LA Villa Italiana DEL Rinascimento - H. Burns PDF

Title LA Villa Italiana DEL Rinascimento - H. Burns
Author Simone Pessina
Course Storia dell'architettura 1
Institution Politecnico di Milano
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LA VILLA ITALIANA DEL RINASCIMENTOHOWARD BURNSINTRODUZIONECon la fine del ‘400 vi fu una nuova crescita demografica e l’ agricoltura divenne un investimento (per volontà degli stati di rendersi autonomi nella produzione dei generi alimentari essenziali). Questo diede vita ad un bonificamento di molt...


Description

LA VILLA ITALIANA DEL RINASCIMENTO HOWARD BURNS

INTRODUZIONE Con la fine del ‘400 vi fu una nuova crescita demografica e l’agricoltura divenne un investimento (per volontà degli stati di rendersi autonomi nella produzione dei generi alimentari essenziali). Questo diede vita ad un bonificamento di molte zone paludose e alla trasformazione di vaste aree in campagna. In questo periodo si iniziò ad affermare una nuova tipologia di edifici, progettati specificamente per la campagna e le zone suburbane. Spesso questi apparvero con una loggia al centro della facciata, simmetrici nella composizione, con stanze raggruppate attorno a una sala centrale (richiamo al palazzo di città – Veneto). Questi erano spesso luoghi legati a piccole aziende agricole. Questo contesto diede vita ad una tipologia superiore di edifici suburbani, di qualità e dimensioni nettamente maggiori, che vennero commissionati dall’élite della Penisola (papi, cardinali, governanti). Il principale contributo dell’Italia nel Rinascimento alla cultura architettonica europea, tuttavia, risiede nella ripresa del culto e nella riscoperta della vita in campagna principalmente per il proprietario di villa. Questo finì col collegarsi alla ricerca sulle forme delle ville antiche, cercando di individuare tratti specifici per la casa di campagna. Diversi autori del XVI secolo analizzarono i tratti architettonici della villa, Palladio tra questi, autore dell’opera italiana che verrà più apprezzata all’estero in questo periodo: “I Quattro Libri dell’Architettura” (1570), che influenzò la costruzione di ville in campagna soprattutto in Francia e Inghilterra. In questo libro, oltre alla chiarezza e bellezza dei suoi progetti, Palladio nobilitava la casa di campagna, descrivendo una trasformazione sociale, il passaggio dalla figura del nobile feudale, a quella del gentiluomo, rendendo così questa abitazione un luogo dove il proprietario riscopre il buon vivere e i valori più alti del mondo antico e del cristianesimo.

PIÙ DI UNA STORIA La storia delle ville, nell’Europa del Rinascimento, è frutto di almeno quattro storie intrecciate tra loro:    

Tutte le residenze di campagna dei benestanti; Diffusione di un ideale di vita di campagna agiata; Delle Ville (edifici associati a questo ideale, vita agiata); Strutture che si differenziavano sotto l’aspetto architettonico e funzionale dai palazzi urbani;

La prima è la meno definita, per via della quantità ed eterogeneità degli edifici, che si differenziano sotto moltissimi aspetti diversi, come la posizione geografica.

DEFINIZIONI Oggi il termine Villa determina una casa con determinate caratteristiche, che si affermeranno soltanto con le case di campagna di Palladio.

Fin dai tempi dei romani questa parola suscitava perplessità, Vitruvio dice come la casa padronale di campagna, dal punto di vista tipologico, non si scosta totalmente dalla casa di città, mentre Varrone sosteneva che la villa è composta dall’intero complesso di edifici ma non dal terreno. La tradizione rinascimentale tende a sottolineare le differenze di funzione, dimensioni e aspetto per suddividere le diverse abitazioni di campagna, distinguendo la casa padronale dai suoi immediati dintorni. Il palazzo rimane lo stesso in città e in campagna: a Firenze e a Roma era massiccio, raccolto, con un cortile interno e a volte una o più torri; Nel Veneto, presenta una loggia annessa al prospetto principale della casa. Prima del XVI secolo i palazzi urbani e rurali di questa zona affacciavano su una corte aperta, delimitata verso l’esterno da un muro più basso della casa e forato da un portale d’ingresso. Nel Cinquecento nasce la necessità di avere una facciata rispettabile sulla strada, che spesso finiva a costare più dell’intero edificio.

FORME E FUNZIONI: QUALCHE PARAMETRO I parametri in base ai quali suddividere in tipologie le residenze di campagna rinascimentali sono relativamente pochi, per cui questa suddivisione viene fatta secondo l’ubicazione e la funzione degli edifici:     

Vicinanza ad una città (questo aspetto ne condiziona la sicurezza e l’accessibilità); Condizioni di sicurezza che variavano in base allo stato sociale del proprietario; Un eventuale collegamento ad un’azienda agricola o proprietà terriera; Quantità di tempo che vi trascorreva il proprietario; Lo status sociale del proprietario e l’uso che ne faceva (ospitalità, caccia, salute, svago ecc…);

Altri fattori fondamentali nella caratterizzazione del progetto di una villa erano l’erudizione e la cultura architettonica delle personalità interessate, committente e architetto e, ovviamente, le loro ideologie. Tutti questi fattori avrebbero influenzato il progetto di Villa. La distanza dalla città costituiva un aspetto fondamentale, questo poiché era necessario che le residenze isolate sembrassero fortezze, dato che la vicinanza alla città offriva un grado di protezione maggiore, questo effetto era offerto anche da villaggi. Per questo motivo molti palazzi dei potenti vennero ubicati in piccole città della Toscana (esempio Pio II a Pienza, che è anche luogo della sua nascita, motivo ulteriore e importante per la scelta del luogo).

CITTÀ E CAMPAGNA In Italia le ville furono protagoniste di una situazione particolare, diversa dal resto dell’Europa, poiché in Italia, che era densamente urbanizzata, restava uno stretto legame tra città e campagna di tradizione romana (dove le Ville non erano mai distanti dalle città). Mentre nelle grandi capitali, sede di una corte più o meno stabile, la nobiltà era incentivata ad acquistare immobili in città, che, tuttavia, solitamente fungevano da seconda abitazione rispetto a quella di campagna. In Italia, invece, vi era un maggiore equilibrio tra residenze di città e case di campagna, poiché i potenti necessitavano di trascorrere sempre più tempo in città, per seguire gli affari. Questo fenomeno fece sì che, entro il primo ‘400, i ricchi nobili di campagna avevano già trasferito la propria residenza principale in città. Tuttavia, mantenevano i rapporti con le proprietà di campagna e con i castelli, che lentamente vennero ‘demilitarizzati’ (poiché persero la funzione di residenze principali e

stabili). Questo legame tra campagna e città venne sempre più rafforzato dai nobili che, man mano che si arricchirono, investirono nella terra, poiché rappresentava un investimento sicuro dal punto di vista finanziario ed era una fonte di alimenti. Un posto in campagna offriva molti vantaggi: era un ambiente sano per crescere i bambini, forniva riparo durante le pestilenze, era un luogo di riposo e di calma, poteva essere usato per accogliere amici e personalità importanti.

CASTELLI E TORRI La penisola italiana non fu mai dominata da grandi castelli. Il carattere urbanizzato e la buona rete viaria, ereditati dal mondo romano, fecero sì che l’uomo d’affari svolgesse la gran parte delle sue attività in città, nonostante i possedimenti terrieri. Mentre negli altri paesi, come Inghilterra, Francia e Spagna, i più nobili tendevano ad isolarsi, andando ad abitare permanentemente in campagna. Per questo motivo nel primo Medioevo, in Italia, si costruirono molti castelli e residenze fortificate, ma la maggior parte di questi avevano un carattere urbano. Le fortezze più importanti, infatti, erano le città stesse (es: Milano e Castello Sforzesco, Ferrara col castello, Fortezza da Basso a Firenze…). Inoltre, sempre in questo periodo, l’importanza delle città fu ulteriormente accresciuta dalla presenza di vescovi che esercitavano la propria autorità anche nelle campagne circostanti (importanza del comune). Persino gli esponenti della vecchia aristocrazia feudale si trasferirono in città per ottenere un maggiore controllo politico ed economico anche nelle campagne. Non vi fu una grande linea di demarcazione in termini formali e funzionali tra castello e Villa. Entrambe le tipologie condividevano aspetti in comune, per esempio i castelli potevano avere giardini, oppure le ville potevano presentare delle torri (Villa Passerini a Cortona). L’inserimento di elementi difensivi nelle ville, tra cui le torri, nel corso del ‘500, non fu mai solamente simbolico, ma forniva difesa prevalentemente da piccoli gruppi di banditi. Con il Rinascimento vediamo la trasformazione di queste residenze fortificate in comodi e gradevoli luoghi di ritiro, le Ville. La costruzione di questi edifici, che promettevano una vita più sana e tranquilla, implica un nuovo riconoscimento dell’importanza della campagna, non solo in termini sociali ma anche economici (la campagna produceva considerevoli ricchezze attraverso l’agricoltura, lo sfruttamento dei pascoli, le risorse di legname, di minerali e di energia idrica per azionare i mulini).

GLI IDEALI DELLA VITA DI CAMPAGNA Il clima politico e religioso dell’Italia del XVI secolo incoraggiò l’idea della campagna come luogo di rifugio. Con Petrarca si ricominciò a prestare attenzione ai brani e agli autori antichi (Orazio, Plinio il Giovane, Virgilio) che celebravano la vita di campagna, così che prese piede la consapevolezza della bellezza di una vita in campagna. Per questo, la Villa finì con l’assumere su di sé le condizioni di benessere indotte dalla vita di campagna.

GLI SCRITTORI DEL TRECENTO Boccaccio, Decamerone Attorno a grandi città ben governate, come Firenze, vi era un grande numero di edifici residenziali, che verranno, appunto anche citati in varie opere, come questa.

Giovanni Villani, Nuova Cronica Petrarca ebbe un ruolo chiave, in quanto capì l’importanza del ricchissimo patrimonio di testi antichi riguardanti la campagna e lasciò che i suoi scritti, ma anche la sua vita, ne venissero influenzati.

L’AFFERMAZIONE DELLA VILLA COME FORMA ARCHITETTONICA La villa rinascimentale diviene uno strumento primario di auto-rappresentazione sia per i proprietari che per gli architetti. I nuovi edifici venivano immediatamente visitati, descritti e commentati dagli autori del tempo. Fu alla metà del Quattrocento, con Flavio Biondo e Leon Battista Alberti, che si diffuse una vera conoscenza sia dei testi antichi pertinenti sia dei resti delle ville romane giunte sino ad allora.

LEON BATTISTA ALBERTI Alberti comprese il carattere peculiare dell’antica architettura di villa e la descrisse in maniera sufficientemente precisa da poter essere di modello per gli altri architetti (nel De re Aedificatoria). Grazie al suo libro superò una situazione di stallo, ovvero che fino ad allora le ville le videro in pochi e ancora meno ne avrebbero potuto cogliere la pianta, mentre lui permise a tutti di accedere ai disegni e alle descrizioni delle sue opere. “Alberti è l’autentico protagonista del revival dell’antica architettura di villa” I suoi progetti verranno realizzati solo dopo la sua morte e, la maggior parte dei crediti a lui attribuiti sono sotto forma di consiglio agli architetti veri e propri delle residenze di campagna. Egli, a sua volta, ricevette diverse influenze in ambito: dai libri letti degli autori romani, alla memoria collettiva della famiglia, inoltre conobbe molte delle ville contemporanee. È stato suggerito che a Belriguardo la presenza di porticati su tre lati della prima corte ricalchi volutamente la descrizione di Vitruvio della casa dei Greci. Che sia vero o meno che Belriguardo fosse ispirato dal testo di Vitruvio non lo sappiamo, tuttavia siamo certi del fatto che questo edificio fu di grande influenza per posteriori progetti estesi di villa. Alberi avrà conosciuto questo palazzo e il dettaglio che più lo ha interessato è la sua familiarità con la descrizione di Vitruvio della casa dei Romani. Soprattutto capì che la villa, poiché sorgeva in campagna, non era limitata dagli edifici limitrofi, ma beneficiava di un carattere molto più libero, offrendo maggiori opportunità e libertà all’architetto.

La villa di Leon Battista Albert Lui sosteneva che la villa doveva svilupparsi attorno ad un ‘cuore’ centrale (atrio vitruviano), che poteva essere o un cortile aperto o una sala chiusa. Sulla facciata raccomandava la presenza di una loggia sormontata da un timpano. Inoltre, era contrario alle merlature e ad altre forme di fortificazione (riteneva che richiamassero il carattere tirannico).

Poggio a Caiano Questa tenuta, sulla strada per Firenze, fu acquistata da Lorenzo de’ Medici nel 1474. Questa tenuta completava la formazione di Lorenzo come uomo di villa (appassionato all’agricoltura, cantore della vita in campagna, promotore della pubblicazione del De re Aedificatoria e co-progettista di ville). In pratica fu il principale fondatore della cultura e dell’architettura di villa del XVI secolo. Prima di iniziare l’edificio principale, Lorenzo fece costruire Le Cascine: un allevamento di vacche con annesso caseificio situato a due chilometri dalla residenza. Dall’esterno la struttura assomiglia ad un castello (quadrata, con torri angolari e circondata da un fossato), questa caratteristica serviva a proteggere la tenuta dai ladri di bestiame. Secondo Varchi e Vasari, la Villa fu progettata da Lorenzo e Giuliano da Sangallo, con l’intenzione di ricreare la casa dei romani (completa di vestibolo voltato a botte, loggia trabeata e sormontata da timpano). È possibile che la pianta regolare di questo edificio non abbia precedenti in Toscana. Le scelte alla base del progetto sono poche:   

Separazione di funzioni tra piano inferiore di servizio e superiore abitabile: sottolineata dal contrasto in facciata tra i semplici portici in basso e la loggia ionica trabeata sopra; Decisione di circondare l’intero edificio con una terrazza; Disposizione simmetrica della pianta, presenta anche una sala centrale (‘cuore’ di tipo Albertiano) che non ha precedenti nell’architettura residenziale fiorentina, ma richiama le sale centrali dei palazzi veneziani. Il motivo per il quale l’abitazione viene sollevata non è chiaro. Poteva essere perché fosse mantenuto asciutto o per avere un luogo dal quale ammirare il panorama. L’edificio era protetto dagli incendi grazie alle volte e la sicurezza del signore in sé era garantita dal suo essere costantemente accompagnato da una scorta armata.

La Villa di Lorenzo de’ Medici ad Agnano Villa Medici ad Agnano, vicino a Pisa, fu voluta da Lorenzo, e fu l’unica tra le altre ville, dopo Poggio a Caiano, a cui si dedicò particolarmente. Questa Villa non fu finita, in quanto Lorenzo morì prima della fine del cantiere, 1492 (morte di Lorenzo de’ Medici), restando incompleta del secondo piano e di tutti gli edifici di produzione. Al pari delle ville di Palladio questa era concepita come una casa di campagna dove gli edifici agricoli (anche i giardini e la peschiera) erano organizzati entro un’unica composizione simmetrica su un sito in lieve pendenza, con le strutture agricole dietro alla casa e i giardini e la peschiera sotto di quella. Similmente a Poggio a Caiano, ritroviamo un piano di servizio, la loggia al piano superiore è sostenuta da pilastri a pianta quadrata al livello del piano terreno. Tuttavia, lo schema della casa differisce da

quella di Poggio, dove attorno alla sala centrale sono raggruppati quattro appartamenti, mentre qui gli appartamenti si trovano lungo i lati di una zona centrale occupata dalla loggia anteriore. Si può notare dai disegni di questa casa la volontà di conferire un impianto unitario a un complesso multifunzionale, che qui incorpora una peschiera, giardini, annessi agricoli. Nel contesto fiorentino questo è il primo progetto di villa dove villa urbana e villa rustca, inclusi gli estesi giardini, sono trattati entro uno schema unitario e anticipa il modo Palladiano di progettare ville.

ALTRE VILLE DEL TARDO QUATTROCENTO Altre ville di questo periodo mostrano condizionamenti dalle innovazioni di Lorenzo.

Poggio Reale a Napoli Progettata probabilmente da Lorenzo de’ Medici e da Giuliano da Sangallo, ma realizzata da Giuliano da Maiano. Essa aveva una corte interna aperta ai quali angoli erano annessi appartamenti collegati da logge (Sistemazione degli spazi ispirata al palazzo vescovile nella scena della rinuncia ai beni terreni di San Francesco, affrescata da Giotto nella cappella Bardi a Santa Croce). Con Villa Medici a Fiesole e a Poggio a Caiano, la loggia divenne parte distintiva ed essenziale delle residenze suburbane o di campagna, dati i numerosi vantaggi che offrivano (come l’ammirare il panorama o il pranzare all’aria aperta restando all’ombra).

Residenza di Pio II a Pienza L’edificio integra soluzioni tratte da Palazzo Medici e Rucellai. Dall’esterno sembra un palazzo ma su ognuno dei tre piani vi è presente una loggia aperta sulla campagna.

Villa Belvedere in Vaticano Le logge dei monasteri possono aver ispirato Innocenzo VIII a fare della loggia l’elemento centrale della Villa. All’interno delle mura e solo a poca distanza dal palazzo papale, ma su un sito di rilievo, con una vista sulla campagna.

Villa Farnesina di Agostino Chigi La Villa progettata da Peruzzi pone al centro la loggia principale, che quasi si sostituisce alle sale come luogo di riferimento. La villa è collocata nel mezzo di giardini e cortili. Villa con loggia affiancata da due ali aggettanti (tipo già realizzato dallo stesso architetto nella Villa Chigi alle Volte).

Ninfeo, Bramante A Genazzano, Bramante progettò una grande loggia all’antica probabilmente ispirata alle antiche terme romane.

Cortile del Belvedere L’area funge da ‘strada’ di collegamento tra il palazzo del Vaticano e la Villa Belvedere di Innocenzo VIII. L’ampio spazio aperto rinsalda aspetti delle più sontuose ville antiche, animato dall’effetto scenografico della vista lungo l’asse centrale, scale di diverse forme, cambiamenti di quota, l’uso dei prospetti laterali e trasversali che definiscono spazi monumentali chiusi ma a cielo aperto. Questo impianto fissa strategie e motivi che saranno impiegati nell’architettura di Villa a venire:  

Grandiose scale abbinate che fiancheggiano una grande nicchia; Passaggi di quota;

Villa Madama Commissionata da Leone X e portata avanti da Clemente VII, venne progettata da Raffaello, che, nella descrizione dello schema definitivo, dice di aver modellato sulle famose descrizioni di Plinio il Giovane. Come per altre Ville, il sito di Villa Madama è sul fianco di una collina, permettendo così di porre gli ambienti di servizio al piano inferiore. Dal 1518 vi lavora Giovan Francesco da Sangallo, che definisce il progetto in un enorme edificio rettangolare con due accessi: uno da Roma, posto a Sud-Est; l’altro, più scosceso, dalla direzione del Tevere. Una loggia guarda verso il fiume, mentre l’altra verso un giardino in forma di corte. La Villa è organizzata attorno ad un cortile rettangolare senza colonne, l’entrata principale è posta in corrispondenza di un atrio reso monumentale grazie all’uso di colonne e da una volta a botte centrale (come quella di palazzo Farnese). L’attenzione di Raffaello verso Vitruvio e Plinio il Giovane segna il grado di autenticità storica della struttura. Attenzione particolare viene posta all’orientamento dell’edificio e alle sensazioni offerte da esso. Villa Madama è basata su un’impressionante conoscenza delle ville e dei giardini antichi, compresa Villa Adriana (ville con ippodromi, pescherie e teatri). Gli elementi di decorazione provengono dall’uso dell’ordine ionico monumentale (piedistalli pulvinati, cornice retta da modiglioni a forma di blocchi massicci). La grande loggia echeggia la pianta delle Terme di Caracalla Questa villa rappresenta un genere assolutamente inedito di architettura, un’autentica ricostruzione delle grandi ville dei Romani.

VILLA IMPERIALE A PESARO E PALAZZO TE A MANTOVA Villa Imperiale a Pesaro Iniziata nel 1529 per Francesco Maria della Rovere, duca di Urbino, venne realizzata su una collina sopra Pesaro da Bartolomeo Genga. Questo è l’edificio il cui spirito si avvicina maggiormente a villa Madama, in quanto questa villa mostra una medesima attenzione al modo di utilizzare il sito collinare, integrando elementi all’antica con il grande atrium colonnato (che in Villa

Madama venne progettato ma mai eseguito) e con spa...


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