riassunto breve del Concilio DI Trento PDF

Title riassunto breve del Concilio DI Trento
Course Storia moderna
Institution Università degli Studi di Macerata
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riassunto molto breve del concilio di Trento...


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CONCILIO DI TRENTO (1545-1563) Il Concilio di Trento o Concilio Tridentino fu il XIX concilio ecumenico, ovvero una riunione di tutti i vescovi del mondo, per discutere di argomenti riguardanti la vita della Chiesa cattolica. Il concilio di Trento, che in teoria avrebbe dovuto "conciliare" cattolici e protestanti, durò ben 18 anni, dal 1545 al 1563, sotto il pontificato di tre papi. Si risolse in una serie di affermazioni tese a ribadire la dottrina cattolica che Lutero contestava. Con questo concilio venne definita la riforma della Chiesa cattolica (Controriforma) e la reazione alle dottrine del calvinismo e del luteranesimo (Riforma protestante). Fu un concilio importante per la storia della Chiesa cattolica, tanto che l'aggettivo "tridentino" viene usato ancora oggi per definire alcuni aspetti caratteristici della Chiesa cattolica ereditati da questo concilio e mantenuti per i successivi tre secoli, fino ai concili Vaticano I e Vaticano II.

LA NECESSITÀ DI UN CONCILIO Il primo ad appellarsi a un concilio che dirimesse il suo contrasto con il Papa fu Martin Lutero, già nel 1520: la sua richiesta incontrò subito il sostegno di numerosi tedeschi, soprattutto di Carlo V, che in esso vedeva un formidabile strumento non solo per la riforma della Chiesa, ma anche per accrescere il potere imperiale. Tra i primi fautori bisogna ricordare anche il vescovo di Trento Bernardo Clesio e il cardinale agostiniano Egidio da Viterbo. A tale idea si oppose invece fermamente papa Clemente VII che, oltre a perseguire una politica filo-francese e ostile a Carlo V, da un lato vi vedeva i rischi di una ripresa delle dottrine conciliariste, dall'altro temeva di poter essere deposto (in quanto figlio illegittimo). L'idea di un Concilio riprese quota sotto il pontificato del successore di Clemente VII, papa Paolo III (1534 - 1549). nel 1537 convocò quindi prima a Mantova e poi l'anno successivo, nel 1538 a Vicenza un'assemblea di tutti i vescovi, abati e di numerosi principi dell'Impero, ma senza ottenere alcun effetto (a causa del conflitto tra Francesco I e Carlo V). Vi erano inoltre differenze di vedute riguardo alle motivazioni e agli scopi del concilio: se Carlo V auspicava la ricomposizione dello scisma protestante, per il papato l'obiettivo era un chiarimento in materia di dogmi e di dottrina, mentre per i riformati era l'attacco dell'autorità del papa stesso. Il fallimento dei colloqui di Ratisbona (1541) segnò un ulteriore passo per la rottura con i protestanti e la convocazione di un concilio fu giudicata improrogabile, Paolo III indisse il concilio a Trento, e il Concilio si aprì solennemente a Trento il 13 dicembre 1545, III domenica di Avvento, nella cattedrale di San Vigilio.

LE FASI DEL CONCILIO

La prima fase del Concilio 1. Tra il 1545 e il 1547: le delibere conciliari riguardano soprattutto le questioni teologiche. I decreti relativi a tale materia furono 5 e si riferirono ai punti che erano stati oggetti della riforma di Lutero: l’origine della fede; la verità delle sacre scritture stabilita dall’autorità pontificia; il peccato originale; la giustificazione e i sacramenti. Questa prima fase fu segnata dalla dialettica tra 2 modi diversi di concepire la riforma della chiesa: il papa la intendeva come sbarramento dell’eresia protestante, Carlo V come ultimo tentativo di pacificazione religiosa. La dura sconfitta inflitta da Carlo V alla lega dei principi luterana (1547) parve segnare un punto a favore della chiesa cattolica ma l’ingresso dell’Inghilterra nell’orbita protestante, dopo la morte di Enrico VIII e l’affermazione della chiesa anglicana furono un duro colpo per il papato. Il concilio che dal 1547 al 50 fu paralizzato anche per un conflitto al suo interno sulla questione della sede in quanto Paolo III voleva trasferirla a Bologna.

La seconda fase del Concilio Tra il 1551 e il 1552. Il successore di Paolo III, Giulio III riapre il concilio. In questa seconda fase vi fu la partecipazione ma poco significativa dei protestanti. La ripresa del conflitto tra l’imperatore e Enrico II indusse a chiudere dopo poco più di un anno quest’altra fase. L’unico intervento di rilievo fu a proposito dell’eucarestia in quanto venne ribadito il dogma della transustanziazione. Con Paolo IV la controriforma intesa come offensiva contro l’eresia e riforma disciplinare del clero, entra nella sua fase più acuta: gran parte degli strumenti di attuazione di questo modello controriformisti furono approntati da Paolo IV al di fuori del concilio. La terza fase del Concilio Tra il 1562 e il 1563: Pio IV decise di riconvocare il concilio. Fu perfezionato il progetto di definizione dottrinale e disciplinare della chiesa cattolica. La più ardua questione era l’origine del potere episcopale sulla quale si scontravano 2 tendenze: chi attribuiva solo al papa la fonte del potere dei vescovi o chi ne faceva discendere l’autorità dal sovrano statale (francesi, spagnoli e imperatore). A Trento fu stabilita una via intermedia: i vescovi dipendevano dal papa ma avevano l’obbligo della residenza e la corresponsabilità era definita su mandato divino. Il concilio di Trento pervenne a conclusioni importantissime che influenzarono non solo la vita della chiesa e delle comunità cattoliche tra la seconda metà del 500 e la prima metà del 600 ma anche il rapporto tra poteri religiosi e poteri civili. I livelli principali su cui operò il concilio furono 4: 1-L’ordinamento della materia dogmatica e sacramentale

2-L’affermazione decisa della giurisdizione ecclesiastica e l’allargamento della sua sfera d’influenza 3-La disciplina del clero 4-L’organizzazione delle forme, della pietà e della religiosità popolare....


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