Latino - autori età Giulio-Claudio ed età Flavia PDF

Title Latino - autori età Giulio-Claudio ed età Flavia
Course Letteratura latina (Liceo classico)
Institution Liceo (Italia)
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autori età Giulio-Claudio ed età Flavia...


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L’età Giulio - Claudia La morte di Augusto avvenuta nel 14 d.C. a Nola (Napoli) provocò un processo di modifica istituzionale, sociale e culturale dell’impero, che aveva già avuto inizio negli ultimi anni di vita del princeps. I 4 imperatori Giulio – Claudii (Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone) presentano dei tratti comuni: in una prima fase attuano una politica basata sulla moderazione e sulla collaborazione con il Senato. Successivamente si macchiano di dispotismo e tirannia. Livia, seconda moglie di Augusto, ha un figlio di nome Tiberio, che verrà adottato da Augusto. Tiberio inaugura la dinastia Giulio – Claudia. (Giulio: da parte di Augusto. Claudia: da parte del padre naturale). Fonti filosenatorie: da un solo punto di vista. TIBERIO (14-37): presentato come un ingannatore e un dissimulatore e poi come un debole tiranno che affidò il suo potere a Seiano. Si macchiò di molti delitti, ma dalla critica storica gli viene riconosciuta la capacità di guidare lo stato. In principio Tiberio aveva come obiettivo la collaborazione con il Senato, ma in seguito accentrò nelle sue mani un potere sempre maggiore che con i suoi successori acquisì un aspetto monarchico. Si allea con il Senato. Grande capacità nel guidare lo Stato. CALIGOLA: (37-41) figlio di Germanico (molto amato dai soldati). Personaggio scomodo, venne eliminato. Spinto dal desiderio di applicare allo Stato Romano connotazioni assolutistiche, avviò il processo di trasformazione dell’impero in una monarchia. Inoltre, introdusse diverse consuetudini bizzarre volte alla venerazione della sua persona. Sotto l’impero di Caligola iniziò una ristrutturazione dell’apparato burocratico. Frattura tra imperatore e Senato. CLAUDIO: zio di Caligola, fratello di Germanico. Più equilibrato, studioso. In quarte nozze sposò Agrippina, madre di Nerone. Sparì in modo poco chiaro. Grande capacità nel guidare lo Stato. NERONE: guidato dalla madre e da Seneca (filologo del princeps). Si lascia guidare (64-59), ma nel 59 d.C. inizia a dare segni di squilibrio: fa uccidere sua madre, il fratellastro Germanico e costringe alla morte Afranio Burro e Seneca. Iniziano gli squilibri. Sotto Nerone c’è la ripresa degli studi: filosofia (stoicismo), satire, romanzo … Causò il grande incendio di Roma per creare una casa più grande, incolpando gli Ebrei e dando vita così ad una persecuzione. -Sotto questi imperatori non c’è un programma culturale guidato dal princeps. Seneca: filosofo stoico. (Stoicismo: funzione consolatoria). Suicidio Stoico: estrema forma di libertà. Anche Seneca si suicida, sotto ordine di Nerone nel 65 d.C. Persio: autore di satire. Lucano: autore di un poema epica. Petronio: introduce a Roma il genere del romanzo. Muore per ordine di Nerone. -Scrittori minori:

Velleio Patercolo:autore di “Historiae”. (2 libri) Narra la storia romana dal ritorno dalla guerra di Troia fino a Tiberio e vi è il suo elogio. Curzio Rufo: “le storie di Alessandro”. Poco attendibile, elementi leggendari. Storiografia romanzata. Emerge interesse narrativo. Valerio Massimo: “Libri di detti e fatti memorabili”. (9 libri) enciclopedia di personaggi più o meno illustri come esempi positivi o negativi. Fedro: liberto (schiavo liberato) di origine macedone. Non conosciamo i dati biografici. Prese a modello Esopo in forma poetica (in versi). Favola, fine didascalico, morale. Si può trovare all’inizio o alla fine. Pessimismo di fondo. Il potente ha sempre la meglio sui deboli. -Stile durante età Giulio - Claudia MANIERISMO (Corrente che prende le mosse dal classicismo, ma degenera in eccessi. Accentua e porta alle estreme conseguenze il classicismo: durante il ‘500 e periodi successivi.) LUCANO: prende le mosse da Virgilio, ma se ne allontana. Troviamo delle descrizioni orride per descrivere i corpi in decomposizione dei soldati. Fitto uso della tecnica allusiva. Letteratura romana: rapporto di imitazione ed emulazione dei modelli Greci. Prendono le opere e le attualizzano, esprimono contenuti propri del tempo. In età Neroniana si riconoscono come modelli non solo quelli Greci, ma anche gli autori latini precedenti, come Virgilio, Orazio …

Seneca L’impero di Nerone di divide in due fasi: 54-59: quinquennio aureo. Nerone si lascia guidare dalla madre e da Seneca. Sotto di lui ci fu la ripresa degli studi e dello sviluppo culturale. 59-68: nel 59 inizia a dare segni di squilibrio. Fece uccidere sua madre, il fratellastro Britannico e costrinse alla morte Seneca e Burro. Portò a termine il processo di divinizzazione del monarca iniziato da Caligola. Sotto di lui muoiono Seneca, Petronio, Lucano. Seneca, non condividendo ciò che sta accadendo a Roma, decide di ritirarsi a vita privata e dedicarsi all’otium letterario, usando la scusa di essere ormai anziano. Cicerone, invece, affermava che era necessario dedicarsi al governo della città, perché è di tutti. Non ci si deve dedicare all’otium letterario. Seneca nel 62 d.C. si ritira e Nerone non approva. Nel 65 d.C. ci fu la congiura dei Pisoni, che fu scoperta da Nerone e fece uccidere tutti coloro che ne facevano parte. Non sappiamo con certezza se Seneca fosse presente o meno, ma forse ne era a conoscenza. Fu indotto al suicidio e la sua morte ci viene raccontata da Tacito. Si fece tagliare le vene, ma il sangue non usciva velocemente, così si fece tagliare anche le ginocchia e le gambe e si mise in una vasca con acqua calda. Paolina, sua moglie, decide di seguire il marito, facendosi tagliare

anche lei le vene, ma Nerone la fece salvare perché non voleva essere odiato di più. Paolina visse altri pochi anni. fu vinta dalle lusinghe della vita. La filosofia stoica, infatti, diceva che bisognava allontanarsi dalle passioni terrene. Paolina si fece vincere dalle lusinghe della vita e dopo anni morì. Proiettato al futuro per aiutare gli uomini. Fiducia nel progresso/ nella scienza (come in Ovidio). I suoi predecessori Catullo, Sallustio ecc … erano rivolti al passato. Integrità dei costumi. Scrive: 3 trattati, 10 “Dialogi” e una satira (Apokolokyntosis: satira Menippea). 10 “Dialogi” di argomento filosofico, non spirate a Platone o cicerone (ambiente dai tratti realistici, dialogo tra personaggi riconoscibili), in cui Seneca parla in prima persona. Lungo monologo indirizzato a un destinatario, mira a condurre l’uomo sulla strada della felicità. A volte interpella una terza persona. Gli vengono mosse delle accuse fittizie da cui lui deve difendersi. 3 di questi “Dialogi” sono “consolationes”: 1) Ad Marciam (37 d.C.): per consolarla della morte del figlio. 2) Ad Elviam Matrem (42 d.C.): a sua madre per consolarla perché è in esilio. Le dice di non preoccuparsi perché almeno può dedicarsi ai suoi studi. (Relegatio in Corsica). 3) Ad Polibium: potente liberto di Claudio, a cui scrive per la morte del fratello e per ottenere dei favori in cambio. “De vita beata”: Seneca accusato di non rispettare lo stoicismo. I secolo d.C.: provincializzazione del Senato. Personaggi importanti del tempo provengo dalle province romane. “Epistula ad Lucilium”: In questa “epistula” si prefigge 3 obiettivi: portare questo discepolo/ amico verso lo stoicismo, la libertà; Seneca parla anche per se stesso; il destinatario è il pubblico e i posteri, che, grazie a queste lettere, possono conseguire la felicità. Seneca raggiunge il suo scopo perché Lucilio si dà all’ozio. Dedicarsi alla meditazione, allontanarsi dalla vita politica. Medita sulla concezione del tempo, sugli schiavi. Temi: concezione del tempo, libertà dell’uomo e dell’animo. Queste lettere non sono mai state mandate, ma sono concepite come un’opera letteraria rivolta ai posteri. Prime lettere: basi stoicismo. Altre lettere: argomenti più complessi perché Lucilio consegue la felicità. Alcune lettere hanno argomenti personali, altre hanno carattere fittizio/letterario. Volte alla pubblicazione e alla trasmissione. “De Clementia”: presa d’atto del fatto che Roma è diventata uno Stato in cui il potere è esercitato da un singolo (potere assoluto) andando contro i modelli di governo applicati fino a quel momento a Roma. Anche contro Augusto, che aveva dato la parvenza di aver restaurato la Repubblica. La clemenza è la capacità esercitata dal più forte al più debole. Richiama alla clemenza Nerone nell’infliggere le pene. Non oggettività del diritto, ma dipende dal singolo e dai suoi momenti.

10 tragedie: 1) 1 praetexta :(toga praetexta usata dai romani.) È latina, di argomento romano. 2) 9 coturnatae: tragedia di argomento greco. (Deriva dai sandali greci, i coturni). 2 tragedie non sono autentiche: Ercole e Octavia (l’unica praetexta). In Octavia si fa riferimento alla morte di Nerone successa dopo la morte di Seneca. 8 tragedie autentiche: Medea e Fedra rielaborano tragedie del mondo greco, riprendendo Euripide. • Autenticità • Tragedie lette e recitate? Si portano in scena il macabro, il sangue, le uccisioni, la violenza. Nelle tragedie greche non dovevano essere mai rappresentate, ma solo descritte. Si porta in scena il “furor”, la passione che porta alla perdita del controllo, alla pazzia con gravi conseguenze. Rappresentata una vasta gamma di passioni umane: ira, amore, sete di potere, gelosia; dominano l’uomo e lo portano alla rovina. Non c’è equilibrio che Seneca predica nella sua vita. Le passioni coinvolgono il protagonista, in genere un sovrano. L’equilibrio è dato da personaggi secondari. • Com’è possibile che siano state scritte negli anni in cui è vicino a Nerone, dato che il sovrano viene visto in maniera negativa nelle tragedie? Com’è possibile che Nerone abbia concesso a Seneca di rappresentare il princeps come un tiranno? Queste tragedie erano destinate alla lettura, non c’è la messa in scena anche perché Seneca usa lunghi monologhi per esprimere pensieri dei personaggi. Non c’è un dialogo “botte e risposta”, sono impossibili da recitare. Lo stile utilizzato è lo stile “asiano”, uno stile complicato e ricco. Ricorso a sententiae. Frasi ad effetto, dopo aver considerato vari elementi e dopo vari ragionamenti. Frasi brevi, sottintende, difficili da comprendere. Gusto per il macabro risponde al gusto tipico dell’epoca di Nerone. Apokolokyntosis: satira menippea, da Menippo. Misto di prosa e versi, si intrecciano tematiche serie e scherzose. Significato: 1) Trasformazione in zucca (non se ne parla nella trama). 2) Divinizzazione della zucca profondamente ironico nei confronti di Claudio che lo aveva mandato in esilio. Aveva dovuto scrivere l’elogio funebre ufficiale e poi scrive anche questo.

Lucano Lucano nacque nel 39 d.C., in Spagna, ma a soli 8 mesi fu portato a Roma, dove poi frequentò la scuola del filosofo stoico Anneo Cornuto. Lucano proveniva da una prestigiosa famiglia: 1) Suo nonno era Seneca il retore

2) Suo zio Seneca il filosofo 3) Suo padre era Marco Anneo Mela, che svolse le mansioni di procuratore imperiale con lo scopo di arricchirsi. Lucano ancora adolescente chiese ed ottenne di fare quel viaggio in Grecia, ormai canonico per i giovani romani aristocratici che volevano completare i loro studi. Tornato a Roma sposò Polla Argentaria e o con l’aiuto dello zio Seneca o per volontà dello stesso imperatore, fu introdotto a corte e nominato questore, anche se di età inferiore ai 25 anni e ammesso nella cohors amicorum del princeps. L’amicizia tra Lucano e Nerone è testimoniata da un componimento del poeta, “laudes Neronis”, che recitò durante i Neronia, feste quinquennali in onore di Nerone. Quest’amicizia durò solo 2 anni, infatti nel 62 d.C. Nerone sospese una recitazione del poeta. Le cause probabili sono molteplici: 1) Invidia e gelosia del principe per un poeta migliore di lui. 2) Perché suo zio Seneca era stato messo da parte. 3) Per le posizioni assunte nei primi libri del “Bellum Civile”, dove mostrò un atteggiamento filo repubblicano, anche se nel proemio rivolge lodi a Nerone (captatio benevolentiae). 4) L’argomento del poema va contro il principato e Nerone, criticando il presente e ciò che sta accadendo a Roma. Lucano dopo la rottura dell’amicizia, disprezzò tanto Nerone da partecipare, nel 65 d.C., alla congiura dei Pisoni (secondo Svetonio fu uno dei capi). Scoperta la congiura, Lucano tentò di difendersi facendo i nomi dei complici, accusando anche la propria madre. In questo modo ottenne la possibilità di scegliere la modalità del proprio suicidio: si fece tagliare le vene dal medico. Morì nel 65 a 26 anni. La stessa sorte toccò al padre e allo zio Seneca. Il Bellum Civile di Lucano, chiamato anche Farsalia, riprende l’argomento della guerra civile scoppiata tra Cesare e Pompeo e combattuta a Farsalo nel 48 a.C. Lucano definisce tale episodio “l’evento tragico che avviò Roma verso la propria rovina”, in quanto il conflitto, nato tra due concittadini, portò Roma a girare le armi contro se stessa, non per conquistare, ma per autodistruggersi. Il Bellum Civile contiene una chiave provvidenziale con cui Lucano anticipa la caduta di Roma, che avverrà realmente nel 476 d.C. Il modello di Lucano è Virgilio, il quale essendosi inserito nel solco della tradizione classica era divenuto modello d’ispirazione. Lucano, però, con la sua opera rivoluziona il codice epico Virgiliano, tanto che venne definito dalla critica l’Anti- Virgilio e il suo poema l’Anti- Eneide. Il motivo di ciò si può cogliere in primo luogo nei diversi periodi storici in cui operano i due poeti. Infatti l’Eneide di Virgilio riflette la visione ottimistica del principato nel periodo Augusteo. Lucano, invece, vive le estreme conseguenze negative del principato e il lacerante conflitto con un potere violento e sanguinario, ritrovandone le cause nella guerra civile di cui tratta nel suo poema. Inoltre l’epica di Lucano non è volta alla celebrazione della gloria di Roma e il poeta non si fa portavoce di un messaggio provvidenziale, non è più un poeta vate. Differente è anche l’intenzione dei due poeti, in quanto Virgilio si propone di cantare di “arma virumque”, quindi della guerra e dell’eroe che incarna i valori romani. Lucano, invece, canta

“guerre più atroci di quelle civili” in cui nessun personaggio prevale come eroe, infatti la vera protagonista del poema è la libertà repubblicana. Altri personaggi sono: 1) Cesare: antieroe, cattivo, sadico, empio, antireligioso. 2) Pompeo: viene descritto come un eroe in decadenza. Non ha la stoffa. Alla fine muore. 3) Catone: è il vero eroe, difensore della libertà repubblicana. Si pensa che il poema termini con il suo suicidio stoico, ma si interrompe con gli Egizi che si ribellano a Cesare nel 48 a.C. Il Bellum Civile si distingue dall’Eneide anche per l’assenza degli dei, compare però il meraviglioso, come magie, fantasmi e predizioni. Per quanto riguarda lo stile, Virgilio adotta uno stile classico, caratterizzato dall’aurea mediocritas; Lucano invece adotta uno stile violento, carico di toni drammatici, uno stile barocco volto a destare stupore. Modelli di Lucano sono: Cesare, gli storici e i retori contemporanei. Cesare nel “De Bellum Civile” tratta del primo triumvirato tra Cesare, Pompeo e Crasso e, dopo la morte di quest’ultimo, della guerra civile (tra due concittadini) tra Cesare e Pompeo, combattuta a Farsalo, in Tessaglia. Lucano riprende l’argomento e tratta, dunque, della guerra combattuta tra due concittadini. Il “Bellum Civile”, poema epico di Lucano, è formato da 10 libri, anche se l’ultimo si interrompe alla rivolta esplosa ad Alessandria d’Egitto contro Cesare. Opera incompiuta. Per il rapporto di Lucano e Virgilio si pensa che il poema di Lucano doveva constare di 12 libri, come l’Eneide, e terminare con l’uccisione di Cesare nel 44 a.C. Può essere definita una guerra “cognata” perché Pompeo sposò Giulia, la figlia di Cesare. Trattando questo poema si analizza l’età di Nerone.

Persio Nacque nel 34 d.C. a Volterra. A 6 anni rimase orfano di padre e venne cresciuto con molta cura dalla mamma, che a soli 12 anni lo portò a Roma, dove Persio frequentò la scuola del filosofo stoico Anneo Cornuto. Oltre che a quello della mamma, Persio fu circondato dall’effetto di molte altre donne della sua famiglia e ciò contribuì a infondere in lui il senso del bene della virtù. Per una grave malattia allo stomaco,m morì a soli 28 anni. come Lucano aveva scelto l’epoca di Virgilio, Persio seguì la strada inaugurata da Lucilio, inventore della satire, che venne ripreso anche da Orazio. Di Persio possediamo soltanto 6 satire, le quali presentano argomenti che riguardano i comportamenti umani trattati da Persio con un atteggiamento critico e moralistico. Persio, infatti, affronta soltanto temi che provocano in lui condanna etica e disapprovazione. Satire pervenute: 1) È di argomento letterario. Porta avanti una polemica contro le mode di quel tempo, prive di contenuto. Critica l’immoralità dei costumi e l’arte che al tempo di Nerone si è ridotta a puro piacere, invece di portare alla saggezza. Critica abuso delle figure retoriche. 2) Dedicata alla religiosità falsa degli uomini che sperano di soddisfare i propri desideri di ricchezza per mezzo delle preghiere.

3) Rivolta a un giovane ricco e dissoluto; Persio lo invita a dedicarsi allo studio della filosofia stoica per liberarsi dal vizio e dalla corruzione. 4) Persio invita coloro che vogliono dedicarsi alla vita politica di non mostrare virtù che non possiedono. 5) Dedicata al maestro Anneo Cornuto, strutturata intorno al tema della libertà stoica, che libera il saggio dal dominio delle passioni. 6) Ha una forma epistolare ed è indirizzata all’amico Cesio Basso, ruota intorno al tema del vero valore delle cose e dell’uso moderato dei propri beni. Dunque i temi fondamentali nelle satire di Persio sono: • Virtus: per Persio significa “comprendere attraverso la filosofia le cause delle cose”. • Libertas: la libertà interiore è figlia della sapienza ed è data dalla ratio. • Mesotes: regola di vita basata sulla giusta misura, la capacità di evitare gli eccessi. • Pessimismo: nella capacità e possibilità di redenzione dell’uomo. Dal verso 14 al 18 della quinta satira vi è il suo manifesto di poetica: “Usi parole comuni (sermo cotidianus), esperto nei costrutti energici (callida iunctura), nell’eleganza misurata (aurea mediocritas), nel colpire i costumi malsani (corruzione) e a inchiodare la colpa con scherzo fine (colpire vizio con il sorriso. Ricorso a ludus), prendi da qui ciò che scrivi, la scia Micene (mito e tragedia), dedicati ai nostri pranzi plebei.” Persio non segue la pars costruens (proppore soluzione alternativa), ma si limita alla pars destruens (critica).

Petronio Petronio e il Satyricon rappresentano un grande enigma della letteratura latina. In primo luogo è dubbia l’identità stessa dell’autore: altamente probabile è l’identificazione del “Petronius arbiter”, di cui parla Tacito nel libro 15 degli “Annales”, in cui delinea il profilo di un cortigiano raffinato e ricco di inventiva, caduto in miseria dopo essere stato tra i personaggi più in vista alla corte di Nerone. Tacito lo descrive come un personaggio bizzarro, che dedicava il giorno al sonno e la notte ai piaceri e ai vizi. Era stato proconsole e poi console in Bitinia, dimostrando grande energia e capacità di comando. Ritornato a Roma, fu scelto dall’imperatore come “arbiter elegantiae”. Il crescente prestigio di Petronio infastidì il prefetto del pretorio, il quale lo accusò di complicità nella congiura dei Pisoni. Così Nerone impose il suicidio a Petronio, il quale si fece “raffinato arbitro” della propria morte: dopo essersi tagliato le vene, le tamponava e poi riprendeva a tagliarle, intrattenendosi nelle ultime ore a banchetto con gli amici. Nel testamento, al posto delle adulazione per l’imperatore, fornì un elenco di tutte le nefandezze compiute da Nerone, per poi inviarle allo stesso princeps. Indizi che legano Petronio all’età Neroniana: 1) Il Satyricon tratta di una società in disfacimento e dell’ascesa dei liberti. Petronio, autore di elevato spessore culturale, guarda con divertimento i nuovi ricchi, i quali non si comportano in modo adatto (“Cena a casa di Trimalcione” sfoggio barocco di pietanze)

2) Riferimento alla crisi della retorica, espressa nei primi capitoli del Satyricon, che ci sono giunti, con il dibattito tra Encolpio e Agamennone. In età Neroniana, la retorica entra in crisi perché non c’è più libertà di parola, si chiude nelle scuola dove si esercita su argomenti sup...


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