La differenziazione didattica per l\'inclusione PDF

Title La differenziazione didattica per l\'inclusione
Author Elisa Grillo
Course Didattica Speciale
Institution Università degli Studi di Messina
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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MESSINA 24 CFU PER ACCESSO FIT _______________________________________________________________

DIDATTICA: FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE

Tesina di:

______________________________________________________ ANNO ACCADEMICO 2019/2020

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INDICE INTRODUZIONE__________________________________________________________4 Capitolo 1 : LA DIDATTICA_____________________________________________________5 Capitolo 2 : LA DIDATTICA TRADIZIONALE_____________________________________6 2.1 La lezione Frontale 3.2 I metodi alternativi secondo il pedagogista Daniele Novara 3.3 La Flipper Classroom Capitolo 3 : LA DIDATTICA INNOVATIVA_______________________________________11 3.1 I rischi 3.2 La didattica a distanza 3.3 Il rapporto docente ed alunno 3.4 Le piattaforme CONCLUSIONE__________________________________________________________16

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INTRODUZIONE Gran parte del nostro tessuto sociale attuale è stato intaccato e modificato dal progresso tecnologico, dalla diffusione delle reti telematiche e degli ambienti virtuali, andando sempre più a definire una Civiltà digitale. Nuovi stili comportamentali, nuove passioni ed abitudini di vita hanno intaccato il Sistema scolastico non solo a livello di pratiche didattiche ma anche e soprattutto a livello di insegnamento. Infatti oggi al docente viene chiesta una sempre più elevata dimestichezza con gli strumenti tecnologici e informatici, caratteristiche che lo differenziano dalla figura del docente tradizionale. Ho deciso di affrontare questo argomento partendo proprio dal periodo storico che stiamo vivendo. Periodo in cui i docenti si son dovuti dimostrare capaci di dialogare con le molteplici funzioni offerte dai dispositivi digitali e soprattutto di saper integrare le stesse nelle differenti attività educative per poter al meglio fronteggiare la pandemia del COVID-19. Il mondo della scuola, così come quello Universitario ma di tutta la formazione in generale, si è trovata in una situazione in cui vi era la necessità di garantire la continuità didattica per i propri studenti rispettando il lockdown ed abbandonando del tutto, o quasi, le sue normali attività “in presenza” dando vita ad una nuova realtà di tipo “misto”. Persino il Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina ha dichiarato recentemente che, nella prospettiva di una nuova aperture degli edifici scolastici a settembre, sarà adottato proprio il metodo di tipo “misto”, alternando gli studenti tra online e presenze in classe attraverso una sorta di turnazione. Affronteremo questo lavoro di tesi chiedendoci se il nostro sistema scolastico sia davvero o meno in grado di garantire il pieno diritto all’istruzione anche attraverso l’utilizzo delle tecnologie e degli strumenti digitali di cui si dispone, iniziando dal concetto più ampio di Didattica per poi restringere il campo e confrontare la didattica tradizione con quella innovative, fra vantaggi e svantaggi.

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Capitolo 1 LA DIDATTICA Dal greco didàsko (insegno), la didattica è la teoria e la pratica dell'insegnare1. Possiamo allora considerare la didattica come la scienza della comunicazione e della relazione educativa con l'oggetto specifico di studiare la pratica dell'insegnamento, elaborando idonee metodologie finalizzare a far acquisire a chi insegna la capacità di trasmettere in maniera ottimale il proprio messaggio, facilitando l'apprendimento dell'allievo. Tutto ciò è reso possibile grazie ad “un processo di educazione autogestito” dove il docente fa venir fuori se stesso mostrandosi così per com’è in modo da far “scoprire” il discente che, a sua volta, mostrerà la propria autenticità. Scopo della teoria didattica è quindi il miglioramento dell'efficacia e dell'efficienza sia dell'insegnamento del docente piuttosto che dell'apprendimento dell'allievo. A seconda delle discipline oggetto d'insegnamento, dell'età del discente e del contesto educativo esistono varie teorie didattiche2, esattamente come succede anche a chi insegna un mestiere, un'arte, o un compito. Questo rapporto insegnante-allievo fa nascere un processo insegnamento/apprendimento dalle molteplici sfaccettature in quanto la didattica, da una parte, riceve apporti da tutte le scienze educative e dallo sviluppo della scienza specifica che è oggetto di insegnamento, dall’altra necessita dell'esperienza e dell'intervento umano. È quindi evidente che esiste un vivo rapporto tra due persone che, in quanto persone, non si possono confinare al semplice ruolo di docente o discente dato che sono appunto persone ed in quanto tali dotate di personalità propria e di un bagaglio di esperienza e di emozioni personali. La didattica tiene quindi conto non solo dell'interazione fra insegnante ed alunno, ma anche del contesto educativo e sociale. Alcuni pedagogisti3 hanno affrontato il tema del contest educativo e sociale elaborando quelli che vengono definiti come “strumenti organizzatori del contesto educativo” a sfondo integratore. Numero e svariati sono i temi che la ricerca sulla didattica affronta. Passando dalla psicologia dei discenti con i loro problemi motivazionali verso lo studio, alla preparazione psicologica dei docenti anche nel contesto della valutazione dei discenti e dei loro risultati, al tema degli strumenti e dei sussidi più utili da usare per l’organizzazione ottimale dello stesso. Più in generale, la didattica potrebbe essere suddivisa in tradizionale e innovativa. Andiamo a vederne alcune caratteristiche iniziando proprio dalla didattica tradizionale. 1 https://it.wikipedia.org/wiki/Didattica 2 Ad esempio possiamo avere la didattica del maestro diversa dalla didattica del professore . 3 fra i quali Giampietro Lippi, Andrea Canevaro, Vittorio Severi, Paolo Zanelli

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Capitolo 2 LA DIDATTICA TRADIZIONALE Scrivere con la penna e colorare un disegno sono azioni manuali che stimolano le aree del cervello deputate alla creatività. Infatti secondo molti esperti e studiosi, dal punto di vista dei contenuti studiare sul libro o sul tablet non cambia ma bisogna garantire sempre l’attività manuale perché stimola l’espressività e insegna la cura e l’ordine. Senza la presenza di uno schermo, i rapporti tra insegnanti e alunni sono diretti ed educano alle relazioni sociali; Studiare sui libri vuol dire esercitare la memoria e la concentrazione e questo rende i libri sono insostituibili dal punto di vista cognitivo perché proteggono una delle risorse mentali più preziose: l’attenzione. I tratti principali della didattica tradizionale si dimostrano essere in primis la lezione frontale, l’insegnamento e la valutazione solo e soprattutto dei contenuti dove gli alunni apprendono esclusivamente procedure standard essendo non parte attiva al processo di apprendimento che si rivela così unidirezionale. 2.1 La Lezione Frontale La cosiddetta “lezione frontale” può essere definite come la componente fondamentale della didattica tradizionale. In tale contesto la trasmissione del contenuto didattico è tutta affidata alle conoscenze e alla capacità dell’insegnante ma, oggi, le nuove tecnologie affiancano ed integrandole lezioni frontali superando così i limiti della didattica tradizionale. La lezione frontale è caratterizzata da una certa verticalità della comunicazione e dalla passività dei destinatari nonché dalla difficoltà di differenziazione del contributo didattico e dall’attribuzione di un eccessivo peso al “gruppo classe” rispetto ad altre possibili aggregazioni. Ma, anche in questa strategia didattica son presenti numerosi e svariati vantaggi, tra cui un’elevata efficienza dato che è possibile trattare di molte tematiche in tempi brevi; oppure la soddisfazione di tutti quegli allievi abituati a schemi didattici tradizionali; oppure ancora la sua più facile programmazione, progettazione e gestione da parte del docente. Quando l’utilizzo della lezione frontale viene reso obbligato, diventa importante la modalità con cui si realizza. Le caratteristiche fondamentali di un’ottima ed utile lezione frontale sono: 

l’esposizione verbale per via prevalente o esclusiva;



scarso impiego di supporti visivi; 6



Esposizione continuata, fino alla conclusione del discorso;



spazio finale riservato alle domande di chiarimento

E’ quindi ovvio che in una lezione frontale il docente è l’attore principale mentre gli allievi sono gli ascoltatori e i fruitori delle informazioni che vengono trasmesse attraverso la parola del docente e la lettura di un testo. Successivamente alla lezione frontale gli alunni risponderanno e dimostreranno di avere acquisito le competenze attraverso la modalità espressiva a loro più congeniale sia secondo le proprie personalità che secondo i propri talenti.

2.2 I metodi alternativi secondo il pedagogista Daniele Novara Per il pedagogista Daniele Novara è tempo di archiviare una volta per tutte la lezione frontale: «La scuola deve essere un laboratorio non una sala conferenze, perché si apprende nella condivisione. Gli alunni imparano dai compagni, non dagli insegnanti». Aggiunge anche che «Lamentarsi di alunni distratti e che non ascoltano è inutile se si resta arroccati alla tradizionale lezione frontale, a una organizzazione della classe che isola gli alunni fra di loro, a una valutazione nozionistica. Sono i metodi di insegnamento e di apprendimento a dover cambiare». Daniele Novara, pedagogista e fondatore del Centro Psico Pedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti pone l’accento sul fatto che la realtà quotidiana in molte delle nostre scuole italiane sia ancora quella di tipo classico e tradizione. Identifica la lezione frontale come la radice solida e sicura in cui la scuola italiana si rifugia facendola rimanere ancorata “all’approccio idealistico gentiliano” secondo cui la conoscenza e quindi l’apprendimento nasce dalla spiegazione dei contenuti. Egli sottolinea col suo motto: “io so e ti spiego, tu non sai e mi ascolti” che, a differenza delle scuole di altri paesi europei, in Italia vige ancora tale pensiero e di fa promotore di un ideale in cui bisognerebbe offrire agli insegnanti la capacità di liberarsi dalle lezioni frontali visto che abbiamo a disposizione di innumerevoli alternative più efficaci. 7

Il pedagogista propone così un metodo alternativo di tipo “maieutico” con dispositivi in grado di organizzare modalità efficaci di apprendimento. L’ipotesi di base è che l’insegnante in classe lasci il posto di protagonista agli alunni che lavorano trasformando così la scuola in un laboratorio. Così facendo gli alunni imparano che si apprende per condivisione: partecipando. Di fatto quindi i dispositivi maieutici sono dispositivi sociali, di mutuo insegnamento tra gli alunni.

2.3 La Flipper Classroom Con l’espressione inglese flipped classroom (“classe capovolta”) si fa riferimento a un approccio metodologico didattico in cui il tradizionale ciclo di apprendimento (lezione frontale-studio individuale-verifiche in classe) viene ribaltato. La flipped classroom è fondata sulla possibilità, da parte dello studente, di seguire la spiegazione dei contenuti a casa e svolgere le esercitazioni a scuola. Tale modello è finalizzato a favorire un apprendimento attivo dello studente attraverso il supporto di strumenti multimediali utilizzati durante l’insegnamento e in fase di apprendimento. Con la flipped classroom i tradizionali ruoli di studente e insegnante vengono così ribaltati4. Con questa particolare metodologia, all’insegnate spetta la selezione e la scelta dei materiali consultati a casa dallo studente per conoscere l’argomento. Egli può predisporre o reperire in rete una serie di oggetti multimediali come podcast, slide, PDF e video, da integrare a dispense o al libro di testo. Lo studente così avvierà un processo di apprendimento autonomo e individuale grazie al

4 https://www.rizzolieducation.it/risorse/cittadinanzadigitale/flipped-classroom/

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materiale dell’insegnante, arrivando così già preparato sull’argomento della lezione che consisterà in un’esercitazione pratica seguita da un momento di confronto di gruppo. Mettendo a confronto una classe tradizionale e una “capovolta” si noterà che lo spazio che viene messo a disposizione per le attività cresce notevolmente. Nello specifico la metodologia della flipped classroom richiede spazi polifunzionali in grado di rispondere a strategie didattiche e progetti formativi innovativi centrati sull’attivazione delle conoscenze e sulla risoluzione di problemi. Gli edifici scolastici vengono così completamente trasformati. Se prendiamo in esame alcuni dei più recenti progetti di edilizia scolastica realizzati negli USA si individuano almeno due costanti comuni a tutti gli edifici: • una “invisibile” infrastrutturazione tecnologica: banda larga, hotspot wireless, ambienti didattici virtuali, tablet/notebook per studenti e insegnanti; • un’aula non più vista come una unità minima architettonica ma un insieme di spazi anche tecnologici e digitali dotati di “ambienti virtuali per l’apprendimento”. Quindi, diversamente dall’Italia in cui non si costruiscono più scuole da anni, in paesi come gli USA la scuola tradizionale viene sostituita con una struttura che rispecchia le attività che, di volta in volta, gli alunni devono svolgere insieme ai loro insegnanti. Avremo così laboratori che sono visti come luoghi in cui si svolgono le “attività” degli studenti poiché apprendere attraverso il fare è fondamentale. Avremo anche aree di ritrovo informale per la socializzazione tra gli studenti ed aree attrezzate per la discussione di gruppo che potranno essere aumentate digitalmente dotandole di device per la connessione wifi di tablet e computer e di videoproiettore interattivo. Non saranno ad ogni modo dimenticate anche le aree per lo studio individuale in cui gli studenti possono riflettere in autonomia, leggere e dedicarsi a diverse attività5. Ugualmente importante sarà la presenza di uno show-off (“teatro”) in cui sarà possibile svolgere conferenze o attività comuni a più gruppi di lavoro6. Naturalmente questa nuova visione degli edifici e la sua distribuzione è facile quando è possibile costruire edifici ex novo. Tuttavia, anche in contesti come, per esempio, in Italia sarebbe ideale

5 Definito solitamente come “caverna” (cave), questo spazio nasce dalla necessità di venire incontro ai differenti stili e bisogni personali degli studenti ma anche per consentire di svolgere attività in cui si richiede il più totale silenzio, come per esempio lo studio di un libro, il montaggio di un video o il mixaggio di un file audio. 6 Solitamente è identificabile in un auditorium, che può essere utilizzato anche a tutti gli effetti come un “teatro” in cui guardare insieme video o film, piuttosto che mettere in scena rappresentazioni o drammatizzare attività svolte nei singoli ambiti disciplinari.

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ristrutturare il più possibile l’aula tradizionale dato che, al momento, è difficile progettare daccapo un edificio ma, non impossibile, trasformare gli spazi già costruiti.

Possiamo adesso dire con fermezza che, soprattutto negli ultimi tempi, la didattica tradizionale dimostra evidenti segni di usura e inderogabili esigenze di svecchiamento. Riflessioni, critiche e proposte di vario tipo sono state avanzate da tempo in questa direzione facendo emergere che un qualsiasi percorso formativo non dovrebbe mai solo trasmettere semplici nozioni ma essere concepito come un processo in grado di orientare i discenti nella condizione di accrescere il loro patrimonio culturale e conoscitivo. È decisamente fuori dubbio che oggi come oggi anche l’insegnamento delle due materie classiche per antonomasia del Greco e del Latino possano trarre profitto da nuovi strumenti e nuove metodologie per la trasmissione del sapere del mondo classico ed antico. Così, la didattica tradizionale, basata sulla trasmissione orale da parte degli insegnanti, le interrogazioni, le verifiche scritte periodiche, lo studio e l’apprendimento a casa, non è più valida e, gli insegnanti attenti e capaci, si sono resi conto che gli alunni non sono più disposti a sopportare esperienze scolastiche che appaiono inutili sul piano del profitto e lontane dai loro bisogni.

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Capitolo 3 LA DIDATTICA INNOVATIVA Le nuove tecnologie hanno proposto un consistente salto di qualità dell’insegnamento, consegnandoci una didattica più completa, interessante ed efficace. In primo luogo le reti telematiche tendono a costruire canali di comunicazione nei quali tutti i partecipanti possono assumere alternativamente la funzione di destinatari o di emittenti dell’informazione; il dialogo accentuato dalla comunicazione telematica permette di moltiplicare le voci e i punti di vista coinvolti dando la possibilità agli studenti di familiarizzare con una pluralità di opinioni e assumendo con maggiore facilità un ruolo attivo nello scambio di idee. La moltiplicazione degli strumenti didattici non rappresenta solo un semplicemente un ausilio alla lezione dell’insegnante, ma diventa inoltre un ulteriore stimolo per lo studente che viene sollecitato a intervenire in prima persona. Inoltre la presenza di strumenti di autoapprendimento e di autovalutazione forniscono un mezzo per differenziare i contenuti didattici tenendo conto delle peculiarità dei singoli allievi. In molto casi infatti è importante che la scuola sappia rispondere a richieste e interessi specifici degli allievi, che costituiscono un importante fattore di motivazione. A questa differenziazione dell’offerta didattica risponde anche la possibilità di riaggregare attorno a particolari attività gruppi diversi dal tradizionale “gruppo classe”, consentendo la costituzione di gruppi di interesse tematici attorno a un forum di discussione o a un sito Internet. I nuovi media hanno costruito un ambiente didattico aperto a forme di comunicazione diversi dalla pura comunicazione verbale. I giovani di oggi vivono, infatti, in un mondo nel quale la comunicazione audiovisiva ha un ruolo fondamentale, per cui è bene che la scuola sappia rispondere a questo cambiamento e si attrezzi anche per produrre materiali di questo tipo.

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3.1 I rischi Occorre però fare particolarmente attenzione ad alcuni rischi connessi all’uso dei nuovi media nella scuola, primo fra tutti il rischio del “fanatismo tecnologico” che porta a ritenere che si possano sostituire i docenti con i nuovi mezzi di comunicazione multimediale didattici. Ciò che deve accadere non è la progressiva sostituzione del docente ma l’ampliamento del ventaglio di opzioni didattiche a sua disposizione che farà al docente acquisire, e non perde, abilità. Il computer e la video lezione non possono e non devono sostituire l’insegnante, ma integrarsi all’interno di un progetto didattico unitario. Un altro potenziale pericolo è la cosiddetta “pigrizia d’uso” degli studenti che spesso ritengono che le nuove tecnologie offrano informazioni capaci di sostituisce quelle del docente; Bisogna considerarle invece come un’integrazione al docente. Va anche detto che spesso si ricorre ad internet per ridurre al minimo il lavoro da svolgere; le nuove tecnologie non riducono però né il lavoro dell’insegnante, né quello dello studente, ma rendono semplicemente più scorrevole il lavoro conseguendo un risultato qualitativamente migliore. Un ulteriore rischio è rappresentato dalla sempre più comune tendenza a pensare che le nuove tecnologie offrano risposte adeguate ad ogni esigenza/problema di didattica, mentre nella realtà ciò che avviene è un aggravamento delle differenze economiche e sociali dei vari studenti, il che innesca uno specifico problema didattico. 3.2 La didattica a distanza Come ogni strumento, anche la didattica a distanza può essere utile o dannosa o del tutto indifferente per il raggiungimento di quegli obiettivi come favorire lo sviluppo del pensiero critico o l’acquisire consapevolezza sui temi disciplinari affrontati. Di per se, la didattica a distanza non è né utile, né dannosa, né indifferente: dipende da come viene utilizzata nel processo di insegnamento/apprendimento. La didattica a distanza richiede necessariamente più coinvolgimento di quanto non ne richied...


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