La Musica Greca PDF

Title La Musica Greca
Author marina calò
Course storia della musica
Institution Conservatorio Statale di Musica Domenico Cimarosa di Avellino
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LA MUSICA GRECA Sicuramente è difficile capire quando esattamente sia nata la musica, soprattutto perché si riteneva non fosse un’arte da tramandare ai posteri e, pertanto, perlopiù trasmessa oralmente. Possiamo invece affermare che si praticasse sin dai tempi antichi come ad esempio in età classica. Nonostante poi si tratti di un’epoca così lontana, la musica greca ha dei tratti per certi versi familiari a cominciare dalla parola “Musiké” anche se aveva un significato più ampio in quanto abbracciava ad esempio anche la danza e la poesia. La vita sociale dei greci era sempre accompagnata da musica, aveva carattere ricreativo ma anche educativo e serviva soprattutto a rendere grazie alle divinità. Di tutto quello che conosciamo però della musica greca manca un aspetto fondamentale ossia una pratica musicale concreta tant’è che questa è più una storia di un’idea della musica che di una teoria della prassi. Possiamo innanzitutto suddividere la storia della musica greca che va dall’VIII al I secolo a.C. in 3 periodi: arcaico, classico ed ellenistico. E 3 sono le fonti fondamentali che ci fanno scoprire e ricostruire la musica greca: - Fonti iconografiche. Un esempio sono i vasi con sopra dipinte scene di musicisti, molto realistiche a volte che ci fanno immaginare un po’ quello che accadeva a suo tempo. - Trattati filosofici. I filosofi del tempo parlavano molto di musica ed era un argomento al centro delle loro speculazioni. - Reperti archeologici. Sono stati rinvenuti infatti in tarda epoca ellenistica (II-I seco lo a.C.) reperti su pietra o pergamena che ci indicano dei suoni, delle altezze, degli intervalli. IL MITO DI ORFEO. La figura mitologica che incarna la musica è Orfeo il quale mito racconta che lui scese negli inferi, lì dove nessun uomo può accedere, con l’intento di riprendersi la sua amata Euridice. Grazie alla bellezza del suo canto riesce a commuovere il guardiano dell’Ade e così gli fu permesso di recuperare la sua amata a patto che, durante tutto il tragitto che li avrebbe condotti fuori dall’Ade, egli non si sarebbe mai voltato a guardarla. Cosa che invece fece perdendola per sempre. STRUMENTI UTILIZZATI. Per quanto riguarda gli strumenti dell’epoca, alcuni di essi si pizzicavano con le dita e altri venivano suonati mediante quello che oggi comunemente chiamiamo plettro. Uno degli strumenti più importanti era la Lira probabilmente fatto con gusci di tartaruga così come ci racconta la mitologia greca attribuendone l’invenzione ad Hermes. L’altro strumento che accompagnava le musiche del tempo era l’ Aulos, uno strumento aerofono, ad ancia e bicalamo legato al culto di Dioniso. In Italia abbiamo uno strumento simile a 3 canne, precisamente in Sardegna, che si chiama Launeddas. TRAGEDIA GRECA. La musica è stato un elemento importantissimo nella tragedia greca. Queste venivano eseguite nelle grandi feste agli dei ed erano divise in vari momenti: all’inizio c’era un prologo che veniva seguito da un parodo ossia il momento in cui il coro entrava in scena intonando un canto; dopo arrivavano gli episodi; c’erano altre parti poi chiamate stasimo intonate dal coro ma in maniera statica a differenza dell’inizio e della fine dell’opera. Gli autori più importanti erano Eschilo, Sofocle ed Euripide i quali erano dei veri e propri attori e cantori. FILOSOFI DEL TEMPO. Tornando ai filosofi del tempo, c’è un termine che racchiude il fulcro della loro idea di musica e della sua funzione nella polis ed è Ethos, ossia il potere della musica di agire sulle persone, di suscitare emozioni nell’animo umano e soprattutto sui giovani, del suo valore pedagogico nell’educazione. Sono 5 i filosofi più importanti: Pitagora, Damone, Platone, Aristotele e Aristosseno. Damone è stato il primo ad introdurre la dottrina dell’Ethos la quale è stata poi approfondita dai filosofi a seguire.

Pitagora era ossessionato dai numeri e pertanto accosta la musica alla matematica, infatti capì che anch’essa era regolata da precise leggi matematiche. Scoprì ad esempio, facendo degli esperimenti su un monocordo, che se la corda produceva un suono di una certa altezza, per ottenere lo stesso suono all’ottava superiore dove far vibrare metà della corda, per ottenere una quindi i 2/3 della corda e via di seguito. Platone continuò la dottrina dell’Ethos e racconta che ogni cambiamento nel mondo della musica si ripercuoteva anche nella polis. Egli condannava la musica quale fonte di sregolatezza ed eccessi e al contrario esaltava quella pensata, puramente educativa ed intellettuale. Per lui la musica accettabile era quella legata alla tradizione e legate al valore di legge, i c.d. nomos (esistevano degli schemi melodici, i nomoi, stabiliti in modo preciso a seconda delle occasioni a cui la musica era destinata e degli effetti che doveva produrre sul pubblico). Aristotele aveva un giudizio più flessibile rispetto ai suoi predecessori in quanto considerava la musica come un qualcosa che ha come fine il piacere e si oppone al lavoro, un qualcosa che muta lo stato d’animo delle persone. Nel libro de “La Poetica” ci dice come l’individuo assistendo ad una rappresentazione di una tragedia potesse attraverso esse purificarsi ponendo fine alle angosce quotidiane, la c.d. catarsi. Ultimo importante filosofo è Aristosseno il quale mette sullo stesso piano i numeri e l’ascolto affermando l’importanza dell’orecchio e dell’intelletto in quanto per mezzo dell’orecchio riusciamo a capire e a giudicare le grandezze degli intervalli e per mezzo dell’intelletto riusciamo a capire il loro valore. Nella sua opera “Elementa Harmonica” infatti introduce una valutazione di armonia molto più vicina alla nostra. NOTAZIONE E TEORIA DELLA MUSICA. Riguardo alla notazione essa era monodica alfabetica, lo spartito era un insieme di lettere che indicavano le varie altezze delle note. A tal proposito molto importante era il tempio di Delfi dove sulla sua parete era raffigurato l’inno ad Apollo. Nella Grecia antica quando si parlava di armonia si faceva riferimento alle scale modali su cui erano costruite le varie musiche. Esistevano varie scale distinte con modi diversi a seconda della regione da cui provenivano, come ad esempio Lidio, Frigio ecc. I greci, grazie a Pitagora, pensavano secondo un sistema di 4 note discendenti chiamati tetracordi compresi nell’intervallo di una quarta. La somma degli intervalli deve essere sempre di 2 toni e mezzo in cui le note esterne sono fisse mentre quelle interne mobili. Vi erano diversi tipi di tetracordo: diatonico (sequenza T, T, ST), cromatico (T+ST, ST, ST) ed enarmonico (T+T, ¼ di T, ¼ di T). L’unione di 2 tetracordi formava un modo (dorico, frigio, lidio, ecc.) e si potevano avere tetracordi congiunti o disgiunti a seconda se avessero note in comune o meno. Tale sistema di congiunzione e disgiunzione portò Aristosseno a classificare note, intervalli e scale. Inoltre a lui si deve il sistema perfetto maggiore costituito da 2 tetracordi congiunti separati da un tono di disgiunzione e con una nota al grave....


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