La ciociara riassunto PDF

Title La ciociara riassunto
Course Letteratura e cultura dell'Italia contemporanea
Institution Università degli Studi di Milano
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Capitolo I Cesira, nata in Ciociaria da una coppia di contadini, si è stabilita a Roma all'età di sedici anni in seguito al matrimonio con il proprietario di un negozio di alimentari a Trastevere. Il matrimonio, fatto per interesse (Cesira non è mai stata innamorata di lui ma gli è comunque rimasta fedele, sempre, a differenza del marito* -che era più vecchio di Cesira quando lei lo sposò) si è rivelato infelice, e solo dopo la morte del marito Cesira (“morì, alla fine; e allora io mi sentii di nuovo quasi felice”.) ha trovato la sua pace con la figlia Rosetta. Gli anni 1940-'42 e parte del '43 sono per Cesira anni felici, nonostante la guerra**. Anzi, grazie alla guerra la donna riesce a fare buoni affari, vendendo in borsa nera (invece che con i prezzi fissati dal governo). Cesira mostra un totale disinteresse nei confronti degli uomini (leggi pp.17). Disinteresse ed ignoranza sono totali anche per quanto riguarda la guerra: Mussolini o Badoglio, gli inglesi o i tedeschi, per Cesira è lo stesso, purché vada avanti il negozio (“Per Mussolini o Badoglio o un altro, poco importa purché si faccia il negozio” pp.20), purché alla figlia diciottenne - che ama teneramente e per la quale si sacrifica - non manchi nulla. Cesira ricorda di quando, una volta iniziati i bombardamenti a Napoli, la gente diceva di scappare, ma Cesira era convinta che a Roma non sarebbero arrivati perché a Roma c’è il papa; persino i genitori le scrissero una lettera invitandola di andare da loro, in campagna, ma Cesira rifiutò. Ricorda anche di quando lei e Rosetta andavano i campagna, piena di “roba”, a comprare ai contadini, che non volevano vendere ai prezzi del governo. In uno di questi giorni, Cesira ricorda di quando una volta, nelle parti di Frosinone, un aeroplano mitragliò il treno, e il treno si fermò in aperta campagna e, solo dopo che l’aeroplano sparì, il treno ripartì. Cesira dice sempre a Rosetta: "Prega Iddio che la guerra duri ancora un par d'anni... tu allora non soltanto ti fai la dote e il corredo, ma diventi anche ricca." (p. 19) Rosetta però non rispondeva o sospirava, perché Cesira scoprì che aveva il fidanzato*** in guerra in Jugoslavia e temeva tutto il tempo che potesse morire. Nel settembre del '43, però, costretta dalla carestia (leggi pp.21-22 episodio delle uova) e dai bombardamenti, Cesira decide di lasciare Roma per rifugiarsi a Vallecorsa, suo paese natale in Ciociaria, dove ancora vivono i genitori. Dopo aver affidato - non senza un accurato inventario - la casa ad un amico del marito, Giovanni (un commerciante di carbone e legna, amico del marito e con il quale ha un rapporto erotico, di cui peraltro subito si pente), Cesira parte con Rosetta. NOTE *si assentava continuamente dal negozio per andare a trovare qualche donna; quando ci andava era allegro e gentile, ma quando non andava di donne diventava cupo, rispondeva male e a volte picchiava Cesira. Cesira aveva anche lei la corte ma non era interessata: “dell’amore non m’importava e anzi, […] forse mi faceva quasi schifo” (pp.14). quando il marito non trovava più donne aveva iniziato a costringere Cesira a fare di nuovo l’amore, anche se lei non voleva; quando Cesira gli disse che non voleva più fare l’amore con lui, e il marito prima la menò, facendogli uscire sangue dal naso, per poi perseguitarla in tutti i modi. + aveva preso in casa una ragazza come aiutante perché i parenti gliela avevano affidata, dato che era una bambina. Aveva quindici anni e siccome il marito le faceva la corte quando Cesira era impegnata con i clienti, nonostante gli disse di lasciare in pace Bice, decise di licenziarla **Cesira della guerra non sa niente e non gliene importava: fino a quando il negozio va bene, tutto va bene. ***era un giovane di Pontecorvo, i suoi parenti avevano un po’ di terra e lui studiava da ragioniere; aveva interrotto gli studi a causa della guerra, ma contava di riprenderli a guerra finita. Se ne riparla a pp.30: Rosetta non riceve più sue notizie da un mese e ogni mattina va in chiesa a pregare.

PP.29: Cesira parla di politica Capitolo II *Il Cesira e Rosetta si preparano per scendere a Fondi e raggiungere la casa dei genitori di Cesira (in montagna, dalle parti di Vallecorsa, e da Fondi sarebbe un’ora di macchina), ma il viaggio viene interrotto a Monte San Biagio -un paesino inerpicato su una collina che guarda la valle di Fondiperché le rotaie sono state interrotte (bombardate?)**. Così, Cesira e Rosetta sono costrette a prendere le valigie e proseguire verso Fondi a piedi; presto si accorgono che la cittadina è abbandonata (pensa addirittura che tutti siano scappati)***. Le due donne lasciano Fondi e trovano ospitalità presso una famiglia di contadini (Concetta, il marito Vincenzo, i due figli Rosario e Giuseppe)****. Cesira non tarda a scoprire che si tratta di "una famiglia di delinquenti", ladri e borsaneristi 5. I due giovani spaventano in modo particolare Cesira e la figlia: un giorno raccontano di aver violentato, per rappresaglia (al tempo della guerra del '35; pp.67), tutte le donne piacenti di un villaggio in Albania. Inoltre, un paio di settimane dopo l'arrivo di Cesira e Rosetta, mentre loro capano delle pannocchie per far passare il tempo, giungono due fascisti 'repubblichini'6, che cercano i figli di Concetta, imboscatisi dopo l'8 settembre (sono disertori e il decreto dei disertori prevede che vengano fucilati). I due fascisti mostrano un particolare interesse per Rosetta (la guardano alle gambe e al petto) e vogliono che la ragazza lavori nella loro caserma (per cucinare e sistemare i letti), così fanno un patto con Concetta: smetteranno di cercare i figli (che lei sostiene essere a combattere in Albania), se Concetta convince Cesira a mandare Rosetta da loro. Concetta è immediatamente d'accordo7 e Cesira, che si rifiuta di mandare la figlia dai fascisti (i quali la vogliono con sé per ovvi motivi), finge di volerci pensare su, in realtà la notte stessa decide di fuggire subito alle prime luci dell’alba e di chiedere aiuto ad un suo conoscente, Tommasino, anch'egli negoziante. All'alba del giorno seguente madre e figlia fuggono. NOTE *Cesira si sveglia e vede i passeggeri e Rosetta guardare fuori dal finestrino: su una collina una casetta bianca era stata incendiata da un aereo, che passo sopra il treno e bombardò nuovamente la casa, causando un’esplosione e portando tutti a gettarsi a terra. Dopo qualche minuto, il treno riparte e i passeggeri sono increduli di essere ancora vivi. + Il treno fa fermate di mezz’ora o un’ora, facendo di un viaggio normale di due ore, un viaggio da sei. **il treno si ferma e Cesira vede tutti scendere ma non si preoccupa della cosa perché il treno si era fermato tante volte, così prende la valigia delle provviste e lei e Rosetta mangiano, fino a quando il ferroviere gli dice che gli fa notare che tutti sono scesi e che, anche se la loro destinazione è fondi, devono scendere perché le rotaie sono state interrotte. ***se ne accorge dall’uva che avrebbe dovuta già essere vendemmiata, dal gran turco disordinato, le pannocchie ormai rosse, i fichi caduti dagli alberi, le saracinesche abbassate con un pezzo di carta che spiegava che i proprietari erano sfollati, dagli usci e portoni delle case sprangati… + bussa a qualche porta ma nessuno apriva, non si affacciava per rispondere ****Cesira vede una casa e un contadino nascosto esce allo scoperto, con un falcetto in mano per difendersi. Cesira dice che cerca alloggio per la notte e che lo avrebbe pagato come in albergo. Il contadino rimane restio fino a quando non arriva la moglie, che si mostra aperta alla possibilità di ospitare lei e Rosetta, cedendogli addirittura la camera da letto. 5

non lontano dalla casa c’è una baracca e Concetta disse a Cesira che la usavano per metterci le arance quando le raccoglievano, ma le arance erano ancora appese agli alberi (è settembre, le arance si raccolgono a novembre). Cesira nota comunque che la famiglia si dava da fare spesso

nella baracca, così un giorno si nasconde dietro gli aranci per spiarlo e nota che dentro la baracca c’è un sacco di “roba”. Conetta ha il sospetto che quelle cose siano state rubate e ne riceve conferma da Concetta, che le dice che quelle cose sono state prese dalla casa di un uomo di Fondi (che era fuggito) e che le avevano prese loro per evitare che venissero distrutte in un bombardamento. Concetta si giustifica dicendo che ormai non è più roba di nessuno. pp.63 episodio delle cimici + Cesira pensa di andarsene ma decide di aspettare l’arrivo degli alleati prima di partire per Fondi 6

lo capisce perché Rosaro, appena li vede, scappa tra gli aranci + vede le camice nere spuntare da sotto le giacche Quando i fascisti chiedono di Rosetta e Cesira, Cesira dice che sono cugine di Concetta di Vallecorsa 7

Cesira si giustifica dicendo che si è in guerra ed è importante non mettersi contro i più forti: “oggi i più forti sono i fascisti e bisogna stare con i fascisti. Domani saranno magari gli inglesi e allora ci metteremo con gli inglesi”. + perché c’è la carestia, durante la quale le provviste valgono di più dei soldi (Concetta insiste sul fatto che i fascisti hanno tutto) + i suoi figli non potevano più vivere così, fuggendo in continuazione

Capitolo III Cesira arriva a un ponte oltre il quale c’è una casa bianca: era la casa di Tommasino, che però non è a casa (è andato a Fondi + lo chiede a una donna che sta lavando i panni in uno slargo della corrente) e decide di aspettare. Arriva Tommasino (mentre mangia un’arancia) e Cesira dice che assomiglia a “un ebre del ghetto”; anche Tommasino, che all’inizio esita a ricambiare il saluto, una volta avvicinatosi la riconosce, in quanto Cesira era sua cliente e nelle ultime due settimane gli aveva comprato tanta roba. Cesira gli chiede aiuto a trovare un alloggio perché sono scappate da casa di Concetta e non sanno dove andare, e Tommasino le risponde dicendo che non conosce nessun contadino che possa dargli ospitalità e che tutte le casette sono occupate, a meno che non vadano in montagna. Cesira capisce che “fa il sordo” perché le credeva due poverette, ma nel momento in cui Cesira menziona il fatto di avere con se cento mila lire e che pagherà in contanti chi le ospiterà, Tommasino le corre dietro*, le dice di entrare in casa per ragionare e alla fine decide di ospitarla. Entrano in una stanza bianca, a pian terreno, e si siedono tuti e tre sul letto per fare la lista delle provviste, per la quali Tommasino avrà bisogno di una settimana di tempo. Tommasino gli offre una pagnotta e mezzo salame, che si fa pagare subito per evitare confusione. Cesira fa un commento sui soldi (pp.83) e Rosetta risponde che è stata la madonna ad aiutarle. Cesira non risponde perché sa che è religiosa e prega molto. Dormono per mezz’ora, quando Tommasino le sveglia per partire per un villaggio, Sant'Eufemia, dove, oltre ai contadini, vivono alcune famiglie di sfollati. Il contadino che decide di ospitarle si chiama Paride e prende questa decisione solo una volta che gli viene detto che sarebbe stato pagato (“io rimasi calma… tutto si accomoda” pp. 87) in contanti. A questo punto Paride mette a loro disposizione una stalla. Tra gli sfollati vi è anche il fratello di Tommasino, Filippo Festa, negoziante/bottegaio, proprietario di un emporio (Tommasino aveva il negozio di alimentari). Al loro arrivo madre e figlia vengono invitate a pranzo da Filippo, che festeggia l'anniversario delle sue nozze. Conoscono, fra gli altri, sua moglie, sua figlia e il figlio Michele.**

A tavola si mangia molto***, regna l’abbondanza e l'allegria più completa, e in modo particolare Filippo mostra di credere fermamente che l'arrivo degli inglesi porterà l'abbondanza. **** In più, Filippo si ubriaca e fa un discorso sul fatto che la guerra è brutta soltanto per i fessi, che costituiscono una delle due categorie di questo mondo, insieme ai furbi. Gli sfollati lo acclamano ma solo Michele non condivide l'euforia generale: mentre qualcuno dice che nessuno lì presente è fesso, Michele dissente e riconosce di esserlo e, siccome i fessi non stanno bene in compagnia dei furbi, si allontana ( discorso dei fessi e dei furbi pp . 94 + 96  pp.96 “tu puoi fare il fesso perché in casa ci sono io a fare il furbo”). Cesira e Rosetta trovano ospitalità presso un contadino, Paride. Con lui e la sua famiglia (la famiglia Morrone)*****, madre e figlia trascorrono la serata del loro primo giorno a Sant'Eufemia. Vengono invitate a cena6 per mezzo del figlio, Donato, e a tavola vedono Filippo circondato da quattro donne: la madre, la moglie Luisa, la sorella Giacinta e la cognata Anita (sorella e cognata avevano 3 bambini ciascuno e mariti che, essendo soldati, erano stati mandati in Russia). Csira descrive la cena principalmente perché la mattina aveva mangiato con gli sfollati e la sera con i contadini, il che gli aveva permesso di cogliere le differenze tra i due; in particolare si rende conto di preferire i contadini e questo perché, forse, prima di essere bottegaia era stata contadina (pp.109), ma anche perché notava che l’istruzione degli sfollati li rendeva persone peggiori. Verso la fine del capitolo (pp.111), Cesira descrive per la prima volta compiutamente il carattere di Rosetta quando giungono sul quel monte dato che in seguito, a causa della guerra, il suo carattere è cambiato dal giorno alla notte: 

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Rosetta vuole pregare con la madre e ringraziare la Madonna per averle fatte arrivare lì, sane e salve (Cesira acconsente perché sente un sentimento di gratitudine verso qualcuno o qualcosa che le aveva assistite e protette, ma non è una persona troppo religiosa anche se è praticante, perché ci sono giorni in cui ci crede -come questa notte- e altri no -come quando sono dovute fuggire da Roma) L’ha cresciuta senza farle sapere e tenendola lontana dalle cose brutte del mondo Affidata alle suore a semiconvitto fino a 12 anni e per questo (o per il suo carattere) è religiosa sino in fondo, senza esitazioni né dubbi, e ne era così sicura che non ne parlava; per lei la religione era come aria È una di quelle persone alle quali, anche a essere maligni, non si riesce ad attribuire un difetto Buona, franca, sincera e disinteressata; non rispondEVA mai male, non serbava mai rancore; diceva e faceva sempre la cosa giusta. Era una bambina siccome non aveva nessuna esperienza della vita, ma si comportava come se conosceva e avesse fatto tutto Questa sua perfezione è una fusione di inesperienza ed educazione date dalle suore: inesperienza e religione, insieme, l’hanno fatta diventare solida come una torre ma fragile come un castello di carte

NOTE *Tommasino era bottegaio come Cesira, aveva un negozio di alimentari a Fondi e ora faceva la borsa nera come lei **Michele, a differenza del padre, ha una posizione politica precisa: è contro i tedeschi. Filippo, invece, sostiene che inglesi o tedeschi è la stessa cosa (pp.90), purchè uno vinca sul serio. Ad ogni modo, più volta mostra di sperare nella vittoria degli inglesi, in quanto crede che questi porteranno l’abbondanza (pp.92). ***pp. 91+92+93 si parla dell’abbondanza di cibo e si sottolinea “la roba da mangiare e da bere”; pp.92 si parla delle persone invitate da Filippo a cena per festeggiare l’anniversario di nozze

**** In più, Filippo si ubriaca e fa un discorso sul fatto che la guerra è brutta soltanto per i fessi, che costituiscono una delle due categorie di questo mondo, insieme ai furbi: egli sostiene che i fessi sono coloro che credono a quello che c’è scritto sui giornali, pagano le tasse e ci rimettono la pelle; u furbi, invece sono il contrario e sono coloro che in tempo di carestia si salvano, perché il furbo in questi casi deve essere furbissimo, mentre il fesso non può fare a meno di fare il fesso. Arriva a sostenere che non ci sarà nemmeno più il lusso di essere fessi e che d’ora in poi bisognerà essere furbi, perché questi tempi sono pericolosi e ci si può rimettere la pelle, come Mussolini, che nel dichiarare guerra alla Francia è andato in guerra contro il mondo intero. Quello che conta però non sono i governi e le guerre, perché quelli vanno e vengono, ma ciò che conta è il negozio, e se il negozio va bene, tutto va bene. *****la moglie Luisa vede la guerra come una faccenda di femmine e di maschi: lei è contenate che suo marito non sia partito per la guerra perché sostiene che gli altri uomini non torneranno dalla Russia, non perché moriranno, ma perché “alle femmine russe piacciono i nostri uomini” e “finita la guerra li costringono a rimanere”. 6 Filippo le invita perché pensava fossero sole + dice che fino a quando non arriveranno le provviste potranno mangiar con loro e poi faranno i conti, facendo intendere che niente gratis

pp.107,108 episodio del lavaggio dei piedi Annina: portiera dello stabile accanto a quello di Cesira e Rosetta a Roma; sorella di un macellaio; Rosetta le affida Pallino, il suo gatto, e chiede a Cesira se pensa che una volta tornate a Roma sarà sano e salvo Rosetta bambina per il carattere Tommasino  pp. 81; Paride  pp. 87; non parte per la guerra perché ha due dita in meno alla mano destra Filippo  pp. 89,90  ci importa soltanto il negozio (pp.90) pp.92, 93 abbondanza di cibo pp. 91  “e il figlio… verso la tavola” pp.98-99  i contadini e il denaro pp.110 Rosetta prega la Madonna per ringraziarla di averle fatte arrivare fino a lì sane e salve; Cesira prega con lei  p..112: Cesira e la religione Ciociaro - sardegnoli: somaro grigio e piccolo / scioccapignatte: ciclamini / pettola e fasuli: pasta e fagioli

Capitolo IV Cesira e Rosetta dormo tanto e fino a tardi (la prima settimana anche 12 o 14 ore di fila a causa delle privazioni e angosce di Roma), ma ben presto si accorgono della durezza della vita lassù: si inizia con le pulizie, poi bisognava attingere l’acqua del pozzo, poi le fatiche della cucina. La vera fatica però era l’inverno, quando l’acqua del pozzo gelava, la legna si bagnava (e quindi il fuoco non si accendeva) e mangiavano come i contadini (un pasto leggero alle 11 e poi un vero e proprio pasto alle 7).

Pochi giorni dopo Tommasino porta a Cesira le provviste da lei ordinate* e più che mai necessarie, giacché gli inviti a pranzo da parte dei Festa si sono andati diradando sino a cessare del tutto (deve pensare prima alla propria famiglia). Si attende l'arrivo degli alleati per poter tornare alla vita normale e se ne parla di continuo, ma notizie sicure non se ne hanno. Cesira e Rosetta passano gran parte del tempo con Michele**. Egli, un giovane di venticinque anni e laureato, è diverso dagli altri sfollati***: non parla di denaro e di abbondanza, stigmatizza in modo spietato la mentalità gretta ed egoista del padre e degli altri sfollati, critica duramente il fascismo ed il nazismo, espone la sua fiducia nei contadini e negli operai per un riscatto dell'umanità (pp.135). Michele andava da loro la mattina presto e le lasciava per l’ora dei pasti, stando insieme a loro, quindi, tutta la giornata. Le invitava sempre a fare delle passeggiate, prendendo o la strada che andava per la macera (che andava intorno alla montagna e portava a una valle simile a quella di Sant’Eufemia) o si saliva fino al passo o si scendeva per andare alla valle. Quasi sempre sceglievano la strada più piana per non faticare e seguendo la macera andavano a finire su uno sperone del monte, dove stavano per ore, a volte a parlare e a volte a far niente. Una cosa che ricorda Cesira sono i discorsi di Michele, che sono nuovi per lei, perché non li aveva mai sentiti prima d’ora, così come non aveva mai incontrato una persona come Michele. Nonostante Michele fosse acculturato, aveva letto molti libri e sapeva molte cose, secondo Cesira non sa niente della vita e crede si faccia idee sbagliate su molte cose. Per esempio, Michele un giorno dice a Cesira che, anche se è negoziante, non è stata guastata dal negoziare, è rimasta una contadina come quando era bambina; Cesira gli risponde che non è un complimento, perché i contadini non conoscono niente all’infuori della terra e vivono come bestie. Michele le risponde che tempo fa non era un complimento, ma oggi lo è, perché quelli che leggono e scrivono (i signori di città) sono i veri ignoranti: con i contadini, invece, si può ricominciare da capo, ovvero si posso...


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