Lezione 13 - Morfemi PDF

Title Lezione 13 - Morfemi
Author silvia m-
Course Elementi di linguistica e psicolinguistica
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
Pages 5
File Size 121.8 KB
File Type PDF
Total Downloads 29
Total Views 150

Summary

Appunti lezione n°13...


Description

Lezione 13 psicolinguistica

Morfemi Parola: la più piccola unità indipendente dotata di significato, è scomponibile in unità più piccole, portatrici anch’esse di significato e queste unità sub-lessicali che contribuiscono al significato della parola sono i MORFEMI. Esistono morfemi definiti flessivi: nella coniugazione del verbo dà info sulla persona e in italiano anche sul numero.

Come sono rappresentate le forme flesse dei verbi nel lessico? Ci sono almeno 2 ipotesi: 1. Tutte le forme flesse sono presenti nel lessico come UNITÀ singole (e nel processo di percezione non vengono decomposte in radice+morfema) [Stemberger & MacWhinney (1988), Tomasello (2006)] 2. Il lessico contiene tutte le radici e tutti i morfemi flessivi come unità separate – queste vengono poi scomposte nel processo di percezione e composte nel processo di produzione [Pinker & Ullman (2001)] A sostegno della prima ipotesi: la velocità con cui processiamo una parola morfologicamente complessa (es. urlammo) è significativamente correlata alla frequenza di tale parola in quella forma nel corpus (es. “urlammo” meno frequente di “urlarono”, quindi ci metto più tempo a riconoscere/processare “urlammo”) A sostegno della seconda ipotesi: -principio di economia (in termini di risorse cognitive e di memoria), soprattutto per lingue morfologicamente complesse: se ogni singola forma flessa di un verbo fosse immagazzinata in memoria come entrata a sé, allora in lingue come l’italiano per ciascun verbo ci sarebbero circa 75 entrate diverse -acquisizione dei paradigmi verbale e morfemi flessivi nei bambini (e iperegolarizzazione) Tecnica della produzione elicitata per valutare la competenza mofologica dei bambini Usando questa tecnica è possibile testare i bambini chiedendo loro un arricchimento morfologico usando pseudo-parole. A sostegno della seconda ipotesi: i bambini spesso producono forme morfologicamente complesse “sbagliando” Gli errori che però i bambini fanno non sono MAI errori “casuali”, ma sono sempre errori consistenti (entro e tra soggetti!) e sensati. In realtà, i bambini stanno applicando una REGOLA anche ai casi “irregolari”. Questo processo di IPEREGOLARIZZAZIONE è una costante nel processo di acquisizione. Secondo alcuni autori (e.g. Pinker & Ullman (2001) ) questo dimostra che le forme flesse sono immagazzinate nel lessico non come forme singole ma come RADICE + morfema flessivo. il processo di percezione/produzione di parole morfologicamente complesse è il risultato di un’applicazione di una REGOLA (“estratta” dall’input)  il processamento di una forma morfologicamente complessa avviene mediante “morpheme stripping” Morpheme stripping: Le forme flesse sono immagazzinate nel lessico come RADICE + morfema flessivo.  durante il processamento di una forma morfologicamente complessa questa viene spogliata (stripping) della componente morfologica flessiva.

Creatività: i morfemi sono una grande potenzialità per il potere comunicativo di una lingua, sono alla base di molti processi creativi ed evolutivi della lingua stessa.

Domanda da psicolinguisti: come processiamo le parole? Procediamo dalle parole ai morfemi o dai morfemi alle parole? La scomposizione in morfemi: l’ipotesi più accreditata da studi recenti è che le parole vengano riconosciute dal nostro sistema dopo essere state SCOMPOSTE. Pertanto, parole “complesse” (cioè composte da radice + morfema) vengono analizzate e riconosciute previa SCOMPOSIZIONE in morfemi.

La scomposizione in morfemi L’ipotesi più accreditata da studi recenti è che le parole vengano riconosciute dal nostro sistema dopo essere state SCOMPOSTE. Questa ipotesi fa le seguenti predizioni: 1. La scomposizione in morfemi deve avvenire anche nel processamento delle non-parole (o pseudoparole), se al loro interno è identificabile uno pseudo morfema 2. Gli effetti “morfologici” sono precedenti agli effetti lessicali 3. A un livello di accesso pre-lessicale, data la scomposizione automatica in morfemi operata dal sistema, si prevedono “errori” di scomposizione per es: parti di parole che assomigliano a morfemi vengono analizzati come morfemi reali (postino) Diversi studi convergono sul seguente risultato: le pseudo-parole in cui sono riconoscibili degli pseudomorfemi vengono analizzate dal sistema previa SCOMPOSIZIONE in (pseudo)morfemi. Questo per esempio è stato mostrato da 



Taft & Forster, 1975 con l’uso di pseudoparole in cui era identificabile uno pseudoprefisso (es. DE-, S-, IN-, A-) ATIPICO//AFROLO Caramazza et al., 1988 con l’uso di pseudoparole in cui era identificabile uno pseudosuffisso LETTINO//TRIDINO

Sintesi di alcuni dei risultati consolidati rispetto al processamento di parole complesse: le non-parole che sono morfologicamente strutturate sono più difficili da considerare come non-parole in compiti di decisione lessicale, indipendentemente dal fatto che gli pseudomorfemi in cui sono scomponibili siano prefissi, suffissi o affissi flessivi es. TRIDINO >> TRIDE AFROLO >> FROLO Le questioni aperte sono le seguenti: 1. Quali informazioni vengono considerate in questa scomposizione? 2. E qual è il peso/ruolo dell’informazione semantica in questo processo? Per rispondere a queste domande Rastle et al. 2004 hanno somministrato ai soggetti un compito di decisione lessicale usando la tecnica del masked priming testando 3 condizioni diverse. Compito: decisione lessicale usando la tecnica del masked priming in cui il PRIME viene presentato per una durata infinitesimale (in questo caso: 42 ms, cioè al di sotto della soglia percettiva “cosciente” del soggetto)

sovraimposto a una “maschera” costituita da una serie di simboli (in questo caso: ####) della durata di 500 ms. Dopo la presentazione del prime mascherato viene presentato il TARGET su cui il soggetto deve fare la decisione lessicale. 3 condizioni: 1. Relazione morfologica reale: una condizione in cui la relazione morfologica e semantica fra il prime e il target era completamente trasparente. es. dealer - DEAL 2. Relazione morfologica apparente: una condizione in cui non c’era nessuna relazione semantica fra prime e target ma, in apparenza, c’era una relazione “morfologica”. es. corner – CORN basilica - basilico 3. Relazione non morfologica: una condizione in cui non c’era nessuna relazione morfologica né semantica fra prime e target. es. brothel – broth assoluto – asso Domanda sperimentale: quando processiamo parole morfologicamente complesse, le processiamo scomponendole in morfemi? Se scomponiamo le parole in morfemi PRIMA di fare accesso lessicale, allora mi aspetto una facilitazione (effetto di priming) fra dealer e DEAL maggiore che tra brothel e BROTH. Infatti, le due parole dealer-DEAL sono legate da una relazione morfologica reale (il DEALER è “colui che deals”) se processo il prime (dealer) scomponendo in morfemi (deal+er), allora mi aspetto una facilitazione sulla parola successiva (deal), che sarebbe già stata processata. Nel caso invece di brothel-BROTH: dato che queste due parole non sono legate da una relazione morfologica ( “EL” non è un suffisso), processando il prime (brothel) NON lo scompongo in morfemi QUINDI mi aspetto una facilitazione minore sulla parola successiva (broth). Domanda sperimentale 1a: Cosa accade quando il morfema è solo APPARENTE? (cioè quando una parola contiene una stringa di fonemi equivalente a morfemi reali nella lingua, ma che in quel caso non svolgono la funzione di morfemi?) Predizioni: 1. Scompongo CORNER in corn+ER e quindi mi aspetto un effetto di facilitazione su “corn”, identico a “deal” (DEAL = CORN) < BROTH 2. Non scompongo CORNER in corn+er e quindi non mi aspetto un effetto di facilitazione su “corn”, che quindi viene processato “da capo”, al pari di “broth” DEAL < (CORN = BROTH) Risultati: l’effetto di facilitazione (cioè di priming) è riportato nella terza colonna in cui è riportata la differenza fra il tempo di decisione al target “relato” (es. DEAL) e il tempo di decisione a un controllo non relato (es. PEAR). Come si vede, la facilitazione si riscontra nelle prime due condizioni (DEAL e CORN hanno un vantaggio di >20 ms rispetto al target non relato). Nelle condizioni 1 e 2 in cui c’era una relazione morfologica (anche solo apparente) si è registrato un effetto

di priming facilitatorio significativo rispetto alla condizione 3. Nessuna differenza significativa è emersa fra la condizione 1 e 2. (DEAL = CORN) < BROTH 1. Viene registrato un effetto di FACILITAZIONE nel caso di DEAL dopo aver visto il “prime” DEALER (si registra un vantaggio di 27 ms ottenuto da DEAL (morfologicamente relate) rispetto a un controllo (parola NON relata, eg. “bread”).  Data la reale relazione morfologica che lega le due parole (il DEALER è “colui che deals”), questo tipo di PRIMING era previsto da una teoria secondo cui la scomposizione morfologica avviene in prima battuta.  Descrizione del risultato: - fase di priming: vedo DEALER  processo come DEAL + ER - fase di decisione lessicale: vedo DEAL  sono molto veloce a decidere che quella è una parola perché ho già pre-attivato “deal” durante la “scomposizione” morfologica del prime in “deal+er” 2. Viene registrato un effetto di FACILITAZIONE anche nel caso di CORN dopo aver visto il “prime” CORNER. Si registra un vantaggio di 22 ms ottenuto da CORN(in cui c’è una “finta” relazione morfologica con il prime) rispetto a un controllo (parola NON relata, eg. “shower”) Questo effetto NON è statisticamente diverso a quello registrato fra DEALER-DEAL nella condizione morfologica reale.  Diversamente da DEALER-DEAL, nel caso di CORNER-CORN qui la relazione morfologica è solo apparente  il CORNER non è “colui che corns”. Inoltre, non c’è nessuna relazione semantica fra CORNER (=angolo) e CORN (=mais). Tuttavia, si registra un effetto di priming: sono molto veloce a decidere che CORN è una parola perché ho già pre-attivato “corn” durante la “scomposizione” morfologica del prime in “corn+er”.  Descrizione di quanto è plausibile che avvenga sulla base del risultato sperimentale: - fase di priming: vedo CORNER  processo come CORN + ER anche se in questo caso il suffisso “ER” non è un morfema separato! la parola CORNER è una radice a sé stante, una parola indipendente (che non ha nulla a che fare con il “corn”, cioè “mais”) - fase di decisione lessicale: vedo CORN  sono molto veloce a decidere che quella è una parola perché ho già pre-attivato “corn” durante la scomposizione “pseudo-morfologica” del prime in “corn+er” (come succede nel caso di DEALER-DEAL). E ho fatto ciò indipendentemente dalla semantica di CORNER (non scomponibile morfologicamente e con un significato indipendente e non correlato a CORN). questo effetto di PRIMING è sorprendente: indica che la scomposizione morfologica avviene non solo in prima battuta MA addirittura prima di qualunque operazione “semantica”. E il controllo? NON si ha effetto di facilitazione su BROTH facendo vedere BROTHEL (=bordello) prima di BROTH (=brodo). Attenzione: Questo significa che l’effetto di facilitazione fra dealer-DEAL non può essere attribuito al fatto che prime e target condividano le stesse lettere iniziali, cosa che accade anche nel controllo (in cui però non si registra effetto di priming facilitatorio). In questo caso, non c’è NESSUNA relazione fra le due parole, né semantica né morfologica. Infatti BROTHEL non è scomponibile in morfemi BROTH+EL perché EL non è un morfema in inglese (al contrario di ER, che

invece lo è). In particolare, BROTHEL non è scomponibile in morfemi come BROTH+EL perché EL non è un morfema in inglese (al contrario di ER, che invece lo è). L’unica relazione fra BROTHEL e BROTH è quella puramente ortografica = cioè il fatto che «broth» è contenuto in «brothel», così come «corn» è contenuto in «corner». Il fatto che NON trovo un effetto di facilitazione su BROTH (dopo BROTH-EL), ma lo trovo su CORN (dopo CORN-ER) avvalora l’ipotesi che l’effetto su CORN sia morfologico, dovuto alla scomposizione automatica in morfemi. Questo esperimento dimostra che:  

esiste un livello di rappresentazione morfologica tra il livello in cui sono rappresentate le unitàlettere e il lessico ortografico in questo livello, la scomposizione morfologica avviene puramente su base ortografica (non semantica)...


Similar Free PDFs