La Banca Centrale Europea PDF

Title La Banca Centrale Europea
Course Macroeconomia
Institution Università degli Studi dell'Aquila
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La BCE...


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RIASSUNTO VI

LA BANCA CENTRALE EUROPEA: L’ISTITUZIONE CHE GOVERNA L’EURO FRANCESCO PAPADIA –CARLO SANTINI

INTRODUZIONE L’Europa accusata di essere vecchia ha fatto una cosa che non era mai stata realizzata prima ossia unificare 12 monete in una unica ,l’euro e i paesi che lo utilizzeranno è destinato a crescere. Lo strumento che l’Europa si è dato per portare a termine,con il minimo dei rischi, tale impresa è una nuova istituzione cioè la Banca Centrale Europea;invece per gli europei la realtà più tangibile dell’unificazione monetaria è l’euro in banconote e monete. Attorno alla moneta c’è un alone di magia:come può un pezzo di carta scambiarsi con beni?Dietro tale alone c’è la Banca C.E. cui è affidato il compito di gestire ,per conto delle società,l’apparente potere di creare il valore economico dal nulla. Questo potere è affidato in Europa alla BCE in un’area che non ha un vero e proprio governo unitario in cui i confini non hanno del tutto perso la funzione di divisione,di distinzione tra noi e gli altri.

1° CAPITOLO : LE ORIGINI DELLA BCE

UNA RICERCA OSTINATA La creazione della BCE ha segnato un’innovazione profonda nella storia d’Europa ma non è nata dal nulla,infatti l’idea dell’unione monetaria ha una storia lunga. Nel corso dei decenni si è svolta una ricerca per la stabilità nei rapporti monetari: fin dalla seconda metà dell’’800 alcuni paesi europei cercarono di ottenere una “maggiore armonia” monetaria in un sistema bimetallico oro-argento. L’esperimento alla fine con il sopravvento del gold standard (Il sistema aureo o gold standard è un sistema monetario nel quale la base monetaria è data da una quantità fissata d'oro) che diede un sistema stabile a tutto il mondo economicamente sviluppato. Nel periodo segnato dalle guerre mondiali la cooperazione monetaria furono vittime dell’autarchia e poi del nazionalismo armato. Nel secondo dopoguerra il desiderio degli europei di una stabilità riapparve con forza. Ne fu espressione l’Unione Europea dei pagamenti che , tra il 1950 e il 1958, facilitò la ripresa degli scambi commerciali tra i paesi europei e con gi Stati Uniti,mettendo le basi per la convertibilità delle monete europee. 1

RIASSUNTO VI

Con la convertibilità le monete europee potevano scambiarsi liberamente tra loro e con il dollaro degli Stati Uniti a un tasso di scambio prefissato. L’attuazione del sistema Bretton Woods,basato su tassi di scambio stabili,rese inutile per quasi due decenni la ricerca di uno specifico ordine monetario europeo.

Nel 1955 la Risoluzione di Messina,che stabilì le fondamenta della Comunità economica europea,fece solo un riferimento all’adozione di metodi per un coordinamento delle politiche monetarie. Nel trattato di Roma firmato nel 1957 si diceva all’art.103 e 108 che gli Stati membri avrebbero considerato la propria politica in materia di congiuntura e di tassi di scambio come “un problema di interesse comune”. L’art. 105 istituiva un Comitato monetario a carattere consultivo per “promuovere il coordinamento delle politiche degli Stati membri nel campo monetario”. Nel 1964 a questo Comitato si aggiunse il Comitato dei governatori delle banche centrali degli stati membri della Comunità Europea con compiti consultivi anche se la base giuridica era di rango inferiore a quella del primo comitato,derivando da una decisione del Consiglio dei Ministri della Comunità e non direttamente dal Trattato.

L’EUROPA TROVA LA SUA STRADA Alla fine degli anni ’60 si sentì la necessità di uno specifico assetto istituzionale per mantenere la stabilità monetaria. Cominciò ad individuarsi la strada che ha trovato il suo punto d’arrivo nella costituzione della BCE e nella sostituzione delle monete nazionali con l’euro. Il percorso non è stato lineare perché per tanto tempo si sono seguite false piste. Dall’inzio si sono seguite due scelte: 1) Se la stabilità e la cooperazione monetarie dovessero essere perseguite nella dimensione esterna della politica monetaria quindi stabilizzando i rapporti di cambio tra le valute europee; o in quella interna mirando direttamente a regolare la quantità di moneta e i tassi d’interesse;

2) Occorreva decidere se l’unione monetaria dovesse essere il coronamento di una cooperazione estesa a tutti i campi della politica economica o se potesse essere uno strumento attivo per il perseguimento della stabilità monetaria,anche prima che tutte le tessere del mosaico cooperativo fossero al loro posto.

Queste furono le scelte con cui dovettero confrontarsi il gruppo di esperti dei 6 stati fondatori della CE ,presieduto da Pierre Werner. Il piano presentato nell’ottobre 1970 cercava una prima sintesi tra i diversi approcci: era appena abbozzata l’idea che l’unione avesse bisogno di una banca centrale unica mentre si attribuiva grande importanza alla stabilizzazione dei cambi tra le monete partecipanti. L’obiettivo principale del PIANO WERNER ossia la realizzazione dell’unione monetaria entro il 1980 fu formalmente approvato dal Consiglio dei Ministri nel 1971 e poi nel 1972 dai capi di Stato e di governo. Il differenziarsi delle politiche economiche e monetarie degli 2

RIASSUNTO VI stati membri dopo l’abbandono del sistema di Bretton Woods ,il primo shock petrolifero del 1974, l’introduzione di controlli sui movimenti dei capitali ,ecc costrinsero ad abbandonare l’obiettivo. Il piano Werner però vide realizzarsi alcune delle sue proposte: la prima fu l’introduzione di un meccanismo di stabilizzazione dei cambi intraeuropei. Nel marzo 1972 nacque il “serpente monetario” detto così perché la sua rappresentazione grafica ricordava un serpente: con tale accordo si mirava a limitare le variazioni dei tassi di cambio delle monete di Belgio,Francia,Germania,Italia,Paesi Bassi,Norvegia,ecc… Il serpente si ridusse a un accordo che comprendeva solo la Germania,i paesi del Benelux e la Danimarca ma mantenne viva l’idea di una cooperazione monetaria europea. Nell’aprile 1973 il Consiglio dei Ministri della Comunità cercò di dare una qualche istituzionale al serpente monetario,creando il Fondo europeo di cooperazione monetaria. Nel marzo 1975 apparve apparve un altro protagonista del processo di unificazione ossia l’UCE –Unità di Conto Europea composta da quantità fisse di tutte le valute della Comunità;nel 1979 fu ridenominata ECU-European currency unit, che è stato il precursore dell’euro. L’idea che l’Europa potesse divenire una zona di stabilità monetaria con il rafforzamento della cooperazione nel campo dei tassi di cambio fu ripresa nel 1978,con l’iniziativa del Presidente della Repubblica Francese e del cancelliere tedesco di creare il Sistema monetario europeo. Questo iniziò a operare nel marzo del 1979 a cui parteciparono paesi come Italia,Germania,Belgio,ecc;il cuore dello SME era il meccanismo di cambio,volto a limitare le variazioni di valore di ogni moneta partecipante nei confronti di ciascun’altra. Per ogni coppia di valute si stabiliva un tasso di cambio di riferimento,detto parità centrale. A un intervallo del 2,5 % al di sopra e al di sotto di questa,si fissavano due tassi di cambio da non sorpassarsi detti margini di oscillazione. Questi interventi erano favoriti da accordi di finanziamento reciproco tra le banche centrali;si costruì un “indicatore di divergenza” che doveva misurare quanto il tasso di cambio di ogni valuta fosse lontano da quello medio di tutte le altre valute,espresso dal valore dell’Ecu. Il trasferimento al Fondo europeo di cooperazione monetaria del 20 % delle riserve di oro e dollari delle banche centrali partecipanti,in cambio di attività di riserva denominate in Ecu,non preso mai un contenuto sostanziale. Il sistema monetario europeo ebbe un notevole successo ,infatti si creò un rapporto di reciproco sostegno tra esso e la leadership monetaria della Bundesbank. Attraverso l’impegno a stabilizzare i cambi tra il marco tedesco e le altre monete partecipanti ,la politica monetaria della Bundesbank si affermò gradualmente in tutta Europa. Rimaneva la consapevolezza che un’istituzione nazionale non può svolgere permanentemente il ruolo di banca centrale per un intero continente e si sentiva la necessità della stabilità dei cambi. Così nel Consiglio europeo di Hannover del 1988 il cancelliere della Germania federale promosse una risoluzione che istituiva un comitato e composto dai governatori delle allora 12 banche centrali della Comunità e da 3 esperti esterni a cui fu chiesto di elaborare un piano per il raggiungimento dell’Unione Economica e Monetaria.

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RIASSUNTO VI LA BANCA CENTRALE EUROPEA PRENDE FORMA Il Comitato Delors preparò in un anno circa il rapporto che conteneva tutti gli elementi che avrebbe definito tale Unione economica e monetaria nel Trattato di Maastricht. L’unione monetaria aveva bisogno di una base istituzionale forte,come quella che prevale a livello nazionale e di una moneta unica. La BCE ha avuto un’origine diversa da quella delle banche centrali nazionali:il progressivo sganciamento della moneta dall’oro ha dato a ogni paese il potere di determinare la quantità di moneta in circolazione. La tecnologia per il controllo della moneta ha gradatamente preso la forma delle moderne banche centrali. Inoltre la BCE si è distinta dalle altre banche con l’acquisizione di una posizione centrale nel sistema dei pagamenti. Tra il giugno 1989 e l’ottobre 1990 il rapporto Delors fu accettato dal Consiglio Europeo che decise di convocare una Conferenza intergovernativa per preparare le modifiche al Trattato di Roma necessarie ad attuare l’unione economica e monetaria. Mentre il Comitato dei Governatori articolava in una bozza di statuto della BCE le idee del comitato Delors alla Conferenza. Con pochissime modifiche le proposte dei Governatori furono accettate e trasferite nel trattato :la BCE assunse la sua configurazione definitiva. Il lavoro di preparazione all’unione monetaria fu affidata a un’istituzione temporanea:l’Istituto monetario europeo;anche se prima che fosse istituito il processo di unificazione ebbe delle problematiche al no della ratifica nel referendum tenuto in Danimarca che innescarono una crisi valutaria. La consapevolezza delle gravi conseguenze che il fallimento dell’unione monetaria avrebbe provocato rafforzò la determinazione di procedere verso la moneta unica:la ratifica del Trattato fu completata. Nel gennaio 1994 nacque l’istituzione che doveva preparare l’unione monetaria ossia Istituto monetario europeo con sede a Francoforte:l’inflazione si ridusse finchè nel 1997 raggiunse livelli compatibili con la stabilità dei prezzi.

Tale istituto svolse un approfondito lavoro di analisi,valutazione e rendiconto dei progressi in campo macroeconomico e della convergenza giuridico-istituzionale. Il consiglio europeo nel 1998 stabilì che 11 paesi rispettavano i criteri economici e istituzionale e quindi potevano partecipare alla fase finale dell’unione monetaria e adottare l’euro(restavano esclusi la Grecia,Regno Unito,la Danimarca e la Svezia). Nel 2000 anche la Grecia raggiunse i criteri dovuti. Grazie all’impegno dell’Istituto monetario europeo e delle banche centrali nazionali fu possibile costruire l’insieme di regole,applicazioni elettroniche e procedure necessarie alla politica monetaria.

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RIASSUNTO VI 2° CAPITOLO: CHE COS’E’ LA BANCA CENTRALE EUROPEA CHE COSA SI è TRASFERITO ALLA BCE L’affermarsi della BCE come banca delle banche,le cui passività ,la c.d. base monetaria,servono a regolare debiti e crediti tra le banche commerciali,ha costituito la condizione per capire che la banca centrale non può influire sull’andamento dell’economia. La base monetaria è indispensabili per le operazione delle banche che a loro volta influenzano l’attività economica complessiva. Il meccanismo che collega la BCE all’economia può essere illustrando considerando 3 BILANCI: - quello della banca centrale, - quello delle banche commerciali - quello delle famiglie e delle imprese. Se la banca centrale accresce il proprio bilancio, concedendo maggiori finanziamenti alle banche commerciali, crescono anche i crediti che queste ultime offrono ai propri clienti: famiglie e imprese, disponendo di maggiore liquidità, consumano, investono e producono di più. Cresce quindi la domanda complessiva e SE l’offerta si adegua anche il reddito. Il problema si racchiude in quel SE e per comprenderlo bisogna distinguere le variabili nominali da quelle reali. Le VARIABILI NOMINALI sono valutate ai prezzi correnti: il reddito nominale ad es. è misurato sommando il prodotto di tutti i beni e i servizi per il loro prezzo corrente. Se i prezzi raddoppiano il reddito nominale raddoppia,ma la quantità reale di beni e servizi prodotti non cambia. Le VARIABILI REALI sono misurate a prezzi costanti ossia mantenendo fissi i prezzi osservati in un dato momento storico: se il reddito reale aumenta da un periodo all’altro vuol dire che la quantità di beni e servizi prodotti e disponibili per consumo,investimento ed esportazioni è aumentata. Quindi variando il tasso di interesse fissato dalla BC(BANCA CENTRALE) o il bilancio della BC è possibile far aumentare a piacimento i consumi ma non è detto che queste variabili crescano anche in termini reali:i monetaristi pensano che l’effetto sia immediato ,mentre i Keynesiani dicono che è lento e dipende dalle condizioni dell’economia. Con l’unificazione monetaria si è deciso di attribuire tutte le decisioni riguardanti la politica monetaria, ossia tutte le decisioni che riguardano le banche centrali nazionali alla BCE.

UNA NUOVA ISTITUZIONE PER L’EUROPA Con la BCE si è realizzato il passaggio dalla cooperazione alla sovranazionalità nella gestione della politica monetaria. La liberalizzazione degli scambi,prima di merci e servizi,poi di ca pitali, ha da tempo condizionato la libertà dei paesi,anche dei maggiori,nella gestione della politica monetaria. Il tentativo di un paese di fissare i suoi tassi di interesse a un livello non coerente con quelli prevalenti all’estero tende infatti a generare flussi di capitali che alterano il suo tasso di cambio,fino a vanificare la politica monetaria prescelta. I paesi dell’UE hanno scelto di fare dell’Europa un 5

RIASSUNTO VI unico mercato nel quale merci,servizi,capitali,persone circolano liberamente per cogliere le migliori opportunità. L’unione monetaria è l’unica soluzione che assicura permanentemente questa stabilità. Il tratto di Maastricht ha previsto quindi una MONETA UNICA e una POLITICA MONETARIA affidata a un’istituzione sovranazionale ossia la BCE.

L’atto di nascita della BCE è l’ART.8 DEL TRATTATO DI MAASTRICHT: “sono istituiti,secondo le procedure previste dal presente trattato,un Sistema europeo di banche centrali e una BCE che agiscono nei limiti dei poteri conferiti dal presente Trattato e dallo Statuto del SEBC e della BCE allegati al trattato stesso”.

L’ART.7 non menziona tra le istituzioni la BCE . Alla Banca però il Trattato conferisce personalità giuridica e lo Statuto riconosce la più ampia capacità di agire in ciascuno degli stati membri. La BCE quindi non è un’istituzione comunitaria ma è chiaramente inserita in una cornice giuridica che ne stabilisce e ne tutela l’indipendenza nell’attuazione della politica economica. Il trattato di Maastricht ha accolto un modello per la BCE che incorpora la tecnologia per il controllo della moneta :tale modello si fonda sull’attribuzione alla BC del fine primario della STABILITA’ DEI PREZZI e dei POTERI da esercitare in autonomia.

A questo modello se ne è contrapposto un altro secondo cui l’indipendenza nell’attuazione della politica monetaria , concessa ad un’istituzione che non risponde politicamente al parlamento determinerebbe un’inaccettabile carenza di controllo democratico. Però ad esempio paesi come la Danimarca o il Regno Unito hanno inserito una clausola che permette loro di mantenere la propria moneta e di non passare all’euro. Per valutare l’indipendenza delle banche centrali bisogna considerare alcuni INDICI: -

0: completa sottomissione al governo 1: totale indipendenza. In media le banche centrali avevano,prima del Trattato, un indice pari 0,40:ora le banche centrali hanno raggiunto un indice pari a 0,90. Il successo della banca centrale indipendente deriva dall’esperienza concreta e dalla teoria economica:l’esperienza ha accertato che la moneta è accettata perché i cittadini hanno fiducia che l’istituzione che la emetta ne conservi il potere di acquistare beni e servizi. Infatti l’analisi dei dati ha riscontrato che all’indipendenza della banca centrale corrisponde una maggiore stabilità dei prezzi;inolte la BC dà vantaggi anche nel senso di più bassa inflazione. I timori circa un deterioramento delle altre variabili economiche, a causa della scelta di un modello di banca non sottoposto al controllo del potere esecutivo, si sono rivelati infondati. D’altra parte un controllo politico sulla banca centrale potrebbe indurre il governo a finanziare il deficit pubblico creando moneta, operazione rischiosa nel medio periodo. Per lo stesso motivo la BCE e le banche centrali nazionali non possono concedere crediti a soggetti pubblici, comunitari o 6

RIASSUNTO VI nazionali. Quindi vi è un rischio che deriva dalla tentazione del governo di sistemare una situazione di deficit pubblico attraverso la creazione di moneta che porterebbe a mettere in pericolo la stabilità dei prezzi:la BC però deve allontanare questa tentazione e rassicurare gli operatori economici che non ci sarà inflazione.

L’INDIPENDENZA DELLA BCE La BCE agisce sotto un vincolo di un fine fissato per legge; esercita però ampia discrezionalità nell’uso degli strumenti della politica monetaria. Può essere inquadrata nella categoria di “autorità” indipendenti alle quali la legge assegna un fine ben definito e adeguata discrezionalità per il suo conseguimento. La DISCREZIONALITA’ è necessaria in quanto le conoscenze di cui si dispone sull’effetto della politica monetaria sull’economia non permettono di redigere un “ codice” della politica monetaria che preveda nel dettaglio i casi e le regole che a essi si applicano. L’indipendenza di una BC ha 4 aspetti: 1) ISTITUZIONALE: si fa riferimento all’art.108 del trattato che prevede l’autonomia della baca dei governi dei paesi membri e dalle istituzioni e dagli organi comunitari; si prevede infatti che le banche centrali nazionali e i singoli membri dei rispettivi organi decisionali,nell’assolvimento delle loro funzioni non possono sollecitare o accettare istruzioni dai governi degli Stati membri,né dalle istituzioni e dagli organi comunitari né da qualsiasi organismo.

2) STRUMENTALE: è la capacità di usare gli strumenti della politica monetaria in maniera coerente con il raggiungimento del suo fine primario;l’art.105 del trattato infatti prevede quali sono i compiti del SEBC quello di definire e attuare la politica monetaria della Comunità e all’art.101 vi è il divieto di finanziamento monetario del disavanzo pubblico per cui la BCE e le banche centrali non possono concedere in alcuna forma,crediti a soggetti pubblici,comunitari o nazionali.

3) PERSONALE: concerne le garanzie di stabilità dei membri degli organi direttivi della BCE mettendoli al riparo da pressioni esercitate sotto la minaccia della revoca del mandato o con la promessa di un rinnovo dello stesso. La durata del mandato dei membri del Comitato esecutivo della BCE è fissato in 8 anni e possono essere rimossi dal loro incarico solo se non soddisfano più le condizioni richieste per l’espletamento delle loro funzioni o se sono colpevoli di gravi mancanze. Per i governatori l’incarico dura minimo 5 anni .

4) FINANZIARIA: è la capacità di un’istituzione di far fronte alle spese di gestione e di investimento con i proventi della propria attività. Lo Statuto prevede anche il SIGNORAGGIO ossia che il reddito ottenuto dalle banche centrali resti all’interno del SEBC. INDIPENDENZA,NON ISOLAMENTO In un regime democratico,indipendenza e controllo sono complementari: ogni situazione indipendente deve essere posta sotto controllo per attestare l’adeguamento dei comportamenti alle 7

RIASSUNTO VI leggi e il rispetto dei valori. Ad es. l’atto di nascita della BCE è democrati...


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