Lazarillo DE Tormes - Letteratura Spagnola I PDF

Title Lazarillo DE Tormes - Letteratura Spagnola I
Author Giulia Sinigaglia
Course Lingua e cultura spagnola
Institution Università degli Studi di Macerata
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Summary

APPUNTI DI LETTERATURA SPAGNOLA 1...


Description

LAZARILLO DE TORMES (1554) 1. AUTORE = Anonimo. Autore sconosciuto anche se sono state ipotizzate diverse paternità. Tra queste: a. FRAY JUAN DE ORTEGA (frate dedito allo studio delle lettere); b. DON DIEGO HURTADO DE MENDOZA (poeta e diplomatico spagnolo del Rinascimento); c. UNA CONFRATERNITA DI 6 PICAROS (= furfanti); d. JUAN DE VALDES (teologo e riformatore spagnolo influenzato dall’Erasmismo); e. SEBASTIAN DE HOROZCO (storico e drammaturgo del Siglo de Oro). DOPPIA PREROGATIVA = tutto viene raccontato attraverso il punto di vista di Lazzaro (focalizzazione interna) = della sua vita egli stesso 1. decide cosa raccontare (= FOCALIZZAZIONE INTERNA =quando il narratore adotta un punto di vista interno, cioè simile a quello che può avere un personaggio che conosce solo determinate vicende e non tutti i pensieri dei suoi coprotagonisti) 2. come raccontarlo[= NARRATORE OMODIEGETICO/AUTODIEGETICO = interno alla storia, è un personaggio (il protagonista/personaggio secondario)] Il romanzo é finalizzato alla narrazione della formazione di una personalità individuale attraverso il racconto di una vita fedele alla realtà obiettiva. Per tale ragione si é parlato di “RENDERE OBIETTIVA LA SOGGETTIVITÀ”. 2. INTRODUZIONE = Lazarillo de Tormes, pubblicato da un anonimo autore intorno alla metà del ‘500, è il 1° romanzo picaresco nella storia della letteratura. Il romanzo si lascia piacevolmente ridisegnare dall’immaginazione ed ecco che si apre la porta al romanzo moderno. Nel libro vengono narrate le avventure del giovane Lazarillo che passa da un padrone a un altro (un cieco da cui impara trucchi e inganni o un curato avarissimo, uno scudiero povero che non è disposto però a rinunciare alla sua idea di onore o un venditore di bolle pontificie pieno di astuzie e di trovate) fino a ottenere un impiego di banditore a Toledo e uno stabile benessere all’ombra della moglie che entra e esce, di giorno e di notte, dalla vicina casa dell’arciprete, il quale riempie di doni la coppia. Un racconto diviso in episodi, e in ogni episodio l’incontro con un personaggio, gli aneddoti, tutto viene sapientemente dipinto con abili pennellate. I personaggi che di volta in volta incontra Lazarillo sono ritratti con brevità perfetta: lo scudiero che per mantenere il suo onore e la sua dignità è disposto a vivere da povero e a saltare i pasti ma non a sciupare il suo abito e per far vedere di aver mangiato si siede davanti all’uscio di casa, nei momenti che seguono abitualmente l’ora del pasto, con un filo di paglia in bocca come stuzzicadenti; o il curato spilorcio che quando deve riparare la madia strappa i chiodi infissi nelle pareti della casa o quando deve catturare i topi si fa prestare la trappola e le croste di formaggio dai vicini. a. Il Lazarillo venne definita come opera “realista” con la pretesa di essere un opera verosimile, un opera scritta da un banditore toledano nonostante sia un racconto di invenzione letteraria. La categoria del “realismo” é stata 1

spesso obiettata giacché coerentemente con la separazione dei livelli stilistici ai tempi ancora vigente, “le persone comuni, della vita quotidiana” trovano posto in letteratura solo sotto forma grottesca o comica. Tuttavia, il Lazarillo, sebbene susciti il riso, trasmette dei contenuti seri e talvolta proibiti che potevano essere espressi solo dissimulandone la facciata. 3. PERSONAGGI = a. LAZARO DE TORMES (= IL PROTAGONISTA) = un giovane servo originario di Tejares in Spagna, che racconta le sue avventure e le sue fatiche per ottenere una condizione discreta nella società. b. ANTONA PÉREZ = la madre di Lazaro, presente nel primo capitolo insieme al patrigno Zaide e al fratellino. c. IL CIECO = il 1° padrone di Lazaro, che lo prende quando è ancora bambino. È una persona molto astuta che si guadagna da vivere dicendo preghiere a chi lo richiede. Tratterà Lazaro male, insegnandoli però l’astuzia, ma gli farà patire la fame, motivo per cui Lazaro se ne libererà fuggendo. d. IL PRETE = il 2° padrone di Lazaro. Costui è una persona ingorda e spilorcia che fa patire la fame a Lazaro più di quanto l’avesse patita con il cieco. Lazaro troverà un modo per cibarsi del suo pane, ma quando il prete se ne accorgerà lo picchierà fino a fargli un grosso taglio in fronte. Lazaro guarirà dopo quindici giorni e sarà cacciato via dal prete come se fosse figlio del diavolo. e. LO SCUDIERO = il 3° padrone di Lazaro che vive a Toledo. Questo è il più bravo padrone che Lazaro abbia avuto, peccato che era più povero di lui e che il protagonista stesso dovesse mantenerlo con le sue elemosina. Lo scudiero tiene al suo onore, per cui si trova in quella sciagurata condizione, e che lo costringerà a scappare da Toledo lasciando così Lazaro senza padrone. f. UN FRATE DELLA MERCEDE = il 4° padrone di Lazaro, molto interessato alle vicende terrene, che Lazaro ricorda perché gli donò il primo paio di scarpe. Lazaro lo lascia subito per non essere costretto a seguirlo in tutti i suoi pellegrinaggi g. UN VENDITORE DI BOLLE PAPALI = il 5° padrone di Lazaro, di una sfacciataggine senza vergogna. Riesce a vendere indulgenze in tutti i modi truffaldini possibili. Lazaro non ci dice perché lo lascia ma sappiamo che anche con lui incontra mille difficoltà. h. UN CAPPELLANO = il 6° padrone di Lazaro, con cui il protagonista incomincia a guadagnare dei soldi e lo lascia per un lavoro migliore visto la sua nuova condizione che lo vede un po’ più agiato e finalmente sazio dal mangiare. i. UN ALGUACIL = con cui Lazaro resta poco perché era un mestiere pericoloso. j. LA MOGLIE DI LAZARO, una donna per bene che sposa quando trova un lavoro discreto e in cui riesce bene: il banditore. In paese si dice che gli faccia le corna con il Vescovo di cui Lazaro ha gran rispetto, ma lui non ci crede e così vive il resto della sua vita felice e contento. 4. AMBIENTAZIONE = a. LUOGHI = Salamanca, Toledo e girovagando la Castiglia con i vari padroni. b. SPAZIO = La Spagna della prima età moderna, “fresca” delle scoperte di Colombo c. TEMPO = 15° - 16° secolo. 2

5. STILE ED INTERPRETAZIONE = Il libro rappresenta la situazione sociale di un servo nei confronti del proprio padrone all’inizio del nel 15° secolo. Oltre al contesto sociale viene introdotto nel libro un certo humour che trae spunto dalle sfortunate vicende del protagonista che però reagisce sempre in modo positivo riuscendo alla fine a ottenere una vita dignitosa. Prevale l’ordine cronologico della fabula, visto che i fatti vengono raccontati in base alla sequenza dei padroni a cui Lazaro è stato sottomesso. Prevale la forma di durata del riassunto, visto che è raccontata quasi tutta la vita del protagonista in sole 80 pagine. 6. TEMI FOCALI DEL ROMANZO = uno dei temi focali del romanzo é il medro ovvero la volontà di migliorare la propria condizione sociale. 7. STILE = lo stile con cui Lazzaro narra la sua vita ha il grande merito di aver messo in discussione i valori di un epoca non a caso si é detto che aleggia una “predisposizione sediziosa” che obbliga il lettore a chiedersi cosa sia la virtù e cosa renda un uomo virtuoso. É davvero sempre facile distinguere tra vizio e virtù?

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Dalla copertina del libro, potremmo pensare che l’autore sia lo stesso Lazarillo. Quindi, abbiamo che: Autore – Narratore – Personaggio = Lazarillo Potremmo pensare, quindi, che l’autore sia Lazarillo, che il narratore sia Lazarillo perché solo lui conosce la sua vita e che il personaggio sia Lazarillo. Quando l’autore, il narratore e il personaggio sono la stessa persona si parla di AUTOBIOGRAFIA FUNZIONALE. Nella letteratura occidentale, sia l’autore, il narratore e il personaggio erano persone diverse A ≠ N ≠ P. In realtà, il vero autore non può essere Lazarillo perché quelli come lui non sapevano né leggere né scrivere. Del vero autore, però, possiamo dedurre 3 cose della sua formazione intellettuale: 1. Innanzitutto, era un umanista, un intellettuale 2. Era erasmista, lo si capisce dal fatto che Lazarillo era fortemente anticlericale 3. E per la critica della falsa religiosità (= si critica il prete perché ha fatto della religione un lavoro. Mancanza di sincerità nelle religioni). Ma perché Lazarillo si nasconde? Proprio perché ci vuol far credere che l’autore, il narratore e il protagonista siano la stessa persona. Ci vuole far credere che tutto quello che racconta il narratore è la verità. a. 1° SCOPO = Compare il nome “letteratura”, non compare il nome “storia/vita” che rappresentano qualcosa di veramente accaduto. b. 2° SCOPO = Nessuno conosce la vita di Lazarillo meglio di lui. Non si può essere oggettivi sulla nostra vita. Quindi, il 2 scopo implica la SOGGETTIVITA’. Noi conosceremo solo quello che Lazaro ricorda di quello che pensava Lazarillo da bambino o da ragazzo, non conosceremo mai i fatti secondo una versione oggettiva. 1° SCOPO in contraddizione con il 2° SCOPO. Lazarillo cerca la soggettività perché sa che l’oggettività si trova negli altri. Abbiamo un gioco di soggettività: la nostra e quella di Lazaro. Noi siamo i giudici di quello che Lazaro ci sta raccontando. Prendendo in considerazione Aristotele, che era il padre della letteratura occidentale, faceva una distinzione tra: - Storia. Nella storia inseriamo quello che è bello, che è veramente accaduto. Lo storico deve raccontare la verità. - Poesia. Nella poesia, il poeta deve raccontare i fatti come sarebbero dovuti accadere, deve raccontare qualcosa che sembri vero. Ma, il poeta deve anche mentire in modo che il suo personaggio possa essere universale, capito da tutti. L’autore, quindi, non ci sta raccontando con troppo realismo. Concepisce una narrazione che si può leggere come finzione ma che, allo stesso tempo, rispetta i presupposti incontrati nella vita di ogni giorno. Dietro questa storia dovremmo capire la vita di un uomo, di un tizio. Inoltre, l’autore ci racconta una storia aristotelica, che in realtà, va oltre la vita di una persona. L’anonimo autore, dopo aver costruito e presentato il narratore, si nasconde totalmente dietro di lui. L’io narrante, sarà, appunto, Lazaro de Tormes, un poveraccio disposto a tutto pur di sopravvivere.

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[Il nome Lazaro, era già usato nel Medioevo per indicare il poveraccio, lo sfortunato. Gli spagnoli chiamano Lazaro i seguaci di Masaniello. Si chiama Lazaro de Tormes perché la sua nascita avvenne proprio nel fiume Tormes, sua madre lo partorì lì. Di qui gli venne dato questo soprannome]

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Il Lazarillo, risulta tutt’oggi, anonimo. La vida de Lazarillo de Tormes, y de sus fortunas y adversidades, è stato pubblicato alla fine del 1554, seguito da altre edizioni, in totale 3, di cui non si conosce il vero autore (= da ricordare che nel 1554 solo Carlo V scriveva la sua vita, uno strillone no) = l’opera NON È ANONIMA MA AUTOGRAFATA (= è un probabile esponente degli ambienti eterodossi, una persona acculturata degli ambienti alti, sebbene dica di aver scritto una “sciocchezza”) = EDITIO PRINCEPS = 1552 O 1553 = IL 1554 È LA DATA A CUI RISALGONO LE 3 EDIZIONI CONSERVATE a. una a MEDINA DEL CAMPO; b. una ad ANVERSA; c. una ad ALCALÀ DE HENARES (= versione che presenta delle aggiunte, circa 2.000 parole aggiunte da una persona diversa dall’autore); d. una a BURGOS. 1. DALL’EDIZIONE PRINCEPS = EDIZIONE DI BURGOS 2. DALL’EDIZIONE PERSA = EDIZIONE DI BURGOS E DI ALCALÀ DI HENARES CONTESTO STORICO. Tutte e 3 le edizioni hanno un archetipo comune da cui sono partite per poi differenziarsi. Ci sono riferimenti interni storici concreti, contemporanei alla stesura del libro 1. BATTAGLIA DEL 1510; 2. BATTAGLIA IN FRANCIA DEL 1520; 3. LA NARRAZIONE TERMINA LO STESSO ANNO IN CUI TOLEDO DIVENTA CORTE. ANNI DELLA CORTE A TOLEDO a. APRILE 1525 b. 1538/39 4. PRIGIONIA DEL RE DI FRANCIA A MADRID = FEBBRAIO 1525 O 1526 5. BATTAGLIA DI GERBA DEL 1560, COMBATTUTA TRA L’IMPERO OTTOMANO E UN’ALLEANZA COMPOSTA DA REPUBBLICA DI GENOVA, REPUBBLICA DI VENEZIA SPAGNA, STATO PONTIFICIO E DUCATO DI SAVOIA 6. CONCLUSIONE = LAZARO TERMINA L’OPERA O AI 24 O AI 27 ANNI. Siamo quindi lontani dal 1554. Nel 1555 esce la 2a parte del Lazarillo. Il libro fu incluso nell’Indice dei libri proibiti dell’inquisitore Valdés nel 1559 (= censurato e sottratto al circuito editoriale) e nel 1573 venne pubblicata l’edizione riveduta, epurata e ripulita a cura di Juan Lopez de Velazco [= I quasi 20 anni che separano le prime edizioni da quest’ultima si spiegano perché nel 1559, il Lazarillo comparve nel catalogo dei libri messi all’indice da Fernando de Valdés, inquisitore Apostolico Generale sebbene si crede che, già prima di questa data, il romanzo in questione venne proibito dal Consiglio dell’Inquisizione. Il 1573 segna l’inizio di una seconda fase editoriale (Tarragona, Valencia, Milano, Bergamo, Leida) pur tuttavia, passarono anche moltissimi anni prima che il romanzo rivide un certo trionfo. Tale trionfo si ebbe nel 1599 e coincise con l’uscita del romanzo di Mateo Alemán, “Guzman de Alfarache”], ma clandestinamente continua a circolare la versione manoscritta dell’originale. 6

L’opera tradisce continuamente lo statuto colto nell’apparato infrastrutturale. Ci sono 2 giustificazioni che spiegano la volontà di stesura dell’opera: 1. MOSTRARE E SPIEGARE QUANTO POCO DEBBANO AI LORO MERITI LA LORO UMILE CONDIZIONE, COLORO CHE NON SONO IN UNA CLASSE SOCIALE ALTA CHE CON SOLTANTO LE LORO BRACCIA HANNO MOSSO I REMI PER RAGGIUNGERE UN BUON PORTO (= UNA CLASSE SOCIALE ALTA); 2. DIMOSTRARE CHE NON C’ERA NESSUN MENAGE A TROIS TRA LUI, LA MOGLIE E L’ARCIPRETE Le ragioni esterne al testo ne diventano il contenuto. Il termine “ CASO” comparirà di nuovo soltanto alla fine. Compare quindi ad apertura e chiusura dell’opera ed è quindi considerato come una diceria, la quale vuole essere smentita (= la moglie e l’arciprete per il quale Lázaro è andato a lavorare avevano una relazione, il quale, pur sapendolo, era consenziente. Per spiegargli la verità, però, ha bisogno di spiegarli la verità, ovvero la storia della sua vita)

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STATUTO FORMALE. a. Questa narrazione è una lettera a cui l’autore anonimo affida il racconto non solo per sfuggire alle censure, ma anche per consentire che si attivi il patto tra anonimo autore e autore Lázaro, per cui Lázaro appaia come il vero autore dell’autobiografia. b. Relazione FORMA EPISTOLARE – VERIDICITÀ DI CIÒ CHE VIENE DETTO. La lettera per sua natura ha un valore documentale. Ma ci sono anche ragioni legate al contesto storico-culturale dell’epoca: con le lettere si raccontava la storia della propria vita. Nel corso dei secoli vengono creati dei manuali di epistolografia, riguardanti il modo di scrivere le lettere. Le tipologie di lettere erano: IOCOSA DE SE (= non ha la notizia intera della persona ma presenta un aneddoto giocoso, una burla, una beffa da cui trarre un messaggio per il lettore) + EXPURGATIVA (= tono più serio, che viene fatta per difendersi da un’accusa, per spiegare e neutralizzare l’accusa fatta). La tradizione medievale delle epistole erano in latino e queste lettere esulavano dall’ambito giudiziario diventando un confronto CITTADINO – PUBBLICO e si divulgano le carte messaggere. Pietro Aretino pubblica il suo epistolario e le sue lettere (vere) che ha scritto negli anni ai suoi destinatari sono viste come modello di vita esemplare. Nasce una voga letteraria in cui gli autori scrivono lettere autobiografiche a veri destinatari. Si divulgano carte messaggere fittizie in cui l’autore finge di essere un uomo importante e racconta aneddoti. c. La narrazione del Lazarillo è fatta in parte dalla IOCOSA DE SE e in parte dalla EXPURGATIVA fondendo tutto ciò con il carattere apogrifo delle lettere del ‘500.

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Il testo è diviso in 7 trattati ed un prologo. PROLOGO [= l’autore conferma di narrare tutte le vicende della sua vita. La storia ha un destinatario (PROLOGO = VUESTRA MERCED), è una lettera di risposta ad una lettera di VOSTRA SIGNORIA in cui chiede di scrivergli e raccontarli il caso in maniera estesa e dettagliata. Il testo si apre con una domanda che Vostra Signoria volge a Lázaro: gli chiede se sa che sua moglie lo tradisce con il prete San Salvador. Ovviamente non gli fa la domanda in maniera diretta, ci gira intorno ma Lázaro capisce bene la domanda. Vostra Signoria gira intorno alla domanda perché pensa che Lazaro sia scemo, in quanto apparteneva ad un ceto basso. In realtà, la risposta di Lázaro è così lunga proprio per dimostrargli che non è affatto scemo. Inoltre, gli rivolge una sfida intellettuale, dice “Se tu pensi che io sono scemo, se tu non sei scemo, capirai la mia risposta”. Ma perché un altolocato si preoccupa per la moglie di uno così? Sicuramente perché Vostra Signoria era interessato alla moglie di Lázaro e perché vuole ricattare il prete. La Lázaro si vede costretto a raccontare la sua vita, lo sa che sua moglie lo ha tradito. Il prete San Salvador è colui che ha dato un lavoro a Lázaro, sua moglie fa la perpetua (del prete). Lázaro sa bene che sua moglie lo tradisce] = Il prologo è di estrema importanza per la comprensione di questo testo. Quando noi raccontiamo la nostra vita, scegliamo in base all’ascoltatore e al destinatario: a nostra scelta cerchiamo di giustificarci. La scelta, ovviamente, è soggettiva, e anche la percezione della vita. Lázaro si vede costretto a raccontare la sua vita e vuole giustificarsi nel presente. Il destinatario è un uomo molto al di sopra di lui: Vostra Signoria (Vuestra Maestà). Questo tizio, sotto forma di lettera, gli fa una domanda che appartiene agli ultimi due anni della sua vita, invece lui, risponde raccontando tutta la sua vita. Forse perché, per raccontare solo quei due anni, quei due pezzettini della sua vita, ha bisogno di iniziare da molto prima. In esso, Lazzaro-autore, con intento parodico, si rifá ad un antico precetto oraziano, secondo la quale, i poeti si pronpongono di piacere e giovare (prodesse e delectare). Nel romanzo spagnolo, lo stesso concetto é espresso dal coppia di verbi “agradar y deleitar”. Lazzaro-autore si rivolge a più destinatari perché desidera lode e riconoscimento, per tale ragione, rende pubblica una lettera originariamente concepita per essere privata. In ultimo, il racconto della sua vita, si presenta come un atto di obbedienza nei confronti di una personalità di rango superiore il quale pretende di essere informato sul caso. Lazzaro, pur tuttavia, si propone anche di ammaestrare o ammonire i molteplici lettori, fornendo loro un esempio di ascesa sociale da parte di chi ha dovuto lottare contro l’origine ignobile dei propri natali. “Fortuna” rimanda alla cultura “umanistico- rinascimentale” ovvero ad un complesso di circostanze irrazionali che l’uomo può cercare di contrastare con l’esercizio delle virtù. Lazzaro pretende di dimostrare come attraverso l’esercizio della virtù, abbia saputo contrastare l’avversa fortuna che gli ha riservato una nascita infame, consentendogli di conquistare la gloria

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L’epistola si apre con il pronome di 1a persona = “IO” iniziale, da indentificare con Lazzaroautore il quale, nel rivolgersi ad un destinatario collettivo formato da un ampio pubblico di lettori, ricorre con intento parodico ad una prolungata serie di motivi tipici dell’esordio  novità della materia;  obbligo che uno scrittore ha di comunicare la novità;  precetto oraziano I POETI SI PROPONGONO DI PIACERE E DI GIOVIARE/OPPURE DI DIRE COSE PIACEVOLI E, AL TEMPO STESSO, UTILI ALLA VITA opposizione che indica che i lettori più superficiali si limiteranno al divertimento, mentre gli altri sapranno apprezzare, ovvero tenere in giusta considerazione, il racconto delle vicende di Lazzaro

“…Y a este propósito dice Plinio que no hay libro, por malo que sea, que no tenga alguna cosa buena” citazione di Plinio il giovane = “DICERE ETIAM SOLEBAT (= suo zio, Plinio il Vecchio) NULLUM ESSE LIBRUM TAM MALUM, UT NON ALIQUA EX PARTE PRODESSET” = “SOLEVA INFATTI DIRE CHE NON C’ERA LIBRO TANTO CATTIVO, CHE NON FOSSE UTILE IN QUALCHE SUA PARTE”  EPISTULAE, III, V. 10 “Y así vemos cosas tenidas en poco de algunos, que de otros no lo son” concetto attinto da Orazio = “DENIQUE NON HOMNES EADEM MIRANTUR AMANTQUE:/CARMINE TU GUADES, HIC DELECTATUR IAMBIS” comparato con i diversi gusti per i cibi “….RENUIS QUOD TU, IUBET ALTER” (= NON TUTTI AMANO E APPREZZANO LE STESSE COSE:/TU GODI D...


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