Storia economia lezione 13 registrazione PDF

Title Storia economia lezione 13 registrazione
Author Michela luxx
Course Storia economica
Institution Sapienza - Università di Roma
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Storia economia lezione 13 registrazione La seconda era della globalizzazione parte dall’inizio del Golden age cioè dalla metà del 20 secolo fino ad oggi. Per globalizzazione si intende apertura dei mercati ma l’apertura dei mercati non significa l’annullamento dei dazi all’importazione e all’esportazione. Quello che ha comportato la globalizzazione è stato il fatto di poter aprire i mercati, ai paesi industrializzati vendere all’esterno il loro eccesso di offerta che non veniva quindi assimilato dalla domanda interna. Un altro aspetto del processo di globalizzazione riguarda i movimenti di capitale. I movimenti di capitale sono considerati tali sia gli investimenti diretti cioè gli investimenti che un paese fa all’interno di un altro paese generalmente meno sviluppato per creare rendimenti di scala crescenti e questo con un beneficio positivo rispetto al paese di origine cioè il paese che ha investito all’interno del paese in via di sviluppo. Un'altra estrinsecazione dei movimenti di capitale sono gli investimenti di portafoglio che riguardano l’aspetto borsistico. Sono quegli investimenti che vengono fatti sul mercato del capitale in termini di circolazione di obbligazioni, azioni, titoli di stato. In tutta la prima era della globalizzazione il vero paese leader in termini di mercati borsistici era la borsa londinese. La borsa londinese era il fulcro del mercato borsistico mondiale e tutto si regolava secondo un equilibrio dettato da questo mercato. In questo mercato borsistico si scambiavano azioni societarie relative a 60 paesi all’interno del mondo. Il mercato mondiale si regola su Londra perché è il principale porto e deposito di materie prime. La qualità dei servizi finanziari gioco un ruolo cruciale nell’equilibrio della bilancia dei pagamenti inglese. Più i servizi finanziati sono buoni e affidabili, più ne aumenta la domanda e in questo senso la qualità dei servizi finanziari che ha permesso un equilibrio nella bilancia. Francia e Germania non avevano un mercato borsistico così avanzato con una qualità del servizio finanziario così elevata perché non portava la tradizione che aveva la borsa inglese. I movimenti di capitale come si manifestavano? I profitti delle attività commerciali soprattutto quelli gestiti dall’Inghilterra attraverso le sue colonie rimanevano all’estero come investimenti in attività di produzione. Questi profitti rimanevano all’estero perché gli investimenti diretti fatti dall’Inghilterra realizzavano dei profitti e questi profitti erano molto elevati e quindi venivano reinvestiti nuovamente all’interno del paese in via di industrializzazione garantendo quindi rendimenti più elevati che nei paesi a maggior livello di industrializzazione e raggiungendo velocemente economie di scala. L’Inghilterra avvio una politica coloniale orientata quindi a realizzare investimenti diretti esteri per sopperire ai propri deficit in termini di capacità industriale dalla seconda meta del 19 secolo perché aveva capito che investendo nelle proprie colonie, avrebbe ottenuto nell’industria nascente all’interno del paese in via di sviluppo rendimenti di scala maggiori che reinvestire. Questo ha permesso all’Inghilterra di essere il paese leader fino alla Prima guerra mondiale. È importante tenere presente che l’Inghilterra non ha investito in ricerca e sviluppo rispetto agli altri paesi e questo non ha garantito un’evoluzione industriale da parte dell’Inghilterra come è avvenuto in Germania e Francia. Quindi la politica inglese è quella di realizzare investimenti diretti esteri all’interno delle proprie colonie ha garantito all’Inghilterra di rimanere il paese leader perché ha sfruttato i rendimenti di scala. Questo riguarda i profitti delle attività commerciali. Gli investimenti nei titoli del debito pubblico sono un'altra manifestazione dei movimenti di capitale e questi si è manifestato con alte emissioni di bond nella prima fase emessi dal governo americano quindi indebitandosi per portare avanti politiche industriali e politiche infrastrutturali. Nel 1855 l’investimento mondiale era di 420 milioni di sterline, nel 1870 era arrivato a 1.3 miliardi, nel 1900 a 4.7 miliardi, nel 1915 a 9.5 miliardi. Le aree destinatarie variano a seconda del paese esportatore. La Gran Bretagna investiva una quota molto bassa in Europa e sfruttava molto le sue colonie e i suoi domini. Gli USA erano un paese con un attivo dei movimenti di capitale cioè un paese debitore però la situazione si invertirà dopo la Prima guerra mondiale. Il paradosso dei movimenti di capitale: la teoria neoclassica ci dice i capitali devono fluire dai paesi più ricchi verso i paesi poveri nell’ottica della legge dei rendimenti marginali crescenti. Lucas ha dimostrato che

questo non è avvenuto nella seconda epoca della globalizzazione (almeno fino agli anni’90). Lo stesso avvenne nella prima fase della globalizzazione. Non ci è stato un flusso di capitale dai paesi ricchi verso i paesi poveri. Nel caso inglese ci è stato verso i paesi in via di sviluppo nei quali ha realizzato investimenti diretti la volontà di trasferire nuove infrastrutture per creare investimenti diretti e quindi creare nuovi settori industriale nei paesi in via di sviluppo quindi garantendo dei profitti. La maggior parte rimanevano nei paesi in via sviluppo ma una parte dei prodotti finiti venivano riportati in madre patria. Non è stato a costo zero l’investimento che gli inglesi hanno fatto nelle loro colonie. Quindi trasferimento sotto forma di investimento diretto dall’Inghilterra verso le colonie da un lato mentre da un altro c’era un ritorno. Quali sono le determinanti dei movimenti di capitale? Con riferimento al caso inglese, sono le cause interne quindi la teoria del push cioè la volontà di trovare nuovi mercati di sbocco. Nella prima fase l’Inghilterra aveva bisogno di esportare in paesi dove poteva imporre un prezzo. L’eccesso di offerta che non riusciva a vendere sui mercati in Europa e quindi vendeva direttamente nelle proprie colonie. Le cause esterne sono lo sfruttamento delle risorse naturali e lo sfruttamento del capitale umano. Quindi l’altro aspetto è il rapporto tra madrepatria e colonie. Oltre alle cause interne e le cause esterne, l’altro aspetto importante sono i fattori istituzionali cioè i diritti di proprietà che è l’effetto impero e il ruolo del Gold Standard. Il Gold Standard è un sistema monetario basato sulla convertibilità della moneta circolante in oro. Quindi tot di moneta circolante corrispondeva ad una certa quantità di oro. Il Gold Standard era fondamentale per garantire una stabilità cioè una sorta di regime di cambio fisso. Dava stabilità al sistema economico internazionale perché la conversione avveniva ad un rapporto fisso con l’oro. Quindi due monete convertibili a tasso fisso con l’oro avevano un tasso fisso di cambio tra di loro. Regime di tasso fisso nel senso che si prendeva come punto di riferimento l’oro perché era l’unità di conto rispetto alle altre monete e quindi utilizzando l’oro si poteva trovare un tasso di cambio tra di loro fisso con le altre monete. Il primo paese che adotto questo Gold Standard e avvio questo processo che sarà di realizzazione di un regime di cambio di tasso fisso fu la Gran Bretagna nel 1820 cioè in piena prima rivoluzione industriale. Progressivamente altri paesi aderirono abbandonando il sistema a base argentea o mista. Alla fine del 19 secolo le economie internazionale aveva un sistema dei pagamenti che era integrato e basato sul Gold Standard. Nel periodo che va dal 1820 alla fine del 19 secolo, tutti i paesi che esportavano a livello commerciale vivevano all’interno di un sistema dei pagamenti che era integrato quindi basato sul Gold Standard quindi su regime di tassi di cambio fissi perché l’unita di conto era l’oro e le altre monete si allineavano all’oro. Di conseguenza il risultato era garantire una stabilità monetaria a livello internazionale. Funzionamento del Gold Standard: Il Gold Standard aveva parità fisse che implicavano che gli squilibri nelle bilance dei pagamenti venissero riequilibrati attraverso la variazione delle riserve auree. Il meccanismo di riequilibrio passava per un riequilibrio della circolazione interna. Quindi un paese in deficit doveva ridurre la circolazione interna cioè dei capitali adoperando di fatto politiche monetarie restrittive. Queste parità facevano che se ci fosse stato un eccesso di offerta di capitale, allora avrebbe dovuta essere compensata attraverso un intervento monetario della Banca Centrale per riportare l’equilibrio. Questo perché Gold Standard significa regime di tassi di cambio fissi. In questo senso l’unico modo per riequilibrare era legato all’intervento della Banca Centrale quindi attraverso interventi di politiche monetarie espansive quindi aumento dell’offerta di monera o riduzione dell’offerta di moneta. Tutte però era gestite all’interno del paese. Il Gold Standard ha garantito una stabilità del sistema monetario assicurando l’equilibrio delle transazioni internazionali e riducendo i rischi di cambio. Oppure la stabilità del Gold Standard fu considerata una conseguenza di una stabilità assicurata dalla presenza di una leadership internazionale (Inghilterra), da un atteggiamento cooperativo tra i vari paesi perché era un win-win quindi garantiva prosperità a tutti i paesi e dalla flessibilità dei prezzi.

Gli anni che precedono la Prima Guerra Mondiale: L’economia mondiale tra il 1900 e il 1914 sono gli anni di grande crescita e prosperità a livello mondiale. Quindi l’economia poteva considerarsi pienamente globalizzata per la presenza: ° mezzi di trasporti marittimi che erano veloci, efficienti e potevano portare persone e merci da una parte all’altra degli oceani in termini ridotti. ° moderni mezzi di comunicazione come la stampa, il telegrafo e il telefono. ° gli agenti economici che avevano perfetta informazione su quello che accadeva nel resto del mondo. A causa della scoperta di nuovi giacimenti persone e capitali accorrevano al fine di sfruttare questo nuova opportunità. I passaporti era l’eccezione e non la regola però milioni di europei, soprattutto contadini, andavano alla ricerca di maggiori possibili guadagni in America. Una parte dei maggiori guadagni venivano rimandate sotto forma di rimesse in madre patria e quindi contribuiva a creare una sorta di benessere di ritorno verso la propria madrepatria. Non esistevano controlli sui cambi, sui movimenti di capitale e non c’erano ostacoli al commercio sebbene dazi all’importazione e all’esportazione continuassero ad esistere. In questo senso si manifestò il benessere diffuso perché anche chi versava in una situazione di difficoltà si trasferiva in zone dove c’era occasione di lavoro e migliorava le proprie condizioni....


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