere all'intuizione, trovare la somma per mezzo della pura analisi dei nostri concetti. Quindi la proposizione aritmetica è sempre sintetica. Altrettanto poco analitico è qualunque principio di geometria pura, per esempio: “la linea retta è la più breve tra due punti” : il mio concetto di retta non contiene nulla che riguardi la grandezza quindi il concetto “la più breve” vi si aggiunge (per via dell'intuizione) e non poteva mai esser tratto dalla semplice analisi del concetto di linea retta. Il carattere essenziale che distingue la conoscenza matematica pura da ogni altra conoscenza a priori è che essa deve procedere non da concetti ma sempre dalla costruzione di concetti. La conoscenza matematica deve quindi oltrepassare i concetti attraverso l'intuizione e non possono mai le proposizioni matematiche sorgere da una scomposizione di concetti cioè analiticamente e perciò sono sempre sintetiche. I giudizi propriamente metafisici sono tutti sintetici. Si devono distinguere i giudizi appartenenti alla metafisica da quelli propriamente metafisici. I primi molti sono analitici ma essi costituiscono soltanto i mezzi per i giudizi propriamente metafisici. Quelli invece propriamente metafisici formano il completo fine della scienza e sono sempre sintetici. La scienza di cui si parla è appunto la metafisica che ha qualcosa si proprio e caratteristico nella produzione delle sue conoscenze a priori. I concetti a priori costituiscono la materia della metafisica e l'analisi può essere considerata una parte speciale di essa cioè dall'analisi di concetti puramente analitici appartenenti alla metafisica separati dai concetti sintetici che costituiscono la metafisica stessa ma che sono creati partendo dalle proposizioni analitiche di cui è propria l'analisi. In conclusione la metafisica ha propriamente a che fare con proposizione sintetiche a priori che ne costituiscono il fine ma per tal fine ha bisogno dell'analisi dei giudizi analitici. Il contenuto essenziale della metafisica è costituito dalla produzione della conoscenza a priori. È in generale possibile una metafisica? (metafisica: non è chiaro cosa sia e come sia possibile e soprattutto come si comporti da ragione per giungere ad essa, non ha statuto epistemologico saldo, non esiste un manuale che ci spieghi che cosa sia la metafisica) Nella Critica della Ragion pura Kant opera un'analisi teoretica in maniera sistematica, lui indaga nella stessa ragion pura e cerca di determinare, secondo principi, gli elementi come le leggi del suo uso puro. Nei Prolegomeni invece Kant vuole indicare attraverso esercizi propedeutici, ciò che vi è da fare per costruire, se possibile, una scienza, più che esporre la stessa. Questi esercizi devono fondasi su qualcosa che conosciamo già in maniera effettiva e da qui, partire per ascendere alle fonti. Il procedimento dei Prolegomeni è analitico. Non possiamo ammettere ora, che la metafisica sia reale in quanto scienza ma possiamo dire con sicurezza soltanto che ciò che è reale ed è data è la conoscenza sintetica a priori ovvero la matematica pura e la fisica pura. Entrambe queste discipline contengono proposizioni che sono riconosciute universalmente e assolutamente indipendenti dall'esperienza. ( idealismo trascendentale= condizione di possibilità della conoscenza) Come è possibile la conoscenza per pura ragione? La possibilità di proposizioni analitiche si fonda unicamente sul principio di contraddizione. Le proposizioni sintetiche a posteriori si fonda sull'esperienza. L'esperienza qui è intesa come una continua connessione di percezione. Le proposizioni sintetiche a priori sono date con una realtà di incontestabile certezza ma dobbiamo indagare il fondamento della loro possibilità e domandarci come sia possibile una tale conoscenza per poi arrivare a determinare il suo uso, i suoi limiti e la sua estensione.

Come sono possibili le proposizioni sintetiche a priori? Quando noi parliamo di conoscere per pura ragione non intendiamo mai parlare di conoscenza analitica ma soltanto di conoscenza sintetica. Quando si domandiamo come sia possibile oltrepassare un dato concetto e connetterlo con un altro concetto che nel primo non è contenuto, in maniera necessaria ovvero la connessione del secondo concetto con il primo sembra appartenergli necessariamente. Tutta questa necessità è la risposta alla conoscenza a priori poiché essa non è altro che una lunga abitudine di trovar vera una qualche cosa e di ritener ciò oggettiva la necessità soggettiva. Per arrivare ad una conclusione bisogna ovviamente procedere con il metodo analitico, nel quale presupponiamo che le conoscenze della ragion pura siano reali e facciamo appello soltanto a 2 scienze della conoscenza teoretica cioè la matematica pura e la scienza pura della natura. Solo queste 2 possono mostrarci gli oggetti ottenuti con l'intuizione e quindi mostrarci la verità, la loro concretezza cioè la loro realtà. Quindi: • Come è possibile la matematica pura? • Come è possibile la scienza pura della natura? • Come è possibile la metafisica in generale? • Come è possibile la metafisica come scienza? Come è possibile la matematica pura? Si parla di una conoscenza che ha in sé una certezza apodittica cioè una assoluta necessità e non ha perciò un fondamento sperimentale. Si parla di una conoscenza che è puro prodotto della ragione ed è sintetica. Questa conoscenza non si fonda sull'esperienza. Ogni conoscenza matematica ha una caratteristica: ogni suo concetto è esibito prima nell'intuizione sebbene a priori, quindi un'intuizione che non è empirica ma pura (si parla quindi di giudizi sempre intuitivi). A fondamento della conoscenza matematica quindi deve esserci una qualche intuizione pura nella quale essa può esibire e costruire tutti i suoi concetti in concreto e a priori. Se si scopre come sia possibile questa intuizione pura possiamo scoprire come siano possibili le proposizioni sintetiche a priori nella matematica pura e quindi anche come sia possibile questa scienza. Quando parliamo di intuizione pura avremmo un giudizio sintetico certo a priori e apoditticamente. Quando parliamo di intuizione empirica avremmo invece, giudizi sintetici a posteriori empiricamente certi. L'intuizione empirica contiene ciò che si trova necessariamente nell'intuizione pura essendo a priori e legata indissolubilmente ai concetti prima di ogni esperienza o singola percezione. Come è possibile intuire qualcosa a priori? Intuizione è rappresentazione che dipende in maniera immediata dalla presente dell'oggetto. Ma allora dicendo così, potremmo dire: intuire a priori originariamente è impossibile? Perché l'intuizione dovrebbe aver luogo senza l'oggetto a cui essa si riferisce. Kant ci spiega che i concetti di cui parliamo qui sono concetti a priori che non hanno bisogno di trovarsi in un rapporto immediato con un oggetto ma in realtà, anche questi concetti per procurarsi significato e senso, hanno bisogno di un certo uso in concreto, cioè la loro applicazione a qualche intuizione dalla quale ci viene dato l'oggetto. Ma l'intuizione dell'oggetto come mai può precedere l'oggetto stesso? Se la nostra intuizione dovesse rappresentare per natura, le cose così come esse sono in sé, non avrebbe luogo nessuna intuizione a priori ma soltanto un'intuizione sempre empirica. L'intuizione di cui parla Kant precede la realtà dell'oggetto e ha luogo come conoscenza a priori e

questa è possibile in un unico modo: se essa non contiene altro che la forma della sensitività, forma la quale precede nel mio soggetto tutte le impressioni reali da cui io sono affetto per parte degli oggetti. (intuizione sensitiva) Gli oggetti dei sensi possono essere intuiti soltanto secondo questa forma della sensitività, così io posso conoscere a priori. Le intuizioni possibili a priori riguardano soltanto gli oggetti dei nostri sensi: possiamo intuire cose a priori soltanto per mezzo della forma dell'intuizione sensitiva, con la quale conosciamo gli oggetti ma soltanto come essi possono apparire a noi (ai nostri sensi) e non come essi, in sé siano. Spazio e tempo = fondamenti della matematica pura e della geometria pura. = fondamento di tutte le conoscenze e giudizi che si presentano come apodittici e necessari. = sono intuizioni pure a priori che stanno a fondamento delle intuizione empiriche. = intuizioni pure cioè semplici forme della nostra sensitività le quali devono precedere ogni intuizione empirica. La geometria pone a fondamento l'intuizione pura dello spazio (relazioni tra punti, linee e figure). La matematica pone a fondamento l'intuizione pura del tempo (costruire i suoi concetti di numeri mediante una successione = unità del tempo= relazioni tra successioni). Quando parliamo di oggetto parliamo di fenomeno. La forma del fenomeno è l'intuizione pura che è tratta da noi stessi cioè rappresentata a priori. La matematica pura e specificamente la geometria pura, possono avere una realtà oggettiva solo a condizione che si riferiscano semplicemente ad oggetti dei sensi, riguardo ai quali però è saldo il principio fondamentale che la nostra rappresentazione sensitiva non è in alcun modo una rappresentazione delle cose in sé ma soltanto del modo in cui esse ci appaiono. La sensitività ci rappresenta non le cose in sé ma soltanto i loro fenomeni. Tutto ciò che ci sia dato come oggetto, deve esserci dato nell'intuizione, ma ogni nostra intuizione avviene per mezzo dei sensi quindi, l'intelletto non intuisce nulla ma riflette soltanto. I sensi non potranno mai farci conoscere la cosa in sé ma soltanto i loro fenomeni e questi sono semplicemente rappresentazioni della sensitività. Con questa affermazione potremmo confondere la prospettiva filosofica di Kant con un evidente idealismo ma per Kant l'idealismo consiste nell'affermazione che non vi sono altri essere che pensanti e quindi tutti gli enti che noi cerchiamo di percepire con l'intuizione, sarebbero soltanto rappresentazioni negli essere pensati, nella quale non corrisponderebbero a nessun oggetto esistente fuori di essi. Ma Kant al contrario, afferma che le cose ci sono date come oggetti dei nostri sensi, esistenti fuori di noi, ma che non sappiamo niente di ciò che esse siano in sé, consideriamo soltanto i fenomeni, cioè le rappresentazioni che esse producono in noi attraverso i nostri sensi. Il filosofo ammette in maniera certa che fuori di noi ci siano dei corpi cioè cose che sono a noi sconosciute per come essi sono in sé. Affermando che per noi le cose esterne sono sconosciute non implica per Kant che non esistano ma al contrario per lui, esistono di certo (postulazione dell'indipendenza dell'oggetto= esiste fuori di noi). Tutte le proprietà che costituiscono l'intuizione di un corpo appartengono soltanto al fenomeno: poiché l'esistenza della cosa che appare non viene tolta come nell'idealismo ma essa ci mostra soltanto che non possiamo attraverso i sensi conoscerla come è in sé. Quando ci è dato un fenomeno noi siamo ancora del tutto liberi di giudicare. Il giudizio di fonda sull'intelletto e si tratta solo di sapere se nella determinazione dell'oggetto vi sia o no verità. L'intelletto ha il ruolo di riflettere e di pensare per mezzo dei giudizi mentre l'intuizione da cui ci è dato l'oggetto viene ritenuta concetto dell'oggetto e l'intelletto può soltanto pensare e riflettere su di esso.

Quando si parla di intelletto e del giudizio dell'intelletto ci riferiamo ad un giudizio oggettivo. La filosofia di Kant è un filosofia idealista-trascendentale : l'oggetto delle nostre rappresentazioni è il risultato di una sintesi del molteplice sensibile e non ha carattere definitorio ma non per questo corrisponde ad una chimera (utopia). La idealità delle forme spazio e tempo implica che esse non abbiamo un'esistenza autonoma e indipendente in relazione con la soggettività umana che li pensa. Kant non intende negare l'esistenza della cosa in sé sebbene essa sia inconoscibile all'uomo. L'idealismo trascendentale è compatibile con il realismo empirico ossia con la tesi della derivazione dall'esterno della materia dell'esperienza alla quale abbiamo accesso con i sensi. Come è possibile la scienza pura della natura? Come prima cosa Kant definisce che cosa sia la natura. La natura è l'esistenza delle cose in quanto determinata da leggi universali, “natura” indica in generale il conformarsi a leggi universali. L'elemento formale della natura è la necessaria conformità a leggi di tutti gli oggetti dell'esperienza ed essa viene conosciuta a priori. Se natura significasse l'esistenza delle cose in sé non potremmo conoscerla mai né a priori né a posteriori. Non a priori perché? Se noi vogliamo riuscire a sapere che cosa appartenga alle cose in sé, questo non potrebbe mai avvenire mediante la scomposizione dei nostri concetti poiché noi vogliamo sapere che cosa venga ad aggiungersi ai nostri concetti nella realtà della cosa (in concreto) e anche da che cosa sia determinata la cosa stessa nella sua esistenza fuori dal mio concetto. Il mio intelletto può collegare le determinazioni delle cose nella loro esistenza ma queste non prescrivono regole alle cose stesse (leggi universali) perché è il mio intelletto che si deve regolare secondo queste leggi universali e non viceversa. Queste leggi quindi, dovrebbero essermi date prima cosi che poi, attraverso questo io posso trarre le determinazioni delle cose nella loro esistenza; ma ragionando così esse non sarebbero conosciute a priori. Non a posteriori perché? Anche a posteriori una tale conoscenza della natura delle cose in sé sarebbe impossibile perché se l'esperienza deve insegnarmi delle leggi alla quali è sottoposta l'esistenza delle cose, queste leggi dovrebbero appartenere loro necessariamente anche al di fuori della mia esperienza. L'esperienza dice Kant mi insegna ciò che esiste e come esista ma non mi insegna mai che ciò che debba necessariamente essere così e non altrimenti. Il principio fondamentale (legge universale della natura che sussiste a priori= pretesa di valere universalmente non giustificata dall'esperienza) della scienza pura della natura è : la sostanza (quantità di materia) rimane e perdura e che tutto ciò che avviene è sempre determinato prima da una causa secondo leggi costanti. Ma la parola natura per Kant ha anche un altro significato: la natura determina l'oggetto. Natura quindi è l'insieme di tutti gli oggetti dell'esperienza. Ora, parliamo di oggetti di un'esperienza possibile il cui insieme è ciò che chiamiamo natura. L'esperienza ci insegna secondo Kant che: tutto ciò che l'esperienza mi insegna che accade, deve avere una causa. Il problema per Kant qui è capire come è possibile conoscere a priori la necessaria conformità a leggi dell'esperienza riguardo a tutti i suoi oggetti in generale. Quindi indagare le condizioni e le leggi universali sotto le quali una tale conoscenza è possibile come esperienza vuol dire determinare la possibilità delle cose cose come oggetti dell'esperienza. Per per arrivare ad una conclusione inizia a parlare dei giudizi di esperienza. I giudizi di esperienza sono empirici e quindi il loro fondamento sta nell'immediata percezione dei sensi ma non tutti i

giudizi empirici sono giudizi di esperienza. Se i giudizi empirici hanno una validità obbiettiva si parla di giudizi di esperienza (oggettivamente validi). Se i giudizi empirici hanno una validità soggettiva si parla di giudizi di percezione (soggettivamente validi). I giudizi di percezione non hanno bisogno di alcun concetto puro dell'intelletto ma soltanto del nesso logico delle percezioni in un soggetto pensante, mentre i giudizi di esperienza richiedono concetti originariamente generati dall'intelletto i quali fan sì che il giudizio di esperienza sia oggettivamente valido. Tutti i nostri giudizi sono dapprima semplici giudizi di percezione, essi valgono soltanto per noi, e in secondo momento noi associamo a questi giudizi una relazione con un oggetto e vogliamo che sia anche valida per noi sempre e quindi anche per ogni uomo. Quando un giudizio concorda con un oggetto, tutti i giudizi sullo stesso oggetto devono anche concordare tra loro e così la validità oggettiva del giudizio di esperienza non significa altro che la necessaria validità universale di esso. Al contrario, se noi riteniamo necessariamente valido in maniera univ...


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