come fare per gestire la classe nella pratica didattica 3 1 PDF

Title come fare per gestire la classe nella pratica didattica 3 1
Author Valeria Baragatti
Course Didattica Generale
Institution Università degli Studi di Firenze
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COME FARE PER GESTIRE LA CLASSE NELLA PRATICA DIDATTICA Pedagogia Università Cattolica del Sacro Cuore - Milano 35 pag.

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COME FARE PER GESTIRE LA CLASSE NELLA PRATICA DIDATTICA CAPITOLO 1: IL SIGNIFICATO DELLA GESTIONE Condurre una classe è diventato, per gli insegnanti di oggi, un compito arduo: imparare a gestire le molteplicità di un gruppo è infatti una questione profondamente intrecciata con il modo di insegnare. Gestire la classe significa agire in modo tale che ogni allievo possa trovare le giuste attenzioni educative e didattiche soddisfacendo i propri bisogni personali, promuovendo e mantenendo un proficuo ambiente di apprendimento in classe; e ciò riguarda anche e soprattutto coloro che presentano più problematiche a livello psichico, sensoriale, comportamentale e sociale. La molteplicità dei bisogni Spesso la complessità favorisce relazioni inadeguate, causate da diversi fattori: fattori esterni alla scuola (contesto culturale, economico e sociale in cui si vive..); fattori interni (ambiente, struttura, risorse economiche dell’istituto..); fattori umani (disponibilità al cambiamento di ciascun docente, la flessibilità..). Per far in modo che l’insegnante agisca efficacemente occorre che tenga presenti alcuni aspetti: la consapevolezza dei propri valori e del proprio ruolo, il dominio disciplinare dei contenuti e il modo in cui li trasmette, il contesto della sua classe, ovvero l’insieme di relazioni tra allievi, tra insegnanti e allievi, tra insegnanti, con il Dirigente e con i genitori In una classe possiamo incontrare bambini e ragazzi con esigenze particolari, che richiedono interventi specialistici mirati, e altri che necessitano di attenzioni anche se non specialistiche. Nella classe possoono essere presenti: •

Alunni con problematiche personali: spesso i bambini e i ragazzi entrano a scuola carichi di esperienze familiari pesanti. Questi allievi presentano problematiche educative tali da richiedere attenzioni continue da parte dell’insegnante.



La percezione di molto insegnanti è che sia in costante aumento il numero degli alunni con disabilità presenti nelle classi. Solo nell’integrazione e grazie a essa si possono trovare le risposte utili ai bisogni di tutti e di ciascuno.



Richiedono attenzioni elevate anche gli allievi con disturbi specifici, rispetto ai quali occorre avere una grande intenzionalità educativa, oltre a capacità didattiche e progettuali specifiche e competenti.



Una condizione ormai diffusa è la classe multiculturale: possiamo incontrare ragazzi di origine straniera; alunni neoarrivati che non parlano una parola di italiano e altri che non mostrano particolari problemi con la lingua; soggetti portatori di culture simili alla nostra e altri di origini molto diverse. Il rischio che il pregiudizio influenzi il nostro operato è sempre presente anche in campo educativo. Di fronte poi alla persona straniera la nostra abitudine a essere prevenuti ci condiziona.

La gestione della classe: che cosa NON E’ Gestione della classe non significa solo mantenere la disciplina: un insegnante abile a mantenere l’ordine non è detto che sia anche in grado di svolgere bene il suo mestiere, colui che si limita a indirizzare tutte le sue energie nella conduzione disciplinare rischia di rendere sterile il suo operato. Mantenere la disciplina significa controllare i comportamenti inopportuni; significa scegliere di agire intenzionalmente dal punto di

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vista educativo per indurre al cambiamento di tali comportamenti. L’azione disciplinare può essere rivolta al singolo allievo, al piccolo gruppo o all’intera classe. Gli allievi hanno necessità di vivere in un clima di classe in cui le loro personalità possano mostrarsi in armonia con gli altri, in cui trovare le motivazioni per un impegno individuale e collettivo non generato da una motivazione estrinseca sterile. Ciò che promuove l’apprendimento significativo è la motivazione intrinseca. Essa rende capaci di comportarsi adeguatamente, controllando le proprie tensioni non per timore dell’autorità del docente, ma in vista dell’utilità dell’apprendimento. •

Motivazione estrinseca: non ha origine da un vero interesse personale ma viene indotta dall’esterno, ha il suo valore e può essere usata in certe fasi dell’esperienza formativa



Motivazione intrinseca: s’intende un dinamismo interno all’individuo basato su determinati bisogni, che sollecita positivamente i comportamenti personali e sociali e fa vivere, di conseguenza, stati emotivi che corrispondono a bisogni tipici dell’essere umano, come la curiosità, la serenità, l’interesse. Per primi parlarono di motivazione intrinseca Piaget e White, che intorno agli anni Cinquanta accennarono a costruzioni interne e a bisogni intrinseci molto potenti, capaci di guidare gli individui nelle loro azioni. Poi Edward Deci con i suoi studi ha messo in evidenza alcuni processi interni alla persona; Deci e i suoi collaboratori delineano tre bisogni fondamentali: 1. Il bisogno di autodeterminazione 2. Di relazione 3. Di competenza

La gestione della classe: che cosa è Per gestire la classe in modo ottimale occorre aver chiaro che il docente deve indirizzarsi verso una conduzione dei rapporti interpersonali e di gruppo volti a promuovere nell’allievo un atteggiamento positivo verso la proposta educativo-didattica. Questo significa conoscere ciò che più condiziona l’apprendimento in classe e proporre di conseguenza attività in grado di catturare l’attenzione dei ragazzi, incoraggiarne la partecipazione, sostenerne l’impegno. Apprendimento significativo e metacognizione: Ausubel (1963,1968) afferma che l’apprendimento significativo è un sistema di attività in cui e con cui l’allievo prende coscienza di sistemi di significati, se ne appropria, li attribuisce agli eventi in base alle esperienze svolte. Secondo Novak (2001) il valore dell’apprendimento significativo è dato dalla comprensione del significato ed è finalizzato all’impegno e alla responsabilità. Acquista significato il fatto che l’apprendimento sia metacognitivo, consapevole e attivo. Gli aspetti da considerare sono: •

La costruzione della conoscenza



La significatività del contesto



La collaborazione tra chi apprende e l’insegnante

Anche la metacognizione, cioè la capacità di rendersi conto di ciò che accompagna i propri processi cognitivi, è importante poiché l’attività metacognitiva serve a controllare i nostri pensieri e quindi a dirigere i processi di apprendimento. Alcuni aspetti della gestione Gli aspetti che definiscono il significato della gestione della classe sono:

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▲ Scelte organizzative e didattiche: ogni azione educativa che l’insegnante mette in atto concorre a creare le condizioni per una gestione efficace della classe, persino la disposizione spaziale dei banchi, la scelta dei colori delle pareti e il tipo di materiale presente in aula. Anche il linguaggio non verbale, la postura del docente, la sua capacità dialettica, il tono di voce, sono determinanti nella conduzione. La presenza fisica attica dell’insegnante è indispensabile per gestire la classe. L’’organizzazione dell’ambiente è connessa all’organizzazione del contesto educativo, che comprende anche le relazioni e i sistemi di regole. Contesto: è un concetto che considera la relazione educativa come “situata” nel qui e ora di un gruppo classe. Si interpretano i processi di apprendimento come “situati” in un insieme di relazioni che coinvolgono insegnanti e alunni in un ambiente determinato. Anticipatori e scaffolding: con il termine “anticipatori” Ausubel si riferisce a ogni tipo di schema o quesito che dà un assaggio di quelli che saranno i punti essenziali da acquisire, a partire dalle preconoscenze: l’apprendimento mette cioè in relazione gli elementi che vengono dall’esterno con le preconoscenze che si hanno. Un anticipatore è uno scaffold, ovvero un’impalcatura di sostegno data all’inizio dell’apprendimento. Un apprendimento è significativo se le nuove conoscenze si integrano con le preconoscenze. ▲ La motivazione: come promuovere l’interesse: gestire la classe significa innanzitutto saper motivare ▲ Il coinvolgimento: come incoraggiare la partecipazione: l’apprendimento è condizionato dallo stato di benessere che il soggetto vive in un determinato contesto educativo. Per vivere bene e per potersi esprimere pienamente l’alunno necessita di sperimentare una relazione positiva e fruttuosa con l’insegnante. Attraverso l’uso di metodi di conduzione di gruppo partecipativi è possibile gestire la classe in modo efficace ( con gli allievi non si raggiungono risultati positivi senza un approccio partecipativo e coinvolgente. Un insegnante deve attivare strategie didattiche che sostengono l’interazione e la coesione, per creare un “senso di appartenenza”. ▲ Le variabili:conoscere gli elementi che influenzano la gestione: l’insegnante capace di gestire la classe è in piedi e gira tra i banchi: ciò gli permette di tenere sotto controllo la situazione e intervenire preventivamente in caso di necessità; inoltre, riesce a supportare gli allievi in difficoltà con immediatezza. La sua capacità di attenzione e la vicinanza al problema è condizione per comprendere meglio la situazione e adottare le modalità più efficaci per l’intervento educativo o didattico. La classe come ambiente fisico e sociale Ciò che caratterizza l’esperienza scolastica è il vivere sempre e tutto con gli altri in modo pubblico; l’insegnante deve guardare a tutti e a ciascuno con uno sguardo attento alle esigenze personali e sociali. Doyle (1986) sostiene che esistono importanti caratteristiche all’interno della classe di cui ogni insegnante deve necessariamente tener conto: •

La multidimensionalità: significa prestare attenzione a più dimensioni comunicative e comportamentali contemporaneamente. Anche l’ambiente fisico aiuta a promuovere una corretta gestione.



La simultaneità: in classe avvengono contemporaneamente molti fatti



L’immediatezza: molti problemi hanno bisogno di essere affrontati subito e un numero elevatissimo di comunicazioni verbali e non- verbali avviene fra studenti e insegnante. Per risolvere le questioni spesso la tempestività dell’intervento è la condizione sine qua non

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L’imprevedibilità: ogni bravo insegnante è cosciente che il suo lavoro è condizionato da molte variabili; l’insegnante capace di gestire la classe è colui che conosce i problemi e vive l’imprevedibilità del suo lavoro avendo sempre presenti alternative valide, da poter attivare in ogni momento



Il “dominio pubblico”: in classe tutto è pubblico. La scuola è l’ambiente che meno rispetta la privacy, il diritto inviolabile alla riservatezza. Questo condiziona spesso in modo negativo il comportamento di alcuni allievi



La “storicità”: il gruppo classe ha una sua storia, che l’insegnante è chiamato a conoscere se desidera gestire la classe in modo adeguato. Le esperienze degli anni precedenti, il cambio degli insegnanti di anno in anno, i nuovi ingressi di alunni condizionano inevitabilmente il clima di classe.

Il ruolo dell’insegnante L’elevato livello di coinvolgimento emotivo richiede sempre grande controllo che può essere pregiudicato dalla collera, dal rischio di perdere la pazienza, dal crollo di fiducia rispetto le proprie capacità. Le condotte scorrette degli alunni che provocano stress sono, secondo Jones (1987): •

Parlare senza permesso



Non ascoltare l’insegnante mentre parla o spiega il lavoro da fare



Alzarsi senza permesso



Disturbare il compagno



Pensare ad altro

È necessario che il docente impari a riconoscere le fonti dello stress per riuscire a regolare il proprio investimento emotivo e fisico. Ripensare al proprio ruolo È importante sapere che, per condurre proficuamente le attività, ciascun insegnante dovrebbe essere pronto e disponibile a cambiare eventuali comportamenti inefficaci che condizionano l’operato in classe. Burnout: come sostiene Pappalardo (2009) la sindrome da burnout indica una situazione di esaurimento e un deterioramento delle capacità individuali in ambito lavorativo. Esso produce una stanchezza cronica, un senso di affaticamento, sia a livello fisico che psicologico. Le aspettative della persona vengono deluse ed essa sperimenta un sentimento di frustrazione che, se prolungato nel tempo, può condurla alla perdita del controllo sui propri impulsi. ▲ Stile comunicativo: Norton: esistono vari stili comunicativi con cui confrontarsi. Molte ricerche in campo educativo ci dicono che esiste una relazione diretta tra lo stile comunicativo che l’insegnante mette in atto in classe e l’efficacia dell’insegnamento. Gli studi in generale che gli insegnanti percepiti come abili e capaci dai propri allievi sono coloro che sanno adottare uno stile amichevole, attento, rilassato e aperto alla comunicazione. ▲ Lo stile cognitivo e le strategie d’insegnamento: usare lo stile cognitivo che ci è più congeniale serve a mettere in atto strategie di apprendimento efficaci. De La Garanderie individua due categorie di “abilità evocative”: la categoria che si riferisce al metodo uditivo e quella che si rifà al metodo visivo. È decisivo essere consapevoli che, nel proprio lavoro educativo e didattico, l’insegnante può mettere in atto diverse strategie di insegnamento, alcune più indicate per chi predilige metodi visivi, altre opportune per chi ha preferenza dei metodi uditivi. Per i primi è utile l’esposizione in aula di

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immagini, simboli, schemi e parole chiave. Per gli alunni maggiormente predisposti sul piano uditivo è possibile far leva su tutto ciò che ha a che fare con il sonoro: dai ritmi di parole ai gesti di suono, dall’uso intenzionale dei diversi toni della voce all’adozione di silenzi e pause, dai giochi di parole alla narrazione. ▲ Diversi stili cognitivi: •

Globale/analitico: lo stile globale tende a focalizzarsi sull’aspetto generale, per entrare solo dopo nei particolari. Lo stile analitico si riferisce alla preferenza verso una percezione del dettaglio



Sistematico/intuitivo: nello stile sistematico si procede in maniera graduale con un0analisi delle diverse variabili; nello stile intuitivo si procede attraverso la formulazione di un’ipotesi



Verbale/visuale: lo stile verbale predilige il codice linguistico; chi ha uno stile visuale lavora per immagini mentali, schemi e rappresentazioni grafiche



Impulsivo/riflessivo: lo stile riflessivo è più lento e accurato, mentre l’impulsivo risponde rapidamente



Dipendente dal campo/indipendente dal campo: il primo rimanda a una percezione influenzata da come è organizzato il contesto



Convergente/divergente: lo stile convergente procede secondo la logica e sulla base delle informazioni che si possiedono; lo stile divergente procede autonomamente e creativamente

CAPITOLO 2: I BISOGNI DELLA CLASSE Gestire la classe significa accendere negli alunni la passione e sollecitare in loro la partecipazione rispetto alla proposta formativa. Per ottenere risultati importanti con tutti gli allievi occorre riflettere su come mantenere costante l’interesse nei confronti della propria proposta educativa e didattica. La motivazione è un’astrazione. Gli insegnanti devono imparare a interpretare le azioni del bambino per individuare le cause dei comportamenti sbagliati e arrivare così a proporre un’azione educativo-didattica adeguata e accattivante. La capacità ermeneutica dell’insegnante è essenziale per una corretta proposta formativa. Capacità ermeneutica: abilità dell’insegnante di interpretare nel modo corretto i comportamenti dei propri allievi, per capire le problematiche che inducono atteggiamenti inconcludenti, disadattivi o violenti. L’insegnante competente si predispone ad accogliere l’allievo allontanando da sé ogni condizionamento aprendosi alle necessità altrui. Dalla parte degli alunni I bambini e i ragazzi hanno dei bisogni specifici legati a: •

I loro vissuti e la loro storia personale: le esperienze vissute sin dai primi anni di vita incidono profondamente sulla motivazione scolastica. Lo psicologo statunitense Abraham Harold Maslow sottolinea con forza che per pretendere dai nostri ragazzi un impegno scolastico adeguato occorre prima che essi risolvano i bisogni di mancanza rispetto a quelli che egli denomina i bisogni di crescita. Bisogni di mancanza: sono espressamente legati alla vita psicofisica (bisogni fisiologici, di sicurezza, di appartenenza e amore, di stima) Bisogni di crescita: sono più elevati e sono riconducibili alla ricerca della vera essenza dell’uomo (di autorealizzazione, di conoscenza, estetici)

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i bisogni di crescita diventano importanti per le persone solo quando i bisogni di mancanza sono soddisfatti. Un bambino non può entusiasmarsi per le proposte educative e didattiche in classe se a casa vive una situazione negativa sul piano affettivo, e non può motivarsi allo studio se ha una considerazione di sé negativa e squalificata. Che cosa fare Le proposte formative si dovranno caratterizzare come attraenti, intriganti, gratificanti. •

Le ragioni che sottendono quello che fanno: i bambini e i ragazzi hanno bisogno di capire i motivi che sottendono alla proposta formativa, il senso delle attività proposte, le finalità che si desiderano raggiungere. La capacità dell’insegnante di proporre percorsi, attività e contenuti in classe anticipandone le ragioni ha una valenza educativa enorme. Che cosa fare I compiti dovranno quindi essere presentati in modo che ciascuno possa afferrarne il significato e il valore. Bisogna rendere la proposta rilevante inserendo i nuovi apprendimenti su quelli già in possesso (conoscenze pregresse) e collegando le nuove attività agli interessi più vicini all’allievo. Conoscenze pregresse: Ausbel: “il singolo fattore più importante che influenza l’apprendimento sono le conoscenze che lo studente già possiede”.



Il successo: i bambini e i ragazzi hanno bisogno di intravedere la riuscita del proprio impegno. I ragazzi si impegnano maggiormente in quelle attività che avvertono come praticabili, in cui il successo finale è perseguibile. Gli allievi si impegnano e studiano se hanno aspettative positive. Molti comportamenti problematici nascono dal bisogno profondo dell’allievo di ristabilire un’immagine di sé efficace, tale da sorreggere l’Io di fronte ai continui risultati scolastici negativi e alla svalutazione di sé che tali insuccessi provocano in lui. Ci sono delle strategie che gli allievi adottano in classe per sfuggire l’insuccesso, ad esempio: evitare lo sguardo dell’insegnante, nascondersi dietro compagni/libri, non mettersi in mostra, “marinare” la scuola, fingere un malessere, copiare, assumere un atteggiamento rissoso, reagire con intemperanze verbali… .



L’interesse suscitato dalla proposta didattica: hanno bisogno di essere allettati dalle attività didattiche. Le ricerche sulla motivazione e sulla gestione della classe ci dicono che se si desidera condurre un’esperienza efficace è necessario essere “affascinanti”. La proposta formativa deve essere presentata con trasporto. La passione deve essere comunicata immediatamente, perché quando si prop...


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