Riassunto - Storie Ferraresi - Letteratura italiana contemporanea PDF

Title Riassunto - Storie Ferraresi - Letteratura italiana contemporanea
Author Matteo Cicconi
Course Letteratura italiana contemporanea
Institution Università di Bologna
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Summary

Riassunto del libro di Bassani per l'esame del prof Bazzocchi...


Description

5 STORIE FERRARESI Frequenta le lezioni di Roberto Longhi. Ancora una volta il ruolo delle immagini è fondamentale. La tecnica che utilizza per raccontare i fatti si rifà alla letteratura francese dell’800 ( Flaubert). Bassani racconta 5 storie differenti che si svolgono nello stesso luogo: centro del romanzo è Ferrara. Tecnica complessa che fa si che con delle subordinate Bassani ricolleghi i personaggi ai luoghi dove si sta svolgendo la vicenda ( es. Gemma e la piazza dove viene scattata la fotografia). I riferimenti a luoghi e vie sono precisi. È manierista: si può notare nella tecnica usata per raccontare i fatti: crea un rimando continuo, anticipazioni e collegamenti a fatti che sono stati già presentati nel corso della storia. Anticipa elementi su cui poi torna, dando maggiori informazioni al lettore. Nella prima versione le storie erano cinque, poi Bassani, non soddisfatto, decide di aggiungerne un’altra e di mettere una premessa ( 1960: le storie ferraresi). È interessato a ricostruire il tempo passato e non all’ordine temporale delle cose. Bassani è ebreo, ferrarese e di classe medio- borghese. In queste storie fa delle persone del popolo i protagonisti della sua narrazione per rivendicare il suo ruolo di ebreo. Mette in cattiva luce la borghesia ferrarese perché attraverso scelte sbagliate ( fascismo) portarono alla loro distruzione ( deportazione ebrei) e per questo lui li odia.

1. LIDA Lida Mantovani è incinta di un bambino. Il medico, professor Bargellesi, direttore della Maternità, le ripete che è meglio se non mangia. David, il marito, scappa e va via. Lei dopo 6 mesi che conviveva con lui è costretta a tornare a casa dalla madre. Lei la accoglie come niente fosse, ma vuole battezzare subito il bambino: lo avevano lasciato senza nome, lei decide di chiamarlo Ireneo ( in memoria di un fratello morto di cui Lida non sapeva l’esistenza). Entrambe cuciono, entrambe sono state abbandonate dal marito, ora si sentono amiche e vicine. L’unica clausola ( patto) è che evitino di parlare dell’unico argomento su cui si fondava il loro accordo. Il padre di Lida si chiamava Tardozzi Andrea, fabbro di Massa Fiscaglia, erano solo amanti. Un giorno si ammalò di pleurite e scappa a Feltre, dove si fa una vita. La madre di Lida dice che se i suoi avessero acconsentito se la sarebbe sposata, ma non è così e Lida si arrabbia appena sente questo. Ripensa al “marito” dopo tanto tempo. Passano gli anni, fino a che Oreste Benetti ( proprietario della bottega di legatore di libri), comincia a frequentare con insistenza casa loro. Maria, la madre di Lida, si rende conto che lo fa per la figlia, che è ancora giovane e bella. Lida cerca di assecondarlo nei gesti e nelle parole (amorevole). Oreste le chiede di sposarlo, lei scappa di sopra, quando scende non ne parlano più. Il figlio cresce e Oreste prende l’abitudine di correggergli i compiti prima di andare a letto ( lo chiama zio). Ogni giorno lui va li ed entra in scene nello stesso modo: Lida ricorda di quando David le strombazzava sotto casa per farla scendere perché non ha mai voluto conoscere la madre. Lui la ama ed è paziente, spera che prima o poi lei ceda. Le fa dei regali, l’aiuta a migliorare la casa. Parla di David, di quando uscivano insieme, che lui non voleva farsi vedere con lei in pubblico. La portava sempre in un cinema in cui sapeva che non ci sarebbe stato nessuno che conosce. Inizialmente no, poi cambiano le cose ( si riconcilia con la famiglia). Racconta che dopo il cinema la riportava a casa a piedi ma senza passare per il centro anche se la strada era più lunga. Che con lei faceva sesso sul prato,

ma che gli piaceva un’altra donna ( aristocratica e bella). Lei si sentiva brutta e grezza, faceva domande e lo provocava a parlare. Lui le raccontava che dopo la laurea sarebbe andato via da Ferrara. Oreste invece parlava sempre di Ireneo ( conosceva il professore di latino perché era un ex allievo e rilegatore di fiducia, gli chiedeva del ragazzo). O del tempo. La madre di lei muore, Oreste le cala le palpebre e chiama il prete per l’estrema unzione. Lida vuole rimanere sola, e quella scena, i letti disposti in quel modo, le ricordano David e il loro palazzone, dove lui le aveva chiesto di trasferirsi per poi chiederle di non vedersi più. Le aveva lasciato dei soldi ed era andata via, ma quei soldi non le bastavano. Finalmente si interroga su chi è quest’uomo. Lei si accorge che lui si sta stufando e allora gli rivela che era incinta,ma lui non reagisce in nessun modo. Oreste bussa alla porta: non vuole lasciarla sola di notte. Dice di aver chiamato la Bedini ( vicina) che sarebbe stata con lei fino al suo ritorno. Lui la fa sentire protetta e decide di occuparsi di lei e del funerale della madre ( Lida non ci va). Chiede anche se Ireneo può tornare a dormire a casa per un paio di settimane. Lui le sta vicino con molte attenzioni e piano piano lei se ne innamora. È lui a decidere per entrambi: a maggio finalmente sarebbe stata pronta la casa fuori porta San Benedetto ( fuori da Ferrara in un posto più bello) e si sarebbero sposati. Man mano che le nozze si avvicinano, Oreste è sempre più irrequieto, ha fretta. Lei ingrassa ( segno che la loro unione è benedetta), lui si sente realizzato. Passano anni felici, ma Oreste muore nel 38. A posteriori lei si interroga, chiedendosi se Oreste in vita sua è stato felice o no e le viene in mente che per esserlo del tutto avrebbe dovuto ricevere da lei un figlio. Lui ne avrebbe voluto uno suo, anche se con Ireneo si comportò sempre da padre premuroso: gli insegna il mestiere, lo accudisce. Ma per lui rimarrà sempre “zio Oreste”.

2. LA PASSEGGIATA PRIMA DI CENA Corso Giovecca, Ferrara: un fotografo sta dall’altra parte della strada e realizza la cartolina che ora possiamo vedere. Il paesaggio non è rimasto esattamente uguale a quello di oggi( non ci sono più le rotaie). La cartolina ha la funzione di una fotografia. Appena fuori dall’obiettivo c’è una ragazza di circa vent’anni ( si sta allontanando dal corso, dirigendosi verso la zona contadina). Si chiama Gemma Brondi, infermiera contadina,malinconica, castana di occhi e capelli, semplice e irrilevante ( il nome è comune e usatissimo, lei non si può truccare quindi appare come tante altre). Lavorava all’ospedale comunale ( in un ex convento). Mentre cammina, assorta nei suoi pensieri, una voce la interrompe: “buonasera signorina, permette che l’accompagni?” è un giovane di circa 30 anni, moro con baffi e occhi scuri. Ancora l’autore non ci svela chi lui sia, ma ci tiene in suspense. ha un bicicletta che porta a mano ( Triumph) mentre percorre la strada con Gemma. Bassani anticipa alcuni elementi e ne sottintende altri per creare suspense al lettore. È lui che sposta l’attenzione del lettore dove vuole, passando da una scena ad un'altra. Il fotografo fa su le cose e va via, sente le campane della chiesa vicino che annunciano che è ora di andare a casa.

L’attenzione viene portata ad una casa – fattoria li vicino che è quella della famiglia Brondi: due piani, contadina, ci vivono da generazioni. Finalmente compare il nome del ragazzo: Elia Corcos. In parallelo con quello di Luisa, sorella maggiore di Gemma, che sarà una figura sempre molto presente nella vita di questa coppia. Luisa era solita affacciarsi annoiata alla finestrella della camera da letto che divideva con la sorella, che dava all’entrata della porta. Durante la cena spariva e andava ad aspettare che la sorella tornasse. Quel giorno vede Elia con lei e da li in poi continuerà a spiare la loro storia d’amore. Si interroga sull’identità di questo ragazzo, da com’e vestito e dai modi capisce che si tratta di un signore. La madre delle ragazze, Letizia, capisce che quando Luisa scende le scale e torna in cucina, annuncia in un certo senso l’entrata della sorella Gemma. La scena è raccontata sempre come se qualcuno sia li a guardarla, non si dimentica mai del punto di vista, la sintassi articolata lo dimostra. Bassani vuole far trasparire fin dall’inizio che la storia d’amore tra i due nasce in modo sbagliato e per questo non funzionerà bene: ma senza dirci per quale motivo. Luisa attraverso l’osservatorio- finestra sa tutto e vede tutto. Quando Elia entra in casa per chiedere la mano di Gemma la madre e Luisa si guardano come se avessero parlato, sono tutte ipotesi di Bassani che racconta. ANTICIPAZIONE: non sono rimaste foto o immagini di Elia a trent’anni, se non un ritratto che era stato conservato da Gemma fino alla sua morte ( chiamandola Gemma Corcos ci annuncia che si sposeranno e che lei sarà la prima a morire), e poi passato al figlio Jacopo, che lo vendette ad un antiquario di via Mazzini. Dice che lo aveva portato a casa dall’ospedale e conservato in un mobiluccio nella primavera dell’88. Aveva studiato a Bologna ( periodo faticoso). Un giorno Luisa li vede in silenzio e si insospettisce, le sembra che la sorella pianga. Lui appoggi la bici e ripercorre i suoi passi ( è metodico e cerimonioso: vengono fuori i primi aspetti caratteriali). Si baciano per lungo tempo, poi lui riprende la bici e segue Gemma dentro casa. Elia si presenta, sedutosi tra Letizia e Luisa, davanti al capofamiglia: fa quasi una dichiarazione anagrafica puntigliosa e precisa della sua persona. Spiega di essere israelita, da qui il nome Elia Corcos. Ha modi di fare che fanno intendere la sua provenienza da un’altra classe sociale, più alta di quella della famiglia Brondi. In questo momento preciso, Bassani mette in gioco il rapporto tra luce e ombra dicendo che in quel momento Elia si rivela per com’è davvero: codardo. In quel momento si mostra alla luce per com’è davvero e Gemma lo vede, se ne accorge. Il gioco ombra luce fa si che Gemma colga in quel momento, in cui lui cercava di darsi arie e di presentarsi nel modo migliore alla famiglia di lei, anche il lato oscuro di Elia. Parla di sacrificio: il matrimonio è stato un compromesso per far finire tutto alla svelta, per non dover prendere una decisione molto più difficile. Corcos come la sua città, Ferrara, se non si fosse trovato li, avrebbe avuto un futuro di medico molto più importante di quello che in realtà diventerà. Paragone con Ferrara e Bologna: Crispi e i socialisti fecero di Bologna la città più importante della regione per via dei trasporti e per la stazione ferroviaria di grandissima importanza, seconda solo a Milano. Se questo fosse successo a Ferrara anche la vita di Corcos sarebbe stata notevolmente diversa. Solo Gemma lo conosceva fino in fondo e aveva già capito con chi si stava per sposare. Gemma gli aveva annunciato una presunta gravidanza e lui aveva due possibili strade: battersela, uscire di li, sfidare il padre e i fratelli di lei, non farsi più vedere; oppure sposare Gemma e rimanere un medico mediocre di provincia,

ma poter dare la colpa di tutto questo a lei e a quel matrimonio “obbligato”. Ovviamente Corcos scelse la seconda, la più facile apparentemente. Gemma lo aveva capito. Si trasferiscono vicino al padre di lui, Salomone Corcos mercante di grani, a circa 1 km da casa Brondi. Li nasceranno Jacopo e poi Ruben. Nonostante Gemma si sia sposata un dottore, rimarrà comunque una Brondi, contadina e semplice. La casa di via Ghiara aveva due facciate: una dava su una via borghese e si addiceva alla posizione di Elia; l’altra invece era contadina, a pochi passi dalla campagna, che rimandava a Gemma e alle sue origini povere. Così la casa, come Corcos, si trattava di una facciata apparente che in realtà non coincide con la vera essenza. I parenti di lui non erano stati mai d’accordo con il matrimonio, rivendicavano la loro origine ebraica e borghese, diversamente da quella di Gemma. Nel 1904, a soli sei anni, Ruben muore di meningite. Elia riprende in mano la situazione e si oppone per farlo seppellire nel cimitero ebraico vicino al nonno Salomone. Gemma si dispera e si butta sopra il cumulo di terra dove è sepolto il figlio. Perché piangono? Sono tantissimi i membri della famiglia Brondi, nessuno si copre la testa ( segno di maleducazione ma più che altro di ignoranza dei culti religiosi ebraici). Elia insiste di sposare Gemma davanti al parroco di San Giuseppe ( solo nel 25 quando Gemma si ammala di cancro). Al funerale c’è una vecchia ossuta coperta con uno scialle, che è Luisa. Viene fuori da questi due episodi che non è cattivo come tutti lo dipingevano: ci tiene a seppellire il figlio vicino al nonno e quando sa che Gemma stava per morire, la sposa con rito cattolico ( cosa che lei aveva sempre voluto). Luisa entra ed esce da casa Corcos, è sempre presente nella loro vita. Nel 26 va a convivere con Elia ( Gemma è morta) con il ruolo di governante. Da sempre aveva provato un sentimento per lui, che non era amore, né desiderio, ne brama. Ma costante presenza. Il padre di lui, Salomone, era molto religioso e molto diverso da Elia e da tutti gli altri. Aveva avuto 12 figli, non accettava che Gemma non fosse ebrea, intrattiene un rapporto confidenziale con Luisa. Tale rapporto permette a Luisa di poter cogliere dei piccoli particolari e riferimenti importanti per quanto riguarda il carattere di Elia: lo impara a conoscere dai racconti del padre. ANTICIPAZIONE: Elia novantenne viene deportato a Fossoli insieme ad altri 183 ebrei e poi spedito in Germania. Rimando al giorno in cui si fidanza con Gemma: rincasa tardissimo e Salomone non era riuscito a dormire. Entra in camera e si accorge che è quasi giorno perciò decide di rinunciare al sonno. Da quel momento in poi è come se si convincesse che la sua unica missione è e sarà la scienza, vede solo lei e tutto e tutti scompaiono. Bassani mette tra parentesi dati essenziali che non ci aspettiamo. Luisa è molto più riflessiva della sorella, capisce Elia molto meglio anche se non sa che sentimento nutre per i suoi confronti. Dal punto di vista di Gemma si passa a quello di Luisa per parlare di Elia. Importanti contrapposizioni all’interno della storia: Elia vs Gemma ( classe borghese vs contadina); Luisa vs Gemma ( entrambe hanno un rapporto con Elia ma di diversa natura), Elia vs Salomone ( epoche storiche differenti).

Storia raccontata attraverso un gioco di sguardi: Elia ha uno sguardo scuro e pungente, non gli scappa niente, ma nessuno può capirlo fino infondo. Gemma dal primo momento, dal primo sguardo coglie la sua vera natura, la sorella sempre in silenzio e osservazione capisce ancora più di lei.

3. UNA LAPIDE IN VIA MAZZINI Nel 45 Geo Josz ricompare a Ferrara ( unico dei 183 ebrei deportati a essere tornato a casa vivo due anni dopo, quando orami nessuno più se lo aspettava). Nessuno lo riconosce, è molto magro, segnato da quegli anni terribili. Nessuno poteva immaginare che sarebbe tornato, vivo. La lapide che di trova in via Mazzini è collegata al suo ritorno: quando torna trova un ragazzo che la stava sistemando ( muratore che non la legge neanche perché crede che sia meglio non impicciarsi e sapere il meno possibile visto che i fascisti potrebbero essere ancora in giro). Mentre la aggiusta arriva un uomo, Aristide Podetti, che era di passaggio li a Ferrara che si mette a leggere la lapide ( 183 ebrei su 400 che vivevano a Ferrara erano stati deportati e uccisi). Mentre legge arriva il sacerdote della sinagoga e un altro uomo, basso e tarchiato, che continua a ripetere sogghignando “Geo? Geo Josz?”. È proprio lui, che afferma al ragazzo che la lapide deve essere rifatta in quanto lui è vivo ed è li. Digressione sull’aspetto di Geo: è grasso. O nei campi di concentramento non si soffre la fame, oppure lui ha avuto un trattamento di riserbo. Sembra gonfio d’acqua. Indossa un kolbak, gira con una divisa. la casa dove abitava prima di essere deportato ora era diventata una caserma e prigione ( prima delle Brigate Nere poi dei partigiani). Tra gli uomini che erano li, ad osservare la lapide, c’era un ometto con una barbetta brizzolata, un borghese. Appena vide Geo, si accorse di conoscerlo: lo baciò. Era lo zio Daniele ( scampato alla deportazione del 43). Geo e lo zio vanno alla loro vecchia casa, lo zio parla per entrambi fino a che Geo non mette in chiaro che lui è tornato e che quella è casa sua. Se la vuole riprendere a qualunque costo e tutta perché gli appartiene. Inizialmente si accontenta del granaio, ma la sua presenza costante diventa stressante e pesante per chi lavora e vive li. Ha il lume della casa sempre acceso, come se non dormisse mai. Non usciva quasi mai di casa, doveva far sentire la sua presenza. Quando il deputato Bottecchiari era stato coronato, ANPI si trasferì lasciando la casa di Geo, per andare in tre stanze della casa del fascio. Era stato a Buchenwald. Racconta al storia dello zio: fugge da Ferrara nei giorni dell’armistizio, era stato quasi due anni ospite nascosto di contadini nel tosco emiliano. Poi morì la moglie, tanto devota, che fu seppellita in terra consacrata sotto falso nome. Si aggrega ad una brigata partigiana in qualità di commissario politico. Quando torna, con barba e pelle scura, è felice. Si sente parte dell’universo, nessuno gli dice di andarsene, anzi. Va al caffè della borsa e si sente parte di un tutto. È felice di tornare a Ferrara, danneggiata ma ripulita dai fascisti. Geo invece non è così: dopo essere stato all’inferno ed essere tornato sano e salvo, non si è più ripreso: ha tappezzato tutta la sua camera di foto dei suoi cari, persi a Buchenwald.

Geo si impunta e vuole andare a vedere lo zio Geremia Tabet ( fratello della madre, fascista). Daniele è costretto ad accompagnarlo,anche se mal volentieri. Contrariamente da quello che tutti si aspettavano, Geo accoglie lo zio con affetto e come niente fosse ( nessun tono freddo). L’unico patto era che non si parlasse del passato: di quelle che erano state le idee politiche dello zio, e di quello che Geo aveva subito in Germania. Geo nel tempo ripercorre i suoi ricordi, che gli tornano in mente: cupo, triste, smette di mangiare e dimagrisce molto, invecchia precocemente, si stempia. Un giorno Geo schiaffeggia il conte Lionello Scocca, vecchia spia rediviva. Tutti presenti confermano che sia successo. Ma si trovano in contrasto con le versioni dei fatti: secondo alcuni il conte non si era neanche accorto di Geo, ma per altri aveva dovuto dire qualcosa sicuramente. Seconda versione: Geo ha colpito il conte perché egli stava guardando le tre cicliste e fischiettando aveva detto “benedette da dio” o addirittura “ benedette voi e la madre che vi ha fatto”. Terza versione: Lionello ferma Geo e lo saluta ( si ricorda chi è), i due chiacchierano e il conte si informa sulla sorte di Angelo Josz. Qualcosa ha offeso Geo, che reagisce colpendolo. Geo da quel momento, si rimette gli abiti con cui nel 45 era tornato dalla Germania, compreso Kolbak e giubba di cuoio. Si era stanziato al Caffè della borsa. Sempre più cencioso e solo, perché a parte lo zio Daniele, quasi nessuno si sedeva più vicino a lui. Geo è sempre più evitato dalle persone, perché attacca a parlare sempre e solo dei campi di concentramento, raccontando le ultime parole del padre, il saluto della madre e la scomparsa del suo fratellino minore in un modo che alla gente sembrava addirittura forzato. Più nessuno lo considera e più è in ogni posto, in cerca di attaccare bottone. Geo una sera nel febbraio del 47 pretese di entrare per forza al circolo dove era iscritto, ma si presentò con la divisa da deportato, i capelli rasati e un odore terribile. Successivamente Geo scompare ( anche qui ognuno dice la sua). Le persone cominciano a dire che se avesse avuto pazienza, con il tempo si sarebbe sistemato tutto e Geo avrebbe ripreso la sua vita normale. Riferimento al gioco di luce- ombra che avevamo visto in Gadda ma anche e soprattutto in Elia e Gemma: solo grazie alla luce (ombra) del crepuscolo di maggio si identifica realmente la vera natura delle persone. Viene fuori che gli schiaffi di Geo al conte, erano stati preceduti da domande cortesi ma insistenti.

4. GLI ULTIMI ANNI DI CLELIA TROTTI Descrizione del panorama Ferrarese e delle vie e piazze più importanti. Tra le quali spicca Piazza della Certosa popolata solitamente da bambini che giocano, balie e innamorati. Un giorno d’autunno del 46, sbuca da via Borso con la banda in testa un corteo funebre, che si avviò proprio verso la piazza, sorprendendo i soliti frequentatori. Sembrava un funerale di guerra anche se la guerra era finita da un pezzo: non c’...


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