Daniel Miller - Per un\'antropologia delle cose PDF

Title Daniel Miller - Per un\'antropologia delle cose
Course Antropologia del quotidiano
Institution Politecnico di Milano
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Summary

Le relazioni con gli oggetti sono a scapito delle relazioni con le altre persone? Daniel Miller è forse il teorico che più lucidamente combatte questa affermazione oltre ad aver contribuito ad una rinnovata teoria della cultura materiale, sempre dialogando con la filosofia hegeliana, per convincerci...


Description

Daniel Miller

Per un’altropologia delle cose Capitolo 1 Perchè i vestiti non sono superficiali Gli oggetti sono simboli che ci rappresentano. L’esempio più significativo è il modo di vestire delle persone. I miei vestiti mostrano che tipologia di persona sono. Diversi modi di vestire, quindi, diversità tra gli esseri umani. Possono esprimere differenze di genere, di classe, di origine, ecc... Il modo di vestire è come un linguaggio che esprime ciò che siamo. I vestiti però sono oggetti inanimati, senza un valore, è la persona che li indossa che conferisce al vestito una dignità. Ognuno di noi ha un proprio modo di essere, personale. Per scoprire la verità sui vestiti analizziamo Trinidad e l’India, per poi pensare al modo di vestire di Londra. Trinidad Gli abitanti di Trinidad danno molta importanza al modo di vestire / apparire. C’erano situazioni in cui le persone vivenano in accampamenti senza luce e acqua, ma possedevano una grande quantità di vestiti e accessori. In questi accampamenti venivano organizzate sfilate dove le persone mostravano sè stesse, con vestiti, acconciature e modi di camminare accattivanti / affascinanti. Secondo i documenti storici riguardanti gli schiavi nel Mar dei Caraibi, già in passato c’era una devozione / passione per i vestiti, soprattuto da parte delle donne. Per gli antropologi è sempre risultato strano questo fenonemo, non tanto perchè queste persone erano devote ai vestiti, ma più che altro perchè non erano ricche. Agli abitanti di Trinidad non interessava la moda (seguire collettivo di una tendenza), ma lo stile, cioè la costruzione individuale di un’estetica basata su cosa si indossava e soprattuto come si indossava. Si utilizzava il termine saga boys per indicare gli uomini abili nel farsi notare, che avevano un modo di vestire, di camminare e di parlare originale. Lo stile di Trinidad comprendeva individualismo e transitorierà. Le persone combinavano i capi a modo loro, non importava da dove provenivano. I vari pezzi messi insieme potevano ispirarsi a serie tv, a sfilate di moda, potevano essere acquistati all’estero, ecc... Dovevano andare d’accordo se messi assieme ed essere adatti alla persona che li indossava, anche per una sola occasione. Non importava il costo degli abiti, non era importante l’accumulazione, ma la transitorietà, quindi lo “stilista” poteva prendere spunto dalla moda, per poi trasformare il tutto in qualcosa di nuovo e all’avanguardia. Esempio di Transitorietà : il Carnevale, prodotto di esportazione più noto di Trinidad. Le persone ci impiegavano settimane per realizzare costumi per l’occasione, quindi per un solo momento, per poi ricominicare da capo ogni anno. Perchè gli abitanti di Trinidad sono così devoti ai vestiti? I vestiti stanno in superficie, ma c’è una relazione tra l’interno e l’esterno. Quindi abbiamo una ontologia del profondo : il nostro essere, ciò che noi siamo realmente, è dentro di noi nel profondo ed è in opposizione con la superficie. Gli abitanti di Trinidad sembrano avere terrore di tutto ciò che sta nel profondo e non in supercifie. Una delle attività diffuse nel tempo libero è il lime, un gruppo di persone si raduna in cerca di qualcuno da prendere in giro. Si utilizzano insulti verbali chiamati picong o giving fatigue. Queste sfide però vengono prese con buon umore perchè i destinatari sanno che verrano giudicati per la loro capacità di non prenderle sul serio. Questo gioco del lime è una sorta di terreno di prova dove rafforzarsi per affrontare le ingiustizie della vita. Per gli abitanti di Trinidad il senso dell’umorismo e la presenza di spirito sono elementi fondamentali per la definizione del sè, essenziali per diventare persone di tendenza e di stile. 1

Una persona senza queste caratteristiche, incapace di ricevere insulti, è considerata ignorante, tendente alla violenza. Mantenendo tutto in superficie si è liberi di costruire sè stessi. Il Carnevale ci permette di vedere le persone realmente per ciò che sono. Il Carnevale inizia di notte con un festival chiamato Jouvert (parola francese che significa “jour d’ouvert”). Le persone si vestono come creature della notte, come diavoli che escono all’aperto coperti di fango. A Londra, nel quartiere di Notting Hill, hanno una variante simile, ovvero, coprirsi il corpo con il cioccolato. Questa folla di persone si muove di notte e all’alba raggiunge il centro della città. Uno dei costumi è il Baccanale, questa parola definisce il disordine che segue le rivelazioni dello scandalo (esempio: un’insegnante rigida che dopo una gravidanza cambia il proprio carattere). Le persone cercano di non rivelare la verità su se stessi, finchè arriva il carnevale che porta i fatti della notte alla luce. Le verità che emergono dal Carnevale sono metafore opposte a quelle dell’ontologia del profondo. Per gli abitanti di Trinidad è ovvio che la verità risiede in superficie dove gli altri la possono vedere. Una persona profonda che conserva tutto dentro è nascosta agli altri, quindi è considerata disonesta. Noi pensiamo al sè come continuamente in crescita : la professione, lo status, la posizione sociale, danno forma al nostro essere. Oggi siamo definiti in base al risultato o alle conquiste ottenute. Agli abitanti di Trinidad tutto questo non interessa, anzi, viene considerato falso. Una persona non deve essere giudicata per quello che ha fatto (in passato), ma per quello che è ora. In questa società l’abbigliamento è importante perchè è la modalità migliore per scoprire chi una persona è veramente. L’apparenza non è il riflesso dell’essere, ma è l’essere stesso. Il Sari Il Sari è un singolo pezzo di stoffa intero, internamente non cucito, lungo sei metri, indossato avvolto attorno al corpo. Oggi viene portato assieme ad una sottoveste ed ad una casacca. Il Sari è indossato dalle donne in India. Nello stile Nivi, il Sari viene avvolto da destra a sinistra e passato due volte sopra la parte inferiore del corpo, la seconda volta si creano un insieme di pieghe a forma di ventaglio, mentre la parte superiore viene avvolta una volta sola. Il Pallu, l’ultima parte del Sari, rimane libera ed è anche la più decorata, scende dalla spalla sinistra giù fino alla vita. Il Sari è quindi asimmetrico, nessuna parte si ripete uguale ad un’altra. Il punto centrale del Sari, il Navel, dà la sensazione di essere il perno sul quale si regge l’intero abito. Indossare il Sari porta a vivere diverse situazioni. Prendiamo in considerazione il Pallu per capire meglio questo concetto, poichè il Pallu svolge una funzione di “protesi” che non è presente in nessun abito occidentale. Quando una donna svolge le sue faccende domestiche, il Pallu viene utilizzato come terza mano, per sollevare pentole bollenti in cucina, per spolverare una sedia in un luogo publbico, per pulire gli occhiali o per proteggere la propria faccia dal fumo. Però a volte è anche causa di incidenti, per esempio può rimanere incastrato nella portiera dell’auto, può prendere fuoco vicino ad una stufa o ai fornelli. A volte le donne infelici utilizzano il Pallu per impiccarsi. Il Pallu è anche la prima parte del Sari che i bambini appena nati scoprono. Le madri lo utilizano per cullare il bambino, e anche per giocare con lui. Per i bambini diventa l’incarnazione fisica dell’amore, un amore che possono tenere in mano. In India il contatto fisico in pubblico tra uomini e donne non è ben visto. Anche le coppie sposate che passeggiano non si tengono mai per mano. Il Pallu diventa un importante luogo di contatto tra fratelli o amici stretti. In mancanza della possibilità di toccare direttamente il corpo, il contatto con il Pallu crea spazi di intimità. La relazione tra le persone e i vestiti non è conseguenza di essere nati in Asia meridionale. Deve essere tutto appreso da ciascun individuo. Una ragazza a Delhi non cresce indossando un Sari. Proverà per la prima volta questa impresa durante la “cerimonia d’addio” della scuola che segue la fine dell’ultimo anno scolastico per le ragazze di diciassette anni. L’abilità delle ragazze nel domare questa massa di tessuto sarà considerata come la capacità che avranno in futuro di rispettare i ruoli sociali che sono stati loro attribuiti. 2

Una ragazza potrà indossare il Sari in poche altre occasioni, come il matrimonio di parenti o il suo stesso matrimonio. Non sempre le donne che indossano il Sari diventano capaci di portarlo, molte intraprendono il nuovo compito con difficoltà, ma grazie alla pratica, nel corso degli anni arriveranno a sviluppare un automatismo che permetterà loro di procedere senza problemi. Il punto centrale di questo studio è che il Sari gioca un ruolo fondamentale, ma non riconosciuto nel processo di creazione del modo di essere donna in India. I vestiti cuciti non possono essere manipolati nello stesso modo del Sari, poichè esso impone un continuo impegno da parte di chi lo indossa. Il Sari può essere di aiuto nello svolgimento di tutti i tipi di compiti pratici, sociali ed emozionali, ma se la sua presenza non viene presa in considerazione può tradirci, portando gli altri a giudicarci negativamente a causa di stranezze nell’aspetto che non era nostra intenzione avere. Tutte queste esperienze creano ogni volta diversi modi di essere donna, indiana e indossatrice di Sari. Londra I presupposti dell’antropologia risiedono in questa analisi comparativa tra Trinidad e l’India. Noi diamo per scontato il nostro modo di fare le cose, ma dobbiamo renderci conto che gli altri hanno esperienze differenti. Ora possiamo osservare le relazioni tra le persone e i vestiti a Londra. Perchè indossiamo vestiti uguali a se stessi quando abbimo infinite alternative? Forse, dal punto di vista degli altri, siamo noi ad essere considerati strani. Esaminando i rapporti tra le persone e i vestiti in ogni stato d’Europa, anche qui possiamo notare delle differenze. Un esempio di una studentessa nata in Cile che ha svolto la propria riverca etnografica a Madrid : Il rapporto tra le persone e i vestiti a Madrid è diverso da quello che possiamo trovare in Cile o a Londra. Le persone sono soggette ad un estremo conformismo. Quando escono indossano ciò che ritengono di moda e costoso, anche se non sono economicamente agiati. Trascorrono molto tempo a preparare se stessi e il loro aspetto esteriore. Quando ritornano a casa si cambiano immediatamente e indossano vestiti estremamente trasandati, vecchi e consumati. Sono capi che li fanno apparire poco attraenti. Nè nell’abbigliamento pubblico nè in quello privato viene comunicato un senso di espressione individuale. Le persone indossano ciò che la maggiorparte considera opportuno/appropriato. Questa è una generalizzazione. La ragione per cui i madrileni indossano in pubblico vestiti classici è legata alla storia di questa città, capitale della Spagna e prima dell’Impero spagnolo. Si sentono responsabili di rappresentare la grandiosità di tutta la Spagna, piuttosto che esprimere se stessi. Rendono la vita difficile a coloro che cercano di non conformarsi ad un ideale. A Londra la situazione è opposta : Londra oggi sta concorrendo per diventare capitale cool, anche per lasciarsi alle spalle i tempi passati, considerati non cool. Chi utilizza un capo firmato o segue una moda pubblica viene considerato incompetente nell’ambito dell’abbigliamento. A Londra le persone sono incoraggiate ad esprimere se stessi attraverso i vestiti. Analizziamo il rapporto tra la donna e i vestiti a Londra, come abbiamo fatto per Trinidad e l’India. Un momento critico vissuto dalla donna avviene al mattino quando, davanti ad un armadio pieno di vestiti, è colpita dalla paura di non aver ‘assolutamente niente da mettere’. La donna arriva a provare una serie infinita di vestiti, per poi perdere fiducia e ritornare ad indossare ciò che avrebbe indossato all’inizio. La moda a Londra ha più a che vedere con l’ansia che con l’industria. L’ansia riesce a spiegare i cambiamenti della moda. Miller ha svolto una ricerca con altre persone. Ha trascorso un anno a fare shopping a Londra. Ha scoperto che le ansie per i vestiti riguardano le donne di tutte le forme e taglie. 3

La maggior parte delle persona non è sicura di quale sia la moda del momento. L’abbigliamento a Londra è meno soggetto a regole precise e a convenzioni sociali, rispetto all’India. Il fatto che a Londra si promuovono le scelte individuali nell’ambito dei vestiti, rende questa città molto simile a Trinidad. Però resta comunque diversa, poichè a Londra le persone non danno le proprie opinioni su come appaiono gli altri. I commenti sul modo di essere degli altri, raramente vengono comunicati in modo diretto. Sono espressi piuttosto in modo ironico, oppure comunicati a terzi e non all’individuo in questione. A Londra è difficile ottenere vantaggi presentando se stessi all’esterno. Le persone sono incerte rispetto a ciò che gli altri pensano di loro, questo li rende insicuri. In assenza delle norme sociali dell’iIndia e delle critiche aperte di Trinidad, le donne provano una mancanza di punti fermi nello sviluppo dei propri gusti personali. Conoscono tutto ciò che riguarda l’abbigliamento, ma non sono in grado di sapere quello che desiderano. L’aspetto più importante della moda diventa quindi l’ansia. A Londra la libertà finisce per diventare una forma di conformismo, differente da quello di Madrid. Concluisioni È chiaro da tutti e tre i casi come non sia possibile rivolgersi ai vestiti come se fossero una forma di rappresentazione. A Trinidad le persone usano i vestiti per sapere chi sono in quel preciso momento. In India l’esperienza di essere donna si trasforma ogni volta e ci si aspetta che lei cambi costantemente aspetto. A Madrid i vestiti hanno un ideale cosmologico che vede in Madrid un centro di civilizzazione. A Londra i vestiti diventano una forma di ansia come conseguenza sia di pressione esercitata sugli individui che devono esprimere se stessi, sia di una difficoltà a decidere quale sia il proprio gusto personale. È ancora presente una diversità in che e cosa noi pensiamo di essere. L’antropologia è una disciplina che si interessa ad uno studio comparativo dell’umanità.

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Capitolo 2 Teorie degli oggetti Dall’edonismo al funzionalismo Dobbiamo mettere da parte l’idea che gli oggetti creati dall’uomo rappresentano il proprio sè o quello degli altri. Le cose materiali sono opposte alle persone. È possibile però creare delle teorie degli oggetti utili e plausibili. Parliamo della teoria dell’oggettificazione di Hegel, recuperata e trasformata successivamente da Marx e Simmel. Il concetto di funzione : la funzione è lo strumento automatico che ci guida nella spiegazione dei motivi per cui abbiamo quello che abbiamo. Determina il modo con cui etichettiamo le merci, dal tegame per friggere al costume per nuotare. La forma segue la funzione. La funzione è intesa come forma di adattamento dell’umanità al suo ambiente circostante. Se i nostri costumi sociali e culturali fossero davvero dipendenti dalle ‘funzioni’, allora si sarebbe prodotta una umanità omogenea la cui variazione sarebbe correlata alle differenze dell’ambiente. Ma l’antropologia sociale esiste perchè l’umanità si è sviluppata in modo completamente differente. In Papua Nuova Guinea ci vivono diverse tribù, e ciascuna di queste crede che i suoi costumi siano giusti, e crede che siano gli altri ad essere strani e sbagliati. Il nostro comportamento però non è una questione di adattamento. Il concetto di funzione : a Trinidad, in India e a Londra, tutti utilizzano i vestiti per rimanere al caldo e asciutti, ma questo non ci dice quasi nulla sulla nostra relazione con i vestiti. Se il Sari esprime il senso di modestia meglio di altri vestiti, si tratta di una funzione? Se una gonna segna le distinzioni di genere, allora sta svolgendo una funzione? Non è mai esistita una società funzionale. La parola cultura ci suggerisce che le società diventano ciò che sono e ciò che fanno in molti modi differenti, attraverso la parentela, i rituali e anche attraverso gli oggetti. Il punto di questo ragionamento è che i segnali che ci dicono come interpretare certi comportamenti, la maggior parte delle volte, non sono consapevoli. Insegnare è un’attività che ha le sue cornici di senso che determinano qual è un comportamento appropriato e quale no. Tuttavia la maggior parte delle volte non siamo consapevoli delle cornici di senso che ci condizionano. ‘Il senso dell’ordine. Studi sulla psicopatologia dell’arte decorativa’ dello storico dell’arte Gombrich. Questo testo si è focalizzato sulle cornici di senso all’interno delle quali il lavoro artistico prende forma. Gombrich sostiene che quando un frame è appropriato al contesto, noi non lo vediamo, perchè ci comunica il modo in cui dovremmo vedere ciò di cui costituisce la cornice di senso. Quando è inappropriato (ad esempio un quadro di Tiziano incorniciato dentro del plexiglas) diventiamo consapevoli della sua presenza. L’arte esiste solamente quando determinate cornici di riferimento, come gallerie d’arte, assicurano un certo rispetto nei confronti dell’opera e garantiscono il pagamento di una certa quantità di denaro per quello che è contenuto all’interno di quella cornice di riferimento. Sarebbe proprio il frame a determinare la risposta che noi diamo all’opera in quanto lavoro d’arte. Gli oggetti materiali creano il contesto. Ci rendono consapevoli di ciò che è appropriato ed inappropriato. Dall’incontro delle idee di Goffman con quelle di Gombrichè nato il ragionamento chiamato l’umiltà degli oggetti. Gli oggetti sono importanti non perchè sono evidenti e creano limiti o possibilità visibili, ma proprio per il motivo contrario. Accade così proprio perchè di solito noi non li vediamo. Meno siamo consapevoli della loro presenza, più riusciamo a determinare le nostre aspettative, dando forma alla scena e 5

garantendo un comportamento appropriato. Hanno il potere di determinare quello che accade fino al momento in cui rimaniamo inconsapevoli di questa loro capacità. Se gli oggetti sono qualcosa di tangibile non significa che allora dobbiamo per forza ‘sbatterci contro’. Non perchè sono solidi e concreti allora vuol dire che sono dei punti fissi che si oppongono alla fluidità delle immagini della mente e delle idee astratte. Proprio perchè ci sono familiari e vengono dati per scontati agiscono in modo invisibile e senza lasciare impronte. Questa prospettiva viene chiamata cultura materiale, ciò che ci rende quello che siamo esiste non nella nostra coscienza o nel nostro corpo, ma come ambiente esterno a noi. Gli oggetti sono riusciti a rendere invisibile il loro ruolo e ad apparire senza importanza. Quando qualcosa è talmente ovvio possiamo rimanere accecati e non renderci conto della sua presenza. Claude Lévi-Strauss inventò la tradizione teorica che si fece conoscere come strutturalismo. L’idea dello strutturalismo sostiene che sia necessario considerare ciascuna entità non isolata dalle altre : un tavolo, un tavolo da pranzo, un tavolo da cucina. Dovremmo iniziare dalle relazioni presenti fra questi oggetti. Dovremmo accettare che un tavolo da pranzo è considerato tale perchè, se diventasse più piccolo, inizierebbe ad apparire come un tavolo da cucina. La definizione sia degli oggetti sia delle parole che utilizziamo per definirli proviene da ciò che questi sono, ma anche dall’opposizione con ciò che non sono. Lo strutturalismo si è focalizzato sulla relazione tra entità piuttosto che sulle entità di per sé. Basandosi sul pensiero di Lévi-Strauss, l’antropologo Pierre Bourdieu dimostra come queste idee potevano essere usate diversamente. Nella spiegazione di Bourdieu gli oggetti sono gli agenti chiave del processo che ci rende caratteristici della nostra società. I suoi esempi provengono da una comunità berbera dell’Africa settentrionale chiamata Kabila. Fra i Kabili un bambino incominciava presto a dare per scontata la natura dell’ordine interno della casa. Un lato era buio perchè l’altro aveva la luce. Uno era alto perchè l’altro era basso. Una cosa andava messa sul lato destro, un’altra su quello sinistro. L’opposizione tra alto e basso, destra e sinistra, può essere applicata in modo simile in molti diversi ambiti. L’individuo cresce adottando le norme che diventano ciò che viene chiamato cultura. L’apprendimento del bambino non avviene in modo passivo, ma attraverso le routine di tutti i giorni che lo portano ad avere inte...


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