Metodologie e didattiche attive PDF

Title Metodologie e didattiche attive
Author Giulia Bragonzoni
Course Metodologie didattiche e attive
Institution Università di Bologna
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Metodologie e didattiche attive Proposte teoriche e proposte operative Metodo attivo Si pone l’obbiettivo di entrare in sintonia con gli studenti attraverso i loro interessi, in modo da coinvolgerli personalmente nel processo educativo. E’ un tipo di didattica che si organizza e ristruttura continuamente, mantenendo fermi i punti strategici da perseguire. Il discorso didattico è organizzato dall’insegnante usando il materiale che proviene dai bambini, a tal fine l’insegnante si pone in ascolto agli scambi verbali spontanei dei bambini. Il curricolo Tyler è il primo a sottolineare il fatto che non di soli contenuti si tratta a scuola ma anche di come questi contenuti vengono proposti agli allievi, secondo modalità concrete. A concretizzare questo pensiero è Nicholls che elabora uno schema circolare di interconnessioni, nel quale obiettivi, metodi, valutazione e contenuti sono in continuo scambio. Al centro di questo scambio vi è la ricerca che non può prescindere dal contributo degli insegnanti. Metodologia Metodo trasmissivo: Gentile 1954 lezione frontale, centralità dei contenuti, negazione della metodologia didattica. Metodo attivo: Lodi 1970 scuola attiva, luogo dove i bambini fanno esperienza e ricerca, il maestro è una guida, il bambino è al centro della scuola e della didattica.

Dewey

La scuola deve uniformarsi alla società democratica e rifletterne i suoi valori. L'educazione è il processo tramite il quale i giovani diventano membri attivi di una società, tale processo avviene in una interazione tra individui e presenta due aspetti: quello psicologico e quello sociologico. Sino a quel momento gli studiosi si erano focalizzati sull'aspetto sociologico, mentre Dewey pone l'accento sulla sfera individuale e personale, sviluppa così il metodo attivo che si basa sull'esperienza diretta e sugli interessi degli allievi. Il pensiero di base è quello di formare degli individui capaci di collaborare tra loro, di partecipare attivamente alla vita di comunità attraverso i quotidiani rapporti di collaborazione con gli altri. Secondo Dewey il pensiero si sviluppa con l'attività Learning by Doing, e la scuola dovrà promuovere, sviluppare e allargare l'arco delle esperienze degli allievi.

Il metodo attivo

Costruzione attiva della mente (Dewey, Piaget e Vygotskij) L'apprendimento è un processo attivo tramite il quale l'allievo utilizza le esperienze per costruire significati a partire da queste (presenza attiva del soggetto). Bruner sottolinea l’importanza della cultura e dell’essere attivo nella crescita degli individui. Discovery Learning = forma di apprendimento efficace perché mobilita l'allievo, lo rende attivo in senso cognitivo e soprattutto comprende in modo “sicuro” che renderà il suo sapere reale e permanente. Con il costruttivismo si prende spunto dalla scuola attiva con il lavoro di gruppo, l'apprendimento collaborativo e l'esperienza come base di apprendimento, esce però dallo spontaneismo attivista si fa più attento alla strutturazione dei contesti degli ambienti di apprendimento (che rendono possibile un apprendimento fortemente ancorato

a situazioni concrete), maggiore attenzione viene data a come pensa l'allievo e alle situazioni di scambio intersoggettivo. Nove principi dell'apprendimento attivo: Trarre problemi di studio dalla vita reale -iniziare dall'analisi del contesto (analisi di caso); -invitare a porsi delle domande (metodo di ricerca); -proporre fonti ed elaborare ipotesi; -proporre dati come stimolo di riflessione; -evitare la mera ripetizione dei dati; -favorire l'esplicitazione dei punti di vista; -alimentare attività di discussione per negoziare opinioni e per trattare i problemi; -incentivare pratiche di metariflessione; -essere un'insegnante risorsa non più un’autorità.

Costruttivismo Hamilton-Asubel

Questa corrente matura a partire dal metodo attivo, vede l'interazione allievo/adulto come una reale comunicazione, un discorso sulle conoscenze e sui significati. Atteggiamento di complicità dell’insegnante che si rende partecipe del percorso di apprendimento, capace di ascoltare, di osservare per intervenire sulle richieste dell’allievo. Hamilton nella sua ricerca ha alternato il ruolo di osservatore a quello di insegnante, sperimentando la dinamica dell'osservazione partecipante rispetto a situazioni di classe: -studenti e insegnanti imparano sempre qualcosa, -studenti e insegnanti sanno sempre qualcosa, -i membri della classe formano un nesso sociale interattivo, -la natura della classe è instabile, -l’ambiente è socialmente strutturato, -il tempo ha una grande influenza, -differenziazione degli apprendimenti, -comunicazione non verbale. È necessario partire dalle conoscenze pregresse degli alunni perché questo facilita il processo di apprendimento attraverso l'ancoraggio referenziale che consente di collegare la nuova conoscenza al già noto e aumenta la motivazione. Questa teoria viene formalizzata da Ausubel Anchoring ideas (idee d’appoggio) per agevolare l'apprendimento generando motivazione. Le esperienze passate per promuovere nuove conoscenze dovranno essere cognitivamente significative. L'insegnante deve promuovere discussioni al fine di favorire un'interazione biologica finalizzata alla negoziazione di significati utile a consolidare e rafforzare la struttura cognitiva. L'insegnante deve accettare tutte le idee anche quelle più distanti, fornire precisazioni e guidare alla riorganizzazione delle conoscenze verso nuove acquisizioni.

Allievo attivo, mente attiva

Lo stato di dubbio e incertezza è all'origine di ogni conoscenza, per questo va sostenuto un approccio problematico. Gli allievi devono diventare consapevoli dell'esistenza dei problemi e delle differenti possibilità di affrontarli (pensiero riflessivo Dewey, Discovery Learning Bruner, approccio problematico Morin ). • Discutendo si impara, la mediazione dell'adulto non deve fornire una risposta ma deve orientare il gruppo al recupero delle informazioni. • didattica flessibile favorisce esperienze di apprendimento e percorsi modificabili rispetto all'emergere di bisogni ed interessi, • stimolare il monitoraggio sui propri percorsi di conoscenza e portare gli allievi ad esprimerli e stimolare la curiosità che è la spinta all'esplorazione e alla ricerca,

• costruire rapporti positivi tra gli insegnanti caratterizzati dal dialogo, dal rispetto reciproco e dalla collaborazione. Le metodologie attive sviluppano motivazioni intrinseche (ciò che non implicano il ricorso ad una ricompensa esterna) la motivazione sta dentro alla realizzazione dell'attività. La curiosità è una forma tipica di motivo intrinseco, per svilupparla: -Strategia dei problemi Bruner -strategia dei progetti De Bartolomeis (tra scuola ed enti locali) -cooperative Learning (reciprocità e comprensione) la gratificazione nasce dal desiderio di condividere le conoscenze le capacità con i membri della società di cui individuo fa parte (bisogno di socializzazione).

Mario Lodi

Propone un modello di scuola utilizzando metodologie didattiche attive: gli alunni sono considerati come individui e come gruppo, la didattica si fonda sulla cooperazione, partendo dagli interessi della classe in questo modo saranno motivati nell’apprendimento. Didattiche attive: -disegno e pittura liberi (libertà di scegliere materiali e soggetti e discussione in classe), -testo libero (che parli di sé, delle proprie scoperte, paure poi lettere commentate in modo collettivo), -giornale di classe si passa dal testo al diario di classe, discusso, stampato e distribuito per ricavare soldi. -conversazione libera (partendo dall'osservazione, da eventi si possono predisporre esperimenti), -Corrispondenza e lettera collettiva, -poesie, canto e teatro (opportunità di crescita e valvola di sfogo).

Didattica generale e didattiche disciplinari

Mialaret anni 70 è il primo a classificare le discipline che si occupano dell’educazione: • quelle che studiano le condizioni generali dell’educazione • quelle che studiano la situazione educativa e i fatti specifici educativi (didattiche disciplinari e le scienze dei metodi e delle tecniche) • quelle della riflessione sull’educazione Franco Frabboni compiti della didattica: Didattica generale Organizzare percorsi interdisciplinari

Didattiche disciplinari CURRICOLO

Chiarire i paradigmi dei singoli ambiti di conoscenza con le metodologie necessarie

Strumenti fondamentali laboratori multidisciplinari, aula didattica decentrata

LUOGHI

Inglobare riferimenti agli spazi specifici di ogni materia in aula/ classe/ laboratorio

Studiare metodi di insegnamento all'interno di procedure gestite da più docenti

INSEGNAMENTO

Riflettere sulle metodologie specifiche per l'incremento delle conoscenze il trasferimento

Rafforzare le procedure collettive attraverso il TEAM TEACHING e la RICERCA

STRATEGIE DI APPRENDIMENTO

Approfondire le procedure individualizzate di apprendimento

Riflettere sui criteri generali

VALUTAZIONE

riflettere sulle modalità di valutazione partendo dagli obiettivi

La didattica generale dovrebbe costruire un referente imprescindibile per le diverse didattiche disciplinari. In essa insegnanti delle diverse materie possono trovare suggerimenti operativi e metodologici. Il lavoro dell'insegnante è finalizzato ad utilizzare metodologie didattiche per le quali l'allievo possa attivarsi personalmente compiendo un processo di decentramento e concepire la propria professione come una continua rimessa al centro del soggetto in formazione. L’insegnante che si decentra e lascia spazio all’allievo, diventando sostenitore della didattica attiva, è disposto a mettersi continuamente in gioco, a non irrigidirsi in schemi fissi e preconfezionati. La didattica attiva si pone l'obiettivo di partire dagli interessi e dalle caratteristiche degli alunni, progettando delle attività didattiche accattivanti che motivino l'allievo a lavorare per esplorare ed apprendere. La dimensione ludica ed esperienziale è fondamentale per l'acquisizione di nuove strategie e per apprendere nuove conoscenze. Proposte operative - poesia come gioco ludico = Per avvicinare bambini della poesia è possibile utilizzare i giochi linguistici; giocare con i suoni e con le parole - Grammatica = È possibile utilizzare giochi linguistici per ampliare il vocabolario, Riconoscimento di molteplici significati di uno stesso vocabolo sviluppare la competenza ortografica promuovere la competenza sintattica compositiva.

VISALBERGHI ATTIVITA’ LUDICA

ATTIVITA’ LUDIFORME

Impegnativa

Impegnativa

Continuativa

Continuativa

Progressiva (possono trasformarsi in attività più complesse)

Progressiva (possono trasformarsi in attività più complesse)

La fine del gioco corrisponde alla fine dell'attività

la fine del gioco non corrisponde alla fine dell’attività

Giochi linguistici: -anagramma (prendere una parola crearne una nuova partire dalle lettere che compongono la parola dalla quali si è partiti) -aggiungere, togliere o cambiare la lettera all’interno di una parola, -invenzione di nuovi vocaboli. -cambia degli accenti, -binomio fantastico (due parole a caso dal vocabolario da un libro e mettere insieme) -rime, -cambi in versi nelle poesie (si prende si prende una parola e viene posta alla fine vieni verso cambiandole una lettera), -uno nell’altro (tabù), -abbecedario (comporre un testo utilizzando parole che cominciano tutte con la lettera differente usando in sequenza di lettere dell’alfabeto), -viaggi (formulare una frase con parole che iniziano con una determinata lettera), -carte piegate (colori e parti del discorso),

-Cerca parole (comporre frasi all'interno delle quali si nascondano 1+ parole), -detective (È il gioco del se fosse), -Fantabolario (attribuire un significato a parole sconosciute sulla base della sensazione evocata), -inventa parole (unire due parole), -limerik quali rigano il primo col secondo posto con quanto l'ultimo termina con la stessa parola con la quale finisce il primo verso), - sciarada (mescolare vari segmenti delle parole), - calligramma (parole disegnate), - Acrostico (parola in verticale). La creatività è centrale nelle attività didattiche che intendono avvicinare i bambini al linguaggio poetico, perché attraverso di essa possono nascere sempre nuove storie e nuovi modi per esplorare la realtà circostante. La creatività e la fantasia non sono elementi da scartare nella scuola, perché altrimenti un mondo pieno di potenzialità non sarà mai preso in considerazione.

Imparare a giocare, giocare a imparare

Nella prospettiva di un’educazione centrata sull'invenzione e sulla scoperta il gioco e il giocattolo aiuteranno a non dimenticare mai la dimensione fantastica-avventurosa dell'esperienza ludica, con le sue enormi potenzialità in direzione di un’apprendimento fondato sull'intuizione, sull'invenzione e sulla scoperta. Giochi tradizionali Il baule del nonno = I giocattoli tradizionali sono visti come strumenti della riflessione etnografica, ad ogni giocattolo viene attribuito un testimone, i giochi vengono presentati attraverso un percorso narrativo svolto dagli ospiti di una casa di riposo. I bambini vengono così avviati alla cultura popolare, al dialetto e alla storia. Il gioco diventa un elemento di collegamento del bambino con il suo ambiente di vita e funge da medium per la crescita e l'apprendimento. Il gioco tradizionale disciplina e stimola considerazioni educative e pedagogiche ma anche sociologiche, antropologiche e culturali. Spunti didattici: -introdurre leggende, conte e filastrocche, -Rivalutare le lingue locali, -Sperimentare attività scientifiche, -Sensibilizzare concetti di riciclaggio risparmio, -approfondire tematiche storiche, -proporre l'attività laboratoriale di ricostruzione di giocattoli tradizionali.

Giocare ai giochi di una volta

I giocattoli del baule del nonno diventano oggetti e strumenti di un'esperienza di un laboratorio didattico incentrato sul fare e imparare. Si parte dall'analisi dell'oggetto attraverso i cinque sensi e l'osservazione meccanica al fine di una riproduzione. Il laboratorio è un luogo organizzato e preparato, attrezzato con strumenti quotidiani, materiali di recupero diversificati. Il laboratorio è il luogo della ricerca è importante partire da una situazione problematica chiedendosi ad esempio di quale materiale fatto? Perché? Quali caratteristiche? Come? Con quali attrezzi stato costruito? Nella prima fase è importante guidare i bambini attraverso forme di aiuto e di supporto (scaffolding) e favorire la cooperazione. Attraverso la formulazione di gruppi di lavoro i bambini cooperano e si supportano a vicenda. L'insegnante potrà porsi ai bambini come compagno di gioco, evitando la valutazione. È possibile usare dei personaggi fantastici come mediatori dell’attività (pupazzi) che introducono l’attività.

Scuola più museo

Il potere dell'autonomia scolastica consente alla scuola di costruire un curricolo orizzontale (collaborazione con gli enti territoriali che integrano la programmazione) e un curricolo verticale cioè un percorso formativo che si sviluppa tra i gradi di istruzione. La scuola diventa quindi promotore di rapporti con le altre agenzie formative. Sfruttando questa potenzialità si potrà realizzare una didattica flessibile nel rispetto delle caratteristiche di apprendimento, dei ritmi e in genere delle diversità dei singoli. Questa collaborazione ha anche la potenzialità di stimolare curiosità e novità. Il museo etnografico è grado di fornire uno spaccato sulle tradizioni popolari di un territorio e mira a formare dei cittadini consapevoli e attivi nel condividere e promuovere la conservazione e trasmissione della memoria storica. Tecniche di didattica attiva: -Tecniche di discussione (lezione dialogata e partecipata, brainstorming), -tecniche di analisi della situazione, -tecniche operative di riproduzione, -tecniche di simulazione (role playing), -tecniche di gioco di animazione.

Strateghi sul ponte Progetto di didattica ludica realizzato per incidere sulle competenze metacognitive e sulla sfera emotivo-motivazionale dei piccoli studenti che fanno i conti quotidianamente con le difficoltà ai disturbi specifici dell’apprendimento. Il suo focus mira a conoscere e allenare le abilità di previsione, pianificazione, monitoraggio ed autovalutazione, si mettono a fuoco cioè i processi metacognitivi di controllo. Il progetto interessa le classi quarte e quinte della scuola primaria, prevedendo la partecipazione di tutti bambini della classe e rappresentando un allenamento e potenziamento delle competenze. Vengono proposti dei giochi da tavolo di strategia, la metodologia del gioco abbassa il livello di ansia. Obiettivi dell’insegnante: -creare situazioni di stimolo alla curiosità facendo uso di giochi da tavolo, -invitare alla partecipazione attiva, -approfondimento sulla conoscenza delle strategie di gioco, -potenziare l'uso consapevole dei processi metacognitivi, -attenzione alle aspettative, -avviare il gruppo all’analisi, alla valutazione e al potenziamento delle proprie abilità, -avviare riflessioni per effettuare una generalizzazione delle strategie, -proporre il Bridging (fare ponte) fare cioè delle associazioni con le situazioni scolastiche. Ricadute sui bambini: -migliorano l'immagine di sé, -generalizzazione delle strategie in ambito scolastico, -attraverso il confronto continuo nel gruppo avranno modificato la visione generale sull'abilità e competenze dei compagni. Ricadute sull’insegnante: -attenzione ai processi metacognitivi -interesse per le dinamiche motivo-motivazionali dei bambini con DSA, -Conoscenza più approfondita delle caratteristiche dei disturbi specifici dell’apprendimento,

-rivalutazione del gioco e della ludoteca. Esempio di gioco: • Accoglienza (15 minuti), • Lancio del gioco(cinque minuti), • Introduzione animata (cinque minuti), • Spiegazione regole (cinque minuti), • Partita tutti insieme (30 minuti), • Osserva cervello (confronto e osservazione delle strategie), • Strizzacervello (giocare utilizzando le strategie osservate), • Conclusione (circle time e condivisione).

Apprendimento continuo

Si impara costantemente all’interno di qualsiasi occasione di interazione e partecipazione a pratiche comunicative della comunità di appartenenza. Gardner descrive tre tipologie di soggetti l’apprendimento: - intuitive Lerner = detto anche l'apprendista naturale, la comprensione e di tipo intuitivo (ad esempio il bambino che apprende il linguaggio), - Scholastic Lerner = studente tradizionale, egli apprende grandi quantità di concetti e forme disciplinari via via più complesse, la comprensione è in risposta o fortemente in relazione ad aspettative scolastiche, non vi è garanzia di vera comprensione della disciplina, - Skilled person = o esperto disciplinare conosce i concetti di un determinato ambito di competenza e utilizza attivamente tali competenze anche al di fuori di situazioni esplicitamente educative. Le tipologie descritte sono interpretabili come tappe di un percorso di sviluppo dell’individuo. Partecipazione periferica legittimata Lave e Wegner L'apprendimento è espresso nella progressiva partecipazione alle attività delle comunità di pratiche. L'apprendimento può avvenire anche senza l'esplicita intenzione di insegnamento. Apprendimento partecipato Apprendistato attività socioculturale congiunta: l'individuo, insieme ad altri realizza la partecipazione attiva ad attività organizzate. L'obiettivo è di raggiungere modi di partecipazione all’attività della comunità. Partecipazione guidata si riferisce ai processi, ai sistemi di comunicazione e di coinvolgimento dell'individuo con altri individui durante lo svolgimento di attività culturalmente significative. Appropriazione partecipata individua e modifica un suo comportamento per effetto del coinvolgimento nell’attività.

Comunità di pratiche

Troppo frequentemente si osserva una precisa separazione tra ciò che si appren...


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