Riassunto - Artemisia - Letteratura italiana contemporanea PDF

Title Riassunto - Artemisia - Letteratura italiana contemporanea
Author Matteo Cicconi
Course Letteratura italiana contemporanea
Institution Università di Bologna
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Summary

Riassunto completo con riferimenti ad opere d'arte annessi del libro di Anna Banti "Artemisia Gentileschi" per l'esame del prof. Bazzocchi...


Description

ANNA BANTI ARTEMISIA Secondo romanzo di Anna Banti ( pseudonimo di Lucia Lopestri), moglie di Longhi ( scrisse un saggio sullo stesso argomento, ma lui è molto più famoso perciò Anna ne prende spunto. “Gentileschi, padre e figlia”). Sceglie la storia di Artemisia Gentileschi, figlia del famoso pittore Orazio. Il romanzo viene pubblicato nel 1947 ( seconda versione, in quanto la prima era pronta nel 44 ma andò smarrita nello stesso anno a causa della battaglia di Firenze). Dopo questa perdita Anna ricomincia a scrivere il suo romanzo, ma tenendo per lei un ruolo chiave all’interno della vicenda ( lei in prima persona parla con Artemisia. Entra ed esce dal romanzo, che non è più solamente un lavoro per recuperare e riscattare la figura semi- dimenticata della pittrice del 600. Garboli ha definito tale romanzo “un diario aperto”, un diario a due. Artemisia è un personaggio storico realmente esistito, una donna virtuosa di pittura che Longhi definisce “unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia pittura, colore, impasto, e simili essenzialità, da non confondere adunque con la serie sbiadita delle celebri pittrici italiane”. Anna Banti recupera i quadri, i verbali di un processo di stupro e qualche notizia biografica della protagonista. Artemisia nasce a Roma nel 1598 da famiglia pisana. Il romanzo ripercorre la sua vita a salti e bocconi tra una digressione e un’altra, che vedono la stessa Anna a farne parte ( chiede spesso ad Artemisia di raccontare, ecc). Artemisia è un dialogo con il mondo, un romanzo- scherma: sempre in guardia nello studio dell’avversario, proteso in assalti impetuosi, pronto a trafiggere e ad essere trafitto. Artemisia, secondo Garboli appartiene alla categoria dei personaggi di ambigua origine che finiscono per tendere ai loro autori un crudele tranello: la loro ossessività si anima in uno spirito di ribellione. Sono personaggi ombre che sono sempre presenti come un riflesso, spesso irraggiungibili, l’inversione del rapporto scatta nel momento di massimo avvicinamento ( vengono inseguiti e amati, ma rifiutano l’abbraccio e invertono il rapporto con l’autore). Nello stesso romanzo Anna scrive “ noi giochiamo a rincorrerci, Artemisia e io”. Nel romanzo emerge la figura di Antonio, il marito di Artemisia, umile e devoto. Che le dona l’unica felicità di tutta una vita. È un uomo mite che rimane in disparte e in penombra nel romanzo, silenzioso e discreto. Alla fine si perde. Porziella è la figlia di Artemisia, che cresce lontana dalla madre, fredda e ostile. Artemisia andrà poi in Inghilterra ( pittrice di corte). Importantissimo è il rapporto con il padre, che lei ama e a cui rimane devota fino alla sua morte. Il romanzo è stilisticamente molto elaborato: Contini riconosce una prosa che è la mescolanza di prima e terza persona, discorso indiretto, diretto, monologo interiore, perfetto e presente, macchia dialettale e mimesi linguistica, interpretazione dei sentimenti. STILE INDIRETTO LIBERO ( innovazione del realismo francese).

CRONOLOGIA

Nasce a Firenze il 27 giugno del 1895. Nel 1913, è studentessa di terza liceo e il giovano Roberto Longhi diventa il suo professore di arte. Finite le superiori si dedica alla letteratura ( iscritta alla Sapienza). Nel 1924: sposa Longhi ed esercita la libera docenza presso l’università di Roma. 1934: inizia le sue prime pubblicazioni con lo pseudonimo di Anna Banti. Nel 1947 esce presso l’editore Sansoni di Firenze la nuova redazione di Artemisia. Nel 61 esercita soprattutto nella rivista fondata dal marito “Paragone”, lei si occuperà della serie letteraria (condirettrice) fino alla morte del marito. Nel 70 muore Roberto e lei diventa direttrice di Paragone. L’anno dopo viene riconosciuta ufficialmente la fondazione Longhi, alla quale si dedica fino alla sua morte. Continua a scrivere e muore nel 1985.

TRAMA Anna Banti è a Firenze e piange per i danni che hanno fatto la guerra ( per proteggersi dal bombardamento si sposta nel vialetto di Boboli, parco) dice di aver perso artemisia, coricata da lei nelle 100 pagine di scritto. Sente una voce che le dice di non piangere ed è artemisia stessa, la sua compagna di tre secoli prima. Anna si guarda intorno e vede le immagini del post guerra e della gente intorno a lei, ma nello stesso tempo ripercorre la vita di artemisia e le passano davanti agli occhi immagini della sua vita da bambina, ragazza, donna. 1. EPISODIO : ARTEMISIA BAMBINA Nel viso di Angelica, ragazza paraplegica, rivede Artemisia a 10 anni che pensa a qualcosa. Anna indovina e sa che sta pensando a Cecilia Neri, figlia dei signori che avevano il palazzo vicino a quello dove abitava artemisia da bambina. Si erano conosciute perché artemisia giocando era attivata vicino ad un dirupo, sul quale dava la finestra della camera di Cecilia. Cecilia era malata e guardava artemisia dalla finestra ballare, le lasciava sul cornicione della finestra la merenda. Erano amiche. Anna vede davanti a lei la scena, si immagina e descrive nel dettaglio ciò che succede. Artemisia racconta all’amica che il padre sta facendo San Sebastiano, dicendo che è nudo e pieno di sangue, quello vero. Lei fa l’angelo con le ali cucite da Vincenzo delle monache. Mentre parla del padre, mischia verità e bugie, e assume un’espressione sicura di se e sfacciata. Orazio è un pittore tipico del 600, che come Caravaggio stravolge il classicismo e comincia a dipingere usando dei modelli, dal vero. Tipico elemento di tale pittore è quello di prendere persone del popolo, e trasformarle in attori, usare i loro volti per raffigurare santi ed esponenti religiosi importanti come Gesù, Maria, ecc. Importante è “La Maddalena ( pentita)” che rappresenta Caravaggio: usa una donna del popolo, Longhi dice che la rappresenta secondo le dicerie popolari ( pentita) in un modo nuovo, come non era mai stato fatto: la donna ritratta per terra che piange non ha nessun segno che la ricolleghi direttamente alla Maddalena. Caravaggio sceglie il suo modello all’interno della società, lo mette sotto la luce giusta e lo addobba in modo tale che possa dipingerlo e spacciarlo per la persona che voleva rappresentare. ( Longhi scrive il libro su Caravaggio pochi anni dopo che la Banti ha finito Artemisia: il rimando alla Maddalena lo ha suggerito lei o ne avevano parlato insieme?). Orazio dopo essere stato lasciato dalla terza moglie, decide di cambiare casa e le due ragazze non si vedono più. Orazio non vuole che Artemisia stia a zonzo come quando era piccola perche la vuole far diventare

suora. Si rincontrano dopo anni e hanno tante cose da dirsi: artemisia le racconta che ora sa dipingere e Agostino Tasso le ha perfino spiegato la prospettiva. Artemisia parla già di pittura e di arte a 10 anni, ne è innamorata. Un anno dopo Cecilia muore. La Banti dice che Artemisia ha da sempre avuto sul viso, in mezzo agli occhi, una riga nera “in mezzo alla fronte quella ruga verticale che ebbe dalla prima età e non fece che approfondirsi”. La stessa ruga che Gadda mette nel volto di Tina al momento della fine del romanzo, quando le viene chiesto da Ingravallo se era lei ad essere colpevole. Gadda frequentava la casa di Longhi e il romanzo è stato pubblicato circa nello stesso periodo ( coincidenza?). 2. EPISODIO: ARTEMISIA QUATTORDICENNE Artemisia girava sempre intorno al padre che con Agostino Tassi a quel tempo, stava lavorando a un quadro che rappresentava molte donne, muse e apollo. Artemisia viene usata dal padre come esempio per raffigurare il volto di una di queste ( quella con il ventaglio). Agostino avrà avuto circa 30 anni, il padre 40. Agostino si interessa a quello che fa lei già da tempo, le insegna la prospettiva, le gira attorno. Mentre racconta questa storia alla Banti, Artemisia è diversa, giovane sventurata e contegnosa, anche i capelli le diventano più scuri, quasi neri. Vengono presentati tre diverse storie: il primo stupro a casa, la prima passeggiata a Santa Maria Maggiore ( Agostino porta le ciambelle) e l’ultima a San Paolo ( Agostino la sta aspettando in carrozza per portarla in visita al padre. La carrozza rimanda molto a Manzoni e i promessi sposi  Don Rodrigo e Lucia). Racconta del primo stupro, avvenuto a casa sua, mentre Tuzia di la stava facendo finta di niente. Da sempre la Tuzia la incoraggiava a sposare Agostino perché avrebbe potuto darle un bel futuro. Agostino la immobilizza sul letto, lei vede il coltello del fratello Francesco e lo prende per menare Agostino, ma si ferisce il palmo della mano ( mi difesi ma non valse). Anna parla dei verbali che vengono fuori davanti al giudice ( sono veri, li usa davvero per raccontare anche se stravolge qualche particolare). Quel giorno Artemisia aveva la febbre, Agostino le risponde ” ho più febbre di voi”. Agostino è attratto da lei perché a lei piace l’arte e anche a lei piacerebbe sposare un pittore, con la stessa passione che ha lei e il padre ( punto comune). Nella vicenda c’è però molta violenza: da parte di Agostino (stupro) ma anche da parte di Artemisia che cerca di difendersi. Anna fa trasparire tutto quello che successe, lo stupro, il rapporto di Agostino con lei, la reazione del padre che lo denuncia e non le rivolge più parola, il processo ( il giudice crede che le donne siano tutte uguali). A lei Agostino dice che non era mai piaciuto, era tozzo, giallo e aveva un porro in viso. Dice che non voleva sposarsi ma neanche essere disonorata. Lui le dice che l’avrebbe sposata ma in cambio non dovevano esserci sciocchezze ( non doveva opporsi), così si mette cauta e asseconda le voglie di Agostino. Nella realtà Artemisia viene interrogata la prima volta a casa del padre e racconta di come secondo lei Tuzia sia stata complice dello stupro. Nel romanzo della Banti invece, l’interrogatorio avviene a Corte Savella, l’avevano picchiata per farle dire a verità, c’è un processo davanti al giudice. Davanti al giudice, Artemisia gli tira addosso l’anello che Agostino le aveva dato con la promessa di spostarla. Racconta di quando Agostino e il padre erano a Santa Maria Maggiore e di quando lei voleva andare a San Paolo a vedere l’altare del padre. Dice “mi pareva che dopo la vergogna avevo almeno il diritto d’essere libera come un uomo”. Tuzia la accompagna e lei capisce già guardandola che non sarebbero rimaste sole: Agostino la stava aspettando in carrozza. “così fece anche questa volta quello che voleva”. Si stupisce lei stessa di come passava dal malanismo al consenso.

La Banti non fa commenti moralistici sullo stupro, racconta nuda e cruda la visione di Artemisia e quello che ha comportato nella sua vita: perdita di credibilità, disonore, vuoto dentro lasciato dal fatto che le era stata tolta tutta la sua libertà. Per questo Artemisia si è dovuta giustificare tutta la vita e ha sempre cercato di affermarsi come pittrice, per compensare al suo passato. Per guadagnarsi il rispetto che le era stato tolto. Ad un certo punto non si vergogna più perché dice di sentirsi quasi moglie, Agostino le da un anello e le promette di sposarla. Dice che non lo deve denunciare. Passeggiate e processo si mescolano, il racconto della Banti è frammentato e non segue un ordine cronologico. Anna non vuole fare un romanzo storico, non vuole raccontare la realtà. Mette in bocca ad Artemisia anche parole sue, supposizioni. Artemisia viene interrotta , Anna vuole parlare della Firenze del dopoguerra, non sa se è precisa nel raccontare la storia di Artemisia. Lei interviene di nuovo chiedendo conferma. Le date non coincidono precisamente con quelle dei quadri: ad esempio nel 1610, presumibilmente prima dello stupro, Artemisia dipinge “ Susanna e i vecchioni”: tutti sapendo la sua storia hanno inteso che Artemisia sia Susanna, il vecchio sia Orazio, che la stia cercando di convincere a cedere alla corte di Agostino, e il terzo uomo ( più giovane) sia appunto Agostino nell’atto di dire a Orazio di convincerla e già con le mani addosso ad Artemisia ( tra i capelli). Secondo alcuni questa opera prova le tensioni che già ci erano state. Lei aveva capito che Agostino era interessato a lei e forse credeva che il padre spingesse per la formazione di tale coppia. 3. EPISODIO: ARTEMISIA DICIASSETTENNE Artemisia passa un primo periodo in cui si vergogna perché tutti conoscono la sua storia. Si sente in colpa per il padre. Poi si auto reclude, si isola. Si chiude in casa, in camera a dipingere la natura morta e quello che ha a disposizione. Si esercita come può, essendo donna non può permettersi una formazione a bottega, soprattutto dopo lo stupro. La luce arriva dalla lanterna perché tiene le finestre sempre chiuse. Non vuole farsi vedere. Il padre non si cura dei vicini, passa tutto il giorno fuori a Monte Cavallo. I fratelli anche si dedicano chi al cuoio chi a bottega. Anna inventa e fa delle supposizioni perché non ha documenti che attestino che cosa faceva realmente Artemisia in questo periodo. Artemisia di solito continua a dipingere fino a tardi ( il padre e i fratelli rientrano tardi, quando è già buio, quando potrebbe aprire la finestra ma non lo fa comunque). Vanno a dormire tutti tranne Francesco, che trova sempre due minuti per lei. Dipingono insieme, come se si stessero parlando. Andando a letto le apre la finestra, per “regalarle” un po’ di aria ( non esce da troppo tempo). Rincasa il padre che la trova sulla finestra, lei non sa che dire per essere creduta. Alla fine dice la verità ma non è soddisfatta perché sa che ancora una volta lui è dubbioso e non le crede. Avrebbe inventato un amante se fosse servito a convincerlo a crederle. Avrebbe voluto fargli vedere il suo sangue oltraggiato, quello dello stupro, che Anna continua a tirare fuori. Anche lei non si crederebbe. Il padre infatti non risponde e le da la buonanotte. Un girono Orazio rincasa mentre lei stava ancora dipingendo. Le si avvicina, le corregge qualcosa e le dice “finisci” (Artemisia si sente accettata per la prima volta). A cena le dice che gli hanno proposto un lavoro a Firenze e le chiede di andare con lui, di lavorare con lui, anche se prima si deve sposare ( per questo il matrimonio con Antonio è detto “convenzionale”, anche se poi sarà felice). Artemisia prende sul serio l’idea di sposarsi anche se con un uomo che non ama, perché vuole partire con il padre. Vuole recuperare, eliminare la vergogna che l’aveva accompagnata fino a quel momento. Andare avanti. Il periodo a Firenze sarà breve ma intenso: si isola nuovamente ma riesce a vendere un quadro ad

una donna ricca ( che conosce in chiesa e che curiosamente si intrufola in casa di Artemisia e vede un quadro che pensa le assomigli e lo vuole) che sparge la voce e fa in modo che molte altre donne le commissionino qualcosa. Il padre un giorno la lascia sola ( per questo si trova la sua prima cliente da sola). Dice che va dal fratello ma che lei e non può venire perché si vergogna e non vuole spiegare niente a nessuno. L’opera più importante di questo periodo è “GIUDITTA E OLOFERNE”(quando le donne andavano a casa sua e le raccontavano le loro cose e volevano farsi ingegnare, perché non si poteva). A quel tempo, dice, dipingevo “Oloferne”, non nomina Giuditta. Solo Caterina prova a disegnare e non è malaccio, ma ha paura di farsi scoprire. Commissione per la Serenissima, Anna immagina che Artemisia abbia accettato come fosse una sfida ( vedano questi toscani se so disegnare oppure no). Artemisia decide si non raffigurare il quadro come in passato ( Botticelli, Giuditta davanti e la testa mozzata del gigante dietro), ma in modo nuovo: fa posare il fattorino di paese, Anastasio, per raffigurare il corpo del gigante ( era un ragazzo alto e robusto). Prima volta in cui qualcuno esterno alla famiglia tira fuori il passato di Artemisia. Tutte sono attratte e incuriosite da questo ragazzo, seminudo. Scandalo dato dal fatto che una pittrice donna dipinga una scena del genere, usando un modello dl vivo, che è un uomo seminudo. La Banti mette l’accento su questo aspetto. Artemisia è una pittrice che rimanda alla tradizione Caravaggesca. Tre sono gli elementi indispensabili nelle opere di Caravaggio: -

Uso di modelli dal vivo per rappresentare le persone ( molti sono compaesani) Uso della luce, elaborazione della luminosità: nella Giuditta di Artemisia è artificiale e concentrata ( spiraglio) Gestualità accentuata e pose teatrali.

La luce è un elemento che ritroviamo nell’opera, nel senso che Artemisia si isola e si priva della luce del giorno. Si concede solo quella artificiale per dipingere. Un altro riferimento lo possiamo vedere nel “Pasticciaccio” di Gadda, il quale fa un gioco di parole tra Alluce e Luce, spiegando come uno rappresenti il divino e l’altro invece il terrestre e umano. Elemento essenziale in quest’opera è, ancora una volta, il sangue: le donne sono colpite da tutto il sangue che Artemisia dipinge. Violenza resa ancora più evidente grazie al contrasto con il lenzuolo di lino bianco. C’è molta violenza in quest’opera e si chiedono da dove la prenda. Lei mentre dipinge pensa alla sua vicenda personale ( supposizioni della Banti). Cerca con lo specchio di rappresentare nelle sue eroine dei tratti che le appartengono. Artemisia elabora il ricorso attraverso la pittura, parla per mano della pittura. Ricorda lo stupro. Artemisia attraverso lo specchio dipinge se stessa nella veste di Giuditta. Così Longhi ci dice che faceva anche Caravaggio: di sicuro non è il primo ad usare lo specchio per auto ritrarsi, ma è il primo ad usarlo anche per creare una porzione del mondo, per andare a vedere com’è la realtà, per approfondirla. Attraverso lo specchio fissa l’attenzione su di un particolare della realtà ( l’uso che ne fa è rivoluzionario). Artemisia per questo è fiera ma al tempo stesso si sente colpevole di fronte al quadro.

Le donne di quel tempo sono costrette a sottostare alla figura paterna o del marito. Artemisia si esprime nello stesso modo del padre ( arte). Riprende Caravaggio, ma la resa del sangue è diverso ( il primo rappresenta solo uno schizzo). E anche il ruolo di Giuditta: Caravaggio rappresenta solo Giuditta nell’atto di uccidere Oloferne, è l’unica carnefice. La serva vicino a lei la guarda. ( riga tra gli occhi che è la stessa di Artemisia e di Tina, che ricolleghiamo al segno carnale del mistero e la taglio nella gola di Liliana).; Artemisia invece ritrae due donne, c’è un incrocio di bracci, due donne che prevaricano sul gigante. Secondo Longhi la Giuditta di Caravaggio sembra voler tagliare la testa del gigante da lontano, quasi a non volersi sporcare il vestito ( elemento non ripreso da Anna, perciò magari non è condiviso). Secondo Bart, critico d’arte, questo quadro è come un romanzo che racconta una storia. Le due donne prevalgono sull’uomo, attraverso un ribaltamento dei ruoli. L’uomo guarda lo spettatore ed è visibile in volto, ha un’espressione di paura e sofferenza. L’incrocio di braccia sembra essere una posizione amorosa. Nella bibbia si dice che Giuditta uccida Oloferne su di un “lectulus” cioè letto di morte o di matrimonio, dopo averlo sedotto. La BAnti riconosce che Artemisia ritrae un ghigno sulla faccia di Giuditta, che è il suo ( dovuto al suo passato). Riacquista compiacenza di se, si sente riscattata. Artemisia mette in atto i tre punti chiave della pittura di Caravaggio e dei suoi seguaci: usa persone come modelli in carne ed ossa; resa drammatica della gestualità ( sono messi in posa); la luce come strumento per evidenziare alcuni aspetti del quadro. Un contemporaneo di Caravaggio (Baglione) dice che Caravaggio usava lo specchio per dipingere ( ripreso anche nel libro di Longhi). Questo uso è rivoluzionario per il fatto che non lo usa solo per autoritrarsi ( come invece fa Artemisia, che ricerca nello specchio i tratti della Giuditta che ha appena dipinto) ma lo usa come camera ottica: focalizza la sua attenzione su di un particolare, sposta la luce senza dover spostare l’oggetto che sta dipingendo ( rivoluzionario). Mentre sta facendo gli ultimi ritocchi al quadro, Violante dice “bisogna colpire qui”, toccando il punto esatto sul corpo di Anastasio ( gola) con il dito. Le altre cominciano a chiedere chi farà Artemisia e Caterina prende un coltellino. Artemisia dice al gigante di rivestirsi e andarsene.

4. EPISODIO: ANTONIO Artemisia è “costretta” a sposarsi se vuole andare con il padre a Firenze. Antonio Stiattesi è sempre stato il suo vicino di ca...


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