Didattica speciale per l\'inclusione PDF

Title Didattica speciale per l\'inclusione
Author Veronica Minniti
Course Didattica Generale
Institution Università degli Studi di Messina
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DIDATTICA SPECIALE PER L'INCLUSIONE INTRODUZIONE La pedagogia speciale è un ramo della pedagogia che si occupa di persone che hanno necessità particolari. Per molti anni i ragazzi con disabilità venivano emarginati in scuole speciali, lontane dal mondo educativo ordinario. Negli anni 70 il nostro Paese modificò atteggiamento nei confronti di queste persone: - con la legge 118/71 anche le persone con disabilità hanno diritto a frequentare la scuola comune, ma non vengono eliminate le classi differenziali e le scuole speciali. - con la legge 517/77 tutti hanno il diritto di frequentare la scuola, anche le persone con disabilità, e vengono eliminate le classi differenziali e le scuole speciali. - la legge 104/92 tutela tutti i diritti dei soggetti disabili. Parte 1°: la didattica speciale e le sue problematiche. (D’alonzo) CAPITOLO 1: IL RUOLO DELLA DIDATTICA SPECIALE. Spesso le persone con disabilità sono etichettate in maniera errata, ad esempio: Il termine handicap, è utilizzato per indicare persone con problematiche fisiche e mentali, senza capire che è stata ideato dall’OMS (organizzazione mondiale della sanità) nel 1980 per indicare una determinata condizione sociale che ostacola le persone con disabilità. Le persone con disabilità hanno il diritto di poter vivere come qualsiasi cittadino: -Negli anni 70, con la legge 118/71 si parla di inserimento degli alunni disabili nelle classi ordinarie, senza pianificazione ne strategie didattiche. Ma non bastava una legge che permettesse alle persone con disabilita di potere frequentare la scuola era essenziale che la scuola, gli insegnanti, la classe fossero preparati ad accettare tali novità e modificare i propri ambienti e proposte formative per rispondere ai bisogni speciali di questi nuovi alunni. -Negli anni 80, si iniziò così a parlare di integrazione garantendo il rispetto dei bisogni educativi personali all'interno della scuola, attraverso la qualità e la flessibilità degli interventi programmatici, organizzativi e didattici. Purtroppo non sempre si verificò in tutte le scuole del paese a causa della scarsa preparazione dei docenti. -Oggi, si parla sempre più di inclusione, ovvero di accoglienza e indirizzamento didattico speciale sempre attiva perché è ritenuta valida indipendentemente dalla presenza o meno di allievi con deficit. Didattica speciale: indirizzata al caso specifico (disabile) Didattica inclusiva: indirizzata a tutti indipendentemente da un deficit o meno. Le persone con disabilità devono trovare un contesto educativo adeguato dove maturare le loro potenzialità, ma non deve essere un ambiente in cui si negano i problemi, illudendo le persone che tutto è dovuto e possibile. Anche se questa idea, indipendentemente dalle condizioni oggettive, si sta insinuando in molti contesti e gestire la classe sta diventando sempre più difficile: gli alunni appaiono diversi rispetto al passato, sono più difficili da gestire perché sono demotivati, irrequieti, distratti, irrispettosi verso gli insegnanti e le regole. Oggi la scuola è molto complessa, ma deve garantire a tutti di conseguire i migliori risultati possibili, nel rispetto delle diversità. L’inclusione prevede che i processi educativi e le attività didattiche siano progettate prima, che gli insegnanti parlino, dei casi difficili e su tematiche come: l’accoglienza, l’attenzione ai singoli, la proposta formativa, delle regole ecc. Per una scuola inclusiva di alto livello è necessaria una grande capacità didattica, cioè saper insegnare. L’atto educativo non può essere improvvisato, per essere efficace, deve essere progettato; nelle scuole non basta più avere conoscenze didattiche generali, ormai non si può fare a meno della didattica speciale perché gli allievi con problemi desiderano essere accettati e supportati, e saranno sempre più numerosi. Di fondamentale importanza è il ruolo del Dirigente che deve promuovere: - la costruzione di una comunità inclusiva e collaborante; - la formazione dei docenti; - il raggiungimento di alti obiettivi; Diverse ricerche hanno evidenziato che i dirigenti di maggiore successo sul piano inclusivo hanno investito sulle relazioni interpersonali con i docenti, con le famiglie degli allievi e con la comunità.

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CAPITOLO DUE: LA SCUOLA ITALIANA E I SUOI NOTEVOLI PROBLEMI (BES) Nel 2012 nelle scuole italiane si inizia a parlare di B.E.S. dopo l’emanazione della Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 “Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica “. Ispirata dalla legge 170/2010 che garantisce e tutela il diritto allo studio degli studenti con D.S.A. Si intende per alunno con BES: Ogni alunno che, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta - (direttiva ministeriale 27 dicembre 2012). Infatti per alcuni studenti può accadere che affrontare il percorso di apprendimento scolastico sia più complesso e più difficoltoso rispetto ai compagni; in casi come questi i bisogni educativi normali (sviluppo competenze, appartenenza sociale, autostima, autonomia, etc.) diventano bisogni educativi speciali, più complessi, per i quali è difficile dare una risposta adeguata per soddisfarli. I BES si dividono principalmente in due categorie: 1. alunni con disabilità, riconosciuta tramite la certificazione ai sensi della legge 104/92; - disabilità intellettiva (deficit delle funzioni intellettive e del funzionamento adattativo, può andare dal lieve al profondo). - disturbi generalizzati dello sviluppo (Il disturbo autistico è caratterizzato da difficoltà nelle interazioni sociali, manca consapevolezza dei sentimenti altrui, incapacità di imitazione, assenza del gioco sociale, deficit comunicativo, comportamenti stereotipati). - disturbi del comportamento: - Disturbi da ADHD (incapacità di tenere fissa l’attenzione, agitazione motoria, difficoltà a rimanere seduti, difficoltà a rispettare i turni e le regole, impulsività, bassa autostima e esplosioni di collera) - Disturbi della condotta (comportamenti che violano i diritti delle altre persone e le principali regole sociali, condotta antisociale, aggressiva e provocatoria come furti, truffe, menzogne, distruzione di beni) - DSA disturbi specifici dell’apprendimento: -Dislessia (difficoltà a leggere in modo fluente) -Disgrafia (difficoltà nella scrittura) -Discalculia (disturbo delle abilità numeriche e aritmetiche) -Disortografia (difficoltà a tradurre i suoni delle parole in testo scritto) - Patologie sensoriali, neurologiche ecc. 2. alunni con svantaggio sociale, culturale e linguistico. Gli alunni con BES si indentificano, nel caso di uno studente con disabilità e DSA tramite certificati e diagnosi, mentre in tutti gli altri casi sono i docenti, in modo autonomo, a identificare i bisogni educativi speciali degli studenti sulla base di considerazioni didattiche e pedagogiche. Quando viene identificato un alunno con BES per apprendere ha bisogno di uno strumento privilegiato, il percorso individualizzato e personalizzato, redatto in un Piano Didattico Personalizzato (PDP), che ha lo scopo di definire, monitorare e documentare – secondo un’elaborazione collegiale - le strategie di intervento più idonee e i criteri di valutazione degli apprendimenti. Mentre per gli alunni con disabilità viene redatto il Piano educativo individualizzato (PEI), un documento nel quale vengono descritti gli interventi, predisposti per l'alunno in un determinato periodo di tempo, ai fini della realizzazione del diritto all'educazione e all'istruzione. CAPITOLO TRE: LA DIDATTICA SPECIALE IN UNA SCUOLA INCLUSIVA (GESTIONE DELLA CLASSE) Nella scuola inclusiva, tutti gli allievi sono da rispettare, da valorizzare e meritano attenzioni specifiche; e ciò è possibile se i docenti riescono a gestire bene la classe. La gestione della classe avviene in uno spazio specifico: l’aula. L’aula deve essere pulita, ordinata, serena, accogliente, con ambienti luminosi e caldi. Nella classe tutto ha significato, anche la disposizione dei banchi e delle sedie: - il banco deve essere funzionale e maneggevole per essere spostato con facilità. - le sedie devono ergonomiche (comode, che permettono una corretta posizione). Maslow e Mintz analizzarono alla fine degli anni 50 gli effetti dell’ambiente circostante: gli allievi in aule poco ospitali e brutte erano talmente condizionati dall’ambiente non idoneo da subire fisicamente e psichicamente influenze negative (mal di testa, nervosismo).

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I pilastri fondamentali su cui fondare una corretta gestione della classe: - Presenza efficace. - Utilizzare controllo prossimale (Avvicinarsi fisicamente) e contatto oculare nell’allievo che disturba. - Il ruolo dell'effetto onda: riprendere l’allievo di fronte alla classe per fornire un insegnamento alla classe. - La comunicazione deve essere chiara e precisa. - La dominanza: l’insegnante non deve mostrarsi insicuro, al contrario deve essere autorevole e determinato. - La comunicazione non verbale: rafforza il messaggio vocale. - Utilizzo sapiente della propria voce: l’insegnante deve parlare in modo chiaro e verificare che tutti stiano ascoltando, è consigliabile utilizzare un tono di voce sicuro e fermo, evitare una voce monotona, insicura o aggressiva. - Valorizzare gli allievi. - Slancio e scorrevolezza: l’insegnante deve avere un atteggiamento energico, appassionato, affinché l’allievo sia attratto dalla proposta e mantenerla continua e scorrevole, evitando inopportune interruzioni. - Impostare più attività contemporaneamente: per rispettare tempi e ritmi. Es. i soggetti con disabilità richiedono attenzioni e proposte diverse rispetto ai soggetti dediti allo studio. - Impostare una continua diversificazione nella proposta didattica: per non rendere le attività noiose (es. tramite le tecnologie). Le offerte didattiche che mirano a rispettare e valorizzare la diversità dei processi di apprendimento di tutti gli alunni vengono definite con il termine DIFFERENZIAZIONE. Per procedere con la differenziazione occorre abbandonare i pregiudizi della scuola tradizionale (considerare l’insegnante solo come oratore, l’alunno in modo passivo che assorbe l’informazione, studenti capaci o meno) e conoscere gli allievi, adattare il lavoro alle loro esigenze e usare strategie diverse per far partecipare tutti. L’UNIVERSAL DESIGN FOR LEARNING (progettazione universale per l'apprendimento) è un modello pedagogico che cerca di dare a tutti gli individui pari opportunità di apprendere (obiettivi, metodi, materiali e valutazioni che valgono per tutti); approcci flessibili che possono essere personalizzati e adattati e che favoriscono la partecipazione, l’apprendimento a partire dai bisogni e dalle capacità personali. Questo modello si basa sui seguenti principi che ogni insegnante dovrebbe assumere in classe: - Fornire molteplici modi di rappresentazione: visiva, tattile, uditiva. - Fornire molteplici modi di coinvolgimento. - Fornire molteplici modi di azione ed espressione: per esempio, un allievo con dislessia può eccellere nel racconto di una storia, ma può fallire raccontare la stessa storia per iscritto. Le strategie di studio sono modalità messe in atto intenzionalmente dagli studenti per imparare e ricordare: - RARE (ripetere (la domanda), agire (rispondere), ragioni (giustificare la risposta), esempi). - SQ3R (avere un’idea complessiva, esaminare gli argomenti più importanti, leggere, rispondere e rivedere) - PQRST (previsione, domanda, leggere, autocertificazione, verifica). Parte 2°: dalla didattica speciale per l’inclusione alla didattica inclusiva. L’approccio cooperativo e metacognitivo. (Bocci) CAPITOLO 1: ALLESTIRE L'AMBIENTE INCLUSIVO: DALLA DIDATTICA TRADIZIONALE ALLA INCLUSIVA. Nella didattica tradizionale vengono prese in considerazione solo le conoscenze disciplinari dell’allievo, riferendosi ad un allievo ideale e non reale. Non facendo attenzione alle differenze individuali, i compiti sono uguali per tutti, e si finisce per avere il successo di pochi basato su variabili estrinseche. Al contrario la didattica inclusiva ha come obiettivo la creazione delle condizioni di apprendimento attraverso le quali ogni alunno possa esprimere e realizzare al massimo il proprio potenziale. I principi della didattica inclusiva sono: • Trovare e valorizzare tutte le differenze individuali. • Differenziare le attività didattiche attraverso processi di individualizzazione e personalizzazione. • Sviluppare l’autonomia e la responsabilità dell’alunno. CAPITOLO 2: DIDATTICA COOPERATIVA E METACOGNITIVA. Per la didattica inclusiva sono fondamentali le modalità di apprendimento collaborativo e metacognitivo. L'APPRENDIMENTO COLLABORATIVO (COLLABORATIVE LEARNING) è stato analizzato da tantissimi studiosi: - Per Piaget i bambini usano strategie di ascolto reciproco quando si trovano davanti a compiti che non comprendono. - Per Vygotskij le conoscenze e le competenze sono acquisite per mezzo dell’interazione con gli altri. - Bruner sostiene che l’apprendimento è frutto di uno scambio reciproco.

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L'apprendimento collaborativo (Collaborative learning) è una modalità di apprendimento in cui gli studenti lavorano insieme in piccoli gruppi per raggiunger obiettivi comuni, cercando di migliorare reciprocamente il loro apprendimento. Si eliminano tutti i meccanismi (tipici nella didattica tradizionale) di tipo competitivo su spinta individualistica. Si possono distinguere diverse modalità di cooperative learning: -Lo Student team learning: quando gli studenti non sono spinti da una motivazione intrinseca (interna) per impegnarsi nei compiti, il confronto con i compagni può dare la forza necessaria. - Il Complex Instruction: parte dal presupposto che la didattica tradizionale è spesso finalizzata a far acquisire allo studente poche abilità di base, e dunque è necessario ampliare i compiti proposti agli studenti, inserendo diverse abilità che difficilmente sono in possesso di un singolo allievo e questo porta al lavoro di gruppo dove tutti danno il proprio contributo. - Il Collaborative approach: dà risalto all’importanza della collaborazione tra gli studenti (no rapporti di amicizia) finalizzata all’acquisizione e alla condivisione di informazioni necessarie per realizzare l’obiettivo. - Il Group Investigation: gli studenti sono invitati a fare delle ricerche in gruppo su argomenti, da loro stessi, ritenuti importanti. - Il learning together: consiste nel far lavorare gli studenti in gruppi di 4 o 5, su fogli di lavoro, e ciascun gruppo lavora su un singolo foglio che rappresenta il loro contributo. Secondo i fratelli Johnson, ideatori del Learning Together, affinché si possa parlare di apprendimento cooperativo si devono soddisfare 5 condizioni: 1. Interdipendenza positiva: ciascuno giunge al successo solo se tutto il gruppo lo raggiunge. L’interdipendenza positiva può assumere 3 forme principalmente: - di scopo, quando tutti i membri lavorano per conseguire un obiettivo comune. - di compito, ciascun membro svolge una parte del compito per lo scopo comune. - di ruolo, quando si assegnano ruoli per aiutare il gruppo a svolgere la propria funzione. 2. Responsabilità individuale: tutti devono rendere conto agli altri componenti della propria parte di lavoro. 3. Interazione faccia a faccia: è necessario che il contesto di apprendimento (banchi, sedie) sia strutturato in modo da consentire a tutti di potersi guardare per scambiarsi idee, commenti, materiali. 4. Insegnamento diretto delle abilità sociali: empatia, capacità di valutare e prevede re, di comprendere i sentimenti altrui, postura, le espressioni che gli individui attivano, mentre interagiscono con altre persone. 5. Valutazione individuale e di gruppo. Esistono diversi programmi che hanno mostrato validità per la promozione delle Abilità Sociali, tra i più noti vi sono: - lo Structured Learning Program di Goldstein, - il Social Skills Training di Spence. Il programma elaborato da Goldstein conosciuto in Italia come apprendimento strutturato prevede 4 fasi: 1) il modeling (osservazione di un modello che emette un comportamento) 2) il role playing (la simulazione di un ruolo da parte dell’alunno) 3) il feedback sul comportamento emesso 4) la generalizzazione degli apprendimenti Il Social Skills Training descritto da Spence nel 1995 pone in risalto come l’apprendimento si verifichi più facilmente nelle situazioni in cui il modello è proposto da un soggetto di età e background simili a quelli dell’individuo che sta imparando, inoltre è determinante il fatto che ciò che stia facendo sia il più possibile realistico e significativo. I fratelli Jonhson fanno una distinzione dei gruppi, in base alla durata: 1) Gruppi Informali: 1 lezione, creati per finalità e argomenti specifici. 2) Gruppi Formali: 4-6 settimane, creati per coinvolgere e per l’apprendimento di diversi contenuti. 3) Gruppi di base: lungo termine, con membri stabili che si scambiano sostegno, aiuto. I gruppi devono essere eterogenei: in base al livello di competenza di ciascuno, le diverse abilità, il livello di socialità posseduto in modo da spingere gli studenti a un reale confronto con le differenze. Bisogna evitare gruppi dove siano presenti i migliori o peggiori amici, dove siano tutti uguali a livello di abilità e competenze e a livello socio-culturale. - L'approccio strutturale (anni 90) kagan afferma che la didattica tradizionale non consente la piena partecipazione a tutti gli studenti. Da un lato infatti vi sono allievi che si mettono in evidenza per la loro brillantezza e la loro socialità: riescono a prendere parte alle discussioni, a esprimere il loro pensiero e a migliorare il loro apprendimento. Dall’altro lato vi sono invece studenti che non giovando di queste caratteristiche non hanno le stesse opportunità. Egli introduce le Strutture che sono dei modi di organizzare l'interazione tra gli studenti in classe, attraverso un uso congiunto di diversi elementi (azioni). La continua combinazione di diversi elementi nelle Strutture, crea situazioni di apprendimento nuove che accrescono la partecipazione e il coinvolgimento di tutti nelle diverse attività proposte.

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L’approccio Strutturale si basa su: - l'interazione simultanea (tutti hanno la possibilità di interagire contemporaneamente nelle attività proposte), - equa partecipazione (tutti devono essere incoraggiati a partecipare), - interdipendenza positiva (il profitto di ogni studente è correlato a quello degli altri), - responsabilità individuale (il contributo di ciascun allievo è fondamentale per raggiungere gli obbiettivi del gruppo). Ci sono diverse strutture: - per la padronanza delle conoscenze: Es. Pari Check uno studente lavora su un compito, mentre l’altro controlla e lo aiuta. - per le competenze cognitive: Es. Think Pair Share l'insegnante pone una domanda o un problema agli studenti. Gli studenti hanno abbastanza tempo per pensare e raccogliere i loro pensieri singolarmente, dopo di che l'insegnante chiede loro di accoppiarsi e condividere i loro pensieri l'uno con l'altro. - per la condivisione delle informazioni: Es. roundrobin una persona alla volta spiega i propri pensieri mentre il resto dei compagni ascolta. - per le competenze comunicative: Es. Talking Chips ogni studente possiede un numero fisso di gettoni che posiziona al centro del tavolo nel momento in cui desidera parlare. Abbiamo 2 modalità di realizzazione dei progetti di gruppo che a differenza delle Strutture si possono protrarre per varie lezioni: - Il Jigsaw è stato promosso da Aronson (1970), si formano 4-5 gruppi (gruppi base), a ciascun componente del gruppo è affidata una competenza specifica per la quale diviene l’esperto del gruppo, gli esperti di ciascun gruppo si incontrano tra loro e questi nuovi gruppi sono chiamati gruppi tecnici e si confrontano. Ogni esperto del gruppo è responsabile dell'insegnamento di tali informazioni agli altri componenti del gruppo base. - il Co-op Co-op, è molto simile al Jigsaw ma si differenzia in quanto il lavoro è svolto interamente all’interno di un unico gruppo. Prima si discute in classe poi si formano i gruppi, si seleziona l’argomento generale, e dei mini argomenti per ciascun membro del gruppo, si pre...


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