LE DUE Critiche DI KANT - Breve riassunto del pensiero di Kant PDF

Title LE DUE Critiche DI KANT - Breve riassunto del pensiero di Kant
Course Storia della filosofia moderna
Institution Università degli Studi di Torino
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Breve riassunto del pensiero di Kant...


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LE DUE CRITICHE DI KANT Critica della Ragion Pratica La ragion pratica è la ragione protesa all'azione e riguarda quindi la morale che studia le leggi del comportamento umano. La critica non è alla Ragion Pura Pratica, ma solo alla ragion pratica. Qual è la fonte delle leggi morali? Potrebbero essere: - il senso, ma non è valido perché ricadrebbe nella necessità; - l'uomo come sola ragione, ma non è valido perché affermerebbe la perfetta conformità dell'azione ala ragione (la santità) che non esiste di fatto ed anch'essa ricadrebbe nella necessità. La fonte della morale è l'imperativo categorico; la ragione che comanda sui sensi. Esso è l'apriori della ragion pratica. E' categorico in contrapposizione a ipotetico che non sarebbe né universale né necessario. Proprio perché è un comando senza condizioni è un dovere che impone l'obbedienza alla legge in quanto legge (ha come legge la stessa legge; comanda di seguire la ragione; è il dovere per il dovere): è formale. Essendo tale è anche autonoma: ha come fonte l'uomo stesso e non viene dal di fuori (eteronoma) e quindi è anche antropologica. Si può esprimere secondo tre massime: 1)Fa in modo che la massima della tua azione possa essere massima universale; 2)Fa in modo che la tua volontà possa essere legislatrice universale; 3)Fa in modo che la tua azione abbia sempre l'uomo come fine e non come mezzo. Critica del Giudizio In questa critica Kant si propone il compito di tentare una mediazione o armonizzazione tra il mondo fenomenico della natura che si presenta come necessità e il mondo noumenico della morale che si presenta come libertà. Questa mediazione è operata dal giudizio riflettente (da distinguere dal giudizio determinante che entra a costituire le cose). Esso non è altro che il sentimento. Se l'accordo è appreso immediatamente abbiamo il giudizio estetico che ha come oggetto il piacere del bello (il piacere di un'armonia tra natura e spirito, colta con immediatezza, senza concetto e senza interesse); secondo la qualità, il bello è l'oggetto di un piacere senza alcun interesse; secondo la quantità il bello è ciò che piace universalmente senza concetto; secondo la relazione, la bellezza è la forma della finalità di un oggetto in quanto questa vi è percepita senza la rappresentazione di uno scopo; secondo la modalità il bello è ciò che, senza concetto, è riconosciuto come oggetto di un piacere necessario. Se l'accordo è appreso mediatamente abbiamo il giudizio teleologico che ha come oggetto il fine. Il bello diventa sublime quando ci troviamo di fronte alla grandezza (sublime matematico) o alla potenza (sublime dinamico). Il gusto del bello è soggettivo ma nello stesso tempo è anche universale e necessario perché comunicabile e fondato sul senso comune, sul dato di essere fatti alla stessa maniera. Bisogna distinguere la bellezza libera da quella aderente, il piacevole dal piacere estetico. Viene prima la bellezza naturale. La cifra spirituale di Kant come uomo e pensatore è racchiusa nell'espressione incisa anche sulla sua tomba: "Due cose riempiono l'anima di ammirazione e di reverenza sempre nuove e crescenti… il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me"....


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