LA Cultura DEL Narcisismo PDF

Title LA Cultura DEL Narcisismo
Author Filippo Facini
Course Diplomatic and International Sciences
Institution Università di Bologna
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Summary

LA CULTURA DEL NARCISISMOCAPITOLO 1, MOVIMENTO DI AUTOCOSCIENZA E L’INVASIONE SOCIALE DI SE’“.. individuo senza passato e senza futuro, che rinasce ad ogni istante... non ha storia... è in una condizione di costante stupore... una condizione di sospensione ansiosa e di smarrimento...” Donald Barthel...


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LA CULTURA DEL NARCISISMO

CAPITOLO 1, MOVIMENTO DI AUTOCOSCIENZA E L’INVASIONE SOCIALE DI SE’

“…un individuo senza passato e senza futuro, che rinasce ad ogni istante… non ha storia… è in una condizione di costante stupore… una condizione di sospensione ansiosa e di smarrimento…” Donald Barthelme Perdita del senso del tempo storico: fine xx secolo: senso della fine causato dagli orrori del secolo, passato boh si concretizza l’incubo o desiderio di morte non ci si domanda più come evitare un disastro, bensì come sopravvivere, prolungare la propria esistenza personale, garantire il benessere del corpo e la pace dello spirito Lasch prende in considerazione la società degli anni ’60 post contestazione, no speranza miglioramento concreto della vita = ciò che conta è il miglioramento del proprio stato psichico = dal tutto è politico al tutto è privato. Ritiro dalla politica e ripudio al passato recente Si vive per il presente, per se stessi, si perde il senso della continuità storica, il senso di appartenenza ad una successione di generazioni che affonda le sue radici nel passato e si proietta del futuro = perdita del senso del tempo storico.  Auto osservazione di ordine trascendentale Sensibilità terapeutica: il clima contemporaneo è terapeutico, non religioso no salvazione personale ma sensazione/illusione momentanea di benessere momentanea, salute fisica e tranquillità psichica. “la volontà dell’individuo è onnipotente, e determina in tutto e per tutto il suo destino, rafforzando in questo modo l’isolamento del se” Il narcisismo non è altro che la dimensione psicologica della dipendenza dell’individuo dallo stato, malgrado le occasionali illusioni di onnipotenza, il narcisista attende da altri la conferma della sua autostima. Pubblico di ammiratori, apparente libertà da vincoli familiari/istituzionali che accresce insicurezza la quale viene superata dal riflesso del suo io grandioso che vede nelle attenzioni altrui. Per il narcisista il mondo è uno specchio (per l’individualista era un mondo da modellare) Il narcisista interiorizza le restrizioni sociali al fine di creare barriere psicologiche per difendersi da emozioni intense, si dimentica cosa si provi a lasciarsi invadere dal desiderio = perdita di emotività. NOIA RABBIA INESPRESSA ALL’APPARENZA MITE MA INTERNAMENTE SCONVOLTO DALL’IRA L’obbiettivo è raggiungere la salute mentale, si anela alla pace dell’anima. La terapia è la soluzione. Confessione e anticonfessione: stile confessionale non come reale rivelazione di stessi al lettore, ma soltanto come mero tentativo di creare adulazione, ironia per ingraziarsi il lettore, sedurre il lettore con pseudo rivelazioni invece che convincerlo.

Vuoto interiore: mass media esaltano culto della celebrità e contorno di fascino in richiami sensazionali, si da sostanza così ai sogni narcisistici di fama e gloria il narcisista si identifica con gli idoli, odia la massa non accetta la banalità dell’esistenza quotidiana: il fallimento e la sconfitta diventano intollerabili. L’individuo che non possiede capacità straordinarie cerca di scaldarsi alla luce riflessa dei suoi idoli. l’idolo non può essere l’uomo politico a causa dell’inconsistenza dell’attività politica presentata, in quanto egli riconosce il continuo fallimento e il realizzarsi delle promesse politica solo come proiezione di rabbia e disagio (politica come capro espiatorio) la critica progressista al culto del privato: la ricerca di queste panacee spirituali sottolinea una sorta di profonda apprensione per il se ricerca di realizzazione personale = narcisismo Larsch riprende P. Marin, interesse per il se come rifugio dagli orrori che circondano la classe media americana. Ridefinisce il malcontento personale in termini di carenze personali L’ansia per il proprio IO di cui si nutrono i movimenti di autocoscienza non nasce dall’autocompiacimento, bensì dalla disperazione. Dalla diffusa insoddisfazione per la qualità dei rapporti interpersonali, ma propone delle soluzioni autolesioniste (auto reclusione) Critica del culto del privato: SENNET: il narcisismo è l’esatto contrario di un forte more di se, svalutazione della sfera personale, fa riferimento alle convenzioni che un tempo regolavano i rapporti in pubblico. Persone di diverso rango sociale, nel ‘700, che intrattengono una conversazione civile ed elaborano progetti di pubblico interesse. La conversazione ai giorni nostri diventa una sorta di confessione attraverso la quale l’individui si auto incolpano delle ingiustizie subite. Tuttavia, poiché l’uomo non ha mai avuto la completa chiarezza dei propri bisogni o interessi, non cerca veramente una risposta ad essi, o sparatutto non cerca le colpe che non possono essere imputate se non a se stessi, bensì le attribuisce/proietta nella sfera politica; proiettandoci le proprie ansie personali nel momento in chiede cambiamenti del sistema politica, ne deriva un rifiuto della politica (antipolitica) negazione della speranza di usarla come strumento di cambiamento sociale.

CAPITOLO 2, LA PERONALITA’ NARCISISTICA DEL NOSTRO TEMPO Il narcisismo come metafora della condizione umana: Critiche recenti del narcisismo approssimano il termine finendo per svuotarl0 quasi completamente del suo contenuto psicologico; viene privato del suo significato clinico fino a fargli comprendere tutte le forme di vanità, ammirazione di se, autocompiacimento e autoesaltazione. Mentre Sennet ci ricorda che il narcisismo ha più punti in comune con il disprezzo di se che con l’ammirazione di se. Parlando di narcisismo la precisazione teoretica è importante, no solo perché il concetto si presta facilmente a enfatizzazioni moralistiche, ma perché l’abitudine a identificare con narcisismo tutto quanto sia egoistico e spiacevole offusca la specificità storica. Gli uomini sono sempre stati egoistici ed i gruppi sono sempre stati etnocentrici.

Chi si occupa oggi di narcisismo non da grande importanza all’eziologia el narcisismo e presta scarsa attenzione al numero crescente di pubblicazioni cliniche sull’argomento-> errore: ignorando la dimensione psicologica,, non si coglie neppure quella sociale: in realtà, esistono delle connessioni lampanti tra la personalità narcisistica e costanti caratteristiche della cultura contemporanea, quali, ad esempio, il terrore della vecchiaia e della morte, paura della competizione, deterioramento dei rapporti tra uomo e donna. Per questi crosterò, il narcisismo resta nell’interpretazione più approssimativa sinonimo di egoismo e in quella più esatta nient’altro che una metafora che illustra quello stato mentale per cui il mondo appare come specchio dell’io. Psicologia e sociologia: L psicanalisi si occupa degli individui, dei gruppi, ma è innegabile il fatto che il gruppo stesso abbia vita propria ; l’individuo, il quale subisce, come sostenuto da Durkheim un processo di socializzazione, vede i suoi interessi personali subordinati rispetto a quelli della collettività-> deprivazione istintuale come adattamento alle esigenze del vivere sociale. La personalità è l’individuo socializzato. La psicanalisi chiarisce meglio il legame tra società ed individuo, tra cultura e personalità: chi desideri comprendere il narcisismo contemporaneo in quanto fenomeno culturale e sociale deve prima di tutto indirizzarsi alla crescente letteratura clinica sull’argomento, dove il termine narcisismo è qualcosa di più di una metafora per definire l’egocentrismo. Il narcisismo nella letteratura critica recente: Il caso limite del paziente narcisista che si presenta allo psichiatra si caratterizza pe runa latente insoddisfazione, seppur vaga e diffusa, nei confronti della vita, percepita come inutile e priva d senso.-> vuoto , sconforto, non volontà di portarla avanti, vita non degna di essere vissuta.  Costante necessità di appoggio e approvazione.

Influenze sociali sul narcisismo: Ogni epoca sviluppa forme proprie e peculiari di patologia. La sempre maggiore rilevanza dei disturbi caratteriali sembra indicare, nell’organizzazione della personalità, un cambiamento profondo da quella che è stata chiamata introversione al narcisismo. Negli anni ’70 era sempre più comune credere che gli avvenimenti dominanti nel campo della psicoanalisi siano la riscoperta del narcisismo, e ciò che agli inizi del secolo furono isteria e nevrosi ossessive. I pazienti di oggi sono afflitti da una penetrante sensazione di vuoto e da un profondo sconvolgimento della stima di sé. La stimolazione dei desideri infantili provocata dalla pubblicità, l’usurpazione dell’autorità parentale a opera dei media e della scuola, e la razionalizzazione della vita interiore accompagnata dalla falsa promessa di realizzazione personale hanno creato un nuovo tipo di individuo sociale. (1)Una sempre maggiore consapevolezza dell’attenzione al narcisismo, portata alla ribalta in un momento in cui anche i giornali incominciano a occuparsi dell’argomento, ha fatto si che si scoprisse che il narcisista possiede diverse caratteristiche che giovano al successo nelle istituzioni burocratiche, godendo spesso di un considerevole successo nella sua carriera professionale. Il successo al giorno d’oggi non vuol dire semplicemente far carriera, ma farla superando gli altri. Entra in gioco la figura del gamesman, in sostituzione a quella dell’uomo dell’organizzazione, che è ricettivo verso le nuove idee, ma privo di convinzioni. Egli tenta di usare la compagnia per i suoi scopi personali. Ma una volta invecchiato, vede aumentare le sue difficoltà a imporre il genere di

attenzione su cui prospera, e la sua carriera non progredisce oltre. Il lavoro comincia a perdere interesse per lui; la mezza età piomba su di lui come una calamità ed egli cade in uno stato di depressione. Non più stimolato si ritrova dolorosamente solo. (2) Un’influenza analoga è esercitata dalla proliferazione di immagini registrate che minacciano il nostro senso della realtà. Diffidiamo delle nostre percezioni fino a quando la fotografia non le conferma. Nel 700 e nell’800 le famiglie borghesi glorificavano nei ritratti lo status familiari mentre oggi l’album delle fotografie di famiglia conferma l’esistenza dell’individuo. Tra le numerosi utilizzazioni narcisistiche che vengono attribuite alla macchina fotografica, la sorveglianza di sé si colloca tra le più importanti, perché sottomette il senso dell’individualità alla consumazione di immagini del sé. (3) L’attuale inclinazione a proteggere il ciclo della vita produce un’altra modificazione culturale che suscita una diffusa risposta narcisistica: l’emergenza di un’ideologia terapeutica fautrice di un programma normativo di sviluppo psicosociale che alimenta ulteriormente l’ansia di auto-esame; il culto di un check-up periodico inculcato nei pazienti con l’idea che la salute dipenda dal mantenersi sempre vigili e dalla precoce scoperta dei sintomi. Il paziente non si sente più sicuro fisicamente o psicologicamente fin tanto che i suoi esami radiografici non gli assicurano un certificato di buona salute. (4) La burocrazia ha risvegliato, sotto nuova forma, la guerra di tutti contro tutti. Le condizioni sociali attuali incoraggiano una mentalità della sopravvivenza. La gente non sogna più di superare le situazioni difficili, ma semplicemente di sopravvivere loro. La prospettiva dei rassegnati: Il concetto di narcisismo non costituisce un determinismo psicologico indiscriminato, ma ci da modo di spiegare l’impatto psicologico dei recenti cambiamenti sociali. In altre parole, esso ci fornisce un ritratto accettabilmente accurato della personalità liberata del nostro tempo. Il narcisismo sembra rappresentare realisticamente il modo migliore di tener testa alle tensioni e alle ansie della vita moderna, e le condizioni sociali prevalenti tendono perciò a far affiorare i tratti narcisistici presenti in ciascuno. Una società che teme di non avere un futuro non può essere molto attenta ai bisogni delle nuove generazioni, e il senso sempre presente di discontinuità storica, ricade sulla famiglia con effetti particolarmente devastanti. Il distacco emozionale, unito ai tentativi per convincere il bambino della sua posizione di privilegio all’interno della famiglia, costituisce una base eccellente per la formazione di una personalità narcisistica. La convinzione che la nostra società è senza futuro, dipende anche da una incapacità narcisistica di identificarsi con le generazioni future o di sentirsi inseriti nel corso della storia. È la fede di chi non ha più fede.

CAPITOLO 3, EVOLUZIONE DELLE MODALITA’ DEL SUCCESSO IL SIGNIFICATO ORIGINARIO DELL’ETICA DEL LAVORO: Ancora in epoca recente, la cultura americana si ergeva sul pilastro dell’etica protestante del lavoro: operosità, sobrietà, disciplina, moderazione, autodisciplina, moderazione ed orrore per i debiti erano tutte caratteristiche fondanti dell’esemplare self made man americano, il quale viveva in funzione del futuro. Tuttavia, in un’epoca di aspettative decrescenti, tali virtù non suscitano entusiasmo; il futuro si fa minaccioso ed incerto, dunque si vive in virtù del presente, dell’attimo.-> MUTAMENTO DEL SENSO DEL TEMPO . La tendenza al miglioramento del sé viene sostituita dall’ETICA DELL’AUTOCONSERVAZIONE: gli uomini vivono di espedienti, nella speranza di riuscire a sopravvivere. Inoltre, se in passato il self made man si vantava del suo riconoscere negli altri abilità significative e merito, adesso calcola semplicemente la loro recettività nei confronti delle sue manipolazioni-> seduzione al fine di imbrogliare e derubare= “allegro imbroglione”. DALL’AUTOFORMAZIONE ALL’AVANZAMENTO PERSONALE PER MEZZO DI IMMAGINI VINCENTI: Il successo si trasforma in mera volontà di vincere, il successo è fine a se stesso: la società si delinea come un conflitto continuo fra pari in competizione per ottenere posti limitati; consapevolezza di aver superato i proprio concorrenti come senso di auto approvazione, gli altri vengono solamente intimiditi e sfruttati. -> caratteristiche vincenti: forza di volontà, fiducia in se stessi, energia, iniziativa, MAGNETISMO PERSONALE attraverso il quale padroneggiare le impressioni di sé sugli altri; “sapersi vendere per il successo”, conquistare gli amici ed influenzare la gente-> le apparenze = immagini vincenti contano più dei risultati, e le attribuzioni più delle realizzazioni. “…il modo in cui vedete voi stessi rifletterà l’immagine che offrite agli altri: nulla ha successo come l’apparenza del successo.” Il mito del successo viene privato di qualsiasi significato trascendentale. ECLISSE DEI RISULTATI INDIVIDUALI: Il metro di valutazione del proprio successo è costituito dai risultati altrui, ma in ogni caso l’auto approvazione dipende dal consenso pubblico non per le proprie azioni, bensì per le proprie qualità personali-> ammirazione e non stima, celebrità e non fama, invidia e non rispetto. Domina, in tutto ciò, la VANITA’. Tuttavia, oggi il successo è connesso a qualità come giovinezza, fascino e novità-> gloria è fuggevole. Il successo, oggi, deve essere ufficializzato dall’opinione pubblica: in quest’ottica, anche la politica diventa forma di spettacolo-> per citare le parole del Pentagono, il “pubblico dei diretti interessati deve essere imbonito, conquistato, sedotto”: ciò che conta, dunque, non è l’espletamento del proprio compito, bensì l’IMPRESSIONE che fa o che spera di fare nei confronti degli altri (ex GUERRA DEL VIETNAM). L’uomo comune, in questa situazione, perde il senso dell’obiettività nel nome della propria capacità essere all’altezza e di proiettare un’immagine di risolutezza. Il duro lavoro diviene solo condizione necessaria per la mobilità sociale, ma non sufficiente: serve un atteggiamento anti-organizzazione> si convincono gli altri di possedere le qualità del VINCITORE. Altra caratteristica vincente è la capacità di sfruttare gli errori dei subordinati per controllarli.

ARTE DELLA SOPRAVVIVENZA SOCIALE: La trasformazione del mito del successo è strettamente legata ai mutamenti generali nella struttura della società. In seguito al boom economico degli anni 50, opulenza, agi e qualità della vita si delinearono come obiettivi primari; il welfare state sembrava aver raggiunto i suoi scopi ed i sociologi non avevano più apparenti motivi di preoccupazione-> immagine del “commesso viaggiatore” che vuole soltanto essere benvoluto come simbolo dei problemi del periodo postbellico. Tuttavia, con i difficili anni 70 take immagine viene sostituita da quella della PROSTITUTA: anch’ella si vende per vivere, ma non ha lo scopo di essere benvoluta; al contrario, mentre vuol essere ammirata, disprezza coloro che l’ammirano ricavando così scarsa gratificazione dal proprio successo-> rimane una solitaria-> sfruttamento etica del piacere: anche gli incontri più intimi diventano una forma di sfruttamento reciproco.  Il PIACERE, prima definito come fine a sé, assume oggi i REQUISITI DEL LAVORO  La retorica del RISULTATO ha invaso anche il territorio del gioco. Mondo del lavoro e vita privata entrambe caratterizzate dalla manipolazione delle emozioni: la seconda, non essendo più rifugio dalla prima, diventa altrettanto anarchica, bellicosa e piena di tensioni , tanto quanto il mercato stesso. Si diffondono così “terapie di rinforzo personale”= dotare il paziente di difese contro la manipolazione e fargli acquisire sicurezza in sé stesso, agendo costantemente sull’ansia; tuttavia, la loro esistenza non fa altro che affermare la teoria secondo la quale ogni sfera dell’esistenza sia caratterizzata dalla manipolazione psicologica, conseguita attraverso la lotta per il vantaggio interpersonale, l’intimidire gli amici ed il sedurre la gente. L’APOTEOSI DELL’INDIVIDUALISMO: David Riesman evidenzia come i giovani degli anni 60 ricevessero un’educazione che li trasformava in personalità superficiali, adattabili, adeguati all’articolazione elastica-> edonismo orientato verso il presente che è una TRUFFA:. La ricerca del piacere maschera la LOTTA PER IL POTERE: le relazioni interpersonali vengono sfruttate al fine di imbrogliare gli altri. Ciò si riflette anche nelle relazioni sessuali tra uomo e donna: in questo caso, il potere dell’uomo si manifesta attraverso la violenza nei confronti della donna; aggressione ed insulto diventano le parole d’ordine al fine di sfruttare l’essere femminile. Questo avviene in particolare perché gli uomini sentono di dipendere dalla donna, principalmente per il ruolo detenuto dalla madre nell’infanzia: ecco che il soddisfacimento si tramuta nel prendere ciò che si vuole, nell’usurpare piuttosto che attendere ciò che spetta loro.-> sesso strettamente legato all’aggressione. In questo clima, la cultura nera esercita un certo interesse sui bianchi disaffezionati: infatti. Le condizioni nelle quali prima erano relegati unicamente gli afroamericani, adesso sono caratteristiche anche del ceto medio americano; la perdita do fiducia nel futuro si tramuta in angoscia disperata per la propria sopravvivenza personale. Infatti, se un tempo il perseguimento dell’interesse personale corrispondeva al perseguimento razionale del guadagno e dell’accumulazione delle ricchezze, oggi corrisponde alla ricerca del piacere e di uno stato di sopravvivenza psichica. Queste condizioni si avvicinano molto alla concezione elaborata dal marchese de Sade agli inizi dell’epoca repubblicana: egli previde che sotto il capitalismo, si sarebbe giunti alla fine ad una società di “fratellastri in competizione”, sopravvissuta alle proprie origini rivoluzionarie che le ha rinnegate. Sade immaginò anche un’utopia sessuale in cui ognuno ha diritto a chiunque altro-> esseri umani anonimi e ridotti ad oggetti interscambiabili-> le relazioni diventano subordinate al mercato. Il

PIACERE diventa l’unico scopo della vita, indistinguibile dallo stupro, dall’omicidio, dall’aggressione sfrenata: nessun limite è posto al perseguimento del piacere, per quanto folle o perverso-> ragione ridotta a puro calcolo per ottenerlo. Secondo lui, sotto il capitalismo tutte le libertà si riducono all’identico universale obbligo di godere ed essere goduti.  L’individualismo puro sfocia nel ripudio più radicale dell’individualità.

CAPITOLO 4, LA BANALITA’ DELLA PSEUDOCONSAPEVOLEZZA DI SE’: TEATRALITA’ DELLA POLITICA E DELL’ESISTENZA QUOTIDIANA. “la morte della coscienza non equivale alla morte della coscienza di sé” LA ...


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