Le cose crollano PDF

Title Le cose crollano
Course Letteratura inglese
Institution Università degli Studi di Palermo
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Le cose crollano riassunto...


Description

Le cose crollano/ things fall apart – Chinua Achebe Le cose crollano, il primo libro della trilogia che ha consegnato Chinua Achebe alla fama internazionale – in corso di pubblicazione presso La nave di Teseo in una nuova traduzione – è unanimemente considerato il suo capolavoro, capace di intrecciare nella stessa vicenda due storie diverse: quella personale di Okonkwo e quella più ampia dello scontro fra due religioni e civiltà. Nella scrittura di Achebe, interprete di una grande tradizione letteraria, i conflitti ancestrali fra individuo e comunità dialogano con i percorsi accidentati della storia, le cui conseguenze investono ancora il mondo in cui viviamo. Chinua Achebe è nato in Nigeria nel 1930 ed è considerato uno dei maestri della letteratura africana. È cresciuto nel grande villaggio di Ogidi, uno dei primi centri della Missione Anglicana nell’est della Nigeria, e si è laureato presso l’University College, a Ibadan. La sua carriera radiofonica è stata interrotta bruscamente dalla rivolta nazionale, sfociata poi nella guerra del Biafra. Achebe è entrato a far parte del Ministero dell’Informazione del Biafra e ha rappresentato il paese in varie missioni diplomatiche e di raccolta fondi. È stato nominato Ricercatore senior presso l’Università della Nigeria e ha coperto cattedre di letteratura africana in varie università straniere, tra cui il Bard College e la Brown University. Chinua Achebe ha scritto più di venti libri tra romanzi, racconti, saggi e raccolte di poesie e ha ricevuto numerose onorificenze e lauree ad honorem in tutto il mondo. È stato insignito del più importante premio culturale nigeriano, il Nigerian National Merit Award. Nel 2007 ha vinto il Man Booker Prize per la narrativa. È morto nel 2013. Girando e girando nella spirale che si allarga Il falco non può udire il falconiere; Le cose crollano; il centro non può reggere; Mera anarchia è scatenata nel mondo. W.B. Yeats, Il secondo avvento 1 parte Okonkwo era ben conosciuto oltre nove villaggi, era alto, imponente, dalle sopracciglia folte e il naso largo, l'aspetto duro. Aveva una balbuzie, litigava spesso. Non aveva pazienza con i falliti e con suo padre. Unoka era morto dieci anni prima, era pigro, aveva debiti, era fallito, povero. Okonkwo si vergognava di lui. Per fortuna la fama non dipendeva dal padre. Era uno dei migliori lottatori, tre mogli e coltivatore, due titoli presi in guerre tribali. Era giovane ma uno degli uomini più grandi. Si ritrovò a badare a Ikemefuna, ragazzo che il villaggio vicino aveva sacrificato a quello di umuofia per evitare guerre. 2 una notte i banditori annunciarono un messaggio: tutti gli uomini dovevano ritrovarsi nella piazza la mattina. La notte faceva paura tranne quando c'era la luna piena. Gli igbo dicevano: quando splende la luna allo zoppo viene voglia di camminare. Penso a una guerra, non aveva paura. Beveva il vino di palma dal teschio della sua vittima. Un uomo annuncio che una donna era andata nel villaggio vicino al mercato e la uccisero. Decisero di fare come sempre chiedendo un ultimatum a mbaino chiedendo di scegliere tra la guerra e l'offerta di un ragazzo e una vergine.umuofia era rispettata e temuta perché il suo incantesimo di guerra dicevano venisse da una donna anziana con una gamba sola. Torno a casa con Ikemefuna e ancora si racconta la sua triste storia. La ragazza fu affidata al marito della moglie uccisa. Okonkwo era temuto, lui stesso aveva paura di diventare come il padre e odiava ciò che lui amava, ozio e gentilezza. Affido il ragazzo a una moglie. Lui aveva otto figli. Il ragazzo aveva paura, non sapeva che suo padre aveva ucciso qualcuno. 3. Okonkwo andò da Nwakibie, uno dei più importanti, parlarono di un uomo che aveva niente e lui si vergogno ( proverbio: una vecchia è sempre in imbarazzo quando si parla di scheletri). Gli chiese i suoi ignami per il suo campo, gli disse che anche se era giovane non lo spaventava la fatica e lui si fido. Quell'anno il raccolto fu terribile come mai ma penso che superando quell'anno avrebbe potuto fare tutto. Doveva mantenere il padre che morì senza seppellitura e madre e sorelle. Negli ultimi anni il padre amava la parola mettendo a dura prova il figlio. Gli igbo in generale usavano molto proverbi, eufemismi ed erano bravi conversatori. 4. Ikemefuna era triste, rimase con loro tre anni. All'inizio la donna si occupò di lui come un figlio, nwoye voleva sempre stare con lui perché sapeva tutto. Anche okonkwo si affeziono senza farlo mai a vedere. Non mostrava mai emozioni se non rabbia e forza. Il ragazzo lo chiamava padre. Okonkwo fu punito perché violo la settimana della pace picchiando la moglie che aveva fatto tardi in casa perché era andata a farsi le treccine. Rischiava di fare morire tutto il clan e allora tutti pensarono che non avesse rispetto di nessuno. Se un uomo muore in questa settimana lo buttano nella foresta malvagia e lo spirito perseguiterà gli altri. Okonkwo voleva che suo figlio crescesse forte. Ikemefuna si affeziono e diventò parte della famiglia, molto legato a Nwoye 5. Si avvicinava la festa del nuovo igname in cui si ringraziava Ani, la dea della terra e fonte di fertilità.era giudice supremo della morale e del comportamento, legata agli antenati del clan. Iniziava il nuovo anno. Okonkwo non si divertiva come gli altri perché avrebbe preferito lavorare. Il secondo giorno era quello della lotta, amato da ekwefi, seconda moglie di okonkwo. La figlia era ezinma, la sua prediletta. 6. Ekwefi incontro un'amica alla lotta, confermo che okonkwo l'aveva quasi uccisa con il suo fucile e pensava che la

figlia ezinma sarebbe rimasta dato che aveva dieci anni e non era morta prima dei sei. Parlava con chielo, sacerdotessa. 7. Okonkwo vedeva che nwoye cresceva bene, voleva diventasse un uomo forte ma per fare questo doveva farsi obbedire da donne e figli. Inaspettatamente arrivarono le locuste e umuofia esplose di vita, le avevano viste solo gli anziani fino ad allora. Il Villaggio aveva deciso di uccidere Ikemefuna, gli anziani disse a okonkwo di non assistere perché lo chiamava padre. Gli dissero che doveva tornare a casa ma lo uccisero e lui grido padre mi hanno ucciso e okonkwo per non farsi vedere debole lo fini con il suo machete. Nwoye capi che il ragazzo era stato ucciso e senti qualcosa rompersi dentro di sé. 8. Okonkwo non mangiava, chiese a Nwoye di aiutarlo ma il ragazzo aveva paura di lui e scappo via. Okonkwo stava male, era periodo di riposo e non aveva lavoro, penso di essere come una donna, debole. andò da un amico che non lo aveva accompagnato all'uccisione del ragazzo ma lui gli disse che la terra glielavrebbe fatta pagare per quel gesto. Un altro disse che stavano accadendo cose strane, il vecchio del villaggio vicino morì e non fu suonato il tamburo, dopo poco fu trovata morta la prima moglie. 9. Ekwefi avviso okonkwo che ezinma stava per morire, senti la tragedia e il dolore della sua vita. Ekwefi aveva avuto nove gravidanze ma i bambini erano tutti morti nei primi tre anni e lei aveva smesso di amarli tranne che con ezinma che era diventata più grande, era un ogbanje, uno spirito maligno che ritornava sempre. Allora il capo si fece indicare dalla bambina il punto esatto in cui era stato seppellito il figlio prima di lei e mando via il male. Poi all'improvviso si sentì male. 10. Era un giorno speciale, uscivano fuori nove dei grandi spiriti mascherati del clan e la visione era terrificante. Risolvevano dispute e litigi dando le loro sentenze. 11. Ekwefi raccontava storie a ezinma ma una voce interruppe il silenzio della notte, era chielo, la sacerdotessa di Agbala che pronunciava le profezie. Ogni tanto chielo veniva posseduta dal suo dio e annunciava profezie. Quella sera salutava okonkwo, Agbala voleva vedere ezinma, la prese e la porto con sé. Ekwefi la seguì fino alla grotta e aspetto là davanti finché senti un uomo con un machete, era okonkwo che era arrivato. Lei penso allora a quando due anni prima scappo dal marito per andare da okonkwo. 12. La mattina nel villaggio era festa perché obierika amico di okonkwo festeggiava l uri della figlia. Il suo pretendente, dopo aver pagato parte del prezzo della sposa (presente anche in americanah) portava vino di palma per la famiglia e l umunna, gruppo esteso di congiunti. Chielo aveva fatto finta di niente nel vedere okonkwo e la moglie e riporto la bambina nel suo letto. La festa andò avanti, la famiglia del pretendente porto 50 vasi soddisfando le aspettative, le donne si fecero belle e cucinarono e danzarono. 13. Ogni uomo imparava il linguaggio del tamburo di legno cavo. Si sentivano lamenti di donne, cannoni e grida. Era morto ezeudu, l'uomo che gli aveva detto di non prendere parte alla morte del ragazzo. Era il funerale di un guerriero. Indossavano gonnellini e avevano i corpi dipinti di gesso. Il mondo dei vivi e dei morti erano separati ma gli egwugwu andavano e venivano spesso per le festività o quando morivano gli anziani. La vita di ogni uomo era una serie di riti di transizione che lo portavano vicino agli antenati. Lui aveva tre titoli, in tutto ce ne sono quattro. Per questo doveva essere sepolto di sera. Dal centro del delirio si levarono grida di orrore come se fosse stato lanciato un incantesimo. Al centro un ragazzo in una pozza di sangue. Era il figlio 16enne del defunto che stava danzando l'addio a suo padre. Un colpo era uscito dal fucile di okonkwo e un pezzo di ferro aveva trafitto il cuore del ragazzo. Nulla era paragonabile al caos che successe da quel momento. Okonkwo poteva solo fuggire dal clan. Uccidere un uomo dello stesso clan era un delitto contro la dea della terra. I delitti erano di due tipi maschili e femminili. Quello di okonkwo era femminile perché casuale. Poteva tornare dopo 7 anni. Okonkwo e la sua famiglia tornarono nel villaggio della madre, Mbanta. I parenti di ezeudu distrussero il compund e tutti gli animali e terre di okonkwo. Tra questi anche obierika. Non provavano odio, era solo la volontà di madre terra. Obierika piangeva per l'amico e rifletteva sul motivo di tutto questo, sul motivo per cui la moglie aveva dovuto abbandonare nel bosco i due gemelli avuti perché costituivano un'offesa per la madre terra e avrebbero causato scompiglio nel clan 14. Okonkwo fu ben accolto a Mbanta, gli venne dato un terreno su cui costruire la casa e delle terre da coltivare. Il lavoro per lui non era più un piacere. Nella sua vita aveva sempre voluto diventare uno dei signori del clan ma tutto poi era andato a pezzi. Era evidente che il suo chi, il suo dio personale, non era destinato a grandi imprese. Si accorsero che si era dato alla disperazione. Uchudu fratello della madre ormai morta chiese a okonkwo perché chiamano spesso ai figli il nome nneka, cioè mia madre è la più grande. Okonkwo non lo sapeva. Lui disse che nonostante l'uomo sia capo della famiglia, nonostante i figli appartengano al padre e alla sua famiglia quando una donna muore viene portata alla sua famiglia quando i figli vengono picchiati si rifugiano dalla madre. Gli uomini appartengono ai padri quando le cose vanno bene am quando c'è dolore si trova rifugio nella terra della madre, però okonkwo con quella faccia rifiutava l'aiuto di sua madre, dopo sette anni avrebbe dovuto riportare la famiglia nel suo villaggio. Gli disse che non è l'unico a soffrire. Che non c'è nessuno per cui è bene. 15. Durante il secondo anno di esilio obierika andò a trovare okonkwo. Uchendu era molto felice perché disse che quando lui era giovane conosceva tutti i clan perché si muovevano e non avevano paura del prossimo. Obierika chiese se sapevano che abame non esisteva più. Racconto che era apparso un uomo bianco nel loro clan, non un Albino. I primi che l'hanno visto sono scappati via, altri l'hanno toccato. L'oracolo disse che sarebbe stata la fine del loro clan, così lo uccisero ma l'oracolo disse pure che i bianchi sarebbero arrivati come le locuste, il primo era solo un esploratore, prima di morire disse qualcosa ma sembrava parlare dal naso. Una mattina sono arrivati dei bianchi guidati da "uomini normali come loro". Hanno ucciso tutti e hanno svuotato il clan. Obierika era spaventato perché

tutti avevano sentito che i bianchi possedevano fucili e portavano gli schiavi al di là del mare. Obierika gli aveva portato il denaro ricavato dalla vendita dei suoi legnami. 16. Due anni dopo obierika torno. A umuofia erano arrivati i Missionari, avevano costruito chiese e convertito. Tra questi nwoye che disse che okonkwo non era suo padre. Per questo obierika lo andò a trovare. Erano arrivati in 4, tre neri e uno bianco e tutti uscirono a vedere questa strana persona, dissero che adoravano falsi dei di pietra e legno e che tutti appartenevano a Dio nell'alto dei cieli. Dissero che sarebbero arrivati altri uomini bianchi. Spiegarono il concetto di Trinità. Nwoye ne rimase affascinato soprattutto dai loro inni che gli infondevano serenità, conforto, le loro parole rispondevano alle sue domande sulla morte dei gemelli e di Ikemefuna. 17. Arrivarono a Mbanta chiedendo un pezzo di terra e loro gli diedero un pezzo della foresta malvagia abitata dagli spiriti in cui venivano gettati i corpi di chi mroiva per malattie come vaiolo o lebbra che nessuno avrebbe accettato. Gli abitanti di Mbanta erano convinti che sarebbero morti tutti. Non morì nessuno, aspettarono i 28 giorni generalmente concessi dalle divinità. Ma non successe niente, anzi costruirono altre chiese. Era successo che okonkwo aveva scoperto di nwoye e l'aveva picchiato, uchendu lo fermò dicendogli che era pazzo, allora nwoye scappo a umuofia dai cristiani che avevano promesso di insegnare a leggere e scrivere. Okonkwo non si capacitava di come avesse potuto lui, soprannominato vampa di fuoco, a generare un effeminato. Dava la colpa al suo chi, solo così poteva spiegare le sventure, l'esilio e nwoye. Poi sospiro e come il ceppo di fuoco che si spense : il fuoco vivo genera cenere impotente. 18. Si pensava che i bianchi avessero anche formato un governo per amministrare i convertiti ma non potevano ucciderli perché facevano parte del loro clan. I contrasti iniziarono con l'ammissione degli esclusi, gemelli e altri abomini che venivano da loro accettati. Essi portavano capelli lunghi e vivevano esclusi. Ciò che porto scpuglio fu l'uccisione del pitone reale emanazione del dio delle acque. Misero al bando i cristiani non facendo avvicinare le donne al fiume ma mr kiega chiese spiegazioni e disse che non era vero che quell'uomo avesse ucciso il pitone e che era morto. Allora pensavano che ci avevano pensato gli dei e non avevano motivo di dare fastidio ai cristiani. 19. Okonkwo organizzo un grande banchetto per ringraziare i parenti della madre perché stava per tornare al suo villaggio. 20. In quegli anni aveva perso la possibilità di acquisire titoli, aveva perso il posto tra o nove spiriti che amministrano la giustizia del clan. Ma non voleva passare inosservato. Aveva chiesto alle sue figlie di sposarsi a umuofia, ezinma era la sua preferita, l'unica che lo capiva. Il Villaggio però era cambiato, non aveva più la forza di combattere. I bianchi avevano un governo e una religione. Erano arrivati pacificamente e li avevano lasciato stare per la loro stupidità che li aveva fatti ridere. I bianchi avevano anche creato un emporio e olio di palma e noci avavano fatto fare un sacco di soldi al villaggio e in più la loro religione sembrava essere ragionevole in mezzo al caos. I bianchi avevano un capo della chiesa in Inghilterra e una regina. Mr Brown imparo molto della religione del clan, costruì un ospedale e una scuola. Convinse a mandare i figli dicendo che in futuro i capi dovevano sapere scrivere. Il ritorno di okonkwo non fu così memorabile. 22. Padre Smith sostituì Brown alla morte. Per lui il nero era il male. Fu enoch a scatenare le liti. Durante la cerimonia in onore della dea terra. Tolse la maschera a un egwugwu in pubblico, aveva ucciso uno spirito ancestrale facendo andare nel caos il Villaggio. Dovettero distruggere la chiesa anche se non toccarono gli uomini e si placarono per un po'. 23. Okonkwo sembrava tornare alla felicità. Il missionario invito i capi del villaggio e li imprigionò dicendo loro che non avrebbero dovuto fare del male perché erano venuto a portare la pace. Dopo tre giorni okonkwo diceva loro di uccidere l'uomo bianco ma una guardia lo senti. Allora dissero al villaggio che li avrebbero liberati pagando una ricompensa altrimenti sarebbero stati uccisi. Il giorno dopo il pagamento furono liberati e fu annunciata un'altra assemblea. Sta volta okonkwo trasformò l'amarezza in felicità infantile preparando l'abito da guerra, voleva combattere a costo di farlo da solo. Si riunirono tutti gli uomini finché arrivo il messaggero dicendo di sciogliere l'assemblea. Carico d'odio okonkwo lo uccise mentre gli altri rimasero fermi e lasciarono andar via gli altri. Addirittura alcuni si chiesero perché l'aveva fatto. 25. Un commissario arrivo al compound di okonkwo cercandolo. Obierika disse che non era la ma che poteva portarlo dove si trovava così i suoi uomini potevano aiutarli. Lui non capi subito ma penso che amavano parole superflue (ncje in americanah). Giunsero all'albero da cui pendeva okonkwo e si bloccarono. Gli dissero che i suoi uomini potevano tirarlo gii e seppellirlo. L'amministratore lascio spazio allo studioso di costumi primitivi. Gli chiese perché non potevano tirarlo gii loro. Dissero che era contro le loro usanze perché per un uomo è un abominio togliersi la vita, un offesa contro la terra è un uomo che lo commette non può essere seppellito dal suo clan. Una volta seppellito avrebbero fatto dei sacrifici per la terra sconsacrata. Obierika era furioso. Il commissario se ne andò pensando che in commissario non doveva occuparsi di queste cose e l'avrebbe scritto nel suo libro, anche la storia di un uomo che aveva ucciso un messo e si era impiccato doveva essere interessante. Avrebbe scritto un intero capitolo su di lui. Dopo lunghi ripensamenti aveva il titolo: la pacificazione delle tribù primitive del basso Niger. Agbala: Min donna, termine denigratorio per uomo privo di titolo, maiuscolo divinità che si esprime attraverso l'oracolo delle colline e delle caverne. Vedi glossario.

“Riconosciamo al diavolo i suoi meriti: il colonialismo in Africa ha frantumato molte cose, ma ha creato grandi unità dove prima ce n’erano di piccole e frammentarie. [...] Ha unito molte genti che prima procedevano per vie separate. E ha dato loro un linguaggio con cui parlarsi. Se non è riuscito a dare loro una canzone, ha dato loro una lingua per sospirare.” Così Chinua Achebe ha motivato in un saggio del 1964, The African Writer and the English Language,* la sua scelta di scrivere in inglese: la lingua di coloro che non solo hanno colonizzato ma hanno creato la Nigeria come entità politica. E ha aggiunto: “Sento che la lingua inglese sarà in grado di portare il peso della mia esperienza. Ma dovrà essere un inglese nuovo, ancora in piena comunione con la propria casa ancestrale, ma modificato per adattarsi al nuovo contesto africano.”* Coerentemente Le cose crollano, il primo romanzo di Achebe, pubblicato nel 1958, è intessuto di parole in lingua igbo. Di alcune è lo stesso autore a fornire la traduzione all’interno del testo, a volte immediatamente, a volte a distanza di pagine. Altre restano senza traduzione per vari motivi: mancanza di un corrispettivo preciso in inglese, volontà di creare un effetto di disorientamento o di riprodurre lo spaesamento degli stessi personaggi – per esempio di fronte al linguaggio degli spiriti. Per comodità del lettore, il glossario raccoglie un ampio numero di termini in lingua igbo, assieme ad altri di cui si è ritenuto utile dare brevi spiegazioni. Come viene sottolineato più volte nel romanzo, gli igbo amano l’arte della parola, e l’inglese usato da Achebe ne rende i diversi registri, da quelli più formali a quelli colloquiali. La traduzione si sforza di essere fedele a questa varietà, cercando di evitare termini e metafore che rimandano troppo espressamente al mondo e alla cultura occidentale, tranne nei casi in cui è lo stesso Achebe a usarli (per esempio tragedy, pandemonium, esoteric). Il titolo italiano di questa nuova traduzione riprende fedelmente quello originale, Things Fall Apart, citazione di un verso della poesia The Second Coming di W.B. Yeats. Non è l’unica occorrenza del poeta irlandese nel ...


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