L\'umanesimo - Riassunto LETTERATURA ITALIANA PDF

Title L\'umanesimo - Riassunto LETTERATURA ITALIANA
Course LETTERATURA ITALIANA
Institution Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli
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L'umanesimo...


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UMANESIMO Seconda metà 1300-inizio 1400 ETA’ MEDIOEVALE  Visione teocentrica della realtà, che veniva ritenuta il prodotto di un disegno divino imperscrutabile a cui l’uomo doveva solo ubbidire. La figura dell’uomo era molto svalutata perché considerato come fragile strumento nelle mani di Dio. È una visione cupa e pessimistica della vita terrena FINE 1300  per vari motivi storici si diffonde una visione antropocentrica della realtà, in cui l’uomo non è più strumento ma protagonista e autore della propria storia. È un uomo forte, sicuro, capace di tenere testa dio, dotato di libero arbitrio e di dignità. Viene rivalutato il corpo che non svilisce l’anima ma insieme ad essa rende l’uomo armonioso e bello in senso classico. È una visione ottimistica della realtà. Non è un periodo di ateismo, ma i due ambiti, quello umano e quello divino sono tenuti separati. L’uomo in quanto tale deve prima realizzarsi secondo le sue facoltà in terra e poi eventualmente aspirare alla salvezza eterna. Questa nuova concezione nasce di pari passo con la diffusione di due orientamenti: EDONISMO (dal greco edoné = piacere)  ricerca di un giusto ed armonico rapporto con la vita terrena per ottenere il massimo da essa NATURALISMO tendenza a valorizzare e leggere la natura senza cercare in essa significati simbolici. Questo comporta l’abolizione di allegorie, lapidari e bestiari che deformano il vero significato della natura. Gli umanisti si resero conto di condividere coi classici questa concezione dell’uomo e del reale: nei testi classici venivano esaltati valori come l’intelligenza e la dignità umana (=somma delle facoltà per realizzarsi come uomini), veniva esaltata la vita attiva, il rapporto tra stato e cittadino, il rapporto armonico tra anima e corpo, materia e spirito, veniva esaltata la bellezza fisica come espressione di una bellezza interiore. Per questo si assiste ad un recupero e a una celebrazione dei testi classici che vengono ricercati, ricopiati, imitati, emulati. Risvolto: quantitativo  nel medioevo molte opere erano ancora sconosciute, soprattutto quelle greche. Oltretutto molti testi erano stati emendati, cioè corretti, messi al rogo o nascosti perché ritenuti proibiti in quanto i loro contenuti erano potenzialmente peccaminosi. Nel medioevo non c’era inoltre una curiosità intellettuale qualitativo  nel medioevo si tendeva a deformare il significato delle opere tramite l’uso dell’allegoria, secondo cui il significato letterale è errato, mentre è corretto il significato nascosto, ossia venivano adattati testi pagani ad esigenze cristiane in quanto era inesistente un senso storico grazie a cui è invece possibile contestualizzare i testi. Inoltre si credeva che Dio avesse rivelato la verità una volta per tutte e che l’avesse consegnata a delle auctoritas, filosofi e padri della chiesa, che ne erano i depositari assoluti. Ogni conoscenza veniva imparata e trasmessa tale e quale alle generazioni future. Tutte queste condizioni impedivano un rapporto storicistico corretto nei confronti dei libri. In età umanistica quindi ci si dedica alla ricerca dei volumi e si cerca di riappropriarsi della loro vera essenza senza forzature. Nasce così la FILOLOGIA che consiste nella lettura dell’originale e

nell’analisi del significato preciso delle parole nel contesto. Essa comporta una conoscenza profonda della lingua, del contesto storico-culturale, e la possibilità di avere più versioni di un testo per confrontarle e cercare la traduzione più adeguata e corretta. Es. Lorenzo Valla analizzando la “donazione di Costantino” si accorse che non era scritta nel latino del IV secolo ma di un periodo posteriore; grazie a lui il documento venne ritenuto falso. Gli umanisti: -

Seppero mettere in discussione la tradizione che fino ad allora era stata accettata acriticamente

-

Impararono a verificare l’autenticità delle fonti

-

Impararono ad avviare un percorso intellettuale individuale per cercare la verità.

PEDAGOGIA: se nel medioevo il suo scopo era quello di raggiungere la verità assoluta per trovare la beatitudine eterna e questo era reso possibile anche dal sistema epistemologico elaborato dalla scolastica che poneva al vertice la teologia, ora il fine è la formazione dell’uomo intesa come formazione della sua personalità. All’uomo veniva insegnato come comportarsi bene nel rapporto con gli altri uomini, come ragionare criticamente, gli venivano insegnati dei mores, dei modelli che lo rendessero migliore. Il fine è il potenziamento al massimo grado di ciò che di umano c’è nell’uomo, perché egli si realizzi al massimo grado. Discipline propedeutiche a questo fine sono ovviamente gli studia humanitatis, cioè le discipline umanistiche, come le lettere, la storia, la storia dell’arte, la filosofia, la filologia … Esse trovano la loro massima espressione nei classici, per questo per studiarle ci si deve accostare direttamente ai testi che propongono e celebrano valori umani imperituri e universali. UMANESIMO CIVILE è la prima fase, siamo a Firenze prima del 1435, anno in cui i Medici porranno fine alla repubblica fiorentina. Pone al centro i legami tra cultura e vita civile, ha i tratti comunali cittadini repubblicani. L’intellettuale è di tipo organico e finalizza la cultura alla vita civile. Tematiche fisse: -Dignità dell’uomo, cioè l’insieme delle sue facoltà, intesa in senso civile. -Lavoro, che viene celebrato come una benedizione che produce un utile in primis al singolo ma poi anche alla collettività -Famiglia e matrimonio, perché sono il primo nucleo della civiltà. UMANESIMO CORTIGIANO che si sviluppa a Firenze solo dopo il 1435, già prima nelle altre città della penisola italiana. L’ambiente attorno a cui si sviluppa è quello della corte di un determinato signore. L’intellettuale cortigiano vive stabilmente a corte presso un signore a cui obbedisce e da cui è pagato perché faccia letteratura e dia lustro alla sua corte. Questi intellettuali vivono in isolamento dal mondo, sono a contatto solo con la realtà di corte e il suo ambiente selezionato di dotti. Questo è uno stimolo ma anche uno svantaggio perché l’intellettuale rischia di perdere coscienza di ciò che accade all’esterno, rischia di perdere la sua libertà dovendo esaltare la politica del suo signore e inoltre tende a ripetersi. Viene ripreso il platonismo con il suo mondo ideale, il mondo delle idee, e con l’importanza dell’anima.

A Firenze Lorenzo de Medici fonderà “l’accademia platonica”, un cenacolo di intellettuali scelti che si incontravano e dialogavano. LUOGHI DELLA CULTURA CANCELLERIA DELLA REPUBBLICA è un’istituzione culturale che si colloca nel contesto dell’umanesimo civile. Qui convergono intellettuali organici che hanno anche un ruolo sociale in ambito cittadino: il loro compito è di tipo diplomatico, in quanto devono mantenere buoni rapporti con le altre città. ACCADEMIA è un’istituzione culturale di retaggio platonico. Il dialogo era il metodo imprescindibile di ricerca, inizialmente non regolamentato, di cui gli intellettuali si servono per arricchirsi reciprocamente: il dialogo infatti permette di condividere idee, di offrire e ricevere stimoli di vario genere, permette di avere più punti di vista perché niente sfugga, la mente con essa si rinfresca, si diventa più attivi perché eccitati dalla discussione si elaborano pensieri e opinioni velocemente e si diventa padroni delle parole, si aguzza l’ingegno … (testo leonardo bruni). L’accademia si colloca nel contesto della corte. CORTE è il più importante centro culturale del periodo, qui si ritrovano intellettuali cortigiani finanziati da un signore mecenate che vuole da una parte abbellire la corte garantendole un prestigio, dall’altra aspira a un maggior consenso politico grazie all’appoggio delle opere dell’intellettuale. La civiltà umanistica è di corte perché qui nascono e si definiscono i suoi princìpi ideali (armonia, equilibrio, raffinatezza …) elaborati dalla corte. UNIVERSITA’ è un luogo che rimane dall’età medioevale (era nata come evoluzione delle scuole episcopali nel basso medioevo). Per la loro tradizione sono luoghi dove la scolastica aristotelica rimane a fare da sfondo ma si adatta alle nuove esigenze e si fonde insieme al platonismo e all’empirismo. GENERE Il genere della produzione letterario è il genere PROSASTICO DEL TRATTATO, perché permette di definire in modo teorico i caratteri di questa nuova concezione della realtà. L’esigenza era quella di avere un genere con cui riflettere e discutere SOTTOGENERE Il sottogenere più diffuso è quello DIALOGICO in cui l’autore immagina un dialogo fittizio in cui uno dei personaggi diventa portavoce delle istanza dell’autore. Il dialogo è il metodo vincente per la ricerca della verità ( dottrina platonica dell’accademmia) La maggior parte dei testi classici a cui gli umanisti si ispirano sono dialogici (Platone, Cicerone, Seneca … ) ARGOMENTO - FILOSOFICO MORALE: si tratta di definire una nuova visione dell’uomo con la sua dignità civile, c’è una rivalutazione del corpo, della vita activa, viene celebrata la virtù dell’uomo che è arbiter fortunae suae. Autori organici: Manetti, Leonardo Bruni, Leon Battista Alberti, Lucio Salutati, Poggio Bracciolini, Lorenzo Valla -

FILOSOFICO NEOPLATONICO: frutto del dibattito culturale dell’accademia, assume una prospettiva metafisica, c’è una sintesi di cristianesimo e platonismo, esaltazione della vita

contemplativa, della grandezza della realtà celeste. Autori cortigiani: Marsilio Ficino, Pico della Mirandola. -

PEDAGOGICO: che tratta gli studia humanitatis e il loro valore formativo. Leonardo Bruni: fiorentino della cancelleria della repubblica  taglio civile della pedagogia, l’uomo è da formare come cittadino, qualità da sviluppare sono intelligenza e forza morale  finalità pratica Baldassere Castiglione: scrive il trattato “Il cortegiano” 1528  prospettiva diversa perché l’uomo è da formare in quanto cortigiano e non sarà direttamente impegnato nella gestione della cosa pubblica, ma indirettamente tramite la collaborazione col suo signore, dovrà sviluppare qualità come la bella presenza, l’eleganza, la raffinatezza, le buone maniere, tutte qualità estetiche.  finalità estetica “Il cortegiano” : trattato di tipo dialogico, ambientato fittiziamente alla corte di Guidobaldo di Montefeltro, signore di Urbino. Nei 4 libri compaiono personaggi come la duchessa Elisabetta Gonzaga, Giuliano de Medici, Pietro Bembo, Federico Fregoso … 1^libro: qualità fisiche e morali che un cortigiano deve avere 2^libro: circostanze in cui il cortigiano deve mostrare queste qualità 3^libro: perfetta donna di corte 4^libro: finalità dell’agire del cortigiano Pubblico: elitario, puramente cortigiano. Stile rinascimentale: composto, pacato, evidente classicismo che lo abbellisce

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POLITICO Umanesimo civile  trattati dedicati all’analisi dell’istituzione repubblicana fiorentina, inno alla libertà, condanna della tirannide delle città signorili che frenano la libertà dei comuni Umanesimo cortigiano signorile  celebrazione del principe, o reale o ideale, e delle sue prerogative  struttura modellata sugli specula principis medioevali in cui si trovavano consigli per i regnanti. La differenza è che ora un buon principe non è anche necessariamente un buon cristiano, perché l’orientamento è diverso. Autori: Machiavelli “Il principe”, Gucciardini, Giovanni Pontano “de principe liber”

QUESTIONE DELLA LINGUA PRIMA META’ 400_ nell’uso scritto letterario si determina di nuovo un predominio del latino, perché il classicismo genera questo mutamento. Il latino usato non è quello medioevale ma quello modellato sul latino classico di Cicerone, per la prosa, di Orazio e Virgilio per la poesia. Cicerone è maestro di concinnitas, di coerenza, misura, simmetria, periodare ampio e curato, è anche teorizzatore dell’humanitas. Il volgare continua ad essere usato oralmente o negli scritti non letterari ma di uso pratico. SECONDA META’ 400_ il volgare riprende piede negli scritti letterari. Eventi che indicano questo:

-1441 certamen coronario: è una gara di poesia indetta da Leon Battista Alberti e sovvenzionata da Piero de Medici. Il premio non viene vinto da nessuno perché nessuno viene ritenuto all’altezza. I tempi non erano ancora maturi, ma c’è comunque un’idea che fa capire che questa nuova tendenza è in atto. -1476 raccolta aragonese: è un’antologia dei migliori testi poetici in volgare che viene mandata in dono da Lorenzo de Medici a Federico d’Aragona. Nella prefazione di Angelo Poliziano viene evidenziato bene come il volgare fosse ritenuto all’altezza del latino. Viene quindi riscoperta la dignità del volgare, in primis a Firenze perché qui c’era una grande tradizione di poeti in volgare, Dante Petrarca e Boccaccio. Successivamente anche in altre corti (es.”l’orlando innamorato” di Matteo Maria Boiardo, Ferrara. Es. “Arcadia” di Iacopo Sannazaro, nel napoletano). Il volgare riscoperto però cercò di modellarsi a quello dei Tre grandi e cercò di uniformarsi al latino classico, per depurarsi dalle imperfezioni provenienti dall’uso pratico. Tuttavia non esisteva una grammatica che codificasse delle regole e delle normative per scrivere di conseguenza era una lingua molto libera e gli autori finirono per inserire nei loro testi espressioni lessicali e costrutti tipici dei luoghi in cui vivevano. Si crea così una produzione frammentaria perché ogni autore è diverso dagli altri. Molti intellettuali sostennero il recupero del volgare con forza, altri come Lorenzo Valla, non condivisero questo recupero. INIZIO 500_ il volgare ormai si è affermato. Nasce un dibattito culturale riguardo a quale tipo di volgare utilizzare. - Pietro Bembo (“prose della volgar lingua”): TESI FIORENTINA TRECENTESCA: propone di usare il volgare fiorentino non di uso quotidiano ma quello dei Tre grandi. È una tesi arcaicizzante che svilisce il volgare d’uso. È quella che prevale. - Baldassare Castiglione: TESI CORTIGIANA: sceglie come volgare quello usato nella corte di Roma perché qui convergevano tutti i maggiori dotti e il volgare era un mix. Sottolinea i vantaggi della corte, da importanza al volgare in uso, importanza dell’ecletticismo, ma è una teoria utopica perché i volgari della corte romana erano molti e diversi e quindi inconciliabili. - Macchiavelli: propone di usare il volgare fiorentino in uso, che è una lingua viva, mobile, pratica, dinamica ma tuttavia non ha una grammatiche né c’è un modello da seguire....


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