Latino appunti invendita Prof.Anna Zago PDF

Title Latino appunti invendita Prof.Anna Zago
Author Iskender Bey
Course Informatica Umanistica
Institution Università di Pisa
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Latino appunti invendita Prof.Anna Zago 2021-2022 lezione 1 a lezione 12.
Appunti sistemata e organizzata .
Latino appunti invendita Prof.Anna Zago 2021-2022 lezione 1 a lezione 12.
Appunti sistemata e organizzata...


Description

Introduzione alla ling lingua ua latina – Prof.ssa ANNA ZAGO L’analisi grammaticale (= morfologica): analizza le forme, le parole. Analizzeremo 9 forme: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9.

nome verbo aggettivo preposizione avverbio congiunzione articolo pronome (pro vuol dire ‘al posto di’) interiezione (parte del discorso che gli antichi e i moderni facevano più fatica a definire. Sono interiezioni tutte le esclamazioni da noi fatte. Difficile da definire perché a volte è una parte fissa, a volte invece è declinabile. Sono interiezione tutte quelle parti del discorso che esprimono un’emozione, uno stato d’animo o qualcosa di analogo. Un tempo definivano l’interiezione come un avverbio in quanto dicevano che non ci può essere un’interiezione senza un avverbio, anche solo sottointeso).

Parti indeclinabili (4): congiunzione, preposizione (declinabile solo quando è articolata), interiezione (anche se ci sono le eccezioni), avverbio. Parti declinabili (5): nome, verbo, articolo, aggettivo, pronome. Il latino è ancora più flessivo dell’italiano: non solo genere e numero ma anche la declinazione con i suoi casi che indica il complemento. 1

Il verbo: parte essenziale della frase, senza il quale la frase non esisterebbe. Voce verbale. Parte di frasi che dà informazioni sul soggetto che compie l’azione, il protagonista della frase. Dice anche il modo con cui viene compiuta e il tempo su cui si colloca l’azione. Ci dice cosa succede nella frase. Lat. verbum: parola. Poi si è specializzato per indicare il verbo. Il verbo essere ed il verbo avere sono i più citati: ci permette di introdurre una prima distinzione tra verbi predicativi e verbi copulativi. Verbi predicativi: il verbo in senso proprio, che esprime un’azione. Mangiare, correre, guardare. Quelli che costituiscono il predicato verbale. Dice qualcosa sull’azione che sto compiendo. I predicativi sono individuabili tagliando tutti i complementi della frase lasciando solo soggetto e verbo: se continua ad avere senso è predicativo. Verbi copulativi (copula: andare in coppia): collegano il soggetto della frase a una parte nominale. Tipi: 1. ESSERE è il verbo copulativo per eccellenza. Forma il predicato nominale. 2. Io divento grande. Se prendo solo ‘divento’ la frase non è completa e non esprime ciò che il parlante vuole dire. Sembrare, apparire, nascere, crescere, morire (es: È morto molto anziano). I seguenti sono copulativi solo al passivo: 3. Appellativi: chiamare, nominare... 4. Elettivi: eleggere, nominare (es: Sono stata nominata capoclasse), scegliere… 5. Estimativi: stimare (es: Sono stimata molto intelligente), credere (es: Sono stata creduta uno stupido), ritenere, considerare, giudicare, pensare… 6. Effettivi (dal latino efficio, composto di facio): fare, rendere… Una seconda distinzione si ha tra verbi transitivi e verbi intransitivi.

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Pag. 1-2 di Lezioni di Latino

Verbo transitivo: può reggere un complemento oggetto, ma non lo porta necessariamente. Mangiare, leggere, dire, prendere… L’uso assoluto (absolutum: senza legami, sciolto) di un verbo transitivo prevede l’uso del verbo transitivo senza complemento oggetto (es: Io mangio vs. Io mangio una mela). Verbo intransitivo: non può reggere un complemento oggetto. Vivere, correre, parlare… DORMIRE: esempio di verbo sia transitivo che intransitivo (Io dormo un sonno tranquillo vs. Io dormo). Il complemento oggetto appartiene allo stesso campo semantico del verbo, ed è detto complemento oggetto interno. Alcuni complementi oggetti interni hanno addirittura la stessa radice: Vivo una vita tranquilla. Correre una corsa. Sognare un sogno. Verbi doppi: verbi con doppio uso: transitivi con un significato, intransitivi in un altro Maria finisce i compiti → Maria ha finito i compiti → transitivo. Le vacanze a settembre finiscono → Le vacanze a settembre sono finite → intransitivo. I verbi doppi al passivo usano il verbo avere se sono transitivi in quell’uso, mentre usano il verbo essere se sono intransitivi. I verbi transitivi che possono essere usati da soli: (CHIARIRE STO PEZZO) Davide legge un libro → Davide ha letto un libro Davide legge → transitivo senza C.O. 2

Il verbo dà informazioni di tempo (quando), modo, persona (chi) e di numero (quanti). Chiamati gli accidentia, le cose che cadono sul verbo, le cose che accadono al verbo. Queste 4 informazioni principali sono in un certo senso riunite nella coniugazione. Le coniugazioni latine sono 4 e non 3 come in italiano: are, ēre, ĕre, ire. In italiano abbiamo 7 modi mentre in latino sono 8 (il supino è quello in più). Le categorie temporali invece sono le stesse. 3

La quinta categoria che non rientra nella coniugazione è la diatesi (o forma). Diatesi deriva dal greco ‘diathesis’ (διάϑεσις) ed è composta da ‘dias’ e dal verbo ‘tizzemi’. Ed è il corrispettivo dell’italiano disporre. È la disposizione, il modo con cui è messo un certo verbo in relazione con un certo verbo ed il soggetto. Le diatesi sono: attiva (la abbiamo quando l’azione espressa dal verbo è compiuta dal soggetto), passiva (la abbiamo quando l’azione espressa dal verbo è subita dal soggetto) e riflessiva (la abbiamo quando l’azione espressa dal verbo ricade/si riflette sul soggetto: il soggetto non la subisce, ma l’azione si riflette solo su di esso; il soggetto è sia chi compie l’azione sia quello che subisce le conseguenze dell’azione). La forma riflessiva si divide in tre forme: propria (pronome riflessivo = C.O.), impropria (pronome riflessivo = C. di termine) e reciproca (pronome riflessivo esprime reciprocità: l’azione avviene tra due soggetti in maniera reciproca). Il latino mantiene tutte le diatesi? Sicuramente mantiene le diatesi attiva e passiva, ma ne esiste una nuova, quella deponente che indica un’azione che il soggetto compie per se stesso o una situazione in cui è particolarmente coinvolto: in italiano questo valore corrisponde per lo più alla diatesi riflessiva italiana. La diatesi riflessiva si può avere per esempio con i verbi deponenti. Di solito la diatesi passiva è riconoscibile dall’uso del verbo essere come copula, mentre quella attiva dall’uso del verbo avere. Un altro riconoscimento potrebbe essere ottenuto con il verbo ‘venire’: se si può sostituire alla copula, vuol dire che il verbo è al passivo. 4

L’analisi logica è la forma di analisi, di approfondimento, di una qualsiasi proposizione o frase che ci fa rispondere alla domanda ‘che funzione svolge questa parola nella frase?’. Non chiede le categorie, le 8 parti del discorso.

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Pag. 6-7 di Lezioni di Latino Pag. 4-5 di Lezioni di Latino 4 Pag. 8-9 di Lezioni di Latino 3

Nell’analisi logica si parte analizzando il predicato. Il predicato è qualcosa che viene predicato, detto, enunciato, rispetto alla frase. È qualcosa che predica, che dice, che dà l’informazione. Predica nel senso di comunica un’informazione. Il soggetto è la seconda parte analizzata, quando non sottointeso, in quanto è a questo che si riferisce il verbo. Quando il soggetto è sottointeso, questo viene dedotto dalle informazioni che ci vengono date dal verbo. L’attributo è un aggettivo che non fa parte del predicato nominale quindi può essere tolto tranquillamente senza togliere senso alla frase. Viene analizzato sia separatamente che insieme al resto della parte del discorso che descrive. L’apposizione è un nome e non un aggettivo. Caratterizza un’altra parte del discorso, per lo più il complemento oggetto o il soggetto. Il complemento completa o espande il significato dato da S e P aggiungendo informazioni. L’individuazione delle funzioni logiche avviene attraverso il porsi le domande giuste: cosa viene fatto? chi compie o subisce l’azione? su chi si riflette l’azione? ecc… La fanciulla aspetta il marinaio con il contadino. PV: aspetta S: La fanciulla CO: il marinaio CComp: con il contadino Il marinaio aspetta la fanciulla con il contadino. PV: aspetta S: Il marinaio CO: la fanciulla CComp: con il contadino Il contadino aspetta il marinaio con la fanciulla PV: aspetta S: Il contadino CO: il marinaio CComp: con la fanciulla È possibile individuare le parti del discorso in base alla loro posizione nella frase e nel caso del CComp anche grazie alla preposizione. Le parole singolarmente prese però non hanno subito alcun mutamento con il cambiamento della funzione logica. In latino invece la fanciulla avrebbe avuto tre aspetti diversi a seconda della posizione. La fanciulla aspetta il marinaio con il contadino. → puellă → nautam → cum agricolā → expectat (Puellă expectat nautam cum agricolā) Il marinaio aspetta la fanciulla con il contadino. → puellam → naută → cum agricolā → expectat (Naută expectat puellam cum agricolā) Il contadino aspetta il marinaio con la fanciulla. → cum puellā → nautam → agricolă → expectat (Agricolă expectat nautam cum puellā) In italiano quindi le parti del discorso che formano una frase vengono individuate in base all’ordine delle parole, principalmente l’ordine SVO, ed è raro avere un ordine differente, a meno che non si voglia mettere in rilievo una delle parti del discorso. In latino questo non avviene, esiste una forma specifica per ogni parte del discorso. 5

Se prendiamo ad esempio la frase Amicum necavit Catilina e scambiamo l’ordine delle parole all’interno, il significato non cambia.

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Pag. 26-27 di Grammatica Latina

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Ogni sostantivo, è formato da tema e terminazione (o uscita). Il tema è costituito da radice (dà il campo semantico a cui appartiene il sostantivo) ed eventuale suffisso. La terminazione ci comunica il caso e la declinazione della parola. È costituita da vocale tematica (indica la declinazione) e dalla desinenza (indica il caso). Puellam: puell (tema) + a (vocale tematica della prima declinazione) + m (desinenza dell’accusativo) La declinazione è l’insieme delle 12 desinenze (6 singolari e 6 plurali) di una parola. Declinatio vuol dire modifica. Le declinazioni in latino sono cinque. Tutte le desinenze devono dare per forza tre informazioni essenziali: il caso (funzione logica della parola nella frase), il genere (maschile, femminile o neutro) e il numero (singolare o plurale). Volendo si può dire che il neutro designa le cose astratte, i concetti o le cose inanimate, ma ci sono sempre molte eccezioni. Possiamo paragonare le desinenze con le coniugazioni italiane: ne esistono di vari tipi ma ognuno ha i propri verbi e solo quelli; così le declinazioni hanno i propri sostantivi a seconda della declinazione. Verrà sempre chiesto quindi di declinare un nome o di coniugare un verbo, bisogna stare attenti a non fare confusione. Le declinazioni sono definibili tipologie morfologiche dei nomi. 7Ogni declinazione ha quindi sei casi, che sono: - Nominativo: la sua funzione logica è quella del S. Si può trovare anche nel PN, in quanto la parte nominale deve essere in concordanza con il soggetto (sia in genere, numero che caso). - Genitivo: la sua funzione logica è quella del CSpecificazione. - Dativo: la sua funzione logica è quella del CTermine. Il fatto che il CTermine abbia un proprio caso implica anche la sua importanza nel latino. Di solito è associato al verbo ‘dare’. - Accusativo: la sua funzione logica è quella del CO. - Vocativo: la sua funzione logica è quella del CVocazione. Il caso più raro da trovare. - Ablativo: può esprimere più funzioni logiche rispetto a tutti gli altri casi, ma le più comuni si può dire che siano il CCausa e il CMezzo. È il caso quindi con cui bisogna essere più cauti. Tutti i casi si possono unire a delle preposizioni, la maggior parte delle preposizioni si lega all’ablativo, che crea quindi molti complementi differenti tra loro a seconda della preposizione a cui viene legato il sostantivo ablativo. L’enunciazione della declinazione deve avvenire con un elenco prima di tutti i casi al singolare e successivamente l’elenco di tutti i casi al plurale. Un nome quando citato nella forma base viene identificato con la coppia nominativo-genitivo. Molto spesso le desinenze sono le stesse in casi differenti o addirittura tra casi differenti di declinazioni diverse. 8

La prima declinazione La maggior parte dei termini della prima declinazione sono di genere femminile, con qualche termine maschile (come nauta, agricola, poeta, incola…) e nessun termine neutro.

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Caso

Singolare

Plurale

Nominativo

ros-ă = la rosa

ros-ae = le rose

Genitivo

ros-ae = della rosa

ros-ārŭm = delle rose

Dativo

ros-ae = alla rosa

ros-īs = alle rose

Accusativo

ros-ăm = la rosa

ros-ās = le rose

Vocativo

ros-ă = o rosa!

ros-ae = o rose!

Ablativo

ros-ā = con la rosa

ros-īs = con le rose

Pag. 20/22 di Lezioni di Latino Riferimento alla tabella di Pag. 22 di Lezioni di Latino 8 Pag. 28 di Lezioni di Latino; Pag. 30 di Grammatica Latina 7

La ă e la ā indicano una diversa pronuncia della lettera: la ă indica una A breve, mentre la ā indica una A lunga. Non c’è bisogno di differenziare la pronuncia parlando in quanto non è sicuro come i latini le pronunciassero. Spesso un nome che può sembrare femminile è in realtà maschile e si può notare magari da un aggettivo a lui legato che è declinato al maschile. Se prendiamo sia genitivo e dativo singolare che nominativo e vocativo plurale, notiamo come la terminazione sia identica in tutti e quattro i casi. Così come tra loro il dativo e ablativo plurale. E infine anche il nominativo e il vocativo singolare, ma in quest’ultimo caso l’ambiguità è resa meno insidiosa dato che la maggior parte delle volte si ha il nominativo; più avanti si dovrà aggiungere a questa ambiguità anche con l’ablativo, quando i testi smetteranno di segnalare il tipo di vocale (breve o lunga). La terminazione –arum, e quella poi della seconda declinazione –orum, sono le terminazioni principe del latino, quelle che lo fanno riconoscere maggiormente. Come possiamo trovare nei Promessi Sposi in cui Renzo si riferisce a se stesso come un non ‘latinorum’. Un esempio di mantenimento di questa terminazione è il cognome Santoro che deriva dal latino Sanctorum. I casi diretti (nominativo, accusativo, vocativo) sono casi la cui traduzione non richiede l’uso di un’introduzione ed entrano direttamente nella frase, al contrario dei casi indiretti (genitivo, dativo, ablativo) che nella traduzione italiana sono introdotti con una preposizione. Es. 7 pag. 31 (al (alcuni cuni termini) copiă nominativo femminile singolare → soggetto ‘l’abbondanza’ vocativo femminile singolare → CVocazione ‘oh abbondanza’ causis dativo femminile plurale → CTermine ‘alle cause’ ablativo femminile plurale → CCausa ‘per le cause’ naturae genitivo femminile singolare → CSpecificazione ‘della natura’ dativo femminile singolare → CTermine ‘alla natura’ nominativo femminile plurale → soggetto ‘le nature’ vocativo femminile plurale → CVocazione ‘oh nature’ Es. 8 pag. 31 (al (alcuni cuni termini) alle punizioni → CTermine → poenis delle onde → CSpecificazione → undarum con la terra → CCompagnia → cum terrā della sorte → CSpecificazione → fortunae le vie → soggetto → viae 9

L’apposizione È un nome riferito ad un altro nome per caratterizzarlo meglio. In latino concorda con il termine a cui si riferisce in caso, genere e numero, e ne svolge anche la stessa funzione.

Vox media: espressione usata per indicare un vocabolo che non ha in sé significato positivo o negativo, ma può determinarsi in un senso o in un altro secondo l’aggettivo che l’accompagna e secondo il contesto. Un esempio in latino è proprio fortuna, fortunae che può voler dire sia buona sorte che cattiva sorte. • Vedendo fortuna oppressus si ha un complemento di causa efficiente e si traduce con ‘oppresso dalla sorte’. • Prendendo invece prospera fortuna, questo viene tradotto letteralmente ‘buona fortuna’. La parola fortuna, fortunae è particolare: questo termine può essere infatti essere sostituito dal termine sors, sortis che deriva però dal senso tecnico di ‘tavoletta con cui tirare a sorte’. Questo termine indica però più significati legati all’azione di tirare a sorte nei casi concreti; nei casi più astratti invece ha più il significato di fortuna, fortunae cioè quello di ‘sorte, destino, caso’.

Es. 12 pag. 32 Diana, silvarum dea, feras necat. Diana, dea dei boschi, uccide le belve. Vesta, familiarum patrona, puellas et matronas protegit. Vesta, protettrice delle famiglie, protegge le fanciulle e le signore. Cornelia, villae domina, mensam parat.

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Pag. 31-32 di Lezioni di Latino

Cornelia, signora della casa, prepara la tavola. Minerva, poetarum dea, sapientiam inicit. Minerva, dea dei poeti, infonde sapienza. Italiam, Europae paeninsulam, incolae amant. Gli abitanti amano l’Italia, penisola dell’Europa. Catina, Graeciae colonia, multas statuas dearum iactat. Catania, colonia della Grecia, vanta molte statue di dee. Victoriarum memoria incolis Sardiniae, Italiae insulae, grata est. La memoria (il ricordo) delle vittorie è gradita agli abitanti della Sardegna, isola dell’Italia. Inopiam, curarum causam, agricolae et nautae timent. I contadini e i marinai temono la povertà, causa di affanni. In latino, la sillaba più importante per sapere dove cade l’accento è la penultima, l’ultima serve per capire a quale caso ricondurre la forma. Se la penultima ha un cappellino tondo per la vocale breve l’accento si trova sulla sillaba precedente, mentre se ha la lineetta della vocale lunga la sillaba stessa è accentata. 10

La prima declinazione è quella con meno eccezioni. Tra queste eccezioni ritroviamo: ➢ Pater familias: il termine familias sostituisce il genitivo singolare familiae. ➢ Dea, deas: ha un corrispettivo maschile, è un nome mobile, e per distinguerli dalla controparte maschile nell’ablativo e nel dativo plurale invece di deis si utilizza deabus, si cambia quindi terminazione. Stessa cosa vale per filia, liberta, serva e asina.

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Il genitivo precede il nome a cui si riferisce quasi sempre. Così come si può vedere anche con il genitivo sassone inglese.

Es. 13 pag. 32 Pecuniae avaritia curas parat. L’avidità di denaro procura affanni. Dominae irae causam etiam ancillae nesciunt. Anche le ancelle ignorano la causa dell’ira della padrona. Agricolarum parsimonia abundatiae causa est. La parsimonia dei contadini è causa dell’abbondanza. Dominae filiae atque ancillae mensas convivis parant. Le figlie e le ancelle della padrona preparano la tavola per gli invitati. Ancillae iniuria dominae irae causa est. L’offesa dell’ancella è causa dell’ira della padrona. Quando abbiamo una sequenza di termini con la stessa terminazione, il genitivo si riconosce in quanto eliminabile dalla frase: la sua presenza non è necessaria per dare un senso alla frase. Sul dizionario la forma da cercare non è l’infinito ma la prima persona singolare dell’indicativo. 12

Il verbo sum Il corrispettivo dell’infinito ‘essere’ è esse. L’indicativo presente di questo verbo si coniuga come nella tabella a fianco. Il verbo essere può trovarsi sottointeso in più di un’occasione, come in Historia magistra vitae. Es. 18 pag. 3535-36 36 La Sicilia è un’isola → Sicilia insula est 10

Pag. 36 di Lezioni di Latino Pag. 32 di Lezioni di Latino 12 Pag. 33 di Lezioni di Latino 11

1ª sing. 2ª sing. 3ª sing. 1ª plur. 2ª plur. 3ª plur.

Sum Es Est Sumus Estis Sunt

La Sicilia e la Sardegna sono isole. → Sicilia et Sardinia insulae sunt. Diana e Minerva sono dee. → Diana et Minerva deae sunt. La storia è maestra di vita. → Historia vitae magistra est. La Grecia è la patria delle Muse e dei poeti. → Graecia Musarum et poetarum patria est. Giulia è la maestra delle figlie della padrona. → Iulia dominae filiarum magistra est. Gli abitanti dell’isola sono marinai e agricoltori. →Insulae incolae nautae et agricolae sunt. L’avidità e l’invidia sono spesso causa di lacrime e di preoccupazioni. → Avaritia et invidia saepe lacrimarum et curarum causam sunt. L’amicizia è la medicina delle pene e degli affa...


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