La grande Proletaria si è mossa PDF

Title La grande Proletaria si è mossa
Course italiano (letteratura)
Institution Liceo (Italia)
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appunti sulla grande proletaria si è mossa, discorso di Giovanni Pascoli ...


Description

La grande proletaria si è mossa 1) In questo discorso pronunciato da Pascoli si evince che lo scrittore non vede bene l’immigrazione del popolo italiano verso altri paesi. Questo perché in queste nazioni gli italiani sono visti come perdenti o comunque come un popolo che non ha mai avuto delle vere vittorie ma tutto quello che di buono ha fatto deriva dalla fortuna ed i lavori che gli spettano sono solo quelli più faticosi. Per questo motivo Pascoli vede nella Libia un’opportunità per il popolo italiano che ormai era troppo numeroso per il nostro territorio da contenere come un estensione dello “Stivale”. Infatti lui considera il paese nord-africano come Italia, dove il popolo non viene visto come perdente ma come vincente, dove gli italiani possano vivere non come sottopagati e sfruttati ma come costruttori e conquistatori, dove non dovranno sottostare ad altre leggi ma ci saranno leggi che loro stessi avranno votato. Portando ad una rinascita del paese unito dopo i lunghi anni di divisione e dominazione straniera. 2) Con l’espressione “la grande Proletaria” viene indicata la parte di popolazione

superiore a quanto il territorio la possa gestire e contenere. Quindi il popolo è superiore alle risorse che possiede il paese, per cui deve emigrare. Ma Pascoli vede questo fenomeno come una cosa negativa, infatti, cita tutti i lavori che gli italiani fanno negli altri paesi per vivere, i quali sono tutti lavori di manodopera cioè quelli più faticosi. Espone che gli italiani sono vengono considerati come i neri d’America. Sono maltrattati da tutti, vengono derisi accusati di essere dei perdenti e non esploratori, conquistatori e acculturati, citando anche battaglie per descrivere meglio la situazione. Lui vede nella conquista coloniale della Libia come una rinascita italiana, una nuova era di splendore italiano. Vede nella nuova colonia una possibilità di insediamenti del suo popolo che tanto ha sofferto ma che ha lottato per ritornare forte. Pascoli in questo discorso è fortemente patriottico. Evidenzia questo aspetto citando molte vittorie, conquiste italiane dicendo che quelle sono le vere rappresentazioni del popolo italiano e non le sconfitte che invece sono rinfacciate dagl’altri. Lui nel dire che lavoro facciano gli emigrati usa verbi e non nomi proprio per dare un senso contemporaneo al discorso. Un altro aspetto stilistico-formale di questo discorso sono proprio anche le parole che sono usate che derivano dal gergo popolare per far capire che questo fenomeno è più vicino alle classi popolari che non trovano spazio nella propria patria. 3) Pascoli richiama spesso l’antichità ed il Risorgimento per esaltare la storia

italiana. Lui richiama molto l’antica Roma perché l’Impero Romano è stato uno dei più grandi imperi mai esistiti nel corso della storia, motivo di vanto e orgoglio in confronto ad altri popoli che non hanno avuto un passato da

conquistatori come quello italiano ma da conquistati. Citando il Risorgimento invece fa riferimento alle battaglie vinte da Garibaldi e dalla conquista dell’unificazione che non ci fu più in Italia dal tempo appunto dell’Impero Romano. Infatti lui vede in questi due tempi, le ere più splendenti della propria patria. È anche grazie al risorgimento se si è riusciti a conquistare la Libia, portando persone provenienti dal Piemonte alla Sicilia a lottare, fianco a fianco, per un unico ideale e scopo, cioè quello di far grande la propria nazione. 4) Intervista a Giovanni Pascoli dopo il suo discorso. Barga, novembre 1911.

I: Buonasera Signor Pascoli, il suo discorso è molto patriottico, le sue parole richiamano ed esaltano le vittorie culturali, belliche e geografiche italiane che l’hanno resa famosa in tutto il mondo, possiamo quindi avvicinare la sua figura al partito Nazionalista? P: Buonasera, allora io nella mia gioventù ho aderito attivamente al partito socialista romagnolo seguendo le teorie Marxiste ma dopo che sono finito in prigione nel 79’ mi sono reso conto che mi dovevo allontanare dalla politica attiva. Nelle mie opere comunque ho sempre dato importanza al pensiero di fratellanza e pace perché penso che già dobbiamo affrontare problemi personali ogni giorno, meglio non crearne altri con le nostre mani. Comunque in quest’ultimo periodo la nostra cara Italia è diventata una nazione proletaria quindi il presidente Giolitti ha il dovere di provvedere ai cittadini conquistando più spazio dove si possa nidificare la nostra cultura. Si è creata l’opportunità con i paesi africani per questo mi sono schierato a favore di questa campagna. I: Lei ha parlato del presidente Giolitti, molto criticato nell’ultimo periodo, lei cosa pensa di lui? P: Io credo che lui sia una persona molto saggia, che sappia le dinamiche del gioco della politica italiana ma che abbia paura di affacciarsi oltre le nostre coste. Credo che lui sia stato spinto a fare questa campagna dall’opinione pubblica ma come si può vedere dal risultato è riuscito ad allievare le critiche nei suoi confronti. 5) L’idea di nido nel colonialismo Pascoliano Pascoli vede nella propria patria un luogo sicuro dove il popolo si trovi bene. Per questo se il nido non riesce a soddisfare le esigenze della popolazione il nido si deve ampliare. È una scelta di amore materno verso i propri figli volenterosi. La figura del nido in Pascoli è presente anche in altre opere perché l’ha sempre paragonato un po’ alla sua casa di campagna. Proprio perché esprime per lui un senso di sicurezza anche avendo avuto un infanzia infelice. Comunque rispetto al colonialismo lui vede quella di conquistare delle colonie come un’opportunità e non come un territorio straniero. Proprio per far sì che si possa dare spazio anche a chi ne ha trovato di meno nella madrepatria. La conquista di nuovi territori quindi viene vista da Pascoli anche come un modo per combattere il

fenomeno dell’emigrazione in modo da non andare fuori dal proprio nido ma di restare sempre nello stesso (trauma per pascoli perché la sua infanzia è stata appunto scolpita da avvenimenti infelici accaduti quando qualcuno usciva dalla casa quindi fuori da quel posto sicuro che lui vedeva come nido). Quindi la guerra e la politica colonialistica non servivano per attuare un politica offensiva verso altri paesi ma una politica che servisse a difendere gli interessi italiani volenterosi, che avevano lottato per ottenere la pace, l’unione ed il benessere. Il nido quindi è il territorio italiano e all’infuori di questo i cittadini si troverebbero male come appunto lui riferisce che sono trattati come i neri americani. In parole povere quindi Pascoli che la guerra fosse un’occasione per l’Italia che difendeva i diritti dei propri figli.

P.S. scusi prof ma l’ho letto dopo che la 4 era da saltare ma ormai l’avevo fatta e non mi andava di cancellarla. Spero che si diverta a leggerla come io mi sono divertito ad immedesimarmi in lui....


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