L\'ARTE Ottoniana - periodo storico e artistico che caratterizzò l\'epoca di Ottone PDF

Title L\'ARTE Ottoniana - periodo storico e artistico che caratterizzò l\'epoca di Ottone
Course Storia Dell'Arte Medievale 
Institution Università degli Studi di Bari Aldo Moro
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periodo storico e artistico che caratterizzò l'epoca di Ottone...


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LA RINASCENZA OTTONIANA Per arte ottoniana si intende la produzione artistica fiorita in Europa occidentale all’incirca dall’887 fino all’anno mille con particolare riferimento al IX e X secolo. Fu un periodo di crisi travagliato da nuove invasioni barbariche. Il potere politico è diviso da conflitti interni infatti le grandi famiglie di stirpe imperiale si combattono per raccogliere i resti del dominio carolingio, tutto sullo sfondo di ricorrenti carestie. Proprio in questo periodo inizia il consolidarsi del sistema feudale che inciderà sulla realtà economica e sociale del tempo. Gli oggetti del potere del sovrano, le suppellettili degne della sua carica, gli arredi del palazzo reale e liturgici si caricano tutti di una forte carica sacrale, ben percepita dai sudditi del regno. L’arte dei secoli X e XI è dunque legata alla dimensione religiosa e all’organizzazione delle grandi abbazie per cui Ottone I afferma la volontà di rifondare il potere di Carlo Magno. L’ARCHITETTURA OTTONIANA Anche i sovrani ottoniani furono instancabili fondatori di grandi edifici ecclesiastici. Di carattere monumentale e solenne, l'architettura ottoniana si distingue dalle contemporanee architetture preromaniche nel resto d'Europa per la sua potente originalità nella creazione di edifici nei quali l'attenzione si concentra sulla struttura e sulla massa. Ne costituiscono una conferma l'importanza attribuita alla decorazione dipinta e alla decorazione a stucco e l'assenza del mosaico, che esprimono il distacco dalla tradizione bizantina e tardo-antica. Tra le tipologie, frequenti la pianta centrale, per battisteri e cappelle palatine, sull'esempio di quella carolingia di Aquisgrana, e la pianta basilicale, spesso a tre navate con copertura piana e transetto scanditi da pilastri o da colonne alternate a pilastri. Frequente è la soluzione ad absidi contrapposte e i complessi di torri assiali e simmetriche derivanti dal Westwerk carolingio che concludono l'edificio a un'estremità contrapponendosi al complesso delle absidi e del coro. Quasi ovunque è presente la cripta a tre navate d'uguale altezza. LA SCULTURA OTTONIANA Molto scarsi sono nell'arte ottoniana gli esempi di scultura in pietra, alla quale si preferiscono materiali quali il legno, il bronzo, lo stucco, l'avorio. Gli stucchi compaiono specialmente nella parte meridionale dell'impero. Tra i più noti sono il ciborio di S. Ambrogio a Milano e il rilievo con Battesimo di Cristo nella chiesa di S. Giovanni a Münster, dove si notano evidenti legami col gruppo coevo di Sante nella chiesa di S. Maria in Valle a Cividale. Tutte opere ispirate a una solennità non priva di vigore espressivo. Capolavoro della scultura in legno è la croce del vescovo Gerone nel duomo di Colonia. Le maggiori affermazioni della plastica ottoniana sono però legate all'arte della fusione in bronzo. Sotto il vescovo Bernward, precettore di Ottone III, fiorì la celebre scuola di Hildesheim, cui si devono le porte bronzee del duomo della con Storie della genesi interpretate con vivo senso drammatico, mentre dello stesso Bernward pare sia la colonna bronzea all'interno del duomo, con un fregio continuo che sale a spirale secondo il gusto romano. Interessanti sono pure la porta del duomo di Magonza e il candelabro della cattedrale di Essen. LA PITTURA E LA MINIATURA OTTONIANA Poche sono le testimonianze della pittura murale di epoca ottoniana. Lo stile degli affreschi riprende soprattutto tipologie tardo antiche e ravennanti cercando di sottolineare la dimensione eroica e soprattutto regale di Cristo. I personaggi più comuni oltre a Cristo sono i santi che mostrano una sapiente disposizione delle figure nelle scene con l’uso, anche qui, di complesse architetture sullo sfondo. Molto ricca invece la documentazione della miniatura ottoniana che fiorì nei centri monastici grazie ai numerosi restauri degli antichi codici con l’aggiunta di nuove scene, sviluppando, pur nella caratteristica

austerità, una notevole vivacità plastica e gusto drammatico. Lo stile maestoso è animato da intensi effetti espressivi. L’OREFICERIA OTTONIANA Molto ricche sono le testimonianze dell'oreficeria ottoniana, dovute ai vari centri di produzione sparsi nel vasto territorio dell'impero. Spicca tra le altre la scuola di Treviri dove, sotto l'arcivescovo Egberto, furono eseguiti gli splendidi reliquiari. Anche intorno alle città di Colonia e di Aquisgrana gravitò tutta una ricca produzione, alla quale appartengono gli oggetti del Tesoro della cattedrale di Essen, tra cui la croce del duca Ottone e della badessa Matilde, il reliquiario e la copertina dell'evangeliario della badessa Teofano. Un altro centro di oreficeria fu forse Magonza come farebbe supporre il ritrovamento, avvenuto nelle mura della città, del famoso Giselaschmuck o tesoro delle imperatrici, oggi perduto, nel quale confluiscono tendenze diverse che rendono difficile determinare il luogo d'origine. Alla stessa corrente artistica sembra si possa riallacciare una serie di opere quali la corona di Carlo Magno e la Croce dell'Impero ornati con gemme e filigrana. Il tipico senso plastico ottoniano si afferma negli avori, soprattutto oggetti connessi con la liturgia. Lo stile è un naturale proseguimento di quello carolingio, ma con più vivi echi bizantini, visibili anche nella forma assunta dalle copertine di codici, a placca quasi quadrata anziché a dittico. Gli avori ottoniani vengono raggruppati secondo caratteristiche comuni. Tra gli avori lombardi notevole il secchiello dell'arcivescovo milanese Goffredo. Posteriore è il gruppo di Echternach, che fa capo alla copertina del Codex Aureus di Echternach eseguita a Treviri sotto l'arcivescovo Egberto. Si tratta di avori di altissima qualità, caratterizzati da un vigore plastico ed espressivo eccezionale. In scultura e oreficeria si scontrano diverse tendenze che erano state già avviate in epoca carolingia: la corrente aulica e la corrente anticlassica Le caratteristiche della corrente aulica: -

Pacato equilibrio e plasticità verosimile Figure sacre inserite in architetture con archi e colonne Legno ricoperto da oro sbalzato, pietre e gemme preziose Compostezza aulica

Le caratteristiche della corrente anticlassica: -

Figure schiacciate Sinuosa linearità Drammatico realismo

I bronzi di Hildesheim Una notevole testimonianza di scultura in bronzo, risalente all'inizio dell'XI secolo, sono le due grandi porte bronzee della chiesa di San Michele a Hildesheim. Vi sono raffigurate otto scene del vecchio testamento su ciascuna, lavorate in altrettanti riquadri incolonnati. La narrazione si dispiega su ciascun episodio in maniera sciolta, con un equilibrato disporsi delle figure nello spazio. Gli elementi architettonici e paesistici sono a bassissimo rilievo, mentre le figure umane emergono anche ad alto rilievo, conferendo drammaticità alla rappresentazione. Delle stesse maestranze resta anche una colonna istoriata a spirale, realizzata qualche anno prima per la stessa chiesa, dove viene ripreso il modello delle colonne romane (come la Colonna Traiana), aggiornato ai temi cattolici, con la narrazione delle storie di Cristo, dal battesimo fino alla crocefissione, in uno stile solenne e dal notevole risalto plastico.

Registrum Gregorii Il Registrum Gregorii è un codice che raccoglie le lettere di papa Gregorio I. Il documento fu commissionato dall'arcivescovo Egberto di Treviri all'italiano e anonimo Maestro del Registrum Gregorii, probabilmente dopo la morte di Ottone II nel 983. In particolare vennero eseguite solo due grandi miniature a piena pagina, Ottone II in trono attorniato dalle Province dell'Impero e San Gregorio Magno ispirato dalla colomba che detta allo scriba. L'artista che eseguì le miniature doveva essere molto colto, a conoscenza del greco e con un bagaglio figurativo molto ampio. Ottone II in trono attorniato dalle Province dell'Impero Nella prima miniatura, l'imperatore, definito dall'iscrizione «Otto Imperator Augustus]», siede su un trono posto davanti a un ciborio con sullo sfondo un telo verde, il sovrano indossa un'alba di colore rosa con ricchi ornamenti d'oro e la clamide imperiale color porpora e ricamata in oro. Nella mano destra tiene lo scettro mentre con la sinistra regge la sfera con la croce. Attorno sono quattro personaggi femminili coronati che indossano vesti antiche e reggono sfere più piccole e sono identificate dalle iscrizioni come: la Francia, la Germania, l'Italia e l'Alemannia. Qui la solenne frontalità dell'imperatore è movimentata dall'architettura di sfondo che crea un gioco di pieni e vuoti con un pacato equilibrio classicheggiante. San Gregorio Magno ispirato dalla colomba che detta allo scriba Nella seconda scena si vede papa Gregorio I sulla destra, assorto sulla cattedra, con la colomba divina sulla spalla, mentre una tenda lo separa dallo scriba intento a ricopiare sotto dettatura. Anche qui le figure sono incorniciate da un'architettura, con naturalezza e misura. La scena non si sviluppa in profondità e si può parlare di gerarchia tra le figure dal momento che lo scriba risulta essere più piccolo del santo. Il panneggio non è molto elaborato e lo spazio risulta essere innaturale ma allo stesso tempo religioso. Le colonne sono decorate a finto marmo e lo sgabello su cui è seduto il santo presenta due teste leonine. Il colore azzurro è molto presente e caratterizza gli abiti di entrambe le figure. In entrambe le scene le figure possiedono una fisicità realistica, ed i colori sono scelti in maniera da amalgamarsi gradevolmente con un ampio ricorso alle lumeggiature per evidenziare i volumi.

Vangeli di Ottone III Uno sviluppo rispetto al Registrum Gregorii è dato dalle miniature della fine del X secolo, come i Vangeli di Ottone III, dove la scena di Ottone attorniato dai grandi dell'impero richiama fortemente il modello precedente, ma se ne discosta per l'architettura più stilizzata (da notare però le testine nei capitelli), con due momenti narrativi da leggere in sequenza. Fa parte dello stesso codice la visionaria miniatura con l'Evangelista Luca, dove invece che seduto in cattedra intento a scrivere egli è rappresentato in una sorta di trasfigurazione epifanica, con una serie di ruote di fuoco aperte sopra di lui che emanano luce, drammaticamente evidenziati dall'oro di sfondo, e che contengono la rappresentazione di Dio in gloria tra gli angeli e i profeti. In basso i due cerbiatti si abbeverano alla fonte del sapere che sgorga dall'evangelista stesso. Si riscontra qui la tendenza all'allegoria che venne poi ulteriormente sviluppata in epoca romanica....


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