Come fare per Gestire LA Classe nella pratica didattica PDF

Title Come fare per Gestire LA Classe nella pratica didattica
Course Didattica Generale
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Come fare per GESTIRE LA CLASSE nella pratica didattica -Guida baseL. D’alonzo Cap.1 IL SIGNIFICATO DELLA GESTIONE Compito arduo  la gestione della classe, per gli insegnanti di oggi, è un compito difficile per la molteplicità/eterogeneità che si ha nel gruppo classe. Cosa vuol dire gestire la classe? AGIRE affinchè OGNI allievo trovi le giuste attenzioni educative e didattiche per soddisfare i propri bisogni personali e sociali. MOLTEPLICITA’ DI BISOGNI I cambiamenti sociali favoriscono relazioni inadeguate, causate da diversi fattori: - Esterni alla scuola; es. contesto culturale, economico - Interni alla scuola; es. struttura dell’istituto - Umani; es. disponibilità al cambiamento del docente. Occorre un’AZIONE EFFICACE  occorre tenere presenti aspetti come: - consapevolezza dei propri valori/del proprio ruolo; - dominio disciplinare dei contenuti; - contesto della classe. N.B: in una classe si incontrano bambini/ragazzi con esigenze particolari che necessitano di attenzioni. Essere capaci di riconoscere le singole situazioni nello specifico e operare per agevolare l’integrazione è una condizione fondamentale per condurre con successo una classe. Nella classe possono essere presenti alunni: - Con problematiche personali; i bambini entrano spesso a scuola portando con loro esperienze familiari pesanti, tanto da richiedere attenzioni continue - Male-educati; educati male, incapaci (senza un aiuto esterno) di avere un atteggiamento corretto in classe, con difficoltà di adattamento alle regole - Con disabilità; in costante aumento e ciò fa capire che non si può tralasciare l’accoglienza alla disabilità. Nell’integrazione si possono trovare risposte utili ai bisogni di tutti - Con disturbi specifici; occorre avere grande intenzionalità educativa e capacità didattiche/progettuali competenti - Multiculturalità; in classe ci possono essere alunni stranieri, neoarrivati o con culture molto differenti. Il rischio del pregiudizio è presente e l’insegnante deve tenerlo in considerazione. Cosa non è gestione della classe? Gestire la classe NON significa solo mantenere la disciplina. Un insegnante abile a mantenere l’ordine non è detto sia in grado di svolgere bene il suo mestiere. Mantenere la disciplina  avere controllo delle reazioni inopportune, scegliere di agire intenzionalmente per indurre il cambiamento di comportamenti non adeguati. L’azione disciplinare può essere riferita: al singolo, al piccolo gruppo, alla classe. Gli allievi hanno necessità di vivere in un clima di classe in cui trovare motivazioni profonde, individuali, collettive. - Motivazione INTRINSECA; genera un apprendimento significativo ed è interna all’individuo. Piaget e White  anni ’50, accennarono a costruzioni interne e bisogni profondi capaci di guidare le azioni. Edward Deci  delinea tre bisogni fondamentali, che se soddisfatti, permettono un corretto sviluppo della motivazione intrinseca: bisogno di autodeterminazione, bisogno di relazione e bisogno di competenza. - Motivazione ESTRINSECA; non si origina da un vero interesse personale, ma è indotta dall’esterno. CHE COS’E’ LA GESTIONE DI CLASSE Gestire la classe = conoscere ciò che più condiziona l’apprendimento in classe, proponendo attività in grado di catturare l’attenzione, incoraggiare la partecipazione e sostenere l’impegno. Ausubel: apprendimento significativo e metacognizione Apprendimento significativo = insieme di attività in cui l’allievo prende coscienza di sistemi di significati, appropriandosene. Apprendimento metacognitivo = è consapevole e attivo, riflessivo. L’apprendimento significativo deve quindi essere:

- Attivo e intenzionale; il soggetto è attivo costruttore di conoscenze - Costruttivo; basato su conoscenze pregresse - Collaborativo; con gli altri - Conversazionale; fondato sul dialogo - Riflessivo; metacognizione. Quali aspetti danno significato alla gestione della classe? 1. Scelte organizzative e didattiche Ogni azione educativa concorre a creare le condizioni per una gestione efficace della classe. La presenza fisica attiva è indispensabile (linguaggio non verbale, postura, lontananza dalla cattedra…), insieme all’organizzazione dell’ambiente (preparare il setting). Altro elemento è l’attività anticipatoria. Anticipatore/scaffold  assaggio dei punti essenziali da acquisire partendo dal presupposto che un apprendimento è significativo se le nuove conoscenze vanno ad integrarsi con quelle pregresse. 2. Motivazione: come promuovere l’interesse in classe Gestire la classe significa saper motivare (es. slide accattivanti, sfida per introdurre l’argomento…). 3. Coinvolgimento: incoraggiare la partecipazione L’apprendimento è condizionato dallo stato di benessere che il soggetto vive in un determinato contesto educativo. Il docente deve mettersi in gioco sul piano relazionale considerando il gruppo come luogo di incontro e crescita. Occorre attivare strategie didattiche che sostengono l’interazione e la coesione per creare senso di appartenenza. 4. Variabili: conoscere gli elementi che influenzano la gestione L’insegnante che gestisce la classe è in piedi e gira tra i banchi, riuscendo a supportare gli alunni in difficoltà con immediatezza. La sua capacità di attenzione facilita la comprensione delle dinamiche ed è capace di scegliere se intervenire o meno. La vicinanza al problema che nasce in classe aiuta a comprendere meglio la situazione e adottare modalità efficaci di intervento. LA CLASSE: AMBIENTE FISICO E SOCIALE Doyle  “gli insegnanti incontrano gli studenti quotidianamente per un esteso periodo di tempo, proponendo attività che non necessariamente coincidono con i loro immediati interessi”. Esistono importanti caratteristiche all’interno della classe di cui un insegnante deve avere considerazione: - Multidimensionalità; prestare attenzione a più dimensioni comunicative. La classe è un ambiente in cui si svolgono attività molto diverse (verifiche, lezioni frontali, riflessione…) - Simultaneità; in classe avvengono contemporaneamente molti fatti - Immediatezza; molti problemi devono essere affrontati subito, con tempestività - Imprevedibilità; ogni bravo insegnante è consapevole che il suo lavoro è condizionato da molte variabili, occorre gestire i problemi e vivere l’imprevedibilità del lavoro educativo - Dominio pubblico; in classe tutto è pubblico. Molti alunni, soprattutto quelli problematici, possono vivere con sconcerto le verifiche dei loro apprendimenti. Proponendo loro un contesto più riservato l’insegnante potrebbe ottenere le risposte richieste - Storicità; il gruppo classe non nasce nel momento in cui un nuovo docente entra in aula, ma ha una storia che l’insegnante è chiamato a conoscere per gestire la classe al meglio. IL RUOLO DELL’INSEGNANTE L’insegnante può trovarsi spesso coinvolto in situazioni di stress, che provocano, come dice Jones, tensione fisica, psichica e nervosa. Sono episodi scatenanti ad esempio: parlare senza permesso, non venire ascoltati… È necessario che il docente apprenda a riconoscere le fonti di stress per riuscire a regolare l’investimento emotivo e fisico. È fondamentale, inoltre, riflettere e porsi domande.

Burnout = si tratta di una situazione di esaurimento e deterioramento delle capacità individuali sul posto di lavoro. Colpisce le professioni di aiuto e produce stanchezza cronica, affaticamento, frustrazione, deresponsabilizzazione e svalutazione. Ci sono alcuni strumenti operativi che consentono di confrontarsi con il proprio operato nel contesto classe: - Stile comunicativo Norton  modo in cui una persona interagisce verbalmente e non verbalmente. C’è connessione tra il modo di comunicare del docente in classe e l’efficacia nell’insegnamento. Gli insegnanti percepiti come abili dagli allievi sono descritti come amichevoli, attenti, rilassati e aperti alla comunicazione. - Stile cognitivo e strategie di insegnamento Boscolo  lo stile cognitivo è la modalità di elaborazione che la persona adotta prevalentemente. Utilizzare lo stile cognitivo che è più congeniale serve a mettere in atto strategie di apprendiemento efficaci. De la Geranderie  tutti a scuola hanno procedimenti personali di lavoro impliciti (= abitudini mentali). Ci sono due categorie di “abilità evocative”: -metodo uditivo; -metodo visivo. Anche gli allievi hanno diversi stili cognitivi: - Globale; si focalizza su aspetti generali, per entrare successivamente nei particolari - Analitico; preferenza sulla percezione del dettaglio - Sistematico; procede in modo graduale con un’analisi delle variabili - Intuitivo; procede alla formulazione di un’ipotesi - Verbale; predilige il codice linguistico - Visuale; lavora per immagini - Impulsivo; risponde rapidamente - Riflessivo; più lento e accurato - Dipendente; ha una percezione influenzata di com’è organizzato il contesto - Indipendente - Convergente; procede secondo la logica e le informazioni che possiede - Divergente; procede autonomamente e creativamente. Cap.2 I BISOGNI DELLA CLASSE Motivazione = rappresenta un’astrazione. Non è tangibile e concreta, ma garantisce la sintonia tra gruppo e docente. Capacità ermeneutica  abilità dell’insegnante di interpretare correttamente i comportamenti dei propri allievi, per capire le problematiche che stanno alla base di comportamenti inconcludenti. Mettersi nei panni dell’altro significa anche essere consapevoli dei possibili pregiudizi per evitare l’errore. Per suscitare una buona motivazione in classe occorre tener presente che gli alunni hanno bisogni specifici legati a : - Vissuti Occorre considerare i diversi vissuti, in quanto incidono sulla motivazione scolastica. Maslow  differenzia tra: Bisogni di mancanza = legati alla vita psico-fisica e sono fisiologici, di sicurezza, di appartenenza/amore, di stima. Bisogni di crescita = sono più elevati e riconducibili alla ricerca della vera essenza dell’uomo quindi di autorealizzazione, di conoscenza, estetici. I bisogni di crescita diventano importanti per le persone solo quando i bisogni di mancanza sono soddisfatti. Che cosa fare? Le proposte formative devono essere attraenti, intriganti e gratificanti. Occorre impostare attività che non vengano percepite come minacciose. - Le ragioni I bambini hanno bisogno di capire i motivi che stanno alla base della proposta formativa, il senso delle attività e le finalità che si vogliono raggiungere. Che cosa fare? I compiti devono essere presentati in modo che ciascuno possa comprenderne il significato e il valore, suscitando nell’allievo aspettative positive.

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Il successo Occorre percepire la riuscita del proprio impegno. I ragazzi si impegnano di più quando le attività sono viste come praticabili. Ci sono alcune strategie per sfuggire all’insuccesso ad esempio: evitare lo sguardo del docente, non mettersi in mostra… altre sono più complesse: marinare la scuola, fingere un malessere… - La proposta Gli alunni hanno bisogno di essere allettati dalle attività didattiche. Se si considera condurre un’esperienza efficace è necessario essere “affascinanti”. La passione deve essere comunicata immediatamente in modo che gli alunni percepiscano l’entusiasmo. Che cosa fare? L’insegnante deve programmare le attività pensando alla motivazione e al ruolo delle emozioni: conoscere le proprie emozioni, controllare le emozioni, riconoscere le emozioni degli altri, motivare se stessi, saper leggere le situazioni sociali. - Le attese Gli insegnanti devono tener conto delle attese nei confronti dell’esperienza di apprendimento. Ognuno ha aspettative e desideri che concorrono alla motivazione e al profitto. Locus of control  valore dei convincimenti personali nel delineare e dirigere il proprio impegno nei confronti delle problematiche sociali e culturali. Che cosa fare? L’insegnante deve aiutare l’allievo a comprendere le ragioni dei propri insuccessi e cercare il modo per raggiungere risultati positivi. - Motivazione intrinseca ed estrinseca Gestire la classe significa agire sulle dinamiche motivazionali. È difficile comprendere se un soggetto è veramente motivato o se mette in atto strategie utili solo a raggiungere valutazioni positive senza un’effettiva convinzione. Vi sono soggetti che dimostrano il loro coinvolgimento solo finchè i risultati sono positivi e, dopo i primi esiti negativi, manifestano noia e disinteresse. - L’autodeterminazione Gli alunni hanno bisogno di “governare” in autonomia le esperienze senza vivere con disagio le situazioni in cui sottostanno al volere altrui. Che cosa fare? La scuola può diventare palestra di vita partecipativa e democratica e realizzare una cittadinanza attiva. - La relazione I bambini hanno bisogno di legami per crescere e maturare, per entrare a far parte della vita comunitaria. Che cosa fare? Costruire un luogo per l’apprendimento in cui ciascuno possa sentirsi membro attivo, riconosciuto e rispettato. Es. cooperative learning - La competenza Gli alunni hanno bisogno di valere per maturare la fiducia nelle proprie potenzialità e affrontare la scuola con serenità. Che cosa fare? Dare feedback positivi, riconoscimenti sociali e culturali valorizzando e apprezzando l’alunno. Occorre prediligere metodi cooperativi e collaborativi. - Gli stati emotivi Gli alunni hanno bisogno di vivere le proposte in modo sereno, senza preoccupazione per compiti e verifiche. Che cosa fare? Il ruolo del successo è importante per creare le giuste motivazioni all’impegno. MOTIVAZIONE ALL’APPRENDIMENTO Jhon Keller  ha creato il Modello ARCS (attenzione, rilevanza, fiducia, soddisfazione) - Attenzione; proporzionata alla curiosità e all’interesse. Si tiene viva grazie alla capacità di modificare/variare gli stili didattici; - Rilevanza; possibilità che le attività formative acquisiscano senso collegando nuovi e vecchi saperi, valorizzandoli e spiegando la loro efficacia anche al di fuori della scuola; - Fiducia; ogni allievo, per impegnarsi nel raggiungimento dei traguardi nell’apprendimento, ha bisogno di avvertire stima e considerazione. Sono decisive le modalità di presentazione e le introduzioni ai compiti;

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Soddisfazione; è legata all’efficacia pratico-operativa di quanto appreso e ai rimandi positivi dell’insegnante.

Cap.3 IL CLIMA DI CLASSE Clima negativo Un clima di classe negativo produce diversi effetti: sensazioni emotive spiacevoli (es. noia), deresponsabilizzazione, scarsa partecipazione, ostilità (es. risposte aggressive per uscire da situazioni spiacevoli), inadeguatezza (per cercare di ottenere il riconoscimento). Freiberg  ha parlato di “clima di classe”, ossia del risultato dell’interazione di cinque elementi di cui docenti e dirigenti devono avere attenzione: la prevenzione, la cura, la cooperazione, l’organizzazione e la collettività. Il clima di classe negativo può generare negli allievi comportamenti volti ad attirare l’attenzione in modo dannoso per se e per gli altri. Dreikus  delinea quattro differenti modalità di comportamento: 1. Costruttivo-attivo; alunno riceve elogi e mantiene la superiorità 2. Passivo; agisce per strumentalizzare gli altri 3. Distruttivo-attivo; l’allievo mira a ottenere immediate e continue attenzioni 4. Passivo; cerca di ricevere aiuto dagli altri Clima positivo Il clima positivo è fondato su queste caratteristiche: atmosfera invitante (accogliente, insegnante sorridente), serena (ambiente disteso e tranquillo, senza ansie), comprensiva (diritto allo sbaglio), coesa (clima partecipativo/di condivisione), di sostegno (relazione d’aiuto alla base dell’esperienza di classe). Non è sempre semplice ottenere un clima positivo in classe. Le ricerche ci dicono che è necessario mettere in campo un’attenzione educativa marcata su procedure condivise, regole precise, routine. Come creare un clima positivo? - Attenzioni personali per gli allievi; gli alunni devono percepirsi come importanti per il loro insegnante. È importante costruire una relazione significativa, facendo capire che l’alunno fa parte degli interessi del docente. - Rispetto per l’allievo; occorre rispettare l’allievo anche quando commette azioni inappropriate o fallisce nelle prove valutative. Occorre avere un atteggiamento aperto alle opinioni degli allievi, offrendo a tutti spazio per l’attenzione. - Impostazione didattica semplice e chiara; l’insegnante deve comunicare in modo chiaro le sue aspettative, coinvolgere gli allievi nelle decisioni promuovendo la partecipazione. Le lezioni frontali devono essere gestite attentamente e l’insegnante deve mostrare entusiasmo per le questioni affrontate. - Attenzioni comunicative; sorridere, evitare il sarcasmo, interessarsi agli alunni, ricordare i compleanni, usare parole cortesi… RELAZIONE SIGNIFICATIVA = si realizza quando l’insegnante vive la sua professione con forte intenzionalità educativa. Cap. 4 LE RELAZIONI Relazione insegnante-alunno DOMINANZA  è un comportamento che consiste in sicurezza, autorevolezza e determinazione. L’insegnante rappresenta per l’alunno una guida e un punto di riferimento. Ecco cosa può fare il docente per relazionarsi con gli alunni: - Comunicare le aspettative Occorre concordare con gli alunni regole e procedure, verificando se sono state comprese e condivise dagli alunni. La vita d’aula deve essere regolata da norme e procedure. Approccio di lead managment  l’insegnante è un facilitatore teso a promuovere partecipazione e accettazione. - Favorire le relazioni interpersonali

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Non sempre è possibile avere un dialogo individuale con ogni allievo, a tal proposito non va mai persa nessuna occasione di relazione. Es: interessi, momenti ricreativi, eventi sociali… Rispettare le decisioni prese Occorre mettere in pratica ciò che è stato stabilito per non perdere di credibilità. Facilitare l’apprendimento Promuovere gli apprendimenti attraverso una relazione educativa in funzione alla formazione della persona e del futuro cittadino. Lavorare in gruppo Alimentare la vita di gruppo fondandola sulla cooperazione e sulla collaborazione.

Relazioni tra gli alunni La gestione della classe si fonda sulla partecipazione degli allievi. L’uomo è un essere sociale che ha bisogno degli altri per vivere e maturare. La relazione tra pari condiziona la vita degli studenti in molti modi: sulle aspirazioni, sul comportamento, sulla qualità delle relazioni. Alcune strategie di lavoro possono essere: - Peer tutoring Gli allievi imparano molte cose dai compagni e l’aiuto reciproco migliora apprendimento e relazioni sociali. - Cooperative learning Gli studenti devono vivere quotidianamente esperienze di cooperazione. - Didattica non competitiva La didattica deve evitare le azioni che favoriscono la competizione a scapito della collaborazione. - Prevenire i conflitti Le controversie che nascono devono essere rielaborate in incontri di discussione per giungere ad una soluzione condivisa. Lo scopo è favorire l’abilità di risolvere positivamente e in autonomia situazioni conflittuali. N.B: l’insegnante attento interviene, non rimanda! Relazione con i colleghi Le classi che funzionano meglio sono quelle che lavorano con un team unito. È necessario che gli insegnanti si incontrino, rispettino e si aiutino. Anche il ruolo del DS è fondamentale per favorire procedure di cooperazione all’interno dei team e dell’istituto. Relazione con la famiglia È necessario che gli insegnanti, anche davanti a “genitori difficili”, dimostrino umanità e professionalità. Il calore della comunicazione è necessario ed importante. Occorre instaurare un rapporto di fiducia reciproca costruito sulla chiarezza dei ruoli. Come comunicare? Le dinamiche comunicative incidono profondamente nei rapporti umani. Watzlawick  ha elaborato alcune regole della comunicazione: - È impossibile non comunicare; - Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e di relazione; - La comunicazione umana riguarda una sequenza di eventi; - Si comunica tramite comunicazione verbale e comunicazione non verbale; - Le interazioni possono essere simmetriche (tra pari) o complementari (un soggetto è attivo mentre l’altro è passivo). Vi sono poi delle abilità comunicative che gli insegnanti possono utilizzare: modulare il tono di voce, utilizzare le espressioni facciali, utilizzare la postura, preferire espressioni che si riferiscono al presente, fare richieste sollecitanti risposte, parafrasare ciò che esprime l’allievo “In altre parole…quindi sostieni che…”. I feedback degli alunni p...


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