Calvino 2 - Riassunto Letteratura italiana moderna e contemporanea PDF

Title Calvino 2 - Riassunto Letteratura italiana moderna e contemporanea
Author Iris Miolo
Course Letteratura italiana moderna e contemporanea
Institution Università degli Studi di Firenze
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Esame Bacchereti...


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Italo Calvino Italo Calvino nasce il 15 ottobre 1923 a Cuba da genitori di origine sanremese. Padre agronomo e madre botanica. I genitori hanno personalità molto forti e caratterizzanti; danno una formazione scientifica ai figli. La sua educazione è profondamente laica, scelta controcorrente per il periodo storico, che Calvino non visse molto bene perché lo faceva sentire discriminato. Le sue passioni dell’infanzia sono essenzialmente 3: - I fumetti - Il teatro - Il cinema Si iscrive alla facoltà di agraria a Torino nel 1941 (quasi per un senso di riconoscenza verso i genitori, più che per vero interesse) dedicandosi parallelamente alla narrativa; nel 1943 si sposta all’università di Firenze, seguendo sempre la stessa facoltà. Mentre è studente comincia a frequentare la casa editrice Einaudi, finché poi si sposta a Lettere. Nel ’44 si iscrive col fratello al PCI e si unisce alla divisione “Garibaldi”, evitando l’arruolamento obbligatorio imposto dalla Repubblica di Salò. Viene fatto prigioniero ma riesce a fuggire. L’armistizio fu per lui il deus ex machina: una causa di forza maggiore che gli permise di interrompere gli studi di agronomia senza colpa. A questo punto gli si apre un mondo: la Resistenza, il lavoro editoriale in Einaudi, la collaborazione all’Unità. Scrivere non era più solo un atto egoistico, ma un atto di impegno pratico e collettivo; una sorta di giustificazione ideologica. IL SENTIERO DEI NIDI DI RAGNO 1947 Il primo romanzo di Calvino narra le esperienze della Resistenza e venne scritto "tutto d'un fiato" nel 1946, lo mandò a leggere a Pavese il quale ne rimase estasiato e convinse dunque Vittorini a pubblicarlo nella collana Einaudi "I coralli", la più prestigiosa della casa editrice. Tre sono le edizioni fondamentali del romanzo: nel '47, nel '54 e l'ultima nel '64. L'ultima edizione presenta un'introduzione scritta da lui stesso nel 1960. Calvino sceglie di non scrivere un racconto autobiografico perchè afferma di non poterci riuscire: l'autore mette in atto una narrazione in terza persona e la affida al protagonista, un bambino di dieci anni. Questa scelta del narratore è estremamente anomala, soprattutto in un contesto neorealistico. Pin, il protagonista, è un bambino orfano di cui si "occupa" la sorella detta "la Nera del Carrugio lungo" che si mantiene facendo la prostituta. Pin vive quindi un'infanzia problematica, un'infanzia ibrida, sospesa tra la sua età e quella adulta. Il racconto si sviluppa come un'avventura, quasi come una fiaba (diversi elementi riconducono al genere fiabesco):  La prova da superare  L’oggetto magico (la pistola)  L’allontanamento  L’aiutante (il partigiano Cugino) Pavese definì il testo come un «realismo a carica fiabesca»: tutta la storia si struttura sullo schema della fiaba ma rimane comunque basata su eventi concreti del recente vissuto storico. Il testo si rassomiglia al genere spagnolo del romanzo «picaresco»: genere che nasce in Spagna ed ha come protagonista un picaro, quindi un ragazzo senza famiglia che deve riuscire a sopravvivere superando diversi ostacoli. L'immagine che Calvino consegna al lettore attraverso lo sguardo di Pin, non è certamente un'immagine eroica dei partigiani, il finale del racconto rivela difatti tutta l'atrocità e la violenza che impose la guerra civile. Sceglie un gruppo partigiano costituito da elementi eterogenei di poca moralità, privi di coscienza politica; questo non dà una buona immagine della Resistenza, quindi risulta un po’ controcorrente; gli

sembra di aver fatto un torto alla sua esperienza, ma nel ‘64 dichiara di non poterla più descrivere in modo diverso, perché la Resistenza non è stata solo eroismo, ma anche normalità. Ha inventato uno dei peggiori distaccamenti partigiani, perché anche quella gente aveva fatto la sua parte: erano mele marce, ma dalla parte giusta della storia. In questo romanzo, sia Vittorini che Pavese, trovarono un punto debole, il capitolo 9: gli risultò un capitolo spurio, come estraneo dal testo (nel capitolo si concentrano le riflessioni ideologiche del commissario Kim). Kim è il nome di battaglia di un partigiano che Calvino conobbe realmente in guerra, e a lui dedica tutto il romanzo. Il commissario Kim aveva il ruolo di controllare il comportamento etico dei vari distaccamenti. Secondo Ferriera, è stato un errore mettere nello stesso distaccamento tutte persone poco fidate, poco capaci, Kim sostiene invece che non è stato assolutamente uno sbaglio perché da una parte, se si mette una mela marcia all'interno di un cesto di mele buone, questa finirà per far marcire anche le altre, dall'altra, se si riuniscono tutti nello stesso posto poi sarà più facile tenerli d'occhio. Qui Calvino esprime la sua ideologia affidandola al dialogo tra il commissario Kim e Ferriera. Kim è il personaggio più complesso alter-ego dell’autore; non appartiene alla trama, ma è solo un espediente per dare spazio alle idee dell’autore; la parola chiave del ragionamento del commissario è PURIFICAZIONE, ossia riscatto dalla ferita personale di ognuno. Gli uomini del distaccamento del Dritto, seppur non siano stati onorevoli in precedenza, ora si sentono spinti da un sentimento di riscatto personale. In questo capitolo, Calvino compie anche una riflessione di tipo esistenziale: "i morti sono morti”, sia che siano fascisti o partigiani, ma i partigiani sono comunque dalla parte della storia, dalla parte di un bene futuro, un futuro dove non si è più cattivi, dove il male sarà sconfitto. Questa è la ragione principale della lotta partigiana, secondo Calvino. Il titolo del romanzo I sentieri dei nidi di ragno, non ha una referenza diretta, concreta nel testo, ma suggerisce solamente quel luogo importante per Pin che è "dove fanno i nidi i ragni", risulta essere dunque un titolo simbolico che ha una duplice valenza: da una parte si riconosce come i ragni siano culturalmente visti male dagli umani, dall'altra risulta essere un posto magico per Pin. Il titolo suggerisce uno dei temi principali del romanzo, ovvero quello della purificazione dal male, del riscattarsi. TEMATICHE:  Il mondo adulto vs l’innocenza del bambino;  Motivo del “logoro- frusto”: il trionfo di tutto ciò che è logoro-frusto, e Pin ne è l’emblema;  La misoginia, il sesso, la guerra;  Esasperazione dei motivi della violenza e del sesso; LA SINDROME DEL SENTIERO (definizione di Francesca Serra): Coglie Calvino dopo aver scritto il sentiero, in relazione al problema dello scrivere la seconda opera. “Il problema è di rimanere catturato dentro una definizione di scrittore da cui non riuscire più a liberarsi; di prendere con il primo libro una forma definitiva che non è la più appropriata a lasciare un segno vero e soddisfacente di sé”. Il primo romanzo sarebbe bene non averlo mai scritto. Il personaggio nella letteratura calviniana è una casella semivuota, mai tratteggiato psicologicamente. Il suo è un senso di colpa irreparabile per lo SPRECO, lo sperpero delle infinite possibilità che con il libro hai bruciato per sempre. La teoria de LA SCELTA E LO SCARTO. La memoria seleziona attraverso un meccanismo inconscio e scegliere cosa scrivere significa scartare qualcos’altro; l’elemento dello scarto non è negativo, ma significa saper scegliere. L'opera di Calvino può essere sezionata in due parti, all'incirca nel 1963 avviene la svolta letteraria di Calvino, in quell'anno esce La giornata di uno scrutatore.

CALVINO I° TEMPO (1947-1963) La prima fase va dal '47 al '63; dopo Il sentiero dei nidi di ragno, pubblica il testo L'entrata in guerra che comprende tre racconti, di cui due autobiografici: Calvino narra qui le avventure fatte al liceo insieme ai suoi compagni. Questo è stato il suo decennio produttivo, durante il quale incrocia e sovrappone registri realistici e registri fantastici; ci sono infatti coincidenze nelle pubblicazioni: ad ogni testo realistico corrisponde nello stesso periodo un testo fantastico. Queste differenze si realizzano anche a livello cromatico: REGISTRO REALISTICO (racconti grigi) - Il bianco veliero - I giovani del Po (1949-54) - La collana della regina - L’entrata in guerra (1954) - La formica argentina (1952) - La speculazione edilizia (1957) - La nuvola di smog (1958) - La giornata di uno scrutatore (1963)

REGISTRO FANTASTICO (racconti verdi)

- Il visconte dimezzato (1952) - Il barone rampante (1957) (i nostri antenati - Il cavaliere inesistente (1959) 1960) - Marcovaldo, ovvero le stagioni in città (1963)

Progettando la raccolta di racconti del ‘58, aveva pensato lui stesso ad un titolo: ”Racconti grigi e verdi”. In qualche modo il sentiero dà origine a 2 linee implicite nel romanzo stesso, dove c’era un rapporto con la realtà dura da una parte, e dall’altra una costruzione fiabesca; come se Calvino scindesse queste due componenti facendone nascere due alternative di scrittura, ma la sua intenzionalità andava più sul grigio che sul verde, perché lui voleva scrivere il GRANDE ROMANZO REALISTA degli anni ’50 (che comunque non vedrà mai la luce) ed ebbe paura di restare confinato nell’etichetta appiccicatagli da Pavese di scrittore fantastico. Sono anni di lavoro intensissimo, in cui lavora a tempo pieno per Einaudi. Nel 1952 per trovare un po’ di svago, in un mese scrive “ il visconte dimezzato”. Non ha intenzione di pubblicarlo perché lo ritiene poca roba, ma commette l’errore di farlo leggere a Vittorini, che in quegli anni curava la collana ”I Gettoni” e glielo pubblica ottenendo molti consensi. Lui era contrario all’autobiografismo, lo definiva un genere pericoloso perché rischia di trasformarsi in un’autocelebrazione dell’io, o in uno psicologismo malfatto e quando lo pratica è comunque un autobiografismo mai confessione, ma che racconta azioni, episodi, storie. LA FORMICA ARGENTINA (1952) E’ il racconto, come sostiene Calvino, più realistico e oggettivo che abbia scritto. Dice di averlo scritto perché in Liguria in quel periodo si verifica la presenza invadente e indistruttibile della formica argentina, sottolinea che il dato che ispira il romanzo è estremamente oggettivo: è la storia di una giovane famiglia che si trasferisce dalla città in campagna nell’illusione di trovare un ambiente più confortevole. Tutto fila liscio finché la donna una mattina trova una fila di formiche sul lavello, da questo momento le formiche diventano le protagoniste della storia, si insinuano ovunque e comincia una lotta contro questa invasione. Vuole rappresentare la lotta vana della ragione, della logica nei confronti dell’esplosione di un caos naturale. In questo caso la natura è nemica, anche se lui l’ha sempre vista in modo positivo. Le formiche sono le manovali del logoro-frusto, incaricate di seminarlo ovunque, alimentando la sindrome della catastrofe. Esce in contemporanea con IL VISCONTE DIMEZZATO. LA SPECULAZIONE EDILIZIA (1957) (Il racconto grigio per eccellenza) “Di solito mi piace raccontare storie di gente che riesce in quel che vuol fare (e di solito i miei eroi vogliono cose paradossali, scommesse con se stessi, eroismi segreti) non storie di fallimenti o di smarrimenti. Se nella Speculazione edilizia ho raccontato la storia di un fallimento (un intellettuale che si costringe a fare

l’affarista, contro le sue più spontanee inclinazioni) l’ho raccontata (legandola molto a un’epoca ben precisa, all’Italia degli ultimi anni) per rendere il senso di un’epoca di bassa marea morale.” Quindi in qualche modo mette sotto accusa gli intellettuali, troppo abituati all’astrazione, privi di concretezza e distaccati dalla realtà. L’ambientazione è contemporanea e del tutto realistica: il protagonista, Quinto Anfossi (proiezione di Calvino), è un giovane intellettuale residente al Nord, che torna nel paese d’origine sulla costa ligure. Quinto, personaggio irrisolto e perennemente indeciso; sceglie di getto di lanciarsi nel mercato edile, coinvolgendo l’anziana madre e il giovane fratello Ampelio (ricercatore universitario) in una società con il disonesto Pietro Caisotti (personaggio metamorfico per eccellenza ed ex partigiano). Sotto la spinta di quest’ultimo Quinto sacrifica parte del giardino della villa di famiglia per la costruzione di un fantomatico condominio che, una volta completato, dovrebbe assicurare a tutti la prosperità economica. Ma l’affare si complica da subito, mentre vengono alla luce le colpe e le responsabilità di Caisotti; i due fratelli, poco a loro agio con le questioni pratiche, vengono costantemente ingannati dalle promesse dell’avido socio e alla fine, mentre i loro rapporti sono sensibilmente peggiorati, sono costretti a cedere a un accomodamento legale con lui, con notevoli perdite personali. Quinto, figura emblematica del disorientamento etico della classe intellettuale uscita dalla guerra e dalla Resistenza di fronte al rampante consumismo del boom economico. Si basa sul grigio del cemento della speculazione edilizia in Liguria negli anni 60. E’ a metà strada tra un’autobiografia e un racconto realistico, perché fa riferimento ad un’esperienza che Calvino e la sua famiglia hanno vissuto, anche se il racconto è in terza persona. (il racconto più autobiografico che io abbia mai scritto) Il narratore è esterno, non identificato. La prima parte si sviluppa attraverso una serie di incontri a catena (avvocato, notaio, ingegnere, tutti contrari al progetto di Quinto) Nel III capitolo compare la figura dell’antagonista: il costruttore Caisotti. Cap. XIV°: stacca completamente di tono e di stile con una descrizione lirico-sociologica di Sanremo a quel tempo, con un tono quasi gaddiano. Poi il racconto riprende con una susseguirsi di guai, che fanno presagire la catastrofe. Nel finale Quinto incontra la sua cattiva coscienza, incarnata da un vecchio compagno comunista: Masera, un buon falegname dalla stretta di mano forte e soffice; l’uomo che ragiona semplice e giusto. LA NUVOLA DI SMOG (1958) “stabilirsi altrove” è la parola chiave che segna l’inizio della Formica e della Nuvola: in entrambi i casi abbiamo un personaggio che si trasferisce in qualche luogo dove trova un male oscuro ad aspettarlo. Segue la stessa linea narrativa della Speculazione (intellettuale protagonista con caratteri autobiografici); il protagonista è un intellettuale che lavora in un giornale dal titolo ironico: “ la purificazione”, giornale ambientalista, che porta avanti una critica sugli effetti dell’urbanizzazione sull’ambiente. Il fulcro di questo racconto è lo smog. Come contrasto c’è la ricerca della purificazione che non si riesce a concretizzare; questo grigiore condiziona la vita del protagonista e vanifica i suoi sforzi, da tutti i punti di vista. Tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50 Einaudi sta curando una collana dal titolo “ i Millenni”, che comprende un filone fondamentale dedicato alle fiabe; ha in progetto di pubblicare una raccolta di favole della tradizione italiana e affida il compito a Calvino, affiancandogli un esperto di tradizioni popolari. Dal momento che l’Italia non aveva avuto grandi autori del calibro di Grimm, decidono di andare a pescare materiale dalla letteratura popolare, con evidenti ostacoli evidenziati da Calvino:  difficoltà di raccogliere materiale che coprisse tutte le regioni italiane;  come comportarsi coi vari dialetti;  che strada scegliere per dare unità stilistica all’opera; Calvino deve sceglierle e renderle fruibili al maggior numero di lettori, eliminando gli aspetti più dialettali di difficile comprensione. Si trattava di fornire una lettura fresca per un pubblico non di studiosi.

I testi andavano tutti completamente riscritti, quindi Calvino non compare come curatore, ma di fatto come l’autore delle fiabe: 200 fiabe organizzate secondo un criterio geografico, ognuna con una nota descrittiva, il testo esce nel 1956. Parola chiave di questo lavoro fu “selezione”, sia tra le fiabe da riscrivere, sia tra le varianti di ogni fiaba, ma soprattutto per Calvino fu un grande esercizio di lingua e di stile; si trattava di utilizzare una lingua media, uno stile che non doveva essere dialettale, ma un italiano comune, che doveva far emergere, ove possibile, anche qualcosa di dialettale. L’esperienza di Calvino con le fiabe è IMPORTANTISSIMA per il suo percorso futuro, egli prende coscienza del valore etico della fiaba e afferma che queste sono metafore delle immagini dell’esistenza e della realtà. Questo gioco di sintesi, variazione, riuso di materiale dato e combinatorietà, tornerà poi nel Calvino degli ultimi anni. Quello che attira lo scrittore verso il progetto è sicuramente il suo interesse per la fiaba come modello narrativo, fondato sui principi di sintesi, rapidità, centralità dell’azione, icasticità dei dettagli e per la sostanza realistica che si cela dietro l’invenzione. (icastico: con efficacia rappresentativa) Le fiabe compaiono nelle Lezioni americane nella sezione“rapidità”, per la rapidità con la quale porta a termine un lavoro che potenzialmente poteva impegnarlo per una vita, e per il concetto di rapidità intrinseco nel racconto breve. Terminato il lavoro di selezione e riscrittura delle Fiabe italiane, Calvino ritrova la spinta a scrivere qualcosa di originale e compiuto (il barone rampante ). Ha modo di mettere in discussione la sua ostinazione al realismo e di entrare in contatto con il mondo metamorfico e metaforico delle fiabe. Sono questi due caratteri, infatti, che più sembrano interessare lo scrittore:  la metamorfosi in quanto capace di trasformare una semplice situazione in storia da sviluppare;  la metafora in quanto consente di prendere sul serio le fantastiche trasformazioni del mondo delle fiabe e di leggervi trasposte le principali questioni del mondo contemporaneo. I RACCONTI (ANTOLOGIA DEL ‘58) Opera che gli viene commissionata dalla casa editrice Einaudi alla fine degli anni ‘50, che si divide in 4 sezioni denominate Libro primo, Libro secondo, Libro terzo e Libro quarto, dal titolo: - Gli idilli difficili: comprende 32 racconti da “Ultimo viene il corvo”; - Le memorie difficili: 5 racconti da “Ultimo viene il corvo”, relativi al tema padri-figli + 3 racconti autobiografici da “L’entrata in guerra”; - Gli amori difficili: racconti innovativi - La vita difficile che chiude il volume La sua idea iniziale era una trilogia che si doveva intitolare “ cronache degli anni ‘50” (il termine cronaca vuole proprio indicare il rapporto diretto con la realtà), che comprendesse: ” la formica argentina”, “la speculazione edilizia”, “la nuvola di smog” e “la giornata di uno scrutatore”(puntando alla trilogia poi, decide di escludere la formica); La trilogia non prende corpo nel tempo previsto dall’autore, perché “ la giornata di uno scrutatore” gli porta via molto tempo, quindi va ad includere questi racconti nell’antologia del ’58 escludendo appunto l’ultimo, che verrà completato più tardi. L’aggettivo difficile è parola chiave per Calvino, durante tutti gli anni ’50: - In primo luogo: difficoltà dell’intellettuale nel confrontarsi con le problematiche del proprio tempo - In secondo luogo: la difficoltà del racconto; narrare è un mestiere difficile. Quest’opera rappresenta una tappa decisiva nella sua carriera; come lui stesso dirà: sono passati 10 anni dal mio primo libro, e 10 anni sono il tempo necessario per capire se si esiste come scrittori oppure no. I NOSTRI ANTENATI 1960 È la trilogia fantastica che si contrappone alla trilogia realistica. Sono romanzi che partono da un’immagine assurda, sono immagini allegoriche e vogliono trasmettere un significato che si concentra sulla rappresentazione delle identità del soggetto viste in 3 possibili tappe; nascondono delle metafore sull’uomo contemporaneo.

Esce nella collana dei “Super coralli”, come l’antologia del ‘58. Connotati comuni:  Inverosimiglianza  Epoca remota  Geografia immaginaria Fondamento dei 3 racconti: Il tema dell’identità. A logica per Calvino, il primo doveva essere il cavaliere, secondo il visconte e poi il barone, dal punto di vista storico e tematico. Decide poi di mantenere l’ordine in base alla data di scrittura, perché secondo lui è importante il momento in cui sono stati scritti per sottolineare il fatto che, pur essendo racconti fantastici, rappresentano un momento preciso del suo rapporto con il contemporaneo; sono un altro modo dell’intellettuale di rapportarsi con la realtà. IL VISCONTE DIMEZZATO 1952 Nel '52, per riposarsi dal progetto dei romanzi...


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