La teoria della sessualità di Freud PDF

Title La teoria della sessualità di Freud
Course Psicologia Generale
Institution Università degli Studi di Salerno
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Appunti lezione psicologia, infanzia, sessualità, Freud...


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La teoria della sessualità rappresenta l’aspetto più dirompente della psicanalisi, creando al suo interno una seria di opposizioni nei suoi confronti. Prima di Freud, la sessualità era identificata con il termine “genitalità”, vale a dire con il congiungimento con un individuo di sesso opposto ai fini della procreazione. Ricorrendo a tale affermazione lo stesso Freud si discosta ritenendo impensabile scindere la sessualità dall’infanzia; dunque resterebbero inspiegate la sessualità infantile, la sublimazione e la perversione. Freud ampia il concetto di sessualità ritenendo che al suo interno vi sia un’energia suscettibile di dirigersi verso le mete più diverse e in grado di investire gli oggetti più disparati. Tale energia prende il nome di libido localizzato di volta in volta e a seconda della fase dello sviluppo fisico su diverse parti del corpo, dette zone erogene. Freud elabora una dottrina della sessualità infantile; abolendo il pregiudizio secondo cui la sessualità apparterrebbe solo all’età adulta, Freud giunge a definire il piccolo uomo come “un essere perverso e polimorfo”, respingendo l’immagine falsificata del bambino come una sorta di “angioletto asessuato”. Egli ritiene che il bambino sia capace di perseguire il piacere indipendentemente da scopi riproduttivi e mediante i più svariati organi corporei. Egli sostiene che lo sviluppo psicosessuale del soggetto avviene attraverso tre fasi, ognuna delle quali caratterizzata da una zona erogena specifica: 1. La fase orale, che caratterizza i primi mesi di vita del bambino e che dura fino a un anno e mezzo circa, ha come zona erogena la bocca e risulta connessa a quella che, in questo periodo costituisce la principale attività del bambino cioè il poppare; 2. La fase anale, che va da un anno e mezzo circa a tre anni, ha come zona erogena l’ano ed è collegata alle funzioni escrementizie, che per il bambino sono oggetto di particolare interesse e piacere; 3. La fase genitale che inizia alla fine del terzo anno di vita, ha come zona erogena i genitali. Tale fase si articola in due sottofasi la fase fallica e la fase genitale in senso stretto. La prima è chiamata così sia perché la scoperta del pene costituisce oggetto di attrazione sia per il bambino, sia per la bambina, i quali soffrono entrambi di un “complesso di castrazione” sia perché l’organo di eccitamento sessuale è il pene o l’equivalente femminile che è la clitoride. La seconda fase segue quella fallica dopo un periodo di latenza ed è caratterizzata dall’organizzazione delle pulsioni sessuali sotto il primato delle zone genitali. Il complesso di Edipo, oggetto di studio dello stesso Freud, prende il nome dalla mitica vicenda dell’eroe tragico greco, destinato dal fato a uccidere il proprio padre e a sposare la propria madre e consiste in un attaccamento “libidico” verso il genitore di sesso opposto e in un atteggiamento ambivalente caratterizzato da componenti positive di affettuosità e componenti negative di ostilità e gelosia verso il genitore dello stesso sesso. Parlare di sessualità porta dunque a uno studio sullo sviluppo emotivo e quelle che vengono definite relazioni affettive. Le emozioni rappresentano una componente importante nel sentire e nel percepire se stessi, le persone, l’ambiente e gli oggetti. In senso generale può essere intesa come un’allontanamento dal normale stato di quiete dell’organismo; essa rappresenta una risposta fisiologica, motivazionale, cognitiva e comunicativa accompagnata da una dimensione sia soggettiva che sociale. Molto importante risulta la dimensione cognitiva capace dunque di mediare il rapporto con l’ambiente, di valutare e dare significato a quello che accade. A livello fisiologico entrano in gioco sia il sistema nervoso centrale, responsabile di specifiche reazioni corporee, sia il sistema endocrino che regola i livelli di stress o di ansia. A livello motivazionale, invece, l’azione è orientata e modifica il comportamento in funzione dei desideri e dei scopi. Esiste un nesso tra le emozioni e la dimensione sociale. Esse infatti non si presentano mai casualmente o senza una ragione, infatti provare gioia o tristezza devono realizzarsi alcune condizioni generate dagli eventi o dalle azioni delle persone. Una delle prime ricerche sulle emozioni nell’infanzia è stata condotta, negli anni ’30, da Bridges, attraverso l’osservazione delle risposte fisiologiche dei bambini di età compresa tra un mese e due anni, accolti in un orfanotrofio di Montreal e seguiti per un arco di circa quattro mesi. La prospettiva teorica a cui tale studio ha dato vita viene chiamata teoria della differenziazione emotiva. Si fonda sull’idea che, da un iniziale stato di eccitazione differenziata, si vengano articolando, nel corso dello sviluppo specifiche diverse nozioni: quello che caratterizza il sistema piacere- gioia, quello del sistema circospezione-paura e quello del sistema rabbia- collera. Lo sviluppo del sistema piacere-

gioia vede affermarsi intorno ai tre mesi del bambino, con reazioni emotive puntuali; dunque il piccolo indirizza il suo sorriso verso l’oggetto o la persona con cui entra in contatto. All’interno del sistema circospezione- paura, un percorso simile seguono le reazioni di disagio che, intorno ai quattro mesi, si differenziano in disappunto e in sorpresa in connessione a stimoli specifici che possono intimorire e spaventare. Altre forme di reazione di disagio, tipiche del sistema frustrazione- rabbia sono quelle di delusione e di insoddisfazione evidenti negli ultimi mesi del primo semestre di vita quando al piccolo viene sottratto un oggetto che stringe nella mano o quando viene interrotta l’alimentazione; tale emozioni sfociano in risposte di rabbia e, successivamente, in reazioni emotive di collera. Il bambino è da sempre concepito come una persona umana con esigenze fondamentali da appagare per un equilibrato sviluppo della personalità; ogni bambino ha caratteristiche proprie che devono essere rispettate e non violentate e i suoi diritti devono essere tutelati dalla società. Finalmente, dopo tanti secoli contrassegnati dalla “negazione” del bambino, si inizia a pensare alla sua tutela, alla sua cura, alla sua protezione. I bambini che subiscono abusi hanno grandi difficoltà nel riconoscere i loro sentimenti e parlare di ciò che piace a loro, o della solitudine, dell’ansietà e della gioia. Pochi possono permettersi esperienze emotive, piacevoli o gioiose; difficilmente potranno ridere o giocare: essi non sono contenti di se stessi in quanto si sentono cattivi, antipatici e stupidi. Legato alla povera immagine di se risulta il comportamento punitivo che alcuni bambini più grandi mostrano, tendono ad arrabbiarsi molto facilmente con altri trovando divertimento nell’ elargizione delle severe punizioni. Quando un bambino è instabile dato dalla conseguenza del maltrattamento tende a cambiare continuamente umore sfociando in distrazione e disordine intorno a se. L’abuso psicologico è stato per lungo tempo identificato con forme continue di disapprovazione e rifiuto che vanno a danneggiare prevalentemente l’identità e l’autostima del bambino di ieri e dell’adulto di domani. Molto spesso l’abuso psicologico in età adolescenziale è dato soprattuto da quello che viene definito sexting vale a dire l’invio e la condivisione di immagine o filmati a sfondo sessuale, attraverso l’uso dello smartphone e dei social network. Rappresenta un fenomeno che purtroppo si sta diffondendo in maniera pericolosa tra gli adolescenti che tendono a condividere attraverso la tecnologia gli aspetti più privati annientando il concetto di imita e il confine tra la sfera pubblica e privata. Tale fenomeno porta a una deformazione del proprio sviluppo in quanto l’adolescenza tende semplicemente ad adattarsi a quella che è una condizione. I ragazzi tendono in questa fase a fidarsi delle persone a cui inviano il materiale intimo e non si rendono conto dei reali pericoli che corrono, da cui le minacce a sfondo sessuale che prendono il nome di sex tortion, subendo inoltre vere e proprie vendette pornografiche. Freud ritiene che è innato negli esseri umani come negli animali quello che viene comunemente definito come ‘’istinto sessuale’’; a tale termine è giusto ricondurre il concetto di libido che risulta decisamente ambiguo in quanto è usato per denotare sia l’esperienza del bisogno sia quella di appagamento. Nei suoi studi emergono due elementi: l’oggetto sessuale e lo scopo sessuale. Il primo rappresenta la persona dalla quale procede l’attrazione sessuale mentre il secondo con l’atto verso il quale tende l’istinto....


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