la bottega del caffe PDF

Title la bottega del caffe
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Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Salerno
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Summary

riassunto...


Description

Labot t egadelcaffè

La bottega del caff è Rappresentata per la prima volta a Mantova. Dedica (a signor conte Lodovico Widiman, nobile patrizio veneto) Molte ragioni per cui Goldoni chiede protezione a Lodovico Widiman: appartiene al nobile Casato; ricchezza del Patrimonio, agli Onori, alle Dignità, alla famiglia di appartenenza; illustre in Germania e in Italia; è uomo di buon senso; virtù d’animo. onora alcune opere di Goldoni e lo difende da alcune critiche. Ha studiato la commedia e la ama. L’argomento che predilige è la Villeggiatura: gli procura piacere e divertimento. Lodovico conosce le Teatrali Rappresentazioni e si compiace delle commedie. Si firma Umilissimo, divotissimo e obbligatissimo servitore. L’autore a chi legge Rispetto alla prima stesura, Goldoni trasforma i personaggi Brighella e Arlecchino: a Firenze nel frattempo circola un’opera, copia di quella di Goldoni. L’autore lo precisa al pubblico perché non vuol regalare lode e merito del proprio lavoro ad altri. Personaggi : Ridolfo (caff ettiere), Don Marzio (gentiluomo napoletano), Eugenio (mercante), Flamminio (conte Leandro), Placida (moglie di Flamminio), Vittoria (moglie di Eugenio), Lisaura (ballerina), Pandolfo (biscazziere), Trappola (garzone di Ridolfo), Capitano dei birri.

Atto primo Scena I Ridolfo richiama i suoi garzoni a svolgere bene il loro lavoro, per il buon nome della bottega: sono invitati a comportarsi bene ed educati. Trappola si lamenta perché è mattino presto: ma Ridolfo gli fa notare che il mattino presto passano dalla bottega quelli che vanno viaggiando, i lavoratori, i barcaioli, i marinai e tutti i mattinieri presenta l’attività della bottega. Trappola fa notare come è buff o vedere persone con interessi e impegni diversi, concedersi la mattina il piacere del caff è: per Ridolfo è una moda, un seguire il comportamento altrui prima era di moda bere l’acquavite, adesso il caff è (riferimento a costume del ‘700). *Ridolfo: La gola è un vizio che non finisce mai Ridolfo risponde con una massima: fin dalla prima scena il linguaggio di Ridolfo è caratterizzato per la sua particolarità nell’uso di massime e proverbi. È personaggio che si presenta come portavoce e paladino della normalità: battute incastonate nella morale. Accettazione moralistica.

Ridolfo presenta il luogo e lo spazio della locanda: fa notare a Trappola che sono aperte anche le botteghe del barbiere e la

bottega del gioco (è rimasta aperta tutta la notte). Ridolfo e Trappola parlano di Pandolfo: il locandiere dice che questo guadagna con le carte (i denari lì dentro sono tutti suoi. Massima: la farina del diavolo va tutta in

crusca). I due parlano del signor Eugenio: è andato in disgrazia per il gioco e va dietro a tutte le donne. Gioca sempre con conte Leandro, che lo vince sempre. Informazioni sulla bottega (si ricavano dal continuo della loro conversazione): aperta da 8 mesi circa. Trappola allora gli consiglia di cambiar costume, cioè di allungar il caffè con acqua calda : il caff è perfetto lo si fa solo ai primi mesi per accaparrarsi la clientela. Ridolfo non condivide ed esce di scena tornando ai suoi interessi. *Ridolfo richiama i garzoni all’educazione per far bene il loro lavoro (pag. 77). Bottega del caff è viene presentata nella sua attività, nella prima scena: presenta la clientela che segue durante il giorno. Serve per mettere in evidenza come questo sia diventato luogo di riferimento per tutti: il caff è del ‘700 è una moda, qui presentata come un costume molto diff uso, a tutti i livelli sociali (si mette in evidenza il costume della consumazione del caff è). Riferimento a Pietro Verri : caff è serve per attivare F 0h Aa E effetti contrari degli alcolici e gli animi risveglia gli animi. dell’acqua vite: *Presenta poi il luogo e lo spazio, rivolgendosi a Trappola. *Con le battute di Trappola e Ridolfo, le botteghe che sono di fianco alla bottega del caff è, vengono presentate e connotate : il parrucchiere e la bisca sono aperte (viene subito data indicazione come luogo negativo). *La scena si chiude con la battuta di Ridolfo, che ha uno scambio di battute con Trappola: quando si apre la bottega nuova il caff è è puro; dopo 6 mesi o poco più, cioè quando il nome del negozio è ben noto e conosciuto, allora si cambia il modo di fare il caff è e si fa più leggero- acquoso

Scena II Arriva dalla bottega del gioco, Pandolfo, mentre si strofina gli occhi (è stato tutta la notte lì). Ridolfo lo vede e gli chiede se vuole caff è: sì, ma veloce perché deve ritornare nella sua bottega ci sono persone a giocare a Faraone, che stanno facendo far fortuna a Pandolfo. Ridolfo obietta il suo comportamento : non è bello vedere il proprietario, della bottega del gioco, giocare perché se vince fa nascere sospetto e se perde si fa burlare (se perde si fa burlare, se guadagna fa sospettare). A Pandolfo interessa solo non essere burlato, non se sospettano di lui. Ridolfo dice di essere preoccupato per lui anche perché in prigione c’è già stato a causa del suo baro: Pandolfo nega di barare e si giustifica dicendo che vince perché sa giocare, non per baro. Ridolfo gli chiede di Eugenio: ha giocato tutta la notte, sta giocando adesso, e per di più non ha né mangiato né dormito. Ha perso 100 zecchini in contanti e ora denari promessi (sulla parola). Sta giocando col signor conte di Leandro. A Pandolfo non interessa se cade in rovina: Ridolfo non condivide la sua disonestà. Qui scopriamo che è stato servitore di Eugenio e che, coi soldi guadagnati, ha poi aperto la locanda. Pandolfo insinua che anche nel mestiere di locandiere ci sono punti disonesti e bui; anzi anche la sua bottega ha stanzini vuoti. *Pandolfo getta ombra su Ridolfo: la bottega del caff è e la casa della ballerina hanno porte secondarie.

Ridolfo lo conferma, ma nei suoi stanzini le porte rimangono aperte. Nella sua bottega circola solo gente onorata. Pandolfo beve il caff è e fa per tornare alla bottega del gioco, quando Ridolfo gli chiede di far uscire Eugenio da lì. Ma a Pandolfo non interessa

(che perda anche la camicia, non ci penso). Scena si chiude con Ridolfo che riflette sul mestiere di Pandolfo: non condivide l’entusiasmo di vivere con le disavventure altrui lavorare con il caff è gli fa guadagnare il 50 % in più e senza approfittarsi delle debolezze altrui. *Pandolfo è il primo personaggio ad arrivare; è il personaggio negativo, opposto a Ridolfo. Pandolfo è subito in discussione perché Ridolfo ha da obiettare il modo in cui gestisce il suo locale. Escono caratteri dei personaggi e i loro passati. Ridolfo ha linguaggio moralizzante, ma Pandolfo è uno sprezzante, che non ha nessun ritegno.

Scena III Arrivo di Don Marzio, che chiede se ci sono novità a Ridolfo: no perché ancora non si è visto nessuno perché è mattino presto. Don Marzio sostiene siano le 16 ore suonate, ma in realtà non sono ancora le 14: Don Marzio risponde con arroganza al locandiere, sostenendo di aver ragione che il suo orologio non sbaglia mai. Ridolfo gli fa notare che il suo orologio segna le 13 ore e tre quarti. Don Marzio non gli crede: prende l’occhialetto (caratteristica del personaggio): afferma che il suo orologio va male, perché lui le ha sentite le ore battere. Ridolfo gli chiede dove ha comprato l’orologio: se lo è fatto spedire da Londra Ridolfo insinua che lo hanno fregato e che non è buono, ironizzando e per fargli vedere che si sta sbagliando . Di fronte all’evidenza del suo errore, Don Marzio cambia argomento di conversazione. Don Marzio chiede se ha visto Eugenio (di solito è sempre a casa con la moglie: sempre moglie sempre moglie): a questo punto Ridolfo gli dice che è tutta la notte che gioca da Pandolfo (sempre gioco, sempre gioco). *Don Marzio ha sempre da metter bocca in modo manevole: è un malignare. La battuta Sempre moglie! Sempre moglie! non è messa a caso, anzi è studiata per farsi rispondere da Ridolfo, al fine di ottenere nuove informazioni.

Don Marzio fa una rivelazione su Eugenio: è andato giorni prima da lui a chiedergli 10 zecchini, in segreto, sopra un paio di orecchini della moglie. Ridolfo lo giusti fica che tutti abbiamo delle debolezze e rimprovera D. Marzio per non aver rispettato la segretezza. D. Marzio lo rassicura che non parla delle vicende altrui, ma allo stesso tempo tira fuori dalla tasca un paio di orecchini dicendo che sono della moglie di Eugenio. Chiede poi al locandiere se per lui è coperto da un prestito di 10 zecchini: Ridolfo non se ne intende Don Marzio chiama Trappola. *Battibecco tra Don Marzio e Ridolfo : caratterizzazione dei personaggi. Don Marzio è anticipato dalla battuta iniziale di Ridolfo. Discussione sull’ora serve a precisare e a caratterizzare il personaggio; poi definisce il tempo della commedia. Nel ‘700 le ore venivano contate dal tramonto del sole : c’è nota su testo a pagina 191.

*Occhialetto : oggetto di scena che fa parte della caratterizzazione del personaggio di Don Marzio

Scena IV

Giunge Trappola, chiamato da Don Marzio: lo manda dal gioielliere per far valutare gli orecchini (gli spiega di chi sono e perché li ha). Continua a dare notizie sulla vicenda, anche se non sono utili all’incarico. Fa in modo che Trappola lo riferisca al gioielliere. *nasce pettegolezzo: uso linguaggio basso del parlare, accompagnato da gesti. Ridolfo li ascolta e pensa alla meschinità di Don Marzio. Trappola chiede se a Eugenio non infastidisca che lui parli dei suoi aff a ri, ma gli dice di essere uomo a cui si può con fidare un segreto: servo invece dichiara di essere persona a cui non si può con fidare un segreto Don Marzio lo rimprovera perché così va a finire che perde credito e fiducia degli altri. Don Marzio manda Trappola dal barbiere per chiedergli se ha tempo di fargli la barba. Poi chiede a Ridolfo se ha notizie della ballerina, perché si sa che il signor Leandro la tiene sotto tutela: no. Ridolfo esce di scena perché il caff è bolle. Don Marzio non ricava nulla da Ridolfo.

Scena V Don Marzio chiede informazioni sulla ballerina a Trappola: il servo ripete le parole che gli aveva detto prima (se racconterò i fatti degli altri, perderò il credito, nessuno si fiderà più di me) Don Marzio lo rassicura perché a lui può dirlo: il conte Leandro la pratica. Don Marzio congeda Trappola per mandarlo dal gioielliere: questo gli chiede se può dirgli che sono del signore Eugenio (sì). (Trappola: Fra il signor don Marzio ed io, formiamo una bellissima segreteria). Scena VI Don Marzio informa Ridolfo della ballerina, anche se al locandiere non interessa: la ballerina è coperta dalla protezione del conte Leandro, ripagata coi suoi pro fitti, e per timore farebbe di tutto. *Don Marzio fa apparire Lisaura come una prostituta : giovane donna che vive con un uomo, ma senza matrimonio, non è benvista. Si rivolge a lei senza alcun rispetto.

Ridolfo però la difende: non vede nessun altro salire a casa di Lisaura. Don Marzio insinua che esista la porticina di dietro (sempre flusso e riflusso), ma Ridolfo non ne è interessato: Don Marzio si risente e si fa portare un bicchiere di rosolio. * Fine scena 6° : Don Marzio parla della ballerina ed escogita l’immagine della ballerina e della sua porta dietro casa. Ridolfo cerca di liquidarlo.

Scena VII

Giunge Eugenio dalla bottega del gioco, vestito da notte e tutto stralunato; guarda il cielo e batte i piedi: chiede che ore sono a Don Marzio (16 ore suonate: Ridolfo riprende il battibecco di prima. E il suo orologio va bene). Eugenio chiede caff è e Don Marzio gli chiede come è andato il gioco: si rivolge con affi dabilità per avvicinarsi e

accattivarsi la fiducia. Ma Eugenio non risponde, senonché con Caff è : lo fa perché è teso e agitato. * Entra in scena Eugenio, il grande oggetto della conversazione : sappiamo molte cose di lui, ma ancora non presentato. Arriva alla scena 7° : ritratto di uno sconvolto, vestito da notte, stralunato, che batte i piedi. Qui è in scena con lui Don Marzio.

Scena VIII Giunge Pandolfo dalla bottega del gioco, che tira in disparte Eugenio, lontano da Don Marzio: Eugenio ha perso 30 zecchini con il conte Leandro, che vuol essere pagato, perché per ora ha perso sulla parola. Don Marzio non sente ed è incuriosito. Eugenio ha perso già 100 zecchini la notte, adesso quei 30 non ne ha: Pandolfo propone di aiutarlo perché conosce una persona che potrebbe aiutarlo, ma con pegno. Eugenio ci informa che in pegno ha già molti beni: è un venditore di stoff e a Rialto. Ma questo aiuto gli costerà uno zecchino, di usura, la settimana. *In tutta la scena Eugenio non fa altro che chiedere e richiedere caff è, ignorare, cacciare via Ridolfo.

Don Marzio è così curioso che si avvicina a loro e chiede ad Eugenio se vuole il suo aiuto: cerca di intromettersi, ma Pandolfo dice di pensare che è un fatto loro per la seconda volta, Don Marzio racconta i fatti di Eugenio: allarga il giro dei pettegolezzi. Con l’insistenza di Don Marzio, Eugenio cede e racconta le sue disavventure (perdita di 100 zecchini la notte e 30 adesso con il conte Leandro). Pandolfo gli dice che il conte vuole essere pagato subito perché deve andar via: Eugenio lo incarica di chiedergli ancor 24 ore e di trovare qualcuno disposto a comprare le sue stoff e va nella sua bottega e poi alla commissione . Eugenio lo aspetterà lì. Pandolfo ha solo da guadagnarci (Questo tabarro è vecchio; ora è tempo di farmene uno nuovo a ufo). * Si fa da parte Don Marzio, si mette a sedere: implica che in questa piazzetta appena descritta, ci siano tavolini fuori, attorno a cui potersi sedere. Don Marzio rimane in disparte e segue da lontano la conversazione, cogliendo alcuni brandelli del discorso. *arriva Pandolfo (già conosciuto) Eugenio parla con Pandolfo : argomento della conversazione è cercare un modo per ripagare il debito di gioco. Pandolfo offre ad Eugenio il suo soccorso, in modo che siano le cose a suo vantaggio, ovviamente. Pandolfo conosce un amico che lo può aiutare, ma in cambio vuole un pegno per regalo, cioè per interessi sopra questo prestito. No parole dirette : maschera con le parole l’identità. *Questa conversazione è sentita da Ridolfo e da Don Marzio: scambio di battute tra Pandolfo e Eugenio è interrotto dall’intromissione di Don Marzio (pagina 90-91). Quando è concluso il discorso, Don Marzio si inserisce, rivolgendosi a Eugenio, off rendogli il proprio aiuto.

Scena IX Don Marzio parla con Eugenio della ballerina: eh, io so tutto. Sono informato di tutto. So quando vi va, quando esce. So quel

che spende, quel che mangia; so tutto. Eugenio ha voglia di sapere. *Lungo questa conversazione Don Marzio continuamente cerca conferma di saper tutto da Ridolfo.

Don Marzio insinua della porta di dietro: Ridolfo controbatte perché da dietro non ha mai visto nessuno salire (Per la porta di dietro, flusso, e riflusso). Qui scopriamo che Eugenio ha provato a dirle parole dolci, ma non è mai riuscito a compicciare nulla; anzi dice, come Ridolfo, che non vede mai salir nessuno lì se non il conte Leandro. * Don Marzio con Eugenio parla di Lisaura, mentre col resto parla di Eugenio.

Scena X Arriva il garzone del barbiere a chiamare Don Marzio. Ridolfo ed Eugenio parlano di Lisaura: Ridolfo dice di non veder mai nessuno salire dalla porticina di dietro; è promessa sposa al conte Leandro, che la mantiene; Don Marzio ha lingua lunga. Questo esce dal barbiere con un panno bianco attorno al collo e la saponata sul viso, per ribadire che vanno tutti dalla porta di dietro. *è come se Goldoni dicesse che ha la faccia tosta: saponata non gli permette di vedere il colore della sua pelle. Corrisponde a dire faccia tosta: come la tostatura copre la faccia, fungendo da maschera, la saponata copre la pelle del viso di Don Marzio. È uno sfrontato, non si vergogna di nulla.

*il garzone del barbiere giunge da Don Marzio e fa finire la conversazione; rimangono in scena Ridolfo ed Eugenio. Questi continuano a parlare di Lisaura. Le parole di Don Marzio hanno effetto su Eugenio : è stato rifiutato precedentemente. Scena XI Ridolfo ed Eugenio parlano della testardaggine di Don Marzio: parla sempre dei fatti altrui perché ha poche facoltà ed ha poco a cui pensare, perciò pensa a quelle degli altri. Ridolfo gli chiede come abbia fatto a intricarsi con lui in pegno; così come con Pandolfo: se ne approfitterà sicuramente. Ridolfo si off re nel cercare compratori per la sua stoff a (quale vale 14 lire il braccio): si fa fare l’ordine non vuole nulla in cambio, in bene del padre di Eugenio, di cui era prima servitore. Ridolfo gli dà 30 zecchini e lo invita a smettere di giocare perché è la sua rovina, o almeno che giochi con giudizio. Scena XII Eugenio parla tra sé: cosa penserà la moglie non avendolo visto tornare a casa per la notte? Quante preoccupazioni avrà avuto? Vede Lisaura alla finestra: inizia la conversazione Eugenio prova ad entrare dalla porticina di dietro ma non riesce a convincerla (mi perdoni, non apro con questa facilità). *qui Eugenio è volgare e si rivolge con freddezza, dando spago ai pettegolezzi.

Lisaura gli chiede se ha visto il conte Leandro: viene a sapere da Eugenio che hanno giocato assieme tutta la notte adesso è in bottega del gioco e dorme. * adesso cerca un rapporto e di provocare Lisaura, che è aff acciata alla finestra della casa del suo appartamento. Iniziano a parlare.

Scena XIII

Arriva Leandro dalla bottega del caff è: è sbalordito dalla disinvoltura di Eugenio, quale continua anche il presenza del conte (per quel che dice Don Marzio, flusso, e riflusso).

Conte richiede il denaro ed Eugenio gli ricorda che quando si perde sulla parola si hanno 24 ore per potersi sdebitare: conte è sbalordito dalla sfrontatezza di Eugenio (non ha un soldo e pretende di fare il grazioso). Ma Eugenio controbatte: se Lisaura lo avesse fatto salire, ci avrebbero guadagnato tutti, cioè anche Leandro perché protegge Lisaura. È un discorso fatto davanti alla ballerina, quindi non è un discorso tra uomini. A questo affronto Leandro risponde che non gliene importa, cioè in nome dei soldi sopporta tutto. Lisaura chiede al conte dov’è stato tutta la notte mentre lui chiede di aprirgli la porta, versando gli zecchini nel cappello, per farli vedere a Lisaura. Per questa volta vi apro: Eugenio è rimasto da parte ed è risentito perché il conte lo ha fatto salire, mentre lui no. *La volgarità di Eugenio prosegue nella scena 13° con l’arrivo di Leandro. Davanti alla messa in discussione della moralità di Lisaura, Leandro non reagisce: gli importa solo del denaro, ciascuno può pensare ciò che vuole.

Scena XIV Arriva una pellegrina, cioè Placida, e chiede carità ad Eugenio: ella è stata abbandonata dal marito e cerca aiuto, non divertimento. È piemontese e suo marito era un mercante piemontese: Flaminio Ardenti. Ma Placida non è credibile alle orecchie di Eugenio: sono parole femminili per chiedere protezione. Eugenio dice di non conoscere un certo Flaminio Ardenti: aiuterà Placida e le consiglia di travestirsi dato che è carnevale, così non rischia di farsi riconoscere, in caso lo vedesse. Gli porge poi mezzo ducato, ma lei lo rifiuta perché non ha bisogno di denaro ma di protezione. Va ad alloggiare alla locanda. *A questo punto entra in scena un’altra donna: si trova a Venezia perché è alla ricerca del proprio marito, da Torino (come in Il servo di due padroni). Placida è vestita da pellegrina (mantello corto sopra l’abito e bastone, a cui è attaccata una bisaccia per l’acqua, ed eventualmente delle conchiglie attorno al cappello : abbigliamento tipico del pellegrino). Nel ‘700 la società era molto gerarchizzata, per cui l’abito diventa segno di riconoscimento e di appartenenza ad uno stato sociale specifico. *Placida incontra Eugenio in piazza e chiede soccorso : sta cercando il marito. Eugenio off re sua protezione a Placida e l’accompagna alla locanda

Scena XV Don Marzio intravede Eugenio con una pellegrina: la guarda con l’occhialetto: anche lei diventa oggetto della sua ricerca. Don Marzio le osserva e cera di capire cosa succede. Nel frattempo Eugenio si propone di portala in locanda, che conosce il proprietario: gli promette che se non riuscirà a trovare il marito, si prenderà cura d...


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